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La prostituta: che cosa mangia? o chi la mangia?

4. La mangiatrice di uomini: immagini della prostituta in Flaubert, Zola e Maupassant

4.3 La prostituta: che cosa mangia? o chi la mangia?

Abbiamo a che fare con un menu che non troviamo ordinariamente nei ristoranti. La nostra ipotesi secondo la quale è l’uomo borghese che costituisce il piatto principale si basa su due osservazioni storico-sociali.

Da un lato, gli storici affermano che il borghese ha non soltanto frequentato le prostitute ma che è stato responsabile della trasformazione di un numero considerevole di giovani provinciali in prostitute (da qui l’esempio in Flaubert del lionese Tartuffe che seduce Rosanette). Da un altro lato, numerose descrizioni del borghese rimarcano il suo fisico ben in carne e la sua pancia prominente. Nei nostri romanzi abbiamo Arnoux ne L’Education sentimentale (che è anche un eccellente cuoco), Steiner in Nana e Loiseau in Boule de Suif.

Se ritorniamo al mito della donna divoratrice o della mangiatrice di uomini, il romanzo Nana di Zola illustra in maniera pertinente il nostro punto di vista. La visione da incubo di questa creatura cannibale si designa lentamente nel corso del romanzo; abbiamo dei rinvii inquietanti: il sorriso carnivoro di Nana, la sua indifferenza sul piano dietetico, il suo amore per la sporcizia (le cui cause non sono specificate). Di là da questi esempi, l’uso di parole come mangiare,

divorare, appetito, goloso, ingordo, avido quando sono loro attribuite oltrepassano il senso

alimentare di un consumo selettivo e sfocia in un trangugiare incontrollato e sfrenato. L’orca Nanà, con uno stomaco a prova di tutto, spietata, inghiotte tutto - dei corpi (comprese le ossa umane), delle donne, delle eredità, dei negozi. Un tale eccesso non può durare e il corpo deve necessariamente sottomettersi alle regole della natura. Le ripetute allusioni alla sporcizia della casa di Nana sottolineano quella che è chiamata la visione escrementizia di Zola (si ricordi la scena nella quale Nana nasconde il vecchio marchese sotto il suo letto e il vaso da notte che non sfugge né alla vista di Muffat né a quella del lettore). E nella sua ultima descrizione di Nana, Zola paragona il suo corpo a un buco fradicio e marcio, a un bollito e ad una muffa. La cattiva alimentazione (una cattiva dieta) di Nana la ha corrotta. Ricordiamo qui che la vecchia credenza secondo la quale gli alimenti possono influenzare il comportamento morale persisteva all’epoca di Zola, e Zola stesso sembra suggerire che la malattia di Nana, il piccolo vaiolo (variola minor), deriva non soltanto dal suo decadimento morale ma anche da un vero e proprio decadimento fisico.

La donna mangiatrice di uomini ha un ruolo molto meno significativo in Flaubert e in Maupassant. In L’Education sentimentale Flaubert utilizza la parola mangiare una sola volta per indicare un uomo che ha sperperato il suo denaro per pagarsi delle prostitute e delle cene. Peraltro, Rosanette, arrabbiata contro Arnoux, esprime la speranza che le sue amanti mangino la sua fortuna (p. 375). Per quanto riguarda la donna divoratrice, Rosanette dice a Frédéric: «Ah, povero amore, io ti mangerei!» (p. 374) e secondo il narratore, Frédéric diviene la cosa di

Rosanette. Benché questo impiego abbia una certa importanza, siamo lontani dall’immagine sottintesa trovata in Zola.

Maupassant, da parte sua, ha rovesciato l’immagine della prostituta, donna divoratrice tanto sul piano alimentare quanto sul piano metaforico. La sua prostituta, malgrado il suo nome Boule

de Suif, consuma sempre meno alimenti reali nel corso del racconto e, nell’ultima scena, non ha

effettivamente nulla da mangiare mentre gli altri, salvo Cornudet, mangiano allegramente della carne grassa112. Trattandosi della donna divoratrice, il mito non fa riferimento alla prostituta ma

piuttosto alle donne borghesi “rispettabili”. Il testo sottolinea, a più riprese, la preferenza di

Madame Carré-Lamadon per i soldati, come anche il piacere evidente che vivono e provano

queste donne ad ascoltare o a fare battute a doppio senso. Maupassant si serve di un’allusione alla cucina per dare la sua opinione su queste donne: «Ma la leggera fetta di pudore di cui è bardata ogni donna del mondo non copre che la superficie, essa fiorisce in quest’avventura spinta» (p. 52, sottolineatura nostra).

Anche in Zola, Nana non prova altro che del disprezzo per i buoni borghesi come la contessa Muffat la cui freddezza sessuale è in parte responsabile dell’infedeltà di suo marito, e che finisce per «guastarsi» (sinonimo di andare a male di un alimento) con Fouchery e con gli «avanzi» disdegnati da Nana (prendiamo in prestito questi termini direttamente dal testo di Zola). Qui, tuttavia, l’immagine di Nana - la donna divoratrice - domina, e la giustificazione che si dà al suo disprezzo sbiadisce davanti ad una mostruosità che ci fa ora paura. Maupassant offre forse, per una volta, una visione più sana, che permette di prendere in giro l’ipocrisia di alcune donne senza cadere nella misoginia, qualunque sia il fine che egli riserva a Boule de Suif.

In conclusione, le descrizioni alimentari della prostituta in Flaubert, Zola e Maupassant rivestono una struttura dialettica senza termine mediatore. La prostituta è tanto donna divoratrice quanto vittima divorata, situazione che si esprime in termini sociali di eccesso di potere contro l’assenza totale di potere. Ognuno sceglie il suo campo – sfruttatore (sfruttatrice) o sfruttato (sfruttata). Per il momento, gli autori non offrono alla prostituta alcuna possibilità di cambiare le regole del gioco o, meglio ancora, di rifiutare di giocare, essa è condannata a questo gioco alimentare e sociale, gioco di alternanze, che la condurrà inevitabilmente alla sua perdita.

112Si può ritenere che questo menù di carni grasse serva da incarnazione culinaria del ruolo sessuale della