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CAPITOLO SECONDO

2.3 La Guerra Fredda nella storiografia occidentale

2.3.2 La dottrina Truman e il piano Marshall

Dopo la morte del presidente americano Roosevelt, diventò presidente Harry Truman, la cui politica divergeva da quella del suo predecessore. Nel febbraio del 1947 ci fu in Grecia una sommossa del partito comunista greco, che tentava di prendere il potere ro- vesciando la monarchia e cacciare le truppe inglesi. L’Inghilterra si trovò al centro della crisi greca che però non riusciva economicamente a gestire e per questo chiese un aiuto finanziario agli Stati Uniti. Nello stesso momento anche in Turchia le truppe sovietiche tentarono di ottenere il controllo sugli sbocchi nel Mediterraneo. Il coinvolgimento de- gli USA in queste due questioni, il timore dell’espansione sovietica e le già presenti o- stilità con essa, portarono il presidente ad enunciare la sua “dottrina Truman”.66

In un discorso tenuto di fronte al Congresso americano, egli chiedeva l’approvazione a eroga- re un prestito di 400 milioni di dollari, sotto forma di aiuti militari ed economici a so- stegno di Grecia e Turchia. Facendo ciò, gli Stati Uniti si impegnavano ad ampliare il loro raggio di presenza in Europa, anche in quei Paesi prima poco considerati. Non solo, l’appoggio dato alla Gran Bretagna mostrava chiaramente il cambio di rapporti con essa e la nascita di un’alleanza. Ma ciò che suscitò maggior dibattito fu la sfumatura di signi- ficato che ebbe il discorso pronunciato da Truman: dichiarò, sebbene non palesemente, l’ostilità contro l’Unione Sovietica, che fu definita la causa dei problemi presenti in quei “popoli liberi” con cui gli USA s’impegnarono. Il discorso di Truman diede la svolta definitiva nelle relazioni internazioni e segnò forse un punto di partenza. Tuttavia va te- nuto a mente che la “dottrina Truman” non fu un singolo fatto capitato in un’atmosfera di pace e serena convivenza, ma fu preceduto dal famoso telegramma di George Kennan e gettò le basi per la stipulazione del piano Marshall.

Pochi mesi dopo, infatti, nel giugno del 1947, il Segretario di Stato George Mar- shall annunciò la volontà americana di aiutare economicamente l’Europa per sostenerla

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Si veda E. Di Nolfo, “Storia delle relazioni internazionali”, Editori Laterza, Bari, 1994, pp. 681-683; M. Del Pero, “Libertà e impero”, Editori Laterza, Bari, 2011, pp. 295-296 e

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nella ripresa del dopoguerra. Conosciuto come European Recovry Program (ERP), il pi- ano Marshall fu approvato dal Congresso nell’aprile del 1948.67 Quali erano i reali o- biettivi di quest’aiuto economico? Ufficialmente avrebbe dovuto aumentare la produ- zione, incrementare il commercio estero, promuovere la cooperazione economica euro- pea e consolidare la stabilità finanziaria. Ufficiosamente gli scopi erano arginare il co- munismo e la sfera d’influenza sovietica, ridurre il deteriorarsi della situazione tedesca. Tuttavia l’offerta statunitense fu rivolta a tutta l’Europa, Unione Sovietica inclusa, ma coloro che avessero deciso di aderire, avrebbero dovuto anche accettare delle condizio- ni, le quali erano chiaramente in contrasto con l’ideologia sovietica. Inizialmente l’URSS valutò con grande attenzione se accettare o meno l’aiuto economico proposto, ma quando si rese conto delle clausole e delle conseguenze che ci sarebbero state, rifiu- tò senza battere ciglio. La mossa americana di non escludere l’URSS dalla rete di aiuti faceva parte di un piano ben studiato. Coinvolgere l’Unione Sovietica e i paesi sotto il suo controllo, essendo già sicuri che questi non avrebbero mai accettato, faceva apparire l’America disponibile e propensa a sostenere la ripresa di tutti. Inoltre si voleva far cre- dere che l’esclusione di questi paesi dal sostegno economico fosse causa dello Stato so- vietico e non degli obiettivi politici anticomunisti americani. Nonostante non fu dichia- rato apertamente l’obiettivo del piano Marshall nei confronti dell’Unione Sovietica, ma anzi venne celato dietro la volontà della ripresa economica europea, questa si sentì presa di mira dall’America e da tutta l’Europa occidentale. L’attuazione del piano Marshall prevedeva la presenza americana in Europa ancora più stabile e determinata nei suoi o- biettivi. Proporre un aiuto economico ai paesi occidentali significava legarli a sé e im- porre quindi un determinato tipo di economia di mercato e una politica filoccidentale; voleva dire estendere l’influenza degli Stati Uniti nei territori europei e confinare così l’azione dell’Unione Sovietica. In quattro anni di attività, il piano Marshall evase un prestito pari a 13 miliardi di dollari.68

Subito dopo il rifiuto dell’adesione al piano Marshall, fu creato il Cominform, l’Ufficio d’informazione dei partiti comunisti europei. A settembre del 1947 si tenne a Szklarska Poreba, una cittadina della Polonia, una riunione tra i capi di nove partiti co- munisti dell’epoca. Lo scopo di quest’organizzazione era rafforzare il potere comunista

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Si veda M. Del Pero, “Libertà e impero”, Editori Laterza, Bari, 2011, pp. 288-290 e J. Harper, “La guerra fredda”, Il Mulino, Bologna, 2013, pp. 90-94.

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in Europa e tracciare una linea politica ed ideologica da far seguire, ma anche dimostra- re agli Stati Uniti l’unità e la collaborazione tra i paesi dell’Europa orientale. L’attività del Cominform partì però svantaggiata sin dalla sua nascita: presupponeva una stretta collaborazione e alleanza tra i Paesi aderenti, ma al contrario erano presenti molteplici divergenze tra i partiti comunisti e le situazioni nazionali locali. Attraverso il Comin- form si avviò la stalinizzazione del sistema. Fu sciolto nel 1956.69

In soli due anni di trattative, conferenze e confronti, le relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica mutarono notevolmente; cominciarono a delinearsi più chiaramente le strategie politiche dei due fronti opposti: si saldarono le vecchie alleanze e ne nacquero di nuove e l’egemonia americana in Europa si fece più determinata e forte. Se la visione dell’Unione Sovietica è sempre stata evidente, la politica americana cambiò in questi due anni: si passò dalla ricerca di una collaborazione attraverso diversi tentativi e com- promessi, alla demarcazione di una linea di divisione e alla dichiarazione di guerra con- tro il comunismo.