• Non ci sono risultati.

2. Italia e Cina: aspetti a confronto

2.2 Eziologia

2.2.2 Il dramma dell'inquinamento in Cina : aria, acqua e suolo

La rapida urbanizzazione in Cina durante i primi due decenni del periodo dal 1978 al 1998, ha portato profondi cambiamenti ambientali nel Paese. Il prodotto interno lordo cinese ha raggiunto in quegli anni un tasso medio annuo circa quattro volte più veloce rispetto ai paesi con reddito alto. Una crescita che è stata palesemente accompagnata da una varietà di cambiamenti politici, economici, demografici e ambientali non indifferenti.

Da un punto di vista ambientale, la crescita dell’economia cinese, sebbene abbia prodotto un sensibile miglioramento della qualità della vita in Cina, tuttavia, ha comportato costi estremamente rilevanti.

A favore di un rapido sviluppo industriale e di urbanizzazione si è registrato uno spreco di risorse naturali e materie prime senza precedenti, che hanno inevitabilmente contribuito all'intensificazione della pressione antropica sugli ecosistemi.

Come risultato, la qualità ambientale di molte aree è stata inevitabilmente compromessa, perdendo di pari passo le proprie funzioni ecologiche e la capacità di resistere alle avversità naturali.

Le normative ambientali e i tentativi di promuovere la loro applicazione, non sono ancora bastati a porre fine al degrado della qualità degli ecosistemi e irisultati di questo processo sono oggi riscontrabili nella contaminazione di terreni agricoli e rurali, nel declino delle foreste e delle praterie, nell’erosione del suolo, nella perdita della quantità e nel peggioramento della qualità delle acque, nei problemi legati alla qualità e salubrità dei cibi.

Le condizioni di degrado dell'ambiente in Cina interessano pertanto tre importanti componenti: aria, acqua e suolo.

Riguardo al comparto atmosferico, l'aria occupa i primati dell'inquinamento in Cina. Gli studi hanno confermato il nesso tra l'alta incidenza di morte prematura e l'inquinamento atmosferico in ambienti sia esterni che interni.

L'inquinamento da ambiente interno rappresenta ancora un serio problema:

circa l'80% della popolazione cinese usa ancora combustibili solidi come carbone, legna da ardere e gambi del raccolto per cucinare e riscaldarsi, il che provoca seri problemi d'inquinamento in ambienti interni inadeguatamente ventilati.

L'inquinamento dell'aria rappresenta il maggiore problema ecologico in Cina.[…]La crescente domanda di energia e la sua dipendenza al carbone, pongono sfide difficili al miglioramento della qualità dell'aria, della riduzione di deposizioni acide, così come i suoi sforzi nel ridurre le emissioni

di diossido di carbone, principale fattore contribuente al riscaldamento globale.34

Nel 1999, solo un terzo delle 338 città monitorate erano in conformità con i criteri di qualità dell'aria previste nella nazione. Oggi il Paese, con il 25,1% delle emissioni totali, è il principale produttore di biossido di carbonio a livello mondiale, avendo già sorpassato gli Stati Uniti nel 2008.

La Cina occupa inoltre il primo posto nell'emissione di anidride solforosa (circa il 25% delle emissioni mondiali), raggiungendo probabilmente le quantità più alte anche di ossidi di azoto (NOx); il paese detiene inoltre il terzo posto per estensione di aree affette da piogge acide, sommandosi pertanto agli altri primati negativi che si riflettono sulla qualità atmosferica delle città cinesi, caratterizzate da concentrazioni di contaminanti molto superiori alle medie europee.

Considerando i valori medi nazionali di concentrazione di PM10 (particolato atmosferico il cui diametro è uguale o inferiore a 10 µm), la Cina prende le distanze da numerosi paesi occidentali, superando la media mondiale con il valore di 71 µg/m3 di concentrazioni di contaminanti e particolato nell'aria. La presenza di tali dati può essere facilmente osservata nelle grandi città cinesi del delta del fiume Yangtze, nel delta del fiume delle Perle e nella regione di Pechino-Tianjin-Hebei, dove in più di 100 giorni all’anno si verificano condizioni di alta intensità di smog.

Dati più recenti dimostrano inoltre che la rapida espansione dei veicoli a motore, diffusasi nelle grandi città, ha innalzato i tassi d'inquinamento da monossido di carbone, ossido d'azoto ed altri relativi inquinanti, presentandosi come il problema più ampio e diffuso, guardando ai prossimi 10 anni.

Tuttavia, le condizioni di qualità ambientale delle piccole città non sembrano essere tanto migliori rispetto a quelle delle aree urbane, probabilmente a causa della minore dipendenza di quest'ultimi all'utilizzo di carbone nei loro stabilimenti residenziali e commerciali.

Interpretare, d'altra parte, i dati ambientali per le aree urbane è complicato, per via del fatto che la rete di monitoraggio della qualità dell'aria non è stata regolata per riflettere i modelli di cambiamento dello sviluppo urbano:

le aree costruite in Cina sono cresciute del 50% tra il 1991 ed il 1998, ma il numero e la posizione delle stazioni di monitoraggio dell'ambiente urbano sono rimasti invariati. [...] I dati non potrebbero adeguatamente essere responsabili di possibili migrazioni di certe fonti di inquinamento nelle periferie, come risultato della pulizia del centro delle città e la delocalizzazione di industrie, o la costruzione di nuove e piccole imprese

nelle aree dell'entroterra.35

Casi imprevedibili, come quello dell'esplosione a Tianjin tra il 12 ed il 13 agosto 2015, si aggiungono poi alla lista dei problemi; le indagini hanno rivelato che le sostanze chimiche, altamente inquinanti, coinvolte nelle esplosioni dell'impianto (progettato per conservare diverse sostanze chimiche come il cianuro di sodio, il nitrato di sodio e di potassio), non solo hanno registrato centinaia di morti, ma la preoccupazione, oggi, è che possano mettere a rischio la salute dei cittadini di Tianjin, e non solo, la stessa Pechino a 100 chilometri di distanza. Il rischio che il previsto arrivo delle piogge possa favorire la diffusione nell'aria di acido cianidrico, il veicolo principale dell'avvelenamento da cianuro, allarma la popolazione.

Per precauzione, le autorità hanno pertanto da subito disposto l'evacuazione dell'area in un raggio di tre chilometri.

Una seconda conseguenza della rapida crescita economica in Cina è stata inoltre il sostanziale aumento della domanda di acqua e i cambiamenti significativi relativi alle diverse fonti di inquinamento. Il materiale organico e degradabile proveniente da fonti industriali e domestiche è stato uno dei principali moventi. A seguire, l'incidenza di maree rosse,?alghe molto fitte che prendono il nome dal loro colore e che si riproducono in abbondanza in un ambiente ideale quale l'inquinamento urbano, gli scarichi industriali, i rifiuti delle aziende agricole e il deflusso dei fertilizzanti?che scorrono da fiumi e torrenti per finire nelle acque costiere. La loro presenza in enormi quantità priva l'acqua di ossigeno, producendo tossine che possono paralizzare i pesci e contaminare i frutti di mare, i quali si rivelano poi essere dannosi per il mercato alimentare destinato all'uomo. Un cancro per l'ambiente dunque, che minaccia non solo le forme di vita marina ma anche quelle umane.

La più ampia macchia tossica è stata registrata nel Mare di Bohai.

«Non mangerei mai i miei prodotti neanche se tu li comprassi per me». In questa frase pronunciata da un contadino cinese c'è tutta la disperazione di chi in Cina vive nei pressi di industrie che scaricano la loro acqua nei mari e nei fiumi e avvelenano l'ambiente e le persone. "Potresti anche pagarmi, ma non lo mangerei"- prosegue il contadino rivolgendosi ad un'attivista di Greenpeace che lo stava intervistando per il documentario "Textile Towns in the Shadows of Pollution.36

35Ivi

36Giovanni TORTORIELLO, Villaggi del cancro in Cina: il drammatico documentario di Greenpeace, 26 Marzo 2013,

I dati aggiornati alla fine di Maggio 2014, dal Ministero cinese per la protezione ambientale, rivelano che circa due terzi delle falde acquifere e un terzo delle acque di superficie non sono adatte al contatto con gli esseri umani.

Oggi in Cina 320 milioni di persone non hanno accesso a acqua potabile pulita, il 40% delle acque di superficie nel Paese è inquinato, il 20% dell'acqua da bere è considerata contaminata in alcuni casi da sostanze cancerogene, in altri da sostanze che diventano cancerogene una volta sversate in acqua.37

Questi sono solo alcuni dei numeri impressionanti che l'inquinamento idrico ha prodotto in Cina. Numeri dietro i quali, l'indifferenza delle autorità locali, fa la storia di uomini e donne che ogni giorno soffrono, si ammalano e muoiono.

Il primo caso di intossicazione da arsenico venne identificato in Cina nel 1970 e già nel 1994 le autorità di Pechino la definirono una delle “più importanti malattie endemiche” del Paese. Oggi alti livelli di arsenico nell'acqua continuano a mettere a rischio la salute di seicentomila cinesi, che esposti a lungo termine a questo elemento chimico finiscono per accusare problemi alla pelle e cancro ai polmoni, alla vescica e ai reni.

Inoltre, un fenomeno che già alla fine del 2013 coinvolgeva oltre mille contee è quello dei 21 milioni di persone vittime dell'esposizione ad altissimi livelli di fluoro.

Secondo il Centro Nazionale per il Controllo delle Malattie Endemiche, l'esposizione a questo tipo di agenti, quindi l'iperassunzione del minerale che colpisce maggiormente le ossa e le articolazioni, provoca fluorosi scheletrica, che può portare nei casi più gravi alla paralisi e tumori alle ossa, problemi che si riscontrano soprattutto nelle piane del nord, raggiungendo il picco nella regione centrale dello Henan, culla della civiltà cinese.

Le analisi condotte dall'Istituto cinese per le risorse idriche nel 2013 sono una prova ulteriore del fatto che l'acqua di falda, fortemente inquinata, sia la causa dell'oltre cinquantacinque per cento dei cosiddetti “villaggi del cancro” monitorati.

Ne consegue che, essendo l'acqua di falda la sola acqua potabile disponibile per il sessanta per cento della popolazione cinese, oltre trecento milioni di cinesi che hanno solamente accesso all'acqua inquinata, si nutrano di quella, sebbene non trattata e ancora contaminata.

Non solo, neanche i riferimenti all'acqua considerata potabile sono positivi: lo stesso studio rivela che almeno il vento per cento di questa non soddisfi in realtà gli standard internazionali. Ed è

preoccupante che persino a cento metri di profondità del terreno alcune di queste falde risultino inquinate.

Non stupisce, pertanto, la percentuale dei tumori tra la popolazione locale; una situazione che, affinché possa vedere un miglioramento apprezzabile su tutto il territorio nazionale, secondo le stime del governo, debba aspettare il 2050.

Anche lo stato di contaminazione dei suoli in Cina appare allarmante.

«E la terra aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il dragone aveva gettato fuori dalla propria bocca».38 Quale migliore citazione per descrivere il degrado del suolo in Cina a seguito della crescita e lo sviluppo industriale sempre più diffuso e in aumento. Terre coltivate, praterie e foreste coprono insieme l'82% dell'area nazionale, motivo per cui l'attenzione e la preoccupazione per questo tema è seriamente discussa.

La Cina, a causa della sua geografia e il suo clima,si presenta già incline al degrado del suolo, ma la rapida crescita del paese negli ultimi trent'anni ha senza dubbio accelerato e ingigantito il problema, tanto che oggi il paese è considerato una delle nazioni più seriamente erose del mondo; dalle stime dell'Accademia cinese delle Scienze risulta che già a partire dal 1990, circa 375 milioni di ettari (40% del paese) sono stati affetti da una severa erosione. Accanto alle cause date da acqua, vento e salinizzazione, si è aggiunto poi il dramma dell'inquinamento dato dall'accumulo di sostanze tossiche nel suolo che, a partire dagli anni novanta, ha fatto rimbalzare la percentuale di tumori tra la

popolazione locale.

Imprese petrolifere, chimiche e farmaceutiche rappresentano chiaramente una minaccia per un terzo del territorio, soprattutto quello agricolo, di cui il 19,4% non soddisfa gli standard ambientali di qualità del suolo, tanto da subire il ritardo della crescita dei raccolti e la riduzione alla disponibilità pro capite di terra coltivabile, che in Cina è circa la metà della media mondiale.

Tra i contaminanti più frequenti vengono alla luce metalli pesanti quali nichel, rame, arsenico, mercurio, ferro, composti organici come Ddt, idrocarburi policiclici aromatici ed infine il cadmio. Quest'ultimo, secondo una scoperta condotta dal Professor Pan Genxing, esperto in scienza del suolo all'Università Agraria di Nanjing, il quale ha analizzato campioni di riso presi nei mercati di tutta la Cina, è risultato essere un contaminante a livelli pericolosi di quasi il dieci per cento del prodotto. E se si pensa che la Cina produce annualmente 200 milioni di tonnellate di riso e che ogni anno in Cina vengono consumati quasi 20 milioni di tonnellate di riso contaminato da cadmio, i rischi provocanti il cancro, così come altre malattie, sono piuttosto chiari.

La maggior parte dei metalli pesanti sono cancerogeni se ingeriti. Inoltre, una volta introdotti nell'ambiente, sono difficili da rimuovere e hanno un potenziale di bio-accumulazione; possono essere

rilasciati sotto forma di acqua e inquinanti atmosferici, ma alla fine si diffondono nel terreno.

Rispetto all'inquinamento dell'aria e dell'acqua, l'inquinamento del suolo è infatti la forma di inquinamento più difficile da rilevare e controllare.