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Ductus IIIb [KIN, IK, AK, DU, URU, TE, LI] La presenza del generale

Nel documento Il sistema mantico ittita KIN (pagine 108-117)

RELIGIOSE POLITICHE – MILITARI ALTRE

KUB 22.25+50.55: Ductus IIIb [KIN, IK, AK, DU, URU, TE, LI] La presenza del generale

Temeti e il contesto bellico nei territori del nord avvicinano questo testo a KUB 5.1,718 riferibile

come si vedrà a Tutḫaliya IV con ductus IIIc.719 Purtroppo, però, non sono disponibili elementi

sufficienti per una sicura datazione paleografica IIIc di KUB 22.25: nonostante la presenza generalizzata del segno ḪA 367B senza testa di cuneo inscritta, i segni KI rimangono IIIb e il solo segno ḪA non permette pertanto un ancoraggio solido né al ductus IIIc né a KUB 5.1+. Certamente, i due testi sono molto vicini, non solo per quanto riguarda la paleografia e il contenuto, ma anche per il contesto storico-politico.

AT 454: Ductus IIIb.720 KUB 5.1+: Ductus IIIc.721 KBo 14.21. Ductus IIIb.722

714 La convivenza delle due forme è stata esposta in precedenza, sopra § I. 2.6.2, p. 82. 715 La convivenza delle due forme è stata esposta in precedenza, sopra § I. 2.6.2, p. 82. 716 Sopra, § I. 2.6.1, p. 76.

717 Sopra, § I. 2.6.1, p. 77.

718 Orlamünde 2001a, 512 n. 6. Si veda anche Kammenhuber 1976, 19-23 che datava il testo a Muršili II. 719 Orlamünde 2001a, 511 n. 5.

720 Prechel 2016, 159.

721 Orlamünde 2001a, 511 n. 5, 521. Si veda anche sopra, § I. 2.6.1, p. 76. 722 Van den Hout 1995b, 299. Si veda anche sopra, § I. 2.6.1, p. 79.

I. 2.6.3

Sintesi finale

L’indagine cronologica del corpus documentale KIN connessa con gli elementi interni e la paleografia dei singoli testi può essere riassunta nella seguente tabella (tab. 23):

Tab. 23 Cronologia relativa: riepilogo

Tavola Pag.

§ II.

Sovrano Ductus723 Elementi interni Riferimenti

bibliografici

KBo 18.151 2 Ḫattušili I? I Aškilya, Zikiltu

e URUḪaššu(wa)

Ünal – Kammenhuber 1974, 166, 174; Soysal 2000, 86,

92-9, 105-6, 111-2 KBo 24.123 17 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV (i.r.) (sogno di Puduḫepa)

KUB 6.5+ 20 Tutḫaliya IV? (i.r.) DUMU.MUNUS KUR

Karanduniyaš

KBo 41.156 28 Tutḫaliya IV? (i.r.) LÚ.MEŠKARTAPPU-

e LÚ.MEŠSAG

Pecchioli 1977, 173-4; Mora 2016, 223-4 KBo 41.174 30 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV (i.r.) DUMU.MUNUS GAL

KBo 13.76 37 Tutḫaliya IV? (i.r.) LUGAL KUR

Kargamiš

KBo 52.280 40 ? II Corti 2010, 201;

Archi et al. 2015, 355. KUB 6.7+ 58 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV (i.r.) LUGAL KUR

Aḫḫiyawa

KUB 49.91 70 Tutḫaliya IV? (i.r.) LUGAL KUR Aššur

KUB 16.20 77 Tutḫaliya IV? (i.r.) (intronizzazione)

KUB 18.21 84 ? (i.r.) Šuppiliumaš ŠÀ

É.NA4 DINGIRLIM

KUB 18.34 85 ? (i.r.) LUGAL KUR

URUTarḫuntašša +SANGA kurutawanza

KUB 49.70 95 Tutḫaliya IV? IIIc LUGAL KUR

URUMira

Goedegebuure 2014, 111 n. 107

KUB 52.41 99 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV IIIb Ḫuzziya, fratello

di Tutḫaliya IV

van den Hout 1995b, 312 KUB 50.58++ 104 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV (i.r.) mDINGIR.GE

6-LÚ

(Armaziti)

Imparati 1988, 332

KUB 52.85 116 Tutḫaliya IV (i.r.) Papanḫa

KBo 18.142 129 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV (i.r.) Ḫarranaziti

e Puduḫepa?

Haas 2008, 163

KBo 41.201 132 ? IIIb

KUB 5.24 ++ 133 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV IIIb van den Hout 1995b, 303

KBo 2.2 138 Tutḫaliya IV (i.r.) (intronizzazione) Lamante 2007, 242;

Haas 2008, 111; Mouton 2015, 73 723 Dove non ci sono riferimenti bibliografici connessi con lo studio del ductus si deve intendere una proposta dell’autore.

KUB 16.66 141 Ḫattušili III (i.r.) Aranḫapilizi Hazenbos 2003, III 101; van den Hout 1995b, 188

KUB 49.41++ 143 Ḫattušili III? IIIb van den Hout 1995b,

231, 312 KBo 24.126 145 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV IIIb Ḫalpaziti van den Hout 1995b, 301 KBo 23.112 +

KUB 49.14

148 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV IIIb Tattamaru van den Hout 1995b, 312

IBoT 1.32 155 Tutḫaliya IV (i.r.) Šauška-Runtiya,

regno di Tumanna

Archi – Klengel 1980, 154; Haas 2008, 117; Cammarosano – Marizza

2015, 163-4

KUB 16.77 159 Tutḫaliya IV? (i.r.) Pi(ya)ššili,

Kurša-Kurunta

Kammenhuber 1976, 29; Hazenbos 2003, III 108

KUB 5.11 161 Ḫattušili III? IIIb van den Hout 1995b, 302

KBo 22.264++ 167 Tutḫaliya IV IIIb LUGAL KUR Aššur

(→Malatiya) Heinhold-Krahmer 1988, 90-4; Orlamünde 2001a, 516-7

KUB 5.20 172 Ḫattušili III IIIa (incubi sui figli) van den Hout 1995b, 107,

198; Mouton 2007a, 197; Haas 2008, 87

KBo 44.209 (+) 174 Ḫattušili III? (i.r.) Mašduri van den Hout 2006, 283

KUB 50.84 177 Ḫattušili III IIIb? (malattia e dea

solare di Arinna)

van den Hout 1995b, 180

KUB 5.5 179 ? IIIb?

KUB 22.61 191 Ḫattušili III? IIIb? (malattia agli occhi

del sovrano) Ünal – Kammenhuber 1974, 161; Kammenhuber 1976, 129; Hazenbos 2007, 101 KUB 49.101 194 ? IIIb? KUB 50.89 196 ? IIIb

KBo 2.6 215 Tutḫaliya IV IIIb Šaušgatti e

Armatarḫunta

van den Hout 1995b, 189; Haas 2008, 100 KUB 5.3+ //

KUB 5.4+

222 Tutḫaliya IV? IIIb LÚ.MEŠKARTAPPU

e LÚ.MEŠSAG

Pecchioli 1977, 173-4; Mora 2016, 223-4 KUB 22.25

+ KUB 50.55

236 Ḫattušili III / Tutḫaliya IV IIIb Temeti van den Hout 1994b, 124

AT 454 239 ? IIIb Prechel 2016, 159

KUB 5.1 + KUB 52.45

241 Tutḫaliya IV IIIc Temeti e Mannini

+ LUGAL KUR

URUTarḫuntašša

Orlamünde 2001a, 511 n. 5, 521

KBo 14.21 254 Tutḫaliya IV IIIb van den Hout 1995b,

157, 299

Le datazioni assegnate con un certo grado di attendibilità per elementi interni sono:

Tab. 24 Antico Regno Nuovo Regno

Sovrano: Ḫattušili I Ḫattušili III Ḫatt. / Tutḫ. Tutḫaliya IV

Tavole: KBo 18.151 KUB 16.66

KUB 49.41++ KUB 5.11 KUB 5.20 KBo 44.209(+) KUB 50.84 KUB 22.61 KBo 24.123 KBo 41.174 KUB 6.7+ KUB 52.41 KUB 50.58++ KBo 18.142 KUB 5.24++ KBo 24.126 KBo 23.112+ KUB 22.25+ KUB 6.5 KBo 41.156 KBo 13.76 KUB 49.91 KUB 16.20 KUB 49.70 KUB 52.85 KBo 2.2 IBoT 1.32 KUB 16.77 KBo 22.264++ KBo 2.6 KUB 5.4+ KUB 5.3+ KUB 5.1+ KBo 14.21

oppure per ducta:

Tab. 25 antico-ittita medio-ittita ittita recente

Ductus: I II IIIa IIIb IIIc

Tavole: KBo 18.151 KBo 52.280

KuT 49 KUB 5.20 KBo 41.201KUB 52.41 KUB 5.24++ KUB 49.41++ KBo 24.126 KBo 23.112+ KUB 5.11 KBo 22.264++ KUB 50.84 KUB 5.5 KUB 22.61 KUB 40.101 KUB 50.89 KBo 2.6 KUB 5.4+ KUB 5.3+ KUB 22.25+ AT 454 KBo 14.21 KUB 49.70 KUB 5.1+

Tenendo ovviamente conto che la cronologia storica e la datazione paleografica non coincidono:

Tab. 26 SOVRANI

Ḫattušili I Urḫi -Tesub e

Ḫattušili III

Tutḫaliya IV

DUCTA I → ← II → ← IIIa IIIb → NB724 IIIc →

724 Altre differenziazioni paleografiche accorse in questa fase di transizione potrebbero essere state i passaggi nell’uso s crittorio da dāi- a ME-, da SIG5-ru a ŠE-rù.

CONCLUSIONI

L’indagine del procedimento mantico ittita KIN è stata condotta analizzando ogni elemento riguardante l’osservazione oracolare. Ciononostante, la parzialità della documentazione disponibile lascia ancora delle lacune sull’oggettiva comprensione di alcuni aspetti dell’oracolo KIN. Di seguito verranno riproposti i punti noti, quelli conseguiti nella presente ricerca e i margini di incertezza ancora presenti.

L’oracolo KIN era un procedimento mantico deduttivo e provocato (omina impetrativa), di origine anatolica e di diffusione circoscritta ai domini del regno ittita. Nonostante avesse in comune alcuni elementi simbolici con la lecanomanzia ittita e un certo numero di fonti testimonino la verifica KIN per gli oracoli di oniromanzia provocata, i principali sistemi oracolari di controllo erano l’ornitomanzia e l’extispicio.

La rassegna epistemologica esaminata comprende la grande maggioranza della documentazione KIN contenuta nei cataloghi CTH 572, 577, 578, 580, 582 e, pur non essendo esaustiva di tutto il materiale epigrafico a disposizione, tralascia solo un numero ridotto di frammenti minori.

Le tavole KIN in nostro possesso si distinguono per essere in copia unica e prive di colofone. All’interno del genere oracolare di riferimento, si riscontrano due diverse tipologie: tavolette puramente KIN (Small tablets) a unica colonna, con contesto e domanda oracolare ben esplicitati; e tavole miste (Comprehensive tablets)725 a due colonne, impostate preventivamente con linee di paragrafo, margini,

formule implicite ad introduzione dei procedimenti mantici e contenenti testi oracolari misti alternati nella ripetitiva confutazione dell’oracolo precedente. Le prime, nella maggior parte dei casi riferibili al CTH 572, costituivano probabilmente le trascrizioni del procedimento mantico in corso d'opera, appuntato trascrivendo anche il discorso diretto delle Maghe; le seconde, invece, rappresentavano con ogni probabilità la bella copia delle prime, composte dalla somma di diverse indagini mantiche, strutturate secondo modelli fissi e trascritte con un forte ricorso alle abbreviazioni della lingua tecnica oracolare. Data la loro natura, va da sé che le Small tablets potevano essere velocemente scartate, e quindi anche utilizzate come materiale di riempimento murario, non appena il loro contenuto veniva trascritto sulle Comprehensive tablets per essere custodito in archivio.

In generale, è possibile valutare come limitato il valore archivistico delle tavolette oracolari, poiché venivano conservate sole quelle che -per motivazioni politiche o religiose- influivano direttamente sul presente. Questi criteri conservativi hanno pertanto contribuito a tramandare una documentazione omogenea dal punto di vista cronologico: quasi tutti i testi sono databili alla seconda metà del XIII sec., con particolare riferimento ai regni di Ḫattušili III e Tutḫaliya IV. Gli unici testi paleograficamente databili a periodi precedenti sono KBo 18.151, KBo 52.280 e KuT 49 e nelle rispettive specificità (conservazione, genere, struttura oracolare) non sono direttamente paragonabili alla restante mole documentaria. Questa loro unicità impedisce inoltre una generalizzazione delle procedure KIN nelle varie fasi della monarchia ittita, dimostrando viceversa il perfezionamento di tale prassi mantica da un ermetico modello antico ad uno recente standardizzato in forme fisse.726

725 La nomenclatura inglese è di van den Hout 1998, 10-32, id. 2003b, 122. 726 Marcuson 2016, 166-7.

Il luogo di ritrovamento di più della metà del materiale epigrafico analizzato è ignoto (57%), mentre tra le fonti in possesso di note archeologiche (43% del totale) la maggior parte proviene da Boğazköy (40%), sito della capitale ittita Ḫattuša, e in particolare da Büyükkale (29%).727 Pochi altri testi

KIN sono stati rinvenuti nei siti di Uşaklı, Kuşaklı e Tell Atchana. Nell’Edificio E di Büyükkale è degno di nota il ritrovamento di un discreto numero di tavole in contesto secondario di riempimento murario, ad ulteriore testimonianza di una tendenza al riuso architettonico di tavole dallo scarso valore archivistico.

La struttura mantica del KIN era di natura simbolica, basata in particolare sullo spostamento provocato da agenti simbolici (A) nei confronti di alcuni simboli (B) conferiti ad altri (C). Il movimento concluso da A a C (tab. 13), definito passaggio oracolare, poteva ripetersi due, tre o quattro volte all’interno di una consultazione KIN. Ogni simbolo è identificabile con un valore positivo (+) o negativo (–) che partecipa in maniera relativa o assoluta al calcolo algebrico del singolo passaggio oracolare. L’operazione matematica tra i valori simbolici in ciascun passaggio oracolare è in grado di fornire il risultato del procedimento mantico compiuto. Il risultato così calcolato, rapportato alla specifica domanda oracolare, forniva il responso finale della consultazione KIN.

L’officiante chiamato a sovrintendere e gestire le operazioni oracolari era la cosiddetta Maga

MUNUSŠU.GI, unica figura femminile accertata a presiedere un oracolo ittita.728 L’indagine epistemologica

condotta in questa sede dimostra due aspetti rilevanti connessi con laMUNUSŠU.GI. In primo luogo, è

chiara l’assoluta preponderanza femminile nell’oracolo KIN: la Maga presiedeva l’interpretazione di un oracolo la cui figura simbolica dominante era la dea madre DINGIR.MAḪ e dove la presenza divina femminile è generalmente numerosa. Il rapporto tra interprete femminile e Grande Madre non è unico né eccezionale (almeno nel Mediterraneo orientale) ma dati raccolti contribuiscono a delineare un legame profondo e funzionale a questo tipo di indagine mantica. In secondo luogo, è attestata una pluralità di Maghe dedite al KIN: come interpretabile da un numero ridotto ma importante di fonti, pare verosimile che fosse un concerto diMUNUS.MEŠŠU.GI, e non una soltanto, a presiedere e gestire le diverse operazioni

oracolari, anche se le fonti tacciono sulle precise modalità in cui ciò avvenisse. Del resto, la collegialità nelle operazioni mantiche poteva costituire un fattore di garanzia contro eventuali condizionamenti da parte di un singolo officiante. Sebbene al momento non ci siano testimonianze che indichino l’ammontare preciso delle Maghe di questo collegio divinatorio, è stata avanzata la proposta che ogni passaggio oracolare venisse compiuto da una Maga, stimando così il loro numero tra 1 e 4 in base alla quantità di passaggi per ogni indagine KIN.

Alle Maghe veniva assegnato il compito di svolgere e interpretare il procedimento simbolico propriamente detto da parte di un’autorità che voleva carpire il volere divino in una determinata vicenda o situazione contingente. Questa realtà storica si evince dalla domanda oracolare, dove conservata, e permette di delineare le motivazioni o cause che resero necessario il ricorso alla pratica divinatoria. Nello specifico, l’esame grammaticale delle domande ha permesso sia una distinzione qualitativa tra cause prime e motivazioni secondarie, sia soprattutto una distinzione funzionale tra cause passate e necessità future (ex causa praeterita, pro causa postera). Lo studio delle cause è stato oltremodo utile a delineare quante e quali situazioni potessero richiedere il ricorso del KIN, così da ridefinire il ruolo svolto dalle motivazioni militari.

727 Le percentuali sono arrotondate e sono relative alle fonti prese in esame questa ricerca.

728 La proposta interpretativa, qui sostenuta, di riconoscere la veggenteMUNUSENSI quale officiante femminile dell’oniromanzia

Infatti, un limite dell’analisi KIN riscontrabile nella tradizione degli studi è costituito dal ricorso a casi studio di tavole dal forte contenuto bellico, con la giustificazione -indiscutibile- dell’alto grado di conservazione dei testi in argomento (es. KUB 5.1+, KUB 5.3+, KUB 5.4+). Si possono tuttavia riconoscere dei limiti metodologici a questa preferenza. Se infatti non stupisce la maggiore conservazione di materiale epigrafico a contenuto bellico -dal momento che testi di questo tipo erano concretamente funzionali alle iniziative militari e la loro conservazione forniva merito, colpe e memoria delle operazioni belliche-, questa quantità non può essere però prova di una maggiore produzione ‘militare’ all’interno della documentazione testuale KIN. Anzi, l’ampia gamma di motivazioni lascia semmai intuire che la produzione scritta oracolare fosse quantomai prolifica ed estesa a tutti gli argomenti. Pertanto, sebbene rimanga imprescindibile lo studio di fonti così ben conservate come KUB 5.1+, il valore rappresentativo di un testo simile deve essere quantomeno rivalutato nei suoi limiti di unicità. E in effetti, lo studio portato avanti in questa ricerca mette in luce una serie di diversità tra i testi di contenuto militare e gli altri. Il più importante discrimine in questo senso è l’uso di determinati e specifici simboli oracolari bellici (quali ÉRINMEŠ, KARAŠ, BÀD, MÈ, DUḪ) e i differenti valori (+,–) che questi possono assumere

se messi in relazione al LUGAL o alLÚKÚR. Ritengo perciò maggiormente rappresentativi del sistema

KIN gli oracoli che non si riferiscano ad avvenimenti militari, considerando questi ultimi come modelli eccezionali del KIN propriamente detto.

L’analisi comparata del KIN con altri sistemi oracolari è resa faticosa dagli elementi di unicità del KIN stesso come la struttura simbolica, l’origine autoctona e la diffusione limitata. Il modello interpretativo più pertinente potrebbe considerare, a mio parere, il KIN quale antenato dei sistemi cleromantici in uso nell’Anatolia dell’Età del Ferro: l’uso di sortes di varia natura lanciati in bacini lapidei potrebbe valere anche per l’oracolo KIN. A corroborare questa ipotesi intervengono elementi sia archeologici che filologici.

Da un punto di vista archeologico, il ritrovamento di “Schelensteine” nel sito di Boğazköy (tav. 8) e l’uso assodato di “scacchiere” e giochi da tavola nel Vicino Oriente Antico e nell’Egeo (tav. 3) fornisce un indizio a favore di un’interpretazione cleromantica del KIN come lancio di sortes (pedine alla maniera di sassolini colorati?) con qualità simboliche all’interno di bacini lapidei circoscritti e forati. L’uso pratico di queste strutture è evidente, sia per il carattere di celerità che la simbologia KIN sembrava possedere, sia per l’economicità del suo svolgimento (contrariamente, ad esempio, all’extispicio che poteva richiedere la macellazione di un gran numero di animali).729 Di conseguenza, non credo siano accettabili

proposte di movimenti oracolari compiuti da animali in un’area delimitata,730 poiché richiederebbero

ampi spazi e grandi movimenti che poco si addicono al simbolismo e alla rapidità procedurale del KIN. Da un punto di vista epigrafico, invece, altri elementi spingono verso una chiave di lettura cleromantica del KIN. Innanzitutto, l’assenza -ingiustificata- dei simboli agenti A in un numero consistente di passaggi oracolari, la qual cosa può essere motivata ipotizzando una partecipazione diretta delle Maghe (quali simboli A) nei movimenti simbolici da B a C. In secondo luogo, la presenza di locuzioni avverbiali quali

appa, anda, arḫa (dietro, dentro, via), le forme ablative ZAG-za, GÙB-za (a destra, a sinistra) e IŠTU /

TA (da...) contribuiscono a giustificare movimenti simbolici in atto tra sortes sulla ‘scacchiera’.

729 Orlamünde 2001b, 311.

730 Come proponeva Archi 1974, 130-1.

Ancora, la mancanza di coordinazione nel numero o nelle forme dei verbi utilizzati per lo stesso passaggio oracolare (ME-aš … SUM-an) sostiene l’idea di un’omologazione della scrittura dei testi KIN indipendente dai reali movimenti e agenti in azione. Da ultimo, due testi conservano il vocabolo urkiš nell’accezione di “segno, traccia, movimento (simbolico)”: in KUB 50.37, 13’-14’ (§ II. 2.2, p. 99) urkiš è in relazione col verbo ḫalai- “mettere in movimento”; mentre nella lettera KuT 49 Ro 5-6 (§ I. 2.1.3, p. 43) la Maga Iya dichiara in prima persona come i “segni” siano “venuti fuori” (nu=wa urkēš kišandati). Entrambi questi esempi sembrano indicare in maniera più o meno esplicita l’azione di un procedimento cleromantico.

A conclusione di questa ricerca si porta un riepilogo esemplificativo di come doveva svolgersi con ogni probabilità l’indagine mantica KIN nella sua interezza, dalla ricerca del volere divino fino alla conservazione del documento epigrafico.

La ricostruzione proposta si basa su elementi testuali simili presenti in KBo 41.156 e KUB 5.3+:731

1. Evento 2. Commissione 3. Domanda 4. Impaginazione 5. Oracolo KIN 6. Annotazione 7. Trascrizione 8. Conservazione

Un incidente (ŠU-aš waštul) è accorso al sovrano ittita nel corso di una spedizione militare. Per questo motivo, l’autorità incarica gli officianti oracolari di indagare se vincolando (išḫiulaḫḫ-) gli aurighi (LÚ.MEŠKARTAPPU-) e gli ufficiali addetti al re

(LÚ.MEŠSAG) la divinità sarà favorevole e il male scomparirà.

In ambiente scribale si procede all’mpostazione preventiva della tavola oracolare, con la suddivisione in colonne, la divisione ragionata dei paragrafi e la stesura delle formule introduttive per ciascun procedimento mantico adottato.

Le Maghe eseguono il procedimento oracolare KIN intervenendo in maniera simbolica sulle sortes ed interpretando i risultati dei passaggi oracolari.

Contemporaneamente, uno scriba annota (Small tablet) domanda, richiesta, passaggi e risultato oracolari con tanto di discorso citato delle Maghe (così KBo 41.156). In un momento successivo si conclude la redazione delle tavole oracolari miste (Comprehensive tablets) inserendo nei paragrafi lasciati vuoti i passaggi oracolari di ciascun procedimento mantico. In questo caso si fa ricorso massiccio a abbreviazioni e semplificazioni, tralasciando di ripetere la domanda (implicita nella formula introduttiva) e le citazioni personali degli officianti (così KUB 5.3+).

Le tavole oracolari complete così redatte vengono conservate in archivio per un periodo di tempo non lungo, funzionale a custodire la volontà divina per le vicende di cui si è richiesto il vaticinio.

Le Small tablets possono invece essere distrutte o riutilizzate, anche come materiale di riempimento architettonico (KBo 41.156: Büyükkale, E: Burgmauerfüllung).

PARTE II

TESTI

II. 1

Introduzione

La Parte II costituisce l’apparato epistemologico della ricerca comprendente le fonti epigrafiche KIN presentate in traslitterazione e traduzione. Un numero consistente di procedimenti mantici è inoltre arricchito dell’apparato schematico sviluppato in questa tesi, riguardante l’indagine KIN e funzionale alla sua stessa comprensione logica.1

L’esposizione epigrafica osserva un preciso criterio di ordinazione. Il corpus documentale si suddivide innanzitutto tra i principali cataloghi contenenti oracoli ittiti: CTH 572 (tavole con oracoli esclusivamente KIN)2 e CTH 577-578-580-582 (tavole con oracoli misti)3. Seguono infine altre fonti KIN

catalogate diversamente.4 All’interno di ciascun catalogo, l’ordine di apparizione delle tavole si attiene al

modus operandi scelto da S. Košak nella disposizione online, al fine di rendere l’approccio alla

consultazione delle fonti pratico e scorrevole.5

A questa disposizione fanno eccezione il report KBo 18.151 (CTH 827) e la lettera KBo 18.142 (CTH 581). KBo 18.151 viene presentato per prima all’interno di questa rassegna per ragioni di carattere contenutistico e cronologico: perché riporta un’indagine mantica esclusivamente KIN (da cui la vicinanza a CTH 572, § II. 2.2); e perché considerata la fonte KIN più antica in nostro possesso. Diversamente dai testi oracolari propriamente detti, KBo 18.142 (CTH 581) appartiene invece al genere epistolare, ma contenendo solo un’indagine mantica KIN è stata collocata prima dei testi oracolari misti (§ II. 2.3).

Si tenga presente che la rassegna presentata non è esaustiva di tutto il materiale epigrafico esistente. Da un lato, è stato tralasciato un numero ridotto di fonti altamente frammentarie presenti in CTH 572; dall’altro, la selezione è stata maggiore all’interno degli altri cataloghi poiché molte sono le fonti già ampliamente pubblicate e studiate, preferendo quindi avvalersi solo di quelle sezioni o paragrafi contenenti i procedimenti mantici KIN in esame.

Per quanto riguarda infine l’assegnazione dei cataloghi di riferimento alle singole fonti, si propongono le seguenti modifiche:6

KBo 13.76: CTH 572 → CTH 578;

KBo 40.59 (+) KBo 40.375: CTH 572 → CTH 578; KBo 58.81: CTH 572 → CTH 578;

KUB 18.37: CTH 572 → CTH 578;

Nel documento Il sistema mantico ittita KIN (pagine 108-117)

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