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LE DUE PRINCIPALI CORRENTI FILOSOFICHE DI FINE OTTOCENTO: KRAUSOPOSITIVISMO E TOMISMO

LE “FONTI” FILOSOFICHE NEI MANOSCRITTI GIOVANIL

2. LE DUE PRINCIPALI CORRENTI FILOSOFICHE DI FINE OTTOCENTO: KRAUSOPOSITIVISMO E TOMISMO

Nel periodo di formazione di Unamuno, l’ambiente universitario spagnolo, soprattutto l’Università di Madrid che egli frequentava, era divisa fondamentalmente in due scuole: la neotomista e la krausista, o meglio la krausopositivista.

La situazione universitaria e culturale spagnola nella seconda metà dell’ottocento è caratterizzata dalla cosiddetta Restauración, che inizia nel 1875 con l’entrata trionfale a Madrid di Alfonso XII, il quale pone fine ad un periodo di rivoluzione sociale cominciato con la Rivoluzione Liberale del 1868 e culminato con la proclamazione della Prima Repubblica nel 1873.

Il programma politico della restaurazione punta ad un compromesso tra i rappresentanti della Spagna tradizionale, intesa soprattutto come l’antica nobiltà feudale, e i promotori di una Spagna più progressista. Alfonso XII, per mano del suo primo ministro Antonio Cánovas del Castillo (1828-1897), fonda il proprio potere sull’egemonia politica che la borghesia è andata conquistando a partire dagli anni sessanta nei confronti della nobiltà, ma fa in modo anche di produrre molto rapidamente la sostituzione della borghesia più progressista e vicina agli ideali repubblicani con un ceto borghese più conservatore e vicino alla monarchia, il quale sarà protagonista della politica spagnola fino alla proclamazione della seconda Repubblica del 1931.

L’idea di Cánovas, che fu il vero teorico della Restauración, era di creare un regime di libertà e concordia dove la sovranità fosse condivisa da Corona e Cortes, con un sistema politico stabile fondato su partiti politici solidi e forti in grado di alternarsi al potere, con una Costituzione, promulgata il 30 giugno del 1876, che conciliasse la difesa dei valori tradizionali con una certa politica d’intervento sociale.

Tutto questo si tradusse in pratica con l’alternanza regolare al potere (turnismo) tra il Partido Conservador Liberal, diretto da Cánovas, ed il Partido Liberal, diretto da Práxedes Mateo Sagasta (1827-1903), obbiettivo ottenuto grazie alle frodi elettorali ed al caciquismo, ovvero la manipolazione elettorale attraverso “capoccia” locali, chiamati cacicchi (caciques), che venivano utilizzati dai partiti per assicurarsi una comoda maggioranza alle Cortes, garantendo tuttavia allo stesso tempo alla minoranza un certo numero di seggi, in un sistema bipartitico a turno regolare che durò fino alla crisi del 1898.

Il clima culturale della Restauración fu caratterizzato dall’abolizione della libertà di cattedra, che portò all’espulsione o alle dimissioni di vari professori universitari, i più “progressisti”, che in ambito filosofico tendenzialmente appartenevano all’area krausopositivista, i quali vennero sostituiti da intellettuali più conservatori e vicini alla monarchia, i neotomisti.

Così, ad esempio, Juan Manuel Ortí y Lara ottenne la cattedra di Metafisica all’Università di Madrid grazie all’espulsione di Nicolás Salmerón y Alonso (1838-1908), un krausista tra i più brillanti, allievo di Sanz del Río, che fu tra i fondatori della Repubblica e ne fu eletto presidente l’8 luglio 1873, carica da cui dimise due mesi dopo per non dover firmare alcune sentenze di morte emanate dal Tribunale di Giustizia.

Nonostante la riammissione, nel 1881, di alcuni dei professori sanzionati, saranno i neotomisti a costituire il nerbo dell’università spagnola fino almeno alla caduta del franchismo, dopo la breve parentesi repubblicana in cui vennero relegati in un secondo piano. Questo predominanza neotomista, che fu resa possibile anche dalla costituzione che consegnò alla Chiesa il controllo sull’educazione, risente inizialmente della generale carenza nella formazione del clero, che comincia ad essere curata in coincidenza con l’attribuzione di questo ruolo educativo. Una certa inadeguatezza culturale e strutturale da parte delle istituzioni ecclesiastiche fece in modo che fosse la cultura liberale a giocare il ruolo protagonista nel clima culturale della restaurazione. Ciò nonostante, si deve sottolineare come i liberali “occuparono” i ruoli chiave nella stampa, nella

letteratura, nella filosofia e nell’arte, ma tutto al di fuori dell’ambiente accademico, che rimase saldamente in mano al movimento neoscolastico.

Si può quindi sostenere che, se la cultura liberale può essere legittimamente indicata come dominante nella Spagna dell’età della restaurazione, quella cattolico-scolastica è invece la direttrice della vita accademica, costituendo la filosofia dominante nelle Università.

2.1 - Il krausopositivismo

La scuola krausista spagnola si forma attorno alla figura di Julián Sanz del Río (1814-1869), ed inizialmente si configura come un movimento filosofico dipendente dalle idee di Karl Christian Friedrich Krause (1781-1832).

Questi aveva sviluppato una filosofia che, pur pretendendo di essere la vera continuazione del pensiero di Kant, combinava in realtà la concezione panteista dell’idealismo con la concezione della personalità divina, considerando il mondo come lo sviluppo di un’essenza divina che appare chiaramente impressa nelle idee, che sono l’intuizione che l’Essere Supremo ha di se stesso. Oltre a considerare l’universo come un organismo divino, Krause giudica la struttura della società come continuazione di un movimento vitale organico situato oltre l’uomo individuale; ogni unione forma uno di questi organismi, che successivamente va ad inserirsi in un organismo superiore come suo membro. Quindi le forme dell’Umanità sono differenti gradi di ascensione verso Dio, inteso come unità suprema, che culmina nell’Umanità razionale, nella pura gravitazione verso il Sommo Bene1.

Il krausismo, però, cessa rapidamente d’essere semplicemente una scuola filosofica per diventare un movimento di rinnovamento spirituale ed educativo. Ed in effetti, nonostante gli sforzi tesi a sviluppare il sistema di Krause come sistema metafisico, gli aspetti più fecondi del krausismo si ebbero in due sfere pratiche come la Filosofia del Diritto e la pedagogia. I karusisti spagnoli si dedicarono ampiamente a quest’ultimo campo, inteso non solo come didattica,

1

Cfr. J. Sanz del Río, Introducción, in K. C. F. Krause, Ideal de la humanidad para la vida, introduzione e commenti di J. Sanz del Río, Imprenta de Manuel Galiano, Madrid 1860, pp. 15-17.

ma in particolar modo come formazione integrale della personalità, grazie soprattutto alla fondazione della Institución Libre de Enseñanza, creata nel 1876 da alcuni professori che con l’avvento della Restauración furono espulsi dall’università a causa delle loro idee repubblicane ed eccessivamente liberali.

Il krausismo spagnolo come prospettiva filosofica si caratterizza con un razionalismo per niente radicale, grazie al quale ammette e ritiene valide tutte le facoltà conoscitive, purché sottoposte al controllo razionale. Data poi la sua natura di filosofia fondata sulla religione, il krausismo implica ed esige soprattutto ragione e libertà, e quindi politicamente si struttura come un movimento liberale, che condanna e rifiuta tutto ciò che, come la violenza o l’ingiustizia, ostacoli il naturale e progressivo movimento dell’umanità verso la propria pienezza. Dal punto di vista sociologico, invece, presenta una concezione organicista della società, che è vista come un’unione armonica di individui e gruppi, con lo scopo principale di facilitare a tutti i suoi membri il compimento del loro proprio destino personale e sociale.

Ne deriva il carattere riformista del movimento e la sua proposta di rinnovamento progressivo dell’individuo e degli organismi sociali, il cui unico mezzo efficace è ritenuta l’educazione della persona, essendo questa la protagonista di qualsiasi riforma individuale e collettiva.

Si può dire, però, che il krausismo propriamente detto comincia e termina con Sanz del Río, in quanto i suoi allievi possono essere definiti krausisti solo nel senso più ampio del termine, in quanto, pur accettando il punto di partenza per la ricerca filosofica indicato da Krause, presero strade differenti e giunsero a diverse conclusioni.

Tra le varie linee di pensiero che sbocciarono dalla fine del krausismo “puro”, la più importante ed organica fu quella delineata da alcuni tra i migliori allievi di Sanz del Río, tra i quali spiccano le figure di Nicolás Salmerón e Urbano González Serrano, che prese il nome di krausopositivismo, termine con cui si designa il tentativo di creare una congiunzione tra il krausismo ed il positivismo, quest’ultimo inteso soprattutto in riferimento alle opere di Wilhem Wundt ed

Herbert Spencer. Questo tipo di prospettiva filosofica è abbastanza peculiare, vista la differenza tra i due movimenti, metafisico uno e fondamentalmente antimetafisico l’altro, ma il krausopositivismo va inteso come «la logica e necessaria evoluzione del krausismo che, entrando in contatto con la filosofia del positivismo, si lascia influenzare fondamentalmente per quel che riguarda il metodo, e cerca di renderla compatibile e di armonizzarla con il proprio originario senso idealista fino a conseguire un’alleanza, un’armonia tra la speculazione (krausismo) e l’esperienza (positivismo) che superi il dualismo razionalista del mondo moderno»2.

Il krausopositivismo si presenta quindi come una evoluzione naturale del krausismo tout cour, in quanto, come scrive Núñez Encabo, «il krausismo non poteva restare indifferente davanti alla progressiva importanza del positivismo. [… E così] Il positivismo spagnolo sarà generalmente krausista»3.

L’inizio del krausopositivismo come movimento si può datare al 1875, anno in cui, atraverso alcune conferenze e dibattiti nell’Ateneo di Madrid, il positivismo entra in Spagna, dando luogo a varie scuole di pensiero4, tra cui appunto il krausopositivismo.

Come note fondamentali di questa filosofia si possono indicare:

1- l’intento di coniugare due opzioni apparentemente opposte come il positivismo e l’idealismo di stampo krausiano con il loro rispettivi metodi: lo sperimentale e lo speculativo, per superare, attraverso la sintesi tra razionalismo metafisico e osservazione empirica, il dualismo tra razionalismo idealista e positivista che caratterizza la filosofia moderna;

2

A. Jiménez García, El krausismo y la Institución Libre de Enseñanza, Cincel, Madrid 1985, p. 114. 3

M. Núñez Encabo, Manuel Sales y Ferré: Los orígenes de la Sociología en España, Editorial cuadernos para el Diálogo, Madrid 1976, p. 8.

4

Sono normalmente indicate cinque modalità con cui il positivismo entrò in Spagna: un positivismo naturalista (professato da studiosi di scienze naturali che si concentrano attorno alla rivista “Anales de Ciencias Médicas”); il krausopositivismo; una forma di comtismo (di poca risonanza, sviluppatosi soprattutto tra i conservatori catalani); un positivismo neokantiano (che si concentrò attorno alla “Revista Contemporanea”); un evoluzionismo darwinista e spenceriano. Cfr. E. Fernández, Marxismo y positivismo en el socialismo español, Centro de Estudios Constitucionales, Madrid 1981, pp. 56-71.

2- il tentativo di realizzare questo tipo di metafisica induttiva attraverso l’utilizzo alla psicologia sperimentale, da cui l’appello a Wundt;

3- l’affermazione di un “monismo positivo” o “scientifico”. Dai tratti psicologisti di cui sopra, i krausopositivisti derivano un rifiuto del dualismo di origine cartesiana tra pensiero ed estensione, con la conseguente ricerca di «un’unità del reale nella direzione positiva»5. Questo movimento, che come si vede è specificamente spagnolo, non avrà un’influenza profonda su Unamuno. Ma è interessante notare come abbia influito sulle sue letture giovanili, e come nella Filosofía lógica, che è l’unico dei quaderni in cui si incontrano riferimenti a Krause, il pensiero di Unamuno tenti essenzialmente di unire metafisica e positivismo secondo una linea che potrebbe ricondursi a quella ricerca di “un’unità del reale nella direzione positiva” di cui si diceva, e che il giovane filosofo crede di trovare nell’evidenza dei fatti.

Con questo egli cerca, cioè, una sorta di alleanza tra la filosofia e lo spirito positivo, al pari della corrente krausopositivista, ma non partendo da Krause, bensì da Hegel, seppure da un Hegel frammentario e non ben assimilato. Può sembrare strano che Unamuno cerchi appoggio in Hegel e non in Kant, il quale per quel che riguarda il riferimento agli oggetti potrebbe dargli una base più solida che non l’hegelismo (d’altra parte lo stesso Krause si considerava un continuatore del filosofo di Königsberg). Ma come si vedrà più avanti, il rapporto con Kant è un rapporto meno profondo di quello che Unamuno avrà con Hegel. Quest’ultimo è, infatti, uno dei principali interlocutori di questi anni, seppur in maniera piuttosto peculiare, mentre Kant rimane sempre un po’ al margine del mondo culturale unamuniano: pur reiterando spesso la sua ammirazione per l’autore della Critica della ragion pura, il filosofo spagnolo non si interesserà mai specificamente della sua opera, a parte un interesse per la sua dottrina morale. Questo interesse, però, non si riferisce tanto ai suoi contenuti, ma piuttosto a quello che Unamuno chiamo il “salto” da una critica e l’altra, cioè

5

N. Salmerón, Sobre la enseñanza de la filosofía, in “Boletín de la Istitución Libre de Enseñanza”, nº XIV, 1890, p. 339.

dalla negazione di Dio operata dalla ragione nella Critica della ragion pura alla sua affermazione nella Critica della ragion pratica.

Tornando a Krause, nei manoscritti giovanili troviamo solo due rimandi, in Filosofía lógica, di cui uno solo specificamente a lui.

Il primo è critico nei confronti del modo di scrivere krausista in maniera rapida e quasi brutale:

Dà pena leggere i trattatelli dei nostri krausisti6,

scrive dopo aver affermato di voler essere chiaro nel linguaggio. Il secondo riferimento è invece più interessante:

Fichte e Krause ridussero il principio di Cartesio ad un puro fatto della coscienza, Fichte al suo io = io, una sciocchezza che non porta a nulla, e Krause all’intuizione primitiva dell’io. Ma, nonostante Krause e tutti i krausisti, prima dell’intuizione dell’io, come dicono loro, c’è l’intuizione del non-io.

Il bambino conosce il mondo esterno prima di conoscersi come io, quando nominano se stessi nei primi anni di vita si nominano con il proprio nome di battesimo, non dicono “io ho fatto la tal cosa”, ma “tizio ha fatto la tal cosa7.

Senza entrare nel merito delle posizioni di Unamuno e di Krause, è evidente la discordanza tra i due, non coincidendo nemmeno in quello che probabilmente lo spagnolo considerava come il punto di partenza della filosofia del tedesco, cioè quell’intuizione originale dell’io che Krause mutua, sotto certi aspetti, da Fichte.

A questo punto può risultare interessante, anche se esula leggermente dal tema, riportare la “disputa” che Unamuno ebbe anni dopo con Benedetto Croce sul tema del krausismo in Spagna. Questo ci permette, tra l’altro, di conoscere l’opinione del filosofo napoletano riguardo Krause ed il krausismo, anche se la discussione in realtà esula dal contenuto specifico delle dottrine krausiste.

Nel 1911 Unamuno scrive il prologo alla prima traduzione italiana dell’Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale di Croce.

6

Filosofía lógica, p. 5: «Da pena leer los trataditos de nuestros krausistas». 7

Filosofía lógica, pp. 36-37: «Fichte y Krause redujeron el principio de Descartes á un puro hecho de conciencia, Fichte á su yo = yo, una peragrullada que á nada conduce, y Krause á la intuición primitiva del yo. Pero mal que pese á Krause y todos krausistas anterior á la intuición del yo como ellos dicen es la intuición del no-yo. / El niño primero conoce el mundo externo que conoscerse como yo, cuando se nombran en los primeros años se nombran por su nombre de pila, no dicen “yo he hecho esto”, sino “fulanito ha hacho tal cosa”».

Nella seconda parte di questo testo, al capitolo XIII, intitolato Estetici tedeschi minori, Croce scrive:

A qual pro ingombrare una storia generale dell’Estetica (la quale non può, di certo, non tener conto delle aberrazioni dal vero, ma deve considerarne solo quel tanto che è rappresentativo degl’indirizzi e delle epoche) con le teorie dei Krause, dei Trahndorff, dei Weisse, dei Deutinger, degli Oersted, degli Zeising, degli Eckardt, e di tanti altri manipolatori di manuali e sistemi? Di costoro, quasi nessuno uscì dal natío paese tedesco (solamente il Krause fu importato nella sempre sventurata Spagna)8.

Unamuno nel suo prologo replica a quest’ultima frase dicendo:

Mi ferì leggerla, anche se non sta male nell’applicazione immediata a cui si riferisce. Ci ferisce sempre la compassione degli estranei, ed ancor più quella di chi, come Croce, sembrano, almeno in parte, conoscerci. Sempre sventurata Spagna… perché? Qual è la sua sventura?9.

Croce a questo proposito scrive una lettera, datata 5 giugno 191110, ad Unamunoil quale ne traduce una parte, che pubblica come conclusione del suo prologo:

Ciò che mi duole è che una boutade che mi sfuggì nella foga della prima stesura del mio libro, e che poi ho dimenticato di togliere, le abbia recato dispiacere, e le sia parsa più importante che non è. Quando scrissi, scherzando, a proposito del krausismo spagnolo, la “sempre sventurata Spagna”, pensavo alle correnti del peggior positivismo europeo, che allora la percorrevano, come all’inoculazione del peggiore sistematismo tedesco che aveva subito alcuni decenni prima. E quella frase era rivolta piuttosto contro la pedanteria filosofica e la goffaggine positivista che contro la Spagna, la cui letteratura ed arte, e il cui popolo e la cui storia hanno avuto sempre su di me un fascino grande. Nella nuova edizione italiana, che ora si prepara dell’Estetica, toglierò quella frase: ma non mi è possibile toglierla dalla traduzione spagnola11, perché Ella dovrebbe sopprimere parecchie pagine della sua

8

B. Croce, Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale. Teoria e Storia, Gius. Laterza & figli, Bari 1908, terza edizione riveduta, p. 385. Si tratta dell’edizione posseduta da Unamuno.

9

M. de Unamuno, Prólogo a la versión castellana (primera edición) de la Estetica de Benedetto Croce, in Prólogos a diversos libros ajenos, OCE VIII, p. 998.

10

L’epistolario tra Benedetto Croce e Miguel de Unamuno è stato pubblicato da M. García Blanco come Benedetto Croce y Miguel de Unamuno (Historia de una amistad) in “Annali dell’Istituto Universitario Orientale – Sezione romanza”, I (1959), nº I, pp. 1-29. Questo testo è stato poi ripubblicato come Benedetto Croce (Historia de una amistad) in M. García Blanco, En torno a Unamuno, Taurus Ediciones, Madrid 1965, pp. 425-476, che è l’edizione a cui facciamo riferimento.

11

In effetti la frase è ancora presente nelle nuove edizioni spagnole (cfr., ad esempio, B. Croce, Estética como ciencia de la expresión y lingüística general, edizione di P. Aullón de Haro e J. García Gabaldón sulla versione di A. Vegue i Goldoni, Editorial Ágora, Malaga 1997, p. 298), mentre è stata modificata nell’edizione italiana, cfr., ad esempio, B. Croce, Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale. Teoria e Storia, Gius. Laterza & figli, Bari 1945, ottava edizione, p. 372: “Di costoro, quasi nessuno ebbe eco fuori del natío paese tedesco (solamente il Krause fu importato in Ispagna)”.

bella introduzione. Preferisco dunque che resti agli occhi di tutti il mio peccato perché non manchino quelle pagine di castigo 12.

È interessante notare come non ci sia nessuna presa di posizione contro la critica crociana a Krause, ma solo il fastidio per una frase infelice che riguarda in generale la situazione della Spagna.

Ed in effetti l’influenza del krausopositivismo in Unamuno è limitata, nonostante avesse seguito il corso universitari di Filosofia della Storia del professor Emilio Castelar, che ad ogni modo era solo un simpatizzante di questa corrente filosofica, essendo la sua posizione più vicina ad Hegel che a Krause. E proprio questo suo labile hegelismo potrebbe far pensare ad una sua influenza sul suo giovane studente, anche se il suo nome non compare mai né nei manoscritti né nei testi successivi alla fase giovanile, ed è quindi improbabile che, nella costituzione del pensiero di Unamuno, Castelar abbia avuto una qualche influenza sostanziale.

2.2 - Il tomismo

Il tomismo viene spesso identificato con la neoscolastica, a causa del ruolo centrale che occupa in questo movimento. Qui preferiamo trattarlo come una parte quasi a sé stante, pur non dimenticando l’importanza all’interno del movimento neoscolastico, in quanto i pensatori che andremo ad analizzare sono meglio definiti dal tomismo che non da una scolastica in generale.

Il primo movimento neotomista nacque in Italia, ad opera dei pensatori raggruppati attorno alla rivista “La Civiltà Cattolica”, fondata a Napoli nel 1850 dal gesuita Carlo Maria Curci (1809-1891). Tra questi pensatori figurano Luigi Tapparelli D’Azeglio, Matteo Liberatore, Gaetano Sanseverino e Giuseppe Prisco.

In Spagna c’è chi vede in Jaume Balmes un precursore del tomismo, ma la vera nascita del movimento si forma attorno alla figura del cardinale Zeferino González, il quale inizia la propria attività una quindicina d’anni prima della

12

García Blanco, Benedetto Croce (Historia de una amistad), p. 429. Per la traduzione unamuniana cfr. Unamuno, Prólogo a la Estetica, pp. 999-1000.

definitiva rinascita neotomista, che si ebbe nel 1879 con l’enciclica Aeterni Patris. In questa enciclica, papa Leone XIII richiamò l’attenzione sull’importanza dell’opera di san Tommaso d’Aquino per il pensiero cattolico, facendo assumere alla via tomista un significato centrale all’interno di questo,

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