4. Fondamenta 0
4.3 Il lavoro di mappatura
4.3.2 Economia della residenza
Per questo gruppo le zone di interesse iniziali erano molte.
Si partiva con la zona di Parco Savorgnan e parco di S. Alvise, con l’aggiunta degli impianti sportivi che si trovano nei dintorni.
Queste zone, le poche rimaste vissute quasi esclusivamente dai veneziani, sono state osservate in orari diversi della giornata per capire e intervistare tutte le tipologie di persone che le frequentano.
Un’altra idea che si era avuta ma che poi non è stata portata a termine era quella di fare ricerca sull’opinione dei residenti riguardo il cambio di destinazione d’uso da cinema a supermercato di Cinema Italia, per capire se il fatto di trasformare un cinema in supermercato fosse una cosa pensata per i residenti oppure per i turisti, cosa più probabile.
A Cannareggio troviamo molti esempi di housing popolare, come la zona di Baia del Re e quella che si incontra andando dalla sede di San Giobbe di Ca’ Foscari verso la stazione tagliando per le calli interne. Sarebbe stato interessante capire che tipo di socialità si voleva ricostruire con la progettazione di questi palazzi e
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se poi fosse andata a buon fine, ma i ragazzi hanno preferito concentrarsi sulle case presenti proprio in Fondamenta della Misericorda e degli Ormesini.
Devo dire che questo è il gruppo con cui sono stata maggiormente in contatto e che mi è sembrato il più interessato ad indagare più in profondità alcuni aspetti del vivere a Venezia, e in generale i ragazzi di economia della residenza sono stati i più spigliati, curiosi e produttivi.
Si sono trovati quattro volte pubblicando altrettanti post, tutti molto interessanti. Nel primo hanno scritto del loro incontro con la signora Germana, che racconta di come sia cambiato il modo di vivere Venezia e a Venezia, e con il signor Riccardo, che interessato dal progetto ha mostrato loro come una sorta di cicerone la chiesa di San Giobbe.
Nel secondo hanno pubblicato un’intervista fatta alla signora Tiziana, incontrata in una calle e fermata per porle qualche domanda, alla quale ha risposto molto volentieri. Una delle cose che ho notato accompagnando i ragazzi nelle loro uscite è che la gente che abita la Fondamenta è contenta di parlare dei suoi problemi e di discutere di eventuali progetti, come quello di Fondamenta 4.0 di cui quasi tutti si sono detti entusiasti.
La penultima uscita dei ragazzi li ha visti rapportarsi con “il forcolaio matto”. A Cannaregio, in Calle Del Cristo proprio di fronte alla Parrocchia S. Felice, una piccola bottega lascia le porte sempre aperte: è quella di Piero, "il forcolaio matto" di Cannaregio. Lo hanno intervistato lì, tra il profumo della segatura e dei trucioli di legno scartati dai remi e dalle forcole che egli scolpisce per le imbarcazioni veneziane, ma non solo. Pietro Dri lavora i pezzi di legno dall’inizio alla fine, dalle righe dipinte che richiamano le maglie dei gondolieri alla sua firma. I ragazzi
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scrivono che la sua attività nasce come una sorta di sfida: nato come astronomo dagli studi a Padova, decide di andare controcorrente e con la sua creatività propone qualcosa di alternativo al modello sociale che egli si sentiva costretto di dover seguire. Torna così nella sua Venezia e cerca di ridarle un futuro diverso da quello che oramai sta prendendo con le visite frenetiche dei turisti, a partire dal suo rapporto con l’acqua ed il legno, a partire da una delle sue arti secolari: quella del remèr. Questo laboratorio-bottega è il luogo ideale dove poter capire che cosa è veramente Venezia e qual era la sua realtà originale, ma è ciò che traspare da quello che scrivono i ragazzi è che il "forcolaio matto" li ha aiutati ad apprezzare l’importanza ed il valore del mestiere dell’artigiano, che porta avanti e tiene viva la tradizione di una città unica al mondo.
Dopo il forcolaio i ragazzi hanno intervistato anche il proprietario dell’unica scuola di Doratura di Cannareggio, "Dora et labora- Associazione Culturale per l’artigianato Artistico", che parla del problema dell’acqua alta e più in generale di come sia cambiata Venezia nel corso degli anni. Venezia è una città-vetrina, dice il doratore, una città che vuole sembrare e apparire, ma che sotto sotto rimane un paesotto, con le sue tradizioni che ovviamente stanno a mano a mano scomparendo. La gente residente conserva una mentalità molto chiusa, infatti racconta, "Prima di cominciare a vedere il mio saluto ricambiato dai vicini sono trascorsi circa 3 anni".
Una volta si usava anche mangiare fuori, col caldo, tutti assieme. "Ognuno portava qualcosa da casa propria, si cenava a fianco al canale con una bottiglia di vino, ma io lo faccio ancora". Vivere a Cannaregio è molto diverso dal vivere a Rialto, davanti alla sua scuola passa solo chi si perde, o chi cerca qualcosa nei
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paraggi, è questo che lo salva, dice, "C’è chi probabilmente ha bisogno di perdersi tra la massa di Strada Nuova, io ho bisogno di difendermi da tutto ciò, e come me, chi vuole difendersi, sceglie di andare per le calli deserte, lontano dalla ressa". I ragazzi hanno provato ad accennare il discorso di Cinema Italia, il doratore si è mostrato, come facilmente prevedibile, decisamente contrario al progetto, "Non è affatto necessario", ha detto, "C’è una Coop due metri più in là! Ma Strada Nuova è piena di queste trappole per turisti, le botteghe dove si lavorava il ferro che un tempo le sostituivano, ormai sono solo un lontano ricordo. Le trasformazioni non si possono fermare, diventano realtà".
Come dicevo, credo che il lavoro di questo gruppo sia il meglio realizzato sia per quanto riguarda i contenuti sia perché sono stati quelli che hanno maggiormente intervistato le persone, rendendo i loro resoconti molto interessanti.