• Non ci sono risultati.

Economia digitale e organizzazione sindacale: spontaneismo, territorialità, interconnessione

Nel documento Guarda V. 4 N. 1 (2018) (pagine 61-66)

Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali: organizzazione, rappresentanza, contrattazione

1. Economia digitale e organizzazione sindacale: spontaneismo, territorialità, interconnessione

L’affermarsi di un’economia basata sulla produzione e circolazione delle informazioni in rete è fenomeno ampiamente studiato dalla dottrina sociologica la quale identifica il capitalismo cognitivo come uno dei fattori fondamentali della società attuale1.

Che la digitalizzazione abbia un’incidenza considerevole sulla dimensione individuale e collettiva del lavoro e sulla protezione dei diritti e delle libertà delle persone che lavorano è elemento storico inconfutabile, epifenomeno del rapporto contingente tra capitale e lavoro.

Ciò che rende particolarmente complessa l’analisi di impatto di tale nuova economia sullo sviluppo quali/quantitativo dell’occupazione digitale è il suo dilatarsi oltre la sfera della prestazione coinvolgendo in maniera crescente e pervasiva l’attività di consumo e le attitudini extra-economiche del prestatore nel ciclo della produzione. Non a caso in letteratura si è parlato di «total branding», ossia di una crescente sottomissione del «mondo della vita» del lavoratore al ciclo produttivo2.

In altre parole, nel capitalismo cognitivo, globale e globalizzato, caratterizzato da tecnologie digitali, algoritmiche ed autopredittive che intermediano, segmentano e parcellizzano il lavoro umano, «il tempo di lavoro tende ad essere coesteso al tempo di vita e l’uomo si impoverisce nella

1 Cfr. Y. Benkler, The wealth of networks: how social production transforms markets and freedom,

Yale University Press, 2006; M. Castells, L’età dell’informazione: economia, società, cultura, Ube, 2002- 2203, vol. 3; C. Formenti, Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro, Egea, 2011.

2 Così N. Barile, Brand new world, Lupetti, 2009. Cr. anche B. Vecchi, Marxiani nella società

della conoscenza, in Marx e la società del XXI secolo, a cura di F. Antonelli - B. Vecchi, Ombre Corte,

M.FORLIVESI, Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali

LLI, Vol. 4, No. 1, 2018, ISSN 2421-2695 39

produzione-riproduzione di sé per il lavoro»3. Si registra un assorbimento della vita nel lavoro frutto della costrizione costante del prestatore all’interno di un mercato globale e interconnesso in cui l’elevata offerta di prestazioni e l’annullamento dei costi di transizione permesso dalla rete comportano una continua minaccia di espulsione4.

In tale scenario la tecnologia digitale gioca un ruolo determinate in quanto diviene lo strumento con cui si frammenta la catena di valore mondiale e si realizzano nuovi ed avanzati modelli di esternalizzazione che si avvalgono delle infrastrutture digitali (siti web, piattaforme, apps, algoritmi predittivi) per consentire a produttori e consumatori di attingere velocemente e a costi ridotti a una forza lavoro esterna e pressoché sterminata5.

Ciò favorisce l’emergere di pratiche neo-schiavistiche e/o forme di caporalato digitale. Tali fenomeni si caratterizzano non solo per intermediare prestazioni occasionali, discontinue, frammentate e precarie ma, soprattutto, per la capacità di creare e consolidare circuiti alternativi di «incontro tra domanda e offerta dove non ci si qualifica come lavoratori e datori di lavoro, ma si instaurano preferibilmente delle relazioni prive di schemi formali e dispositivi di regolazione»6 in cui i lavoratori sono chiamati ad assumersi interamente il rischio economico della prestazione e ad operare in un regime di costante concorrenza incentivante dumping salariale ed auto-sfruttamento7.

Dal punto di vista dell’organizzazione si registra un processo di atomizzazione della prestazione la quale si declina in reti trans-locali coordinate da tecnologie digitali e composte da nodi con diversi status contrattuali che si concretizzano in una condizione lavorativa caratterizzata da un alto grado di competizione e da una retorica reputazionale che coniuga strumentalmente meritocrazia, disponibilità ed efficientamento delle performances.

3 Così M. Pedrazzoli, Assiologia del lavoro e fondamento della Repubblica: il lavoro è una

«formazione sociale»?, QC, 2011, 4, p. 984

4 Cfr. A. Donini, La libertà del lavoro sulle piattaforme digitali, RIDL, 2018, II, 1, pp. 70-71 5 Sul punto v. A. Donini, Il mercato dei servizi sul web: il rapporto di lavoro su piattaforma

digitale, in Web e lavoro, a cura di P. Tullini, Giappichelli, 2017, p. 93 ss., spec. 95; EAD., Il lavoro

digitale su piattaforma, q. riv., 2015, vol. I, 1, p. 49 ss.

6 Così P. Tullini, C’è lavoro sul web?, q. riv., 2015, vol. I, 1, p. 10. Cfr. Anche P. Tullini,

Quali regole per il lavoratore-utente del web? Scambio economico e tutele, in Web e lavoro, a cura di P.

Tullini, Giappichelli, 2017, p. 141 ss.; P. Tullini, Digitalizzazione dell’economia e frammentazione

dell’occupazione. Il lavoro instabile, discontinuo, informale: tendenze in atto e proposte d’intervento, RGL,

2016, I, 4, p. 748 ss.

7 Cfr. P. Tullini, L’economia delle piattaforme e le sfide del diritto del lavoro, Economia e società

regionale, 2018, 1, p. 36 ss., spec. pp.39-42; G. Jolly - E. Prouet, L’avenir du travail: quelles redefinitions de l’emploi, France Stratégie, doc. du travial n. 04/2016, p. 42; N. Carr, The shallows. What the internet is doing to our brains, W.W. Norton, 2011.

M.FORLIVESI, Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali

LLI, Vol. 4, No. 1, 2018, ISSN 2421-2695 40

In tale contesto è innegabile che le forme tradizionali di rappresentanza si trovino in notevole difficoltà, in quanto la capacità di aggregazione naturale, basata sulla sintesi di interessi collettivi espressione di formazioni sociali più o meno uniformi, si scontra con meccanismi psicosociali che spingono verso un’estrema individualizzazione8. Tale individualizzazione ha un ruolo destrutturante per i meccanismi associativi in quanto amplifica la percezione di autonomia della prestazione e rende complesso il riconoscimento di interessi collettivi individuabili secondo la logica dell’appartenenza. Ciò spiega il perché dell’impalpabilità della vis attrattiva del sindacato confederale nei confronti dei lavoratori digitali9.

Nonostante tali difficoltà, un segnale in controtendenza è il proliferare di forme di auto-organizzazione dei lavoratori digitali a livello locale, europeo e trans-nazionale. Tali nuove tipologie di aggregazioni collettive sono rese possibili dalle stesse tecnologie digitali applicate al web, le quali facilitano la creazione di canali comunicativi da cui partono processi di costruzione di relazioni e di messa in rete di rivendicazioni, aprendo in tal modo nuovi ed alternativi spazi di organizzazione sindacale.

La peculiarità di queste coalizioni spontanee è quella di privilegiare la dimensione politica accanto a quella contrattuale, incentrando l’azione rivendicativa tanto sulle controparti imprenditoriali, quanto sulle amministrazioni locali affinché promuovano politiche territoriali di riconoscimento e sostegno dell’organizzazione dal basso dei lavoratori e delle loro istanze.

Per quanto concerne il crowdworking si segnala la nascita negli Stati Uniti di forme aggregative di lavoratori delle piattaforme digitali che sfruttano il meccanismo reticolare e i giudizi reputazionali dei datori/committenti. Il riferimento è, in particolare, al sito web Turkopticon.ucsd.edu nel quale i

crowdworkers possono valutare il soggetto che li ha ingaggiati tenendo in

considerazione i corrispettivi, la velocità di pagamento e la correttezza nelle valutazioni e nella comunicazione10. In Europa qualche timido tentativo di organizzazione collettiva dei lavoratori delle piattaforme digitali si riscontra in

8 Cfr. M. Forlivesi, Interessi collettivi e rappresentanza dei lavoratori del web, in Web e lavoro, a

cura di P. Tullini, Giappichelli, 2017, p. 179 ss., spec. 181-182.

9 Sul punto cfr. C. Crouch, Il declino delle relazioni industriali nell'odierno capitalismo, Stato e

mercato, 2012, 1, p. 55 ss.; R. Hyman, Changing Trade Union Identities and Strategies, in New Frontiers in European Industrial Relations, a cura di R. Hyman - A. Ferner-Blackwell, Oxford, 1994, p. 108

ss.

10 Per una dettagliata analisi del funzionamento del sito citato si v. M.S. Silberman - L.

Irani, Operating an employer reputation sysem: lessons from Turkopticon, 2008-2015, in Comparative Labor

M.FORLIVESI, Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali

LLI, Vol. 4, No. 1, 2018, ISSN 2421-2695 41

Germania, grazie alla virtuosa iniziativa del sindacato IG Metall, il quale ha creato il sito Faircrowd.work per consentire ai prestatori di confrontare le esperienze lavorative svolte attraverso piattaforme ed ottenere assistenza legale e protezione sindacale.

Segnali incoraggianti emergono anche dalle prime sperimentali forme di auto-organizzazione dei lavoratori on demand via app apparse nelle principali città europee.

In Inghilterra, a Londra, l’ IWGB (Independent Workers Union of Great

Britain) ha organizzato le proteste degli autisti di Uber e promosso la causa per il

riconoscimento dello status di workers vinta dai lavoratori in primo grado e in appello.

In Italia, a Bologna, i fattorini delle piattaforme di distribuzione di pasti a domicilio operanti nel contesto urbano hanno dato vita a una vera e propria organizzazione sindacale di base, Riders Union, che ambisce a rappresentare tutti i

riders cittadini del food-delivery via app11. Tale unione spontanea di lavoratori non solo è stata in grado di organizzare efficaci azioni rivendicative e di conflitto, riuscendo nell’intento di bloccare il servizio di distribuzione di pasti a domicilio per diverse ore in giornate di maltempo, ma, soprattutto, ha saputo mobilitare l’attenzione dell’opinione pubblica cittadina divenendo un interlocutore privilegiato delle istituzioni locali e nazionali nel confronto politico e mediatico sullo sviluppo della gig economy nel territorio cittadino e nazionale. I primi risultati di tale interlocuzione sono stati la firma di un contratto collettivo territoriale denominato Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano con Comune di Bologna, Cgil, Cisl, Uil e le piattaforme bolognesi di food-delivery Sgnam e MyMenù12 e l’apertura di un tavolo nazionale con il Ministero del Lavoro per lo studio e l’elaborazione di una proposta di legge sul lavoro dei

riders.

In Spagna i fattorini di Deliveroo hanno creato la piattaforma Ridersxderechos tramite la quale si sono autorganizzati collettivamente ponendo in essere una serie di azioni di conflitto che hanno portato all’apertura di un tavolo negoziale per la stipula di un Acuerdo de Interés Profesional applicabile a tutti i fattorini Deliveroo operanti sul territorio nazionale.

11 Fenomeni analoghi si sono registrati a Milano e Torino con la nascita rispettivamente

di Deliverance Milano e Deliverance Project Torino. Degna di nota è anche la rete europea dei ciclofattorini via App European Riders Strike.

12 Il documento è consultabile al seguente link: http://www.marcolombardo.eu/wp-

M.FORLIVESI, Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali

LLI, Vol. 4, No. 1, 2018, ISSN 2421-2695 42

In Francia è stata creata la piattaforma Coopcycle mediante la quale i lavorati on demand via app possono operare gratuitamente ed autonomamente purché riuniti in cooperativa. L’idea è quella di socializzare la tecnologia, cogestendo collettivamente la piattaforma di food delivery creando in tal modo un modello di organizzazione del lavoro digitale via app pro workers alternativo a quello ultra-competitivo realizzato dalle multinazionali della distribuzione del cibo a domicilio (Deliveroo, Foodora, Glovo, etc.).

In Belgio, la società cooperativa Smart (creata nel 1998 e oggi presente in ben 9 paesi europei tra cui l’Italia) ha costretto Deliveroo e Take Eat Easy a siglare un accordo collettivo nel quale le piattaforme si impegnano a garantire su tutto il territorio nazionale a ciascun fattorino almeno 3 ore di lavoro a partire dalla prima consegna. Tale forma di autorganizzazione mutualistica prevede che la cooperativa Smart assuma come soci lavoratori subordinati i fattorini del food

delivery, retribuendoli in base alle ore di lavoro svolte, incassando essa stessa

direttamente da Deliveroo e Take Eat Easy gli importi dovuti per le prestazioni dei propri dipendenti.

In Svezia è stato sottoscritto un contratto collettivo tra il sindacato dei trasporti Svenska Transportarbe tareförbundet e l’impresa Bzzt, la quale fornisce, sul modello di Uber, servizi di trasporto cittadino.

In Austria è stato introdotto un Betriebsrat, organismo di rappresentanza in azienda, dei corrieri di Foodora, grazie al supporto del sindacato dei trasporti Vida13.

L’impressione che si ricava da tali esperienze è quella che le tecnologie digitali così come sono in grado di sviluppare nuovi ed avanzati modelli standardizzati di esternalizzazione e parcellizzazione del lavoro allo stesso modo possono realizzare interconnessioni e legami globali tra i prestatori operanti nelle e tramite le piattaforme. Ciò permette di individuare e perseguire interessi collettivi al contempo locali e globali, aprendo nuovi spazi, reali e virtuali, per l’organizzazione, l’azione e il conflitto collettivo14.

13 Su tali ultimi due casi cfr. G. Recchia, Alone in the Crowd? La rappresentanza e l’azione

collettiva ai tempi della sharing economy, RGL, 2018, I, n. 1, p. 141 ss.

14 Sul punto cfr. A. Lassandari, Problemi di rappresentanza e tutela collettiva dei lavoratori che

M.FORLIVESI, Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali

LLI, Vol. 4, No. 1, 2018, ISSN 2421-2695 43

Nel documento Guarda V. 4 N. 1 (2018) (pagine 61-66)

Documenti correlati