Piera Ca v a g l ià1
Premessa
Da una lettera di Maria Mazzarello veniamo a conoscere che le prime FMA, partite nel 1877 come missionarie per l'America, desideravano vivamente una foto di colei che era stata per ognu
na di loro madre e guida sicura e che, anche da lontano, conti
nuava ad ispirare la loro generosità.
Era questa un’esigenza riconosciuta più che legittima anche da M a
ria Mazzarello, come si ricava da un suo scritto: «Desiderate il mio ritratto, n'è vero? io ve lo manderei ben volentieri, ma non è fatto».2 Quando, dopo qualche anno venne realizzato, il ritratto non sod
disfaceva né chi l'aveva conosciuta, né soddisfa noi oggi abituati a tecniche fotografiche più raffinate.
Il desiderio di contemplare il volto di M aria M azzarello ac
compagna la storia dell’Istituto: ispira le biografie su di lei, tessu
te e ritessute sul filo dei ricordi dei contemporanei, motiva l’ardua impresa del processo di canonizzazione, stimola i numerosi studi che in poco più di cento anni sono fioriti intorno alla sua figura.
"Com'era Maria Mazzarello?". È la domanda che rimbalza in
calzante da generazioni, e che si fa tanto più assillante quando si costata la scarsità di fonti su quei lontani inizi della fondazione. A quel tempo, come anche al nostro tempo, è un rischio tutt'altro che ipotetico il considerare Maria Mazzarello attraverso clichés in
terpretativi parziali o filtrare le note della sua personalità m e
diante precomprensioni o giudizi aprioristici.
1 FMA, docente di Metodologia pedagogica speciale nella Pontifìcia Facoltà di Scienze dell'Educazione "Auxilium” . Attualmente Segretaria generale dell’Istituto delle FMA.
2 L 29,4.
Pur riconoscendo l’impegno serio e paziente di biografi onesti, resta sempre vero, come afferma Carlyle, che una vita ben scritta è rara come una vita ben vissuta.3 Dovremmo dunque rassegnarci a non poter contemplare M aria Mazzarello ad una distanza ravvi
cinata e in m odo veridico?
Dopo la pubblicazione delle sue lettere e di alcuni studi a par
tire da esse,4 il volto di Maria Mazzarello emerge con più nitida chiarezza. L’epistolario, infatti, ci permette di percorrere un viag
gio simbolico nel mondo interiore della Santa e di scoprire le no
te tipiche del suo volto che nessuna foto potrebbe ritrarre con tan
ta fedeltà. Le lettere sollevano un piccolo lembo del velo che co
pre questo volto. La patina degli anni e la non sempre viva me
moria delle sue figlie hanno contribuito a ricoprirlo di pregiudizi e di interpretazioni parziali.
Ogni lettera è come una finestra che si apre con immediatez
za sulla vita della prima FM A e sulle prime comunità da lei for
mate e guidate. E benché gli scritti epistolari si debbano integra
re con altre fonti, tuttavia essi sono una documentazione di valo
re eccezionale tanto per le inform azioni che ci trasmettono, quan
to per le persone che ci permettono di incontrare.
Come afferma Palumbieri: «Una lettera è sempre la registra
zione di un frammento di vita interiore. Tante lettere, tante tesse
re di mosaico per ricostruire un volto, a partire da espressioni di momenti di interiorità, veri frammenti di intimità. Non per nien
te gli epistolari, non tanto quelli già predestinati alla pubblicazio
ne, ma quelli ricavati da una non prevista raccolta di testim o
nianze, sin dall'antichità sono stati ritenuti specchi del cuore».5
3 Cf Ha lk inLéon E., Initiation à la critique historique, Paris 1963, 85-96.
4 C f ad es. la biografia scritta da Domenico Agasso e il cui titolo prende ap
punto l'ispirazione da un motivo ricorrente nelle lettere: Maria Mazzarello. Il co- mandamento della gioia, Torino, SEI 1993; cf inoltre CavagliàPiera, Linee dello sti
le educativo di Maria Mazzarello. L ’arte del "prendersi cura” con saggezza e amore, in CavagliàPiera - Del CorePina [ed.], Un progetto di vita per l'educazione della don
na. Contributi sull’identità educativa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, LAS 1994, 131-162.
5 Palu m bieriSabino, Don Quadrio: lettera di Dio attraverso le sue lettere, in Qua drio Giuseppe, Lettere. A cura di Remo Bracchi, Roma, LAS 1991, 13.
Un volto che si nasconde o che si rivela?
È stato scritto che le lettere si possono considerare "un'auto
biografia inconsapevole”6 e perciò riflesso di una storia e specchio di una persona nella sua irrepetibilità. M a nell’inoltrarci nell’epi
stolario di M aria Mazzarello intravediamo subito notevoli d iffi
coltà al riguardo. Le lettere che ci restano di lei sono appena 68, distribuite in un arco di tempo relativamente breve: dal gennaio del 1874 all’aprile del 1881. Per di più, non possediamo che po
chissime lettere a lei inviate dai suoi interlocutori. Ne risulta dun
que un dialogo dimezzato che è impossibile ricostruire nella sua integralità. Il profilo che se ne ricaverà risulterà perciò incomple
to e frammentario.
Vi è poi un’altra difficoltà: queste lettere, come d'altra parte quelle di don Bosco, non contengono introspezioni o rivelazioni dell'intimo della persona. Sarà quindi una pretesa illusoria ritro
vare in esse il volto di Maria Mazzarello, cogliere quanto vi è in lei di caratteristico, la sua identità più vera? La prima FM A si na asserzioni che si sono fatte sulla base di una tradizione talvolta in
teressata e pertanto “sospetta''».7
L’epistolario di Maria Mazzarello, invece, ci guida con sicurez
za al superamento di un'immagine e forse di un mito trasmessoci da alcune biografie o “letture” distorte della Santa. Senza le lette
re ci sarebbe quasi impossibile conoscere certi tratti della sua per
sonalità e della sua tipica arte comunicativa espressa con sobrietà di forme e di stile.
silen-6 Cf Motto Francesco, Introduzione generale, in Bosco Giovanni, Epistolarìo.
Introduzione, testi crìtici e note a cura di Francesco Motto. Volume primo (1835- 1863), Roma, LAS 1991, 6.
7 Motto, L ’edizione crìtica del I volume dell’Epistolarìo nelle sue scelte metodo- logiche, in Rivista di Scienze dell’Educazione 31 (1993) 1, 20.
zio è soave, il tuo parlare opportuno, la tua preghiera segreta, la consapevolezza di quello che vali del tutto veritiera; le tue manie
re sono umili, la tua gioia contenuta [...]».8
I tratti di un volto
Il volto di Maria Mazzarello che emerge dalle lettere è un vol
to non ancora aureolato di santità, ma con tutte le condizioni per riconoscerlo tale. Esso appare con le note inconfondibili di una fi
nissima e integra umanità. Qui è lei, la donna, l’educatrice che cer
ca il bene degli altri con limpida trasparenza. Le lettere ti per
mettono di incontrarla sulla lunghezza d’onda terrena, con le sue difficoltà, i suoi problemi, i suoi interessi e le sue speranze.
Nelle lettere Maria M azzarello racconta se stessa con schietta lucidità. La incontriamo interlocutrice vivace: ora arguta, ora in
coraggiante, ora pronta a dissentire, a correggere; esigente e al tempo stesso rispettosa, comprensiva, sempre ottimista sulle per
sone e sulle situazioni.
La sua stessa grafia dai tratti energici e ariosi, per nulla condizio
nati da modelli estetici stereotipati, ci parla di una personalità vi
gorosa e forte.
Chi si descrive «la più bisognosa di tutte»,9 è una madre che ama autopresentarsi come «colei che tanto vi ama nel Signore» e che è pronta a far di tutto per il bene delle figlie.10 Per lei vivere è
aiutare a vivere, contribuire alla gioia degli altri, dedicarvisi con totalità di dono.
La categoria del "prendersi cura” è una di quelle che meglio definiscono Maria Mazzarello in quanto educatrice e madre. «Sta’
tranquilla - scrive ad una giovane suora forse preoccupata di sua sorella - che ne ho tutta la cura».11 Conforta pure Francesco Bo
sco relativamente alle sue tre figlie, accolte come educande nel collegio di M ornese, dicendogli: «Stia tranquillo che ne abbiamo tutta la cura possibile».12
Il "prendersi cura” viene prima degli atti di cura; più che un’at
tività particolare, è un modo di essere, un atteggiamento globale
8 An o n im o, La nube della non conoscenza, Milano, Ancora 1981, 376.
9 L 55,6.
10 L 55,10; 63,5.
11 L 28,8.
12 L 12,3.
che non tollera frammentazioni. Non include solo la componente affettiva, ma anche quella intellettiva, spirituale, relazionale, etica.
Richiede un habitus mentale non puramente professionistico, ma oblativo e totalizzante.
Infatti, il ritmo della vita di Maria M azzarello è modulato in conformità all'essere relazionale della persona e dunque in lei so
no ridotti al minimo gli spazi della vita privata. È tutta dono, an
zi dono gioioso ed entusiasta che fornisce a chi le è affidato una rassicurazione nei riguardi di se stesso e lo aiuta ad acquisi
re la fiducia di base e l’autonomia, tanto necessarie per una vita adulta.
Uno sguardo “valorizzante" e stimolante la crescita
Chi scorre l’epistolario di Maria Mazzarello si incontra spesso con uno sguardo profondo, acuto, ma sereno sulle persone. La Madre chiama ogni realtà per nome; a lei nulla sfugge. Eppure il suo è uno sguardo che infonde coraggio, che avvolge l’interlocu
tore di fiducia e di benevolenza, chiunque sia: una donna alla ri
cerca della sua vocazione, una giovane suora inesperta del suo compito, una direttrice sofferente per aver sperimentato scarsa ac
coglienza, una ragazza che fatica a riprendersi in salute.
In ogni persona scopre - direbbe Simone Weil - quel «deposi
to d’oro puro» da valorizzare,13 e concepisce la sua vocazione co
me un trovare la strada per metterlo in evidenza. Lo sguardo di Maria Mazzarello è perciò uno sguardo “valorizzante” , consapevo
le del valore di ogni persona e pronto ad accogliere potenzialità e doti, come a contribuire a far retrocedere lim iti e debolezze. Que
sta capacità la guida a prendere sul serio coloro che incontra, a volere che ognuno sia se stesso e tiri fuori da sé la parte migliore.
Ciò le è reso possibile grazie alla sua trasparenza e limpidezza interiore che la induce a superare la dimensione del possesso, e la porta ad evitare ogni forma di repressione o strumentalizzazione, anzi, ad aprirsi alle persone con atteggiamento di stupore e di gra
titudine.
Eppure non si illude. N el suo realismo, che affonda le radici nella cultura contadina e in una forte spiritualità ascetica, scorge
13 Citato in: Di NicolaGiulia Paola, Coeducazione e cultura della reciprocità, in Orientamenti Pedagogici 37 (1990) 6, 1234.
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in sé e negli altri quelle "erbacce cattive” che non cessano di spun
tare nel giardino del cuore: la vanità, la doppiezza, la malinconia, la gelosia, l’adulazione.
Maria Mazzarello interpreta la vita con un registro di dram
maticità e di dinamismo mai quietista e rassegnato. L’esistenza viene letta in chiave di maturazione che esige lotta e combatti
mento senza tregua. Una battaglia che si stabilisce non con forze esterne, ma interne, con il chiaro bersaglio al proprio egoismo che si mostra a qualunque età della vita nella sua prepotenza insor
gente e subdola.
Il tempo - secondo Maria M azzarello - ci è dato per vincere questo amore disordinato verso noi stessi e per crescere nell'amo
re fino a dilatare il cuore a «fare con libertà tutto ciò che richiede la carità».14
Uno spirito teso decisamente alla meta
Non c’è lettera che non vibri dell’alta tensione propria del cuo
re ardente di Maria Mazzarello. La sentiamo sempre proiettata su grandi ed alti ideali e perciò anche quando scrive addita continua- mente nuovi traguardi di marcia. N on si accontenta delle posizio
ni raggiunte, anche se accetta con realismo se stessa e gli altri.
Da una parte si mostra comprensiva e paziente nel tollerare di
fetti e limiti, dall’altra non tralascia di richiamare alla chiarezza delle motivazioni e di sostenere l’impegno di maturazione di chi è giovane perché non faccia pace con i suoi difetti. Chi ha scelto li
beramente una vita centrata su Dio deve pensare che «il tempo di fare la ragazza» è passato e quindi non deve perdersi in fanciul
laggini.
E anche lei, M aria M azzarello, progredisce con ostinata pa
zienza e tenacia su questo cammino, come scrive a don Cagliero:
«Preghi un po’ il Signore che mi faccia una volta proprio come vorrei essere».15 Per sé non desidera altro che giungere a praticare quanto deve insegnare agli altri per poter con sincerità cercare il loro bene.
Anche M aria Mazzarello potrebbe dire con tutta verità quanto don Lorenzo Milani scriveva di se stesso: «H o badato a edificare
14 L 35,3.
15 L 7,10.
me stesso, a essere io come avrei voluto che diventassero lo ro ».16 Non la sua persona è importante, né quanto riesce a fare, ma il bene che si costruisce insieme, non senza il suo contributo.
Il suo è un volto proteso nel dono di sé e al tempo stesso vigi
lante nella conversione del cuore, nella ricerca di quel “più che im porta” di fronte a cui ogni altra realtà retrocede.
A ben osservare, Maria Mazzarello è proiettata là dove l’attira la speranza cristiana: l’ora della suprema verità e beatitudine che definirà il suo volto per sempre. In una lettera, infatti, si interro
ga e si risponde: «Chi sa qual sarà la prima ad andare nella casa del Paradiso? sarò io? me fortunata se fosse così!!».17 A questa lu
ce la sua esistenza e quella delle sorelle si illumina e si trasfigura nella ricerca di quanto è essenziale e definitivo: «Dopo pochi gior
ni di combattimento, avremo il paradiso per sempre».18
Tendere a quella meta è camminare nella gioia e nella speran
za e irradiare intorno a sé lo spirito di un’allegria schietta e co
municativa.
Una madre dal cuore orante
Dalle lettere cogliamo pure un’altra dimensione tipica della Mazzarello. La si potrebbe definire una madre dal cuore orante, tanto è incessante nella preghiera. Davanti a Dio non la troviamo mai sola. Non passa giorno che non si ricordi di tutte. È una ma
dre che tiene le figlie vicine al suo cuore, un cuore sempre abita
to e dilatato nell’amore, una mente popolata di volti e di presen
ze.19 Prega per le ragazze, per la fecondità delle opere, per i mis
sionari, per le sue figlie delle quali sente tutto il peso della re
sponsabilità. Mossa da un amore delicatamente materno e pieno di fede, intercede continuamente per loro, le fa «passare tutte per nom e» quando si trova a parlare con il suo Signore.20
Tutta la sua vita diventa spazio di Dio e spazio degli altri, uno
«stare continuamente alla sua presenza»21 e un rimanere in com
16 Mila n iLorenzo, Esperienze pastorali, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina 1957, 238.
17 L 9,9.
18 L 18,3.
19 Cf L 9,3; 39,2; 47,2; 52,4.
20 Cf L 33,1.
21 L 23,3.
pagnia degli altri. Il suo Dio è infatti il Dio degli incontri. La pre
senza di Gesù non è per lei una presenza che assorbe la persona in modo intimistico, ma un misterioso luogo di comunione dila
tato in comunicazioni reali.
Maria M azzarello concepisce infatti il cuore di Dio come una di
mora dove tutti ci si incontra, dove ci si può conoscere, parlare, abbracciare e ritrovare.
Conclusione
Se ogni lettera ha il sapore di un prolungato dialogo familia
re, il lettore che si accosta all’epistolario di Maria Mazzarello spe
rimenta la gioia di un incontro nel quale può contemplare, ad una distanza più ravvicinata possibile, il volto di una madre. Una ma
dre che si intrattiene con familiarità con i suoi figli. Una madre che insegna, consiglia, incoraggia; dimostra fiducia e speranza e tuttavia non lesina rimproveri smascherando amabilmente la pre
sunta saggezza dell’interlocutore, i suoi limiti e debolezze. Maria Mazzarello infatti, nella sua sapienza pratica, addita una Sapien
za più alta che non passa per le nozioni, le lingue, i titoli di stu
dio, ma per l’umile adesione al mistero di Dio che solo può ren
dere sapienti.
Più ci inoltriamo nel mondo interiore di questa donna educa
trice, tanto più scopriamo la bellezza di un volto che armonizza, in modo dialettico, autorevolezza e familiarità, contemplazione e attività instancabile, tolleranza e fermezza, dolcezza e fortezza, so
litudine e solidarietà comunicativa, sottomissione e libertà.
Un volto che richiama la sapienza dei maestri di vita, la com
pagnia discreta e dolce degli amici, la tenacia dei tagliatori di pie
tre, la fede dei costruttori di cattedrali.