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un educatrice e una maestra di vita

Nel documento La sapienza della vita (pagine 47-55)

Piera Ca v a g l ià1

Premessa

Da una lettera di Maria Mazzarello veniamo a conoscere che le prime FMA, partite nel 1877 come missionarie per l'America, desideravano vivamente una foto di colei che era stata per ognu­

na di loro madre e guida sicura e che, anche da lontano, conti­

nuava ad ispirare la loro generosità.

Era questa un’esigenza riconosciuta più che legittima anche da M a­

ria Mazzarello, come si ricava da un suo scritto: «Desiderate il mio ritratto, n'è vero? io ve lo manderei ben volentieri, ma non è fatto».2 Quando, dopo qualche anno venne realizzato, il ritratto non sod­

disfaceva né chi l'aveva conosciuta, né soddisfa noi oggi abituati a tecniche fotografiche più raffinate.

Il desiderio di contemplare il volto di M aria M azzarello ac­

compagna la storia dell’Istituto: ispira le biografie su di lei, tessu­

te e ritessute sul filo dei ricordi dei contemporanei, motiva l’ardua impresa del processo di canonizzazione, stimola i numerosi studi che in poco più di cento anni sono fioriti intorno alla sua figura.

"Com'era Maria Mazzarello?". È la domanda che rimbalza in­

calzante da generazioni, e che si fa tanto più assillante quando si costata la scarsità di fonti su quei lontani inizi della fondazione. A quel tempo, come anche al nostro tempo, è un rischio tutt'altro che ipotetico il considerare Maria Mazzarello attraverso clichés in­

terpretativi parziali o filtrare le note della sua personalità m e­

diante precomprensioni o giudizi aprioristici.

1 FMA, docente di Metodologia pedagogica speciale nella Pontifìcia Facoltà di Scienze dell'Educazione "Auxilium” . Attualmente Segretaria generale dell’Istituto delle FMA.

2 L 29,4.

Pur riconoscendo l’impegno serio e paziente di biografi onesti, resta sempre vero, come afferma Carlyle, che una vita ben scritta è rara come una vita ben vissuta.3 Dovremmo dunque rassegnarci a non poter contemplare M aria Mazzarello ad una distanza ravvi­

cinata e in m odo veridico?

Dopo la pubblicazione delle sue lettere e di alcuni studi a par­

tire da esse,4 il volto di Maria Mazzarello emerge con più nitida chiarezza. L’epistolario, infatti, ci permette di percorrere un viag­

gio simbolico nel mondo interiore della Santa e di scoprire le no­

te tipiche del suo volto che nessuna foto potrebbe ritrarre con tan­

ta fedeltà. Le lettere sollevano un piccolo lembo del velo che co­

pre questo volto. La patina degli anni e la non sempre viva me­

moria delle sue figlie hanno contribuito a ricoprirlo di pregiudizi e di interpretazioni parziali.

Ogni lettera è come una finestra che si apre con immediatez­

za sulla vita della prima FM A e sulle prime comunità da lei for­

mate e guidate. E benché gli scritti epistolari si debbano integra­

re con altre fonti, tuttavia essi sono una documentazione di valo­

re eccezionale tanto per le inform azioni che ci trasmettono, quan­

to per le persone che ci permettono di incontrare.

Come afferma Palumbieri: «Una lettera è sempre la registra­

zione di un frammento di vita interiore. Tante lettere, tante tesse­

re di mosaico per ricostruire un volto, a partire da espressioni di momenti di interiorità, veri frammenti di intimità. Non per nien­

te gli epistolari, non tanto quelli già predestinati alla pubblicazio­

ne, ma quelli ricavati da una non prevista raccolta di testim o­

nianze, sin dall'antichità sono stati ritenuti specchi del cuore».5

3 Cf Ha lk inLéon E., Initiation à la critique historique, Paris 1963, 85-96.

4 C f ad es. la biografia scritta da Domenico Agasso e il cui titolo prende ap­

punto l'ispirazione da un motivo ricorrente nelle lettere: Maria Mazzarello. Il co- mandamento della gioia, Torino, SEI 1993; cf inoltre CavagliàPiera, Linee dello sti­

le educativo di Maria Mazzarello. L ’arte del "prendersi cura” con saggezza e amore, in CavagliàPiera - Del CorePina [ed.], Un progetto di vita per l'educazione della don­

na. Contributi sull’identità educativa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, LAS 1994, 131-162.

5 Palu m bieriSabino, Don Quadrio: lettera di Dio attraverso le sue lettere, in Qua­ drio Giuseppe, Lettere. A cura di Remo Bracchi, Roma, LAS 1991, 13.

Un volto che si nasconde o che si rivela?

È stato scritto che le lettere si possono considerare "un'auto­

biografia inconsapevole”6 e perciò riflesso di una storia e specchio di una persona nella sua irrepetibilità. M a nell’inoltrarci nell’epi­

stolario di M aria Mazzarello intravediamo subito notevoli d iffi­

coltà al riguardo. Le lettere che ci restano di lei sono appena 68, distribuite in un arco di tempo relativamente breve: dal gennaio del 1874 all’aprile del 1881. Per di più, non possediamo che po­

chissime lettere a lei inviate dai suoi interlocutori. Ne risulta dun­

que un dialogo dimezzato che è impossibile ricostruire nella sua integralità. Il profilo che se ne ricaverà risulterà perciò incomple­

to e frammentario.

Vi è poi un’altra difficoltà: queste lettere, come d'altra parte quelle di don Bosco, non contengono introspezioni o rivelazioni dell'intimo della persona. Sarà quindi una pretesa illusoria ritro­

vare in esse il volto di Maria Mazzarello, cogliere quanto vi è in lei di caratteristico, la sua identità più vera? La prima FM A si na­ asserzioni che si sono fatte sulla base di una tradizione talvolta in­

teressata e pertanto “sospetta''».7

L’epistolario di Maria Mazzarello, invece, ci guida con sicurez­

za al superamento di un'immagine e forse di un mito trasmessoci da alcune biografie o “letture” distorte della Santa. Senza le lette­

re ci sarebbe quasi impossibile conoscere certi tratti della sua per­

sonalità e della sua tipica arte comunicativa espressa con sobrietà di forme e di stile.

silen-6 Cf Motto Francesco, Introduzione generale, in Bosco Giovanni, Epistolarìo.

Introduzione, testi crìtici e note a cura di Francesco Motto. Volume primo (1835- 1863), Roma, LAS 1991, 6.

7 Motto, L ’edizione crìtica del I volume dell’Epistolarìo nelle sue scelte metodo- logiche, in Rivista di Scienze dell’Educazione 31 (1993) 1, 20.

zio è soave, il tuo parlare opportuno, la tua preghiera segreta, la consapevolezza di quello che vali del tutto veritiera; le tue manie­

re sono umili, la tua gioia contenuta [...]».8

I tratti di un volto

Il volto di Maria Mazzarello che emerge dalle lettere è un vol­

to non ancora aureolato di santità, ma con tutte le condizioni per riconoscerlo tale. Esso appare con le note inconfondibili di una fi­

nissima e integra umanità. Qui è lei, la donna, l’educatrice che cer­

ca il bene degli altri con limpida trasparenza. Le lettere ti per­

mettono di incontrarla sulla lunghezza d’onda terrena, con le sue difficoltà, i suoi problemi, i suoi interessi e le sue speranze.

Nelle lettere Maria M azzarello racconta se stessa con schietta lucidità. La incontriamo interlocutrice vivace: ora arguta, ora in­

coraggiante, ora pronta a dissentire, a correggere; esigente e al tempo stesso rispettosa, comprensiva, sempre ottimista sulle per­

sone e sulle situazioni.

La sua stessa grafia dai tratti energici e ariosi, per nulla condizio­

nati da modelli estetici stereotipati, ci parla di una personalità vi­

gorosa e forte.

Chi si descrive «la più bisognosa di tutte»,9 è una madre che ama autopresentarsi come «colei che tanto vi ama nel Signore» e che è pronta a far di tutto per il bene delle figlie.10 Per lei vivere è

aiutare a vivere, contribuire alla gioia degli altri, dedicarvisi con totalità di dono.

La categoria del "prendersi cura” è una di quelle che meglio definiscono Maria Mazzarello in quanto educatrice e madre. «Sta’

tranquilla - scrive ad una giovane suora forse preoccupata di sua sorella - che ne ho tutta la cura».11 Conforta pure Francesco Bo­

sco relativamente alle sue tre figlie, accolte come educande nel collegio di M ornese, dicendogli: «Stia tranquillo che ne abbiamo tutta la cura possibile».12

Il "prendersi cura” viene prima degli atti di cura; più che un’at­

tività particolare, è un modo di essere, un atteggiamento globale

8 An o n im o, La nube della non conoscenza, Milano, Ancora 1981, 376.

9 L 55,6.

10 L 55,10; 63,5.

11 L 28,8.

12 L 12,3.

che non tollera frammentazioni. Non include solo la componente affettiva, ma anche quella intellettiva, spirituale, relazionale, etica.

Richiede un habitus mentale non puramente professionistico, ma oblativo e totalizzante.

Infatti, il ritmo della vita di Maria M azzarello è modulato in conformità all'essere relazionale della persona e dunque in lei so­

no ridotti al minimo gli spazi della vita privata. È tutta dono, an­

zi dono gioioso ed entusiasta che fornisce a chi le è affidato una rassicurazione nei riguardi di se stesso e lo aiuta ad acquisi­

re la fiducia di base e l’autonomia, tanto necessarie per una vita adulta.

Uno sguardo “valorizzante" e stimolante la crescita

Chi scorre l’epistolario di Maria Mazzarello si incontra spesso con uno sguardo profondo, acuto, ma sereno sulle persone. La Madre chiama ogni realtà per nome; a lei nulla sfugge. Eppure il suo è uno sguardo che infonde coraggio, che avvolge l’interlocu­

tore di fiducia e di benevolenza, chiunque sia: una donna alla ri­

cerca della sua vocazione, una giovane suora inesperta del suo compito, una direttrice sofferente per aver sperimentato scarsa ac­

coglienza, una ragazza che fatica a riprendersi in salute.

In ogni persona scopre - direbbe Simone Weil - quel «deposi­

to d’oro puro» da valorizzare,13 e concepisce la sua vocazione co­

me un trovare la strada per metterlo in evidenza. Lo sguardo di Maria Mazzarello è perciò uno sguardo “valorizzante” , consapevo­

le del valore di ogni persona e pronto ad accogliere potenzialità e doti, come a contribuire a far retrocedere lim iti e debolezze. Que­

sta capacità la guida a prendere sul serio coloro che incontra, a volere che ognuno sia se stesso e tiri fuori da sé la parte migliore.

Ciò le è reso possibile grazie alla sua trasparenza e limpidezza interiore che la induce a superare la dimensione del possesso, e la porta ad evitare ogni forma di repressione o strumentalizzazione, anzi, ad aprirsi alle persone con atteggiamento di stupore e di gra­

titudine.

Eppure non si illude. N el suo realismo, che affonda le radici nella cultura contadina e in una forte spiritualità ascetica, scorge

13 Citato in: Di NicolaGiulia Paola, Coeducazione e cultura della reciprocità, in Orientamenti Pedagogici 37 (1990) 6, 1234.

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in sé e negli altri quelle "erbacce cattive” che non cessano di spun­

tare nel giardino del cuore: la vanità, la doppiezza, la malinconia, la gelosia, l’adulazione.

Maria Mazzarello interpreta la vita con un registro di dram­

maticità e di dinamismo mai quietista e rassegnato. L’esistenza viene letta in chiave di maturazione che esige lotta e combatti­

mento senza tregua. Una battaglia che si stabilisce non con forze esterne, ma interne, con il chiaro bersaglio al proprio egoismo che si mostra a qualunque età della vita nella sua prepotenza insor­

gente e subdola.

Il tempo - secondo Maria M azzarello - ci è dato per vincere questo amore disordinato verso noi stessi e per crescere nell'amo­

re fino a dilatare il cuore a «fare con libertà tutto ciò che richiede la carità».14

Uno spirito teso decisamente alla meta

Non c’è lettera che non vibri dell’alta tensione propria del cuo­

re ardente di Maria Mazzarello. La sentiamo sempre proiettata su grandi ed alti ideali e perciò anche quando scrive addita continua- mente nuovi traguardi di marcia. N on si accontenta delle posizio­

ni raggiunte, anche se accetta con realismo se stessa e gli altri.

Da una parte si mostra comprensiva e paziente nel tollerare di­

fetti e limiti, dall’altra non tralascia di richiamare alla chiarezza delle motivazioni e di sostenere l’impegno di maturazione di chi è giovane perché non faccia pace con i suoi difetti. Chi ha scelto li­

beramente una vita centrata su Dio deve pensare che «il tempo di fare la ragazza» è passato e quindi non deve perdersi in fanciul­

laggini.

E anche lei, M aria M azzarello, progredisce con ostinata pa­

zienza e tenacia su questo cammino, come scrive a don Cagliero:

«Preghi un po’ il Signore che mi faccia una volta proprio come vorrei essere».15 Per sé non desidera altro che giungere a praticare quanto deve insegnare agli altri per poter con sincerità cercare il loro bene.

Anche M aria Mazzarello potrebbe dire con tutta verità quanto don Lorenzo Milani scriveva di se stesso: «H o badato a edificare

14 L 35,3.

15 L 7,10.

me stesso, a essere io come avrei voluto che diventassero lo ro ».16 Non la sua persona è importante, né quanto riesce a fare, ma il bene che si costruisce insieme, non senza il suo contributo.

Il suo è un volto proteso nel dono di sé e al tempo stesso vigi­

lante nella conversione del cuore, nella ricerca di quel “più che im ­ porta” di fronte a cui ogni altra realtà retrocede.

A ben osservare, Maria Mazzarello è proiettata là dove l’attira la speranza cristiana: l’ora della suprema verità e beatitudine che definirà il suo volto per sempre. In una lettera, infatti, si interro­

ga e si risponde: «Chi sa qual sarà la prima ad andare nella casa del Paradiso? sarò io? me fortunata se fosse così!!».17 A questa lu­

ce la sua esistenza e quella delle sorelle si illumina e si trasfigura nella ricerca di quanto è essenziale e definitivo: «Dopo pochi gior­

ni di combattimento, avremo il paradiso per sempre».18

Tendere a quella meta è camminare nella gioia e nella speran­

za e irradiare intorno a sé lo spirito di un’allegria schietta e co­

municativa.

Una madre dal cuore orante

Dalle lettere cogliamo pure un’altra dimensione tipica della Mazzarello. La si potrebbe definire una madre dal cuore orante, tanto è incessante nella preghiera. Davanti a Dio non la troviamo mai sola. Non passa giorno che non si ricordi di tutte. È una ma­

dre che tiene le figlie vicine al suo cuore, un cuore sempre abita­

to e dilatato nell’amore, una mente popolata di volti e di presen­

ze.19 Prega per le ragazze, per la fecondità delle opere, per i mis­

sionari, per le sue figlie delle quali sente tutto il peso della re­

sponsabilità. Mossa da un amore delicatamente materno e pieno di fede, intercede continuamente per loro, le fa «passare tutte per nom e» quando si trova a parlare con il suo Signore.20

Tutta la sua vita diventa spazio di Dio e spazio degli altri, uno

«stare continuamente alla sua presenza»21 e un rimanere in com ­

16 Mila n iLorenzo, Esperienze pastorali, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina 1957, 238.

17 L 9,9.

18 L 18,3.

19 Cf L 9,3; 39,2; 47,2; 52,4.

20 Cf L 33,1.

21 L 23,3.

pagnia degli altri. Il suo Dio è infatti il Dio degli incontri. La pre­

senza di Gesù non è per lei una presenza che assorbe la persona in modo intimistico, ma un misterioso luogo di comunione dila­

tato in comunicazioni reali.

Maria M azzarello concepisce infatti il cuore di Dio come una di­

mora dove tutti ci si incontra, dove ci si può conoscere, parlare, abbracciare e ritrovare.

Conclusione

Se ogni lettera ha il sapore di un prolungato dialogo familia­

re, il lettore che si accosta all’epistolario di Maria Mazzarello spe­

rimenta la gioia di un incontro nel quale può contemplare, ad una distanza più ravvicinata possibile, il volto di una madre. Una ma­

dre che si intrattiene con familiarità con i suoi figli. Una madre che insegna, consiglia, incoraggia; dimostra fiducia e speranza e tuttavia non lesina rimproveri smascherando amabilmente la pre­

sunta saggezza dell’interlocutore, i suoi limiti e debolezze. Maria Mazzarello infatti, nella sua sapienza pratica, addita una Sapien­

za più alta che non passa per le nozioni, le lingue, i titoli di stu­

dio, ma per l’umile adesione al mistero di Dio che solo può ren­

dere sapienti.

Più ci inoltriamo nel mondo interiore di questa donna educa­

trice, tanto più scopriamo la bellezza di un volto che armonizza, in modo dialettico, autorevolezza e familiarità, contemplazione e attività instancabile, tolleranza e fermezza, dolcezza e fortezza, so­

litudine e solidarietà comunicativa, sottomissione e libertà.

Un volto che richiama la sapienza dei maestri di vita, la com­

pagnia discreta e dolce degli amici, la tenacia dei tagliatori di pie­

tre, la fede dei costruttori di cattedrali.

Maria Domenica Mazzarello

Nel documento La sapienza della vita (pagine 47-55)

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