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EFFETTI AL SUOLO Dall’analisi del materiale cronachi-

Analysis of a post-fire flooding sequence in the Mt Salto area, Montoro (Avellino)

6. EFFETTI AL SUOLO Dall’analisi del materiale cronachi-

stico raccolto on-line, e dei dati forniti dall’ufficio tecnico comunale, è stato pos- sibile ricostruire la sequenza dei processi che si sono susseguiti nei quattro eventi analizzati. I bacini idrografici interessati sono quelli di “Torello” (B7), “Proaolo” (B8) ed “Arenaro” (B9) (Fig.  7). Lun-

Figura 5. Altezza della sommità delle nuvole stimata a partire dai dati rilevati dal sensore SEVIRI montato sul satellite Meteosat di Seconda Generazione (MSG), nella banda dell’infrarosso termico (10.8 μm) (https://www.eumetsat.int). L’area di studio è evidenziata con il colore blu

Figura 6. HRD, riflettività radar e fulminazioni rilevate alle ore 01:00 UTC del 06/11/2017, durante l’occorrenza dei fenomeni alluvionali

Figura 7. Panoramica dei bacini idrografici e dell’area urbanizzata interessata dall’invasione di flussi fangoso-detritici. Le immagini pubblicate dalla pagina Facebook “Benvenuti a Montoro” rappresentano l’erosione di un canale (A), ed i depositi di fango e detrito rinvenuti lungo le strade durante i diversi eventi (B,C,D,E,F)

go i versanti incendiati, le precipitazioni descritte in precedenza hanno innescato intensi fenomeni di ruscellamento su- perficiale (runoff) che hanno mobilizzato materiale vegetale carbonizzato, ceneri e particelle di suolo. Man mano che i flussi si sono arricchiti della componente solida, nel procedere verso valle hanno incremen- tato il potere erosivo prendendo in carico ulteriore materiale fine e detrito carbona- tico (Fig. 7-A); allo sbocco dei bacini sono quindi giunti dei flussi iperconcentrati e/o colate di detrito che hanno abbandona- to i loro percorsi naturali invadendo così le aree abitate (Fig. 7-B, C, D, E, F). Sia dai video che dalle foto analizzate, è sta- to possibile verificare che l’invasione dei flussi fangoso-detritici nelle zone abitate è stata favorita dalla trasformazione antro- pica delle naturali direttrici di deflusso in strade (alvei-strada), o dalla modifica dei percorsi naturali per mezzo di canalizza- zioni artificiali con sezioni molto limitate rispetto alle portate dei flussi.

In ogni evento sono state interes- sate sempre le stesse zone (Fig. 7), con l’interruzione di alcune strade e l’inva- sione dei piani terra di alcune abitazio- ni. Non è stato possibile quantificare il volume di materiale depositato ogni volta, ma da un’analisi qualitativa della documentazione videofotografica sono state accertate delle evidenti differenze. Il primo evento del 2 settembre ed il terzo del 22 ottobre, per esempio, sono stati caratterizzati dall’accumulo di mo- deste quantità di fango, caratteristiche di un flusso iperconcentrato (Fig. 7-D), mentre per gli eventi del 11 settembre e 6 novembre si sono registrati gli accu- muli maggiori, con notevoli quantità di detrito carbonatico e blocchi di alcuni m3 trasportati evidentemente da colate

detritiche (Fig. 7-E, F). Questo diverso comportamento potrebbe essere stato controllato dai diversi apporti pluvio- metrici, e quindi all’aliquota di pioggia che ha alimentato il deflusso superficia- le. In nessuno dei quattro eventi sono stati registrati danni a persone.

7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La sequenza di eventi alluvionali che ha interessato l’area di Montoro mette in evidenza come lungo versanti carat- terizzati da elevate pendenze e suoli particolarmente erodibili (andosuoli), gli incendi boschivi siano in grado di in- crementare la suscettibilità ai fenomeni erosivi, con conseguente formazione di flussi fangoso-detritici a valle. L’analisi delle precipitazioni rilevate dal pluvio- metro della rete di monitoraggio della

Protezione Civile - Regione Campania dimostra che anche apporti abbastanza modesti cumulati in meno di un’ora, ma con intensità rilevanti in 10 e 30 minu- ti, sono in grado di innescare processi di instabilità lungo versanti interessati da incendi con severità medio-alta. Le analisi realizzate con i dati satellitari hanno infatti evidenziato che il 64.4% dell’area è stata bruciata una con seve- rità medio-alta, ed il 35.6% con severità bassa, indicando un impatto ecologico e geomorfologico degli incendi abbastan- za rilevante. I bacini 7, 8 e 9 sono risul- tati tra quelli più colpiti, come si evince dalla Fig. 3. Proprio allo sbocco di questi bacini sono stati registrati i fenomeni al- luvionali con deposizione di fango e de- trito nell’area abitata, dimostrando una sorta di correlazione tra i due processi. Alla luce di queste osservazioni, la ridu- zione del rischio indotto da fenomeni alluvionali post-incendio dovrebbe te- nere in considerazione anche il moni- toraggio dei fenomeni temporaleschi, utilizzando per esempio i dati satellitari (Fig. 5), riflettività radar e fulminazio- ni (Fig. 6). A ciò dovrebbe seguire un monitoraggio in campo dei punti criti- ci, quali attraversamenti, alvei-strada e zone abitate a ridosso dei versanti, sup- portato magari da carte della suscetti- bilità da realizzare in maniera speditiva subito dopo gli incendi. In nessun caso i processi analizzati hanno provocato se- ri danni agli edifici, né tantomeno alle persone. Questo probabilmente è stato favorito dalla graduale mobilizzazione del materiale instabile nel corso di ben quattro eventi consecutivi. Nel caso in cui si fosse verificata una precipitazione intensa e persistente con caratteri estre- mi, gran parte del materiale sarebbe stato mobilizzato nel corso di un unico evento, con la possibile formazione di colate detritiche dagli effetti distruttivi. RINGRAZIAMENTI

Per la realizzazione del presente la- voro, gli autori desiderano ringraziare: il Dipartimento Nazionale della Prote- zione Civile, per aver reso disponibili i dati radar e delle fulminazioni; il Centro Funzionale Multirischi della Protezione Civile della Regione Campania, per aver fornito i dati pluviometrici; il Comune di Montoro, per la fattiva collaborazione nell’analisi degli eventi post-incendio. BIBLIOGRAFIA

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