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MEDICINA UMANA MEDICINA VETERINARIA

5.6.7 EFFICACIA/BENEFICI

- presenta episodi di orticaria regionale o generalizzata; - può andare incontro ad episodi di anafilassi.

La terapia si considera sicura se dopo la seconda iniezione le reazioni avverse diminuiscono sensibilmente o scompaiono del tutto.

In generale, le reazioni avverse sono relativamente rare e colpiscono circa il 5% dei soggetti sottoposti a trattamento (Miller et al., 2013).

5.6.7 EFFICACIA/BENEFICI

In medicina veterinaria, il tasso di successo dell’ASIT varia dal 50 all’ 80% ed è influenzato da più fattori:

1. Selezione del paziente e momento di insorgenza della patologia; 2. tipo di test allergici eseguiti;

3. tipologia e fonte di allergeni; 4. protocollo di induzione scelto; 5. dose e concentrazione di allergeni;

6. criteri utilizzati per valutare le risposte cliniche ottenute.

I benefici tratti dall’immunoterapia possono apparire 2 settimane dall’inizio del trattamento, così come 9 mesi più tardi. Tuttavia, è lecito supporre che un cane che non risponde entro i 9 mesi, presumibilmente non lo farà neanche successivamente.

L’inizio di un secondo ciclo viene eseguito al bisogno, poco prima che i segni clinici riappaiano, e può essere necessario ripeterlo ogni settimana o ogni 6 mesi (Loewenstein et Muller, 2009).

Uno dei limiti maggiori per fare delle valutazioni attendibili relativamente all’efficacia di questo trattamento in medicina veterinaria è che mancano dati standardizzati: andrebbe definita la quantità dell’allergene presente in quantità maggiori in modo da poter creare dei protocolli ripetibili e attendibili, così come mancano tabelle di valutazione relative ai segni clinici e ai sintomi, universalmente utilizzate.

Dal momento che ogni protocollo è diverso ed è studiato sul paziente, alle volte eseguire delle modifiche durante il periodo di somministrazione, a seconda delle risposte del soggetto, può

Non si pensa influiscano sull’efficacia del protocollo aspetti legati all’età e al sesso; invece altri studi hanno valutato la risposta di certe razze dopo la somministrazione dell’immunoterapia: i Boxer ed i West Highland White terriers sembrano avere scarse risposte al trattamento così come i Retrievers. Mentre per quanto riguarda gli Spaniel e i Terrier le risposte sembrano nettamente migliori, con tassi di successo attorno al 70% (Willemse et al., 1994).

Un fattore rilevante invece che si è visto avere maggiore influenza è la via di somministrazione: l’ASIT può essere somministrata o come iniezione sottocutanea/ intradermica o per via orale o per via intralinfatica.

La SLIT si è rivelata sicura ed efficace in medicina umana: in uno studio condotto su persone sensibili nei confronti degli acari della polvere, la SLIT ha portato ad un 59% di miglioramento dei segni clinici e nei bambini l’effetto risulta ancora più imponente. Le somministrazioni nella fase di mantenimento prevedevano l’assunzione del farmaco una volta al giorno (Carario et al., 2007; Pajno et al., 2007).

Sul cane per la prima volta, con uno studio di DeBoer e colleghi, si testa l’efficacia della SLIT su soggetti atopici sensibili agli acari della polvere tramite un protocollo utilizzato in medicina umana valutando poi la riduzione dei segni clinici e le variazioni immunologiche specifiche.

La terapia si è dimostrata ben tollerata e ha permesso di ottenere dei miglioramenti clinici i quali, da un punto di vista immunologico, sono stati affiancati da un aumento delle IgG allergene specifiche e ad una diminuzione delle IgE allergene specifiche, in modo parallelo a quanto rilevato per l’immuno–terapia somministrata per via sottocutanea (Deboer et al., 2016).

Anche per la SLIT si è valutata la possibilità di utilizzare il protocollo “rush” con una frequenza di somministrazione nella fase di mantenimento ogni 3-4 settimane. Gli unici effetti collaterali registrati sono il prurito e il vomito, in forma lieve, nelle prime 48 ore della fase d’attacco. Il tasso di miglioramento clinico si è registrato nell’88% dei pazienti. Di conseguenza anche questo protocollo può essere considerato efficace e relativamente sicuro.

Un fattore da sottolineare è che la decisione di passare dalla SLIT alla SCIT o viceversa può essere un beneficio nei soggetti dimostratisi non responsivi: bisogna tuttavia prestare attenzione al fatto

L’ILIT sembra essere un’altra via ben tollerata sia in medicina umana che in medicina veterinaria. In medicina umana ha permesso di ridurre il tempo di trattamento da 3 anni ad 8 settimane.

In medicina veterinaria in un periodo complessivo di 6 mesi si è registrata una percentuale del 60% di pazienti che hanno risposto positivamente a questa modalità di trattamento e il miglioramento clinico si è evidenziato già dopo il primo mese di terapia. Sicuramente questo dato è incoraggiante, sostenuto anche dall’assenza di effetti collaterali sviluppati durante il trattamento, per considerare l’ILIT una valida alternativa alla via di somministrazione sottocutanea dell’immunoterapia (Fischer et al., 2016).

L’efficacia dell’ASIT infine può essere modulata se concomitantemente il soggetto fosse in terapia con altri trattamenti sintomatici (i.e. corticosteroidi).

Sembra che la somministrazione di prednisolone a basse dosi o a giorni alterni non influenzi il trattamento, sebbene, secondo alcuni studi, ne sia sconsigliato l’utilizzo nella fase di induzione del protocollo. I corticosteroidi potrebbero mascherare eventuali effetti collaterali indotti dall’ASIT, rendendo impossibile fare delle modifiche del trattamento.

La ciclosporina sembra invece non interferire, sebbene i suoi effetti a lungo termine non siano ancora conosciuti (Loewenstein et Muller, 2009).

5.6.8 CONSIDERAZIONI

In medicina umana così come in medicina veterinaria, non è ancora chiaro se questo protocollo terapeutico sia indiscutibilmente il più efficace nel trattamento della dermatite atopica, tuttavia ci sono notevoli evidenze che possa contribuire a dare dei miglioramenti nel lungo periodo, prevenendo lo sviluppo dei segni clinici.

È un approccio terapeutico diverso rispetto alla classica terapia sintomatica e di questo il proprietario deve esserne messo al corrente: ci sono delle tempistiche, dei costi e degli impegni superiori richiesti rispetto a qualsiasi altra strategia terapeutica.

In primis, va considerata l’effettiva lunghezza delle tempistiche con cui i reali benefici possono essere percepiti: il proprietario spesso è demotivato a procedere perché non vi sono dei miglioramenti tangibili dal punto di vista clinico del proprio animale domestico a differenza di quanto invece accade se si procede con una terapia sintomatica come può essere quella con i

Non si esclude inoltre che durante il trattamento vi sia la possibilità di peggioramento della condizione clinica del soggetto: potrebbe sviluppare infezioni secondarie o sviluppare nuove allergie.

Tuttavia l’efficacia di un trattamento immunomodulatore sta nei vantaggi che una sua buona riuscita potrebbe apportare al paziente nel lungo periodo (Olivry et al., 2015).