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porte urbiche, basandosi sulla reinterpretazione degli ordini classici.85

Le principali innovazioni della prima metà XVII

secolo nell’ambito dell’architettura militare fu- rono diffuse grazie alla trattatistica, a conferma della dignità scientifica acquisita dall’arte forti- ficatoria. I nuovi principi furono fondati sull’ap- proccio geometrico nella progettazione delle strutture difensive e sul supporto tecnico-orga- nizzativo dell’azione diretta. Queste teorie fu- rono precocemente acquisite nell’applicazione delle nuove soluzione da parte della Serenissi- ma, come testimoniato chiaramente da alcuni progetti di Francesco Tensini86. Egli fu assunto al servizio di Venezia dal 1615, intervenendo pres- so Bergamo, Peschiera del Garda, Crema e Vero- na. A lui va attribuito il merito dell’inserimento della falsabraga, una nuova componente dei di- spositivi difensivi murari: si tratta di un cammi- namento collocato ai piedi delle mura, protetto da parapetto, dal quale fu possibile controllare la cima dello spalto e sparare a fuoco radente, con un risultato più distruttivo rispetto a un tiro dall’alto. A scala maggiore egli propose un si- stema difensivo territoriale nel quale, alle città principali, fossero affiancate piccole postazioni, in modo tale da garantire una difesa capillare, più adatta alle nuove tecniche dinamiche dell’a-

84 Vincenzo Scamozzi (1548 - 1616), architetto e trattatista tra i maggiori esponenti rinascimentali dell’architettura veneta. Ricor- dato principalmente come autore Dell’idea dell’architettura universale (Venezia 1615), pubblicò anche Trattatello sulla prospettiva e i Discorsi sopra le antichità di Roma. Attivo anche nella progettazione architettonica, oltre alla costruzione di palazzi e chiese a

87 F. TENSINI, Trattato del Cavalier Francesco Tensini sopra delle città e fortezze che possede la Serenissima Signoria di Venetia in Terra Ferma, a cura di F. BERARDI, Crema 2007

88 P. MARCHESI, Fortezze veneziane: 1508-1597, Rusconi, Milano 1984

89 Filippo Verneda, tenente generale dell’Artiglieria ed ingegnere militare al servizio della Serenissima 90 A. SACCONI, L’avventura archeologica di Francesco Morosini ad Atene (1687-1688), Roma 1991, pp. 96-98

91 V. MARCNI, F. P. FIORE, G. MURATORE, E. VALERIANI, La città come forma simbolica: studi sulla teoria dell’architettura del rinascimento, Roma 1973, pag. 110

zione bellica.87

Soluzioni analoghe alle proposte del Tensini fu- rono utilizzate anche a Peschiera del Garda, a conferma della rapida diffusione delle innovative teorie difensive e dell’estensione del campo di azione dell’architettura militare nel Seicento, che giunse ad inglobare aspetti di gestione e con- trollo del territorio oltre che della città.88

Gli ultimi interventi dell’opera fortificatoria a opera della Repubblica si concentrarono sui ter- ritori dello Stato da mar, come l’aggiornamento di Corfù per mano di Filippo Vernenda 89, autore della pianta del Castello d’Acropolis e Città d’A- thene.90

Dalla metà del XVI secolo iniziò il periodo di de- clino dei grandi sistemi fortificati della Repub- blica, a cause dalle mancanze nella gestione e delle disponibilità economiche sempre più scar- se. A un secolo di distanza saranno Napoleone, gli Austriaci e gli eventi delle guerre mondiali a riutilizzare le fortificazioni veneziane, dopo aver effettuato ulteriori aggiornamenti e poten- ziamenti.91

3.3_l

e testImonIanze documentarIe

La gestione degli ampi territori della Serenissima richiese il controllo di aree minori ad opera di inviati affidabili, generalmente patrizi veneziani, che, a vario titolo (podestà, capitani, camerlen- ghi, provveditori ecc), comunicassero periodica- mente con la capitale rendendo conto dell’ammi- nistrazione del territorio ad essi sottoposto. Dalla capillare distribuzione di funzionari statali scaturì una fitta corrispondenza tra Dominante e territori conquistati, che attualmente diviene strumento utile alla comprensione della diffusio- ne della cultura veneziana: accanto alla presenza delle opere architettoniche e militari, negli anti- chi domini è, ad oggi, possibile trovare un’ulte- riore fonte di testimonianza nella numerosa do- cumentazione conservata negli archivi dagli enti preposti alla conservazione.92

In primis, il principale patrimonio documenta- rio, testimonianza delle capacità organizzative e gestionali dello Stato nell’ambito della difesa, è rintracciabile negli archivi veneziani. Esempio ne è il “Catalogo delli modelli, e disseni delle piazze della Serenissima Repubblica di Venezia e

di quelle delli due regni Cipro e Candia” all’in- terno del Fondo dei Provveditori alle fortezze.93 All’interno di tale registro, conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia risulta essere ap- profonditamente illustrato il sistema delle opere difensive veneziane. Oltre alle numerose relazio- ni scritte, sono presenti molti elementi grafici: schizzi in loco, disegni a mano, piante tecniche dettagliate, viste a volo d’uccello e prospettive acquarellate.94

Alcune di delle fonti iconografiche sono utili, oltre che alla conoscenza dell’opera fortificata, alla comprensione topografica del territorio, poiché, ad esempio, riportannti la presenza di caratteri emergenti del paesaggio, quali corsi d’acqua, tratti di costa, profondità dei fondali. Alcune planimetrie, inoltre, presentano brevi descrizioni geografiche, o relative a usi e costu- mi dei luoghi.95

Ogni elaborato iconografico è il risultato di una precisa analisi, e spesso di un rilievo analitico, del territorio nel quale si collocano le opere di

difesa ma la scelta degli elementi da riprodurre dipendeva esclusivamente dall’obiettivo e dalla volontà dell’autore: spesso si trovano rappresen- tazioni scarne, prive di indicazioni sul contesto o sull’interno urbano. Si riporta un esempio evi-

dente della varietà tipologica di iconografie: una serie di planimetrie delle mura urbane di Crema, prodotte nell’arco di un secolo (dalla metà del XV secolo al XVI), conservate nell’archivio della Biblioteca comunale di Treviso.

Pianta delle mura urbane e del castello di Crema, con la raffigurazione della complessa rete idrica (fossati, canali e rogge), azionanti mulini e scaricanti le acque nel Serio (Autore ignoto, metà XVI sec, BCTv, ms. 1019, cc.10-11: tav. 4)

Pianta della città, della mura e del castello di Crema, con i principali edifici ecclesiastici e illustrazione delle fab- briche militari e delle fortificazioni

(G. F. ROSSINI (attribuzione), Dissegno della città di Cre- ma, 1745 ca, BCTv, fondo cartografico, mappa n. 60)

Pianta delle mura urbane e dei canali di Crema, con le fortificazioni esterne realizzate e il progetto di una gran- de cittadella pentagolane a nord della città

(F. TENSINI (attribuzione), Crema, 1630 ca, BCTv, ms. 1019, cc.14-15: tav. 6)

Pianta delle mura urbane di Crema, con descrizione del- lo stato dei lavori di trasformazione delle fortificazioni esterne con mezzelune ed opere a corna e a corona (Autore ignoto, Pianta della città di Crema, 1681 ca, BCTv, ms. 1055, tav. 17)

Molte di esse offrono come unico elemento di rappresentazione della città la cerchia urbana, trascurando l’aspetto e l’organizzazione delle strutture urbane interne. Tale selettività nella rappresentazione non è sintomo di una riduzio- ne simbolica della città quanto piuttosto delle finalità militari, che inducevano a porre atten- zione agli elementi con valore strategico nella difesa (vie d’accesso, fiumi, montagne).96

Ciascun disegno, quindi, è caratterizzato dall’at- tenzione a un peculiare aspetto della città in rap- porto alle fortificazioni: caratteristiche insedia- tive, demografiche o tecnologiche, relative alla singola fortezza o al sistema, con indicazioni sullo stato attuale, sulle proposte progettuali o sulle fasi dei cantiere.

Una diversa tipologia di documento, meno diret- ta e precisa ma indicativa dell’importanza data alla rappresentazione delle opere fortificate, uti- lizzate per identificare le città stesse, perviene dalle raffigurazioni a rilievo realizzate all’ester- no e all’interno di molti edifici della capitale. La volontà di far conoscere ai Veneziani le città dei loro domini anche lontani: uno dei principali esempi di tali bassorilievi è individuabile nella sequenza di piante prospettiche di Zara, Spalato, Corfù e Candia riprodotte nella facciata esterna della chiesa di Santa Maria del Giglio a Venezia.

Nell’ambito della tridimensionalità, oltre ai bas- sorilievi, meritano di essere citati i modelli in legno, anche colorato, realizzati principalmente dai Provveditori nella prima metà del Seicento. Gran parte di questi sono conservati presso il Museo Storico Navale di Venezia, dove sono sta- ti trasferiti dall’Arsenale.97

Venezia, Santa Maria del Giglio, Bassorilievi sulla facciata

In alcuni modelli, oltre alla rappresentazione de- gli elementi fortificati, risulta l’intenzione di rap- presentare il contesto esterno e alcuni caratteri dell’insediamento interno, affiancando l’interes- se civile alle quello bellico. L’efficacia tridimen- sionale dei modelli garantisce una lettura fedele dell’opera difensiva nel periodo rappresentato, e, talvolta, del sito in cui è inserita.98

Un’ultima tipologia di documento della rete che legava i territori veneziani è costituita dai docu- menti scritti che in tale rete circolavano, quali diari, appunti di viaggio ed epistole tra le rappre- sentanze delle cariche amministrative. Il com- plesso di tali testimonianze chiarifica i rapporti politico-amministrativi e gli interessi economici di Venezia con il resto d’Europa. Tali documenti, dunque, non riguardano solamente la storia della Repubblica e dei suoi territori ma anche degli altri stati che con essa intrattennero relazioni di- plomatiche o commerciali. Esempio fondamen- tale di tale tipologia di documenti sono le Rela- zioni degli Ambasciatori incaricati di rapportare, dai domini da mar e da terra, sullo stato della gestione. La prassi delle relazioni degli amba- sciatori fu disposta dal Maggior Consiglio già nel 1296 ma per un primo periodo furono presentate in forma orale, mentre dal 1425 si rese obbligato- ria la scrittura e il deposito in Senato.

Infine, i trattati teorici e tecnici sull’arte forti- ficatoria, che definiscono criteri costruttivi e innovazioni dei nuovi principi alla base dell’ar- chitettura “alla moderna” sperimentata nel ve-

neziano. Tali volumi, contengono solitamente schemi illustrativi e rappresentazioni di fortezze moderne, spiegazioni dei calcoli geometrici e di- segni progettuali e costruttivi.99

Esempio notevole di trattato steso e pubblicato in ambito veneziano sono i Discorsi militari100 di F. M. della Rovere. In tale opera il generale descrive la propria visione di strategia difensiva antiturca insieme alle memorie che riassumono il suo pensiero nell’ambito dei principali proble- mi legati dell’arte bellica e dei temi generali sugli interventi fortificatori.101

Ugualmente importanti, per comprendere l’ope- rato degli ingegneri militari del XVI secolo, sono gli Scritti alla Repubblica di Venezia di Sanmi- cheli, il Libro delle fortificazioni dei nostri tempi di G. Leonardi e Il trattato di Tensini.

99 A tal proposito E. ALBERI, Le relazioni degli ambasciatori veneti al senato durante il secolo XVI, vol. 15, Firenze 1839-1863 100 F. M. DELLA ROVERE, Discorsi Militari, Ferrara, 1583

101 E. CONCINA, La macchina territoriale: la progettazione della difesa nel Cinquecento veneto, Laterza, Roma Bari 1893, pag. 83

F. TENSINI, La fortificatione, guardia, difesa, et espugna- tione delle fortezze esperimentata in diuerse guerre (1624)

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INEE GUIDA INTERNAZIONALI