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Swedenborg tra filosofia della natura e scienze della vita

Nel corso della sua attività scientifica, che va dagli anni Venti fino alla metà degli anni Quaranta del Settecento, Swedenborg aveva elaborato una peculiare concezione della natura conciliando un rigoroso meccanicismo di derivazione cartesiana con elementi tratti dalle tradizioni, platonica, neoplatonica, aristotelica e anche leibniziano-wolffiana. Egli si era formato, nella Svezia del primo Settecento, proprio negli anni in cui le indagini naturalistiche andavano intensificandosi sulla spinta della diffusione del cartesianesimo. Una serie di viaggi in Inghilterra e nel resto d’Europa (soprattutto in Olanda e in Germania), a partire dal secondo decennio del secolo, gli aveva consentito di allargare il proprio orizzonte di studi1. È stato evidenziato che i motivi che lo spinsero, tra il 1710 e il 1745, a spostarsi da una città europea all’altra furono anche di natura politico-diplomatica2 . È più rilevante, tuttavia, sottolineare che grazie a tali viaggi egli poté coltivare nuovi studi, visitare siti minerari e metallurgici – tra i suoi principali interessi a quel tempo

1 Tra gli studi più recenti dedicati alla filosofia della natura di Swedenborg si vedano I. Jonsson,

Visionary Scientist. The Effects of Science and Philosophy on Swedenborg’s Cosmology, West

Chester, PA: Swedenborg Foundation 1999; F.M. Crasta, La filosofia della natura di Emanuel

Swedenborg, Milano: F. Angeli, 1999; F. Stengel, Aufklärung bis zum Himmel. Emanuel Swedenborg im Kontext der Theologie und Philosophie des 18. Jahrhunderts, Tübingen: Siebeck, 2011.

2 I viaggi sono stati suddivisi in tre gruppi: quelli compiuti negli anni 1710-1714, quelli degli anni

Venti e quelli intrapresi nella seconda metà degli anni Trenta. Cfr. J.F.I. Tafel (Hrsg.), Sammlung von

Urkunden betreffend das Leben und den Charakter Emanuel Swedenborg’s, 3 Bde., Tübingen: Zu-

Guttenberg, 1839-1842; Documents Concerning the Life and Character of Emanuel Swedenborg, 3 vols, engl. transl. by George Bush, New York: J. Allen, 1847; new ext. ed. R.L Tafel (ed.), Documents

Concerning the Life and Character of Emanuel Swedenborg, 4 vols, London: Swedenborg Society,

1875-1877. Se ne sono occupati M.K. Schuchard, Swedenborg’s Travels. New Documents Raise

New Questions, in The Swedenborg Society. Supplement to the One Hundred and Eighty-eighth Report, London: The Swedenborg Society, 1998, pp. 35-45 e T. Noack, Swedenborgs Bildungsreise. Die Quellen in deutscher Übersetzung mit einer Einführung, Zürich: Swedenborg-Verlag, 2010. In

particolare è la Schuchard a sottolineare elementi di natura politica che caratterizzano i viaggi swedenborghiani, ponendo l’accento soprattutto sul legame di Swedenborg con le società massoniche e iniziatiche del tempo. Gli studi di M.K. Schuchard forniscono alcune indicazioni interessanti, che occorre tenere presente ma che non sono sufficienti, da sole, per la ricostruzione, il più ampia e ricca possibile, della vita e della formazione di Swedenborg.Cfr. Anche M.K. Schuchard,

Emanuel Swedenborg. Secret Agent on Earth and in Heaven. Jacobites, Jews, and Freemasons in Early Modern Sweden, Leiden: Brill, 2012.

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– nonché pubblicare i propri lavori più ‘liberamente’ che nel proprio Paese.

Nel 1710, allora ventiduenne, partiva per l’Inghilterra. Trascorso più di un anno a Londra, si diresse poi a Oxford nel 1712, entrando in contatto con il newtoniano John Theophilus Desangulier (1683-1744) e con l’astronomo giacobita Edmund Halley (1656-1742). La passione per la matematica spinse il giovane Swedenborg a prendere una posizione a favore di Leibniz nella controversia tra newtoniani e leibniziani a proposito della paternità del calcolo infinitesimale3. Ma la permanenza in Inghilterra significò, per Swedenborg, anche la conoscenza non solo dei neoplatonici di Cambridge, ma anche di tradizioni come l’ermetismo e la cabala4. É in parte attribuibile a questo soggiorno l’influenza, perlomeno indiretta, degli scritti di Boehme, attraverso il contatto con i boehmisti di area inglese e, più tardi, con quelli di area tedesca, come i pietisti Gottfried Arnold (1666-1714) e Johann Konrad Dippel (1673-1734)5. Il viaggio, proseguito in Olanda e in Francia, forse a causa di missioni diplomatiche da lui svolte per conto dell’ambasciatore svedese a Londra, lo portò fino ad Amburgo, Brunswick, Rostock, Griefswalde e Stralsund. Chiamato dal re Carlo XII, tornò in Svezia per svolgere alcune mansioni in qualità di ingegnere militare.

Nel frattempo, tra il 1700 e il 1715, Swedenborg scrisse numerosi versi in latino che non ebbero molta risonanza – circolarono soltanto in Svezia – ma che danno un’idea precisa dei molteplici interessi coltivati nel periodo giovanile6. Il suo nome rimase poco noto fino al 1714, data in cui compose un’opera, che dedicò al conte Gustaf Cronhjelm, intitolata Camena Borea cum heroum et heroidum factis7.

3 Cfr. M.K. Schuchard, Emanuel Swedenborg, cit., p. 64. Sull’interesse di Swedenborg per il calcolo

infinitesimale si veda anche D. Dunér, The Natural Philosophy of Emanuel Swedenborg. A Study in

the Conceptual Metaphors of the Mechanistic World-View, Dordrecht et al.: Springer, 2013, pp. 57

sgg.

4 M. Lamm, nel 1715 metteva in rilievo il ruolo dell’interesse di Swedenborg per la concezione

newtoniana ma soprattutto per quella dei neoplatonici di Cambridge, che contribuirono al superamento della rigida concezione cartesiana della materia e dell’azione per contatto. Cfr. M. Lamm, Emanuel Swedenborg. The Development of His Thought, West Chester, PA: Swedenborg Foundation, 2000, pp. 51, 55.

5 Sull’influenza di Boehme su Swedenborg ancora Lamm, Ivi, pp. 56-57. Si tenga presente, sulla

fortuna di Boehme, anche S. Hutin, Les disciples anglais de Jacob Boehme au XVIIe et XVIIIe siècle, Paris: Denoël, 1960 e A. Koyré, La Philosophie de Jacob Boehme, Paris: Vrin, 1929.

6 Per un’idea dei testi scritti da Swedenborg tra il 1700 e il 1714, si rimanda a W.R. Woofenden,

Swedenborg Researcher’s Manual, Bryn Athyn, PA: Swedenborg Scientific Association, 1988, pp.

5-10.

7 Camena Borea cum heroum et heroidum factis ludens, sive fabellae Ovidianis similes sub variis

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Si tratta del primo scritto swedenborghiano ad essere preso in considerazione dai periodici svedesi8. Swedenborg aveva definito i Camena «favole in stile ovidiano», ma si percepisce già in essi l’influenza, che risale con ogni probabilità agli anni della permanenza in Inghilterra, della tradizione ermetica e rosacrociana9 . Conciliando studi matematici e letteratura, scienza e mitologia, egli mostrava già all’epoca una cifra stilistica che caratterizzerà, più tardi, un’opera particolare come il De cultu et amore Dei.

Negli anni immediatamente successivi, cominciò la collaborazione con il cognato Eric Benzelius (1675-1743) nella redazione del primo periodico scientifico svedese, il «Daedalus Hyperboreus»10. Si sarebbe dovuto aspettare ancora qualche anno prima che un testo scientifico di Swedenborg riuscisse ad attirare l’attenzione dei periodici stranieri, cosa che avvenne, nel 1719, a proposito di un’operetta di 135 pagine, intitolata Algebra11. La particolarità di tale lavoro, sottolineata anche nelle recensioni, è la traduzione in svedese, da parte dell’autore, di tutti i termini latini utilizzati nel linguaggio matematico. Egli rendeva così più comprensibili le teorie algebriche esposte nel trattato, di cui proponeva anche alcune applicazioni nell’ambito della meccanica, che potessero servire da primi passi verso lʼelaborazione di un’aritmetica ‘universale’. L’applicazione rigorosa del metodo geometrico, assieme allʼuso della lingua latina, era stato uno dei caratteri più peculiari della sua produzione giovanile. Ma la propensione all’ordine sistematico e la metodicità argomentativa si ritroveranno anche negli scritti più tardi, ai quali Swedenborg deve la sua fama di ‘visionario’.

8 «Acta Literaria Sueciae», (1724), Ott-Dic., pp. 588-590.

9 Opera quaedam aut inedita aut obsoleta de rebus naturalibus, 3 voll., Holmiae: ex Officina

Aftonbladet, 1907-1908, Vol. I, p. 227.

10 «Daedalus hyperboreus eller några nya matematiska och physicaliska försök och anmerckningar»,

edita a Stoccolma nel 1716-1717. Benzelius sarà anche il fondatore, a partire dal 1710, di un’altra rivista scientifica svedese molto importante, l’«Acta literaria Suecia».

11 Algebra, Regel-kosten fȯrfattad i tijo Böcker af Emanuel Swedberg, Upsala: J.H. Werner, 1718.

Recensito dal periodico «Neue Zeitungen von gelehrten Sachen», pubblicato ogni due settimane presso John Gottlieb Krause dal 1715 al 1784, in ottavo, che era la rivista erudita forse più letta nella Germania settecentesca. Prendendo atto della notorietà che tale testo swedenborghiano aveva ottenuto in Svezia, il periodico propose al pubblico tedesco una recensione, riprendendo quanto già affermato nella rivista svedese. Si vedano l’«Acta Literaria Sueciae», (1720), gen-mar., p. 26 (dove il testo viene solo annoverato tra i volumi appena usciti), ivi, gennaio-marzo, 1721, pp. 126-134 (dove compare la sua recensione) e il «Neue Zeitungen von gelehrten Sachen», (1722), 14. Mai, Ss. 378-380 (che fa riferimento alla recensione nella rivista svedese).

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A partire dalla primavera del 1721 intraprese una seconda serie di viaggi in Olanda (Leida, Amsterdam, L’Aia), in Danimarca (Copenaghen), in Francia e infine in Germania (Amburgo). I soggiorni in Olanda e in Germania sono significativi per quanto riguarda la sua formazione intellettuale e per la pubblicazione delle sue opere. Uno sguardo alla sua biblioteca privata conferma l’importanza del contesto olandese e di quello tedesco nel determinare la direzione dei suoi studi. In Olanda, in particolare, egli ebbe modo di lavorare principalmente su testi di anatomia e fisiologia, dove forte era l’influenza della tradizione cartesiana, ma anche l’influsso delle idee spinoziane. Un autore come Philip Verheyen (1648-1711), che Swedenborg terrà particolarmente presente nella stesura dell’Oeconomia, è significativo in quanto decisamente influenzato anche dalla concezione spinoziana. Tra i testi a disposizione di Swedenborg sono ricorrenti quelli pubblicati a Leida, ad Amsterdam, a Dresda, a Lipsia, a Francoforte, ad Halle e ad Amburgo, e in misura minore anche a Londra, a Parigi, a Ginevra. Dei volumi di fisica, scienze naturali, fisiologia, posseduti da Swedenborg, troviamo, tra quelli editi in Olanda, il Recueil de plusieurs pièces de Physique (Utrecht 1722) di N. Hartsoeker, gli Arcana Naturae detecta (Leida 1722) di A. Leeuwenhoek, i

Tentamina experimentorum naturalium. (Leida 1731) di P. Musschenbroek e il Sialographia et Adenographia (Leida 1722) di A. Nuck. Tra i testi di stampa

tedesca, invece, sono presenti gli Opuscola chymica rariora (Norimberga 1719) di J.J. Becher, il Compendium anatomicum (Norimberga 1732) di L. Heister, le

Observationes physico-chemicae (Halle 1722) di F. Hoffmann. Ad Amsterdam

Swedenborg diede alle stampe, nel 1721, il Prodromus principiorum rerum

naturalium12 , un breve scritto dedicato alla chimica, insieme ad altri trattati, successivamente raccolti in una nuova edizione, sempre in latino, i Miscellanea

observata circa res naturales, pubblicati in parte a Leipzig, in parte a Schiffbeck,

nei pressi di Amburgo13. I testi di Swedenborg verranno stampati principalmente a

12 Prodromus principiorum rerum naturalium sive novorum tentaminum chymiam et physicam

experimentalem geometrice explicandi, Amstelodami: J. Oosterwyk, 1721, engl. transl. by C.E.

Strutt, Some Specimens of a Work on the Principles of Chemistry [London 1847], repr. in Some

Specimens of a Work on the Principles of Chemistry with Other Treatises, Bryn Athyn, PA:

Swedenborg Scientific Association, 1976, pp. 1-179.

13 Methodus nova inveniendi longitudines locorum terra marique ope lunaem, Amstelodami: J.

Oosterwyk, 1721, engl. transl. A New Method for finding the Longitudes of Places on Land and at

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Londra (John Lewis, Kegan Paul, Trench and Co.), ad Amsterdam (Joan Oosterwyk, Francois Changuion), a Dresda e a Lipsia (Friedrich Hekel)14.

Opera philosophica et mineraria: dal mondo sotterraneo alla genesi dell’universo

Nella primavera del 1733, Swedenborg iniziò il suo terzo viaggio con la visita di alcune fornaci e miniere in Germania e in Boemia. Passando per Berlino, giunse fino alle città di Dresda, Praga e Carlsbad. A Dresda conobbe il mineralogista di Freiberg, Johann Friedrich Henckel (1678-1744), che era già al corrente dei suoi lavori e che si sarebbe tra l’altro rallegrato, in una lettera, di aver finalmente fatto la conoscenza di un personaggio così degno di tutta la sua stima quale era Swedenborg15 . Sempre a Dresda nel 1734, Swedenborg diede alle stampe i

Principia rerum naturalium e i due volumi del Regnum subterraneum sul rame e

sul ferro, che insieme costituivano l’Opera philosophica et mineraria16. Lo stesso anno usciva anche, presso la stessa officina libraria (Hekel), un altro suo testo

naturam ignis elementarem, una cum camini inventione, Amstelodami: J. Oosterwyk, 1721, engl.

transl. New Observations and Discoveries Respecting Iron and Fire, and Particularly Respecting

the Elemental Nature of Fire, Together with a New Construction of Stoves; Artificia nova mechanica receptacula navalia et aggeres aquaticos construendi, Amstelodami: J. Oosterwyk, 1721, engl.

transl. A New Mechanical Plan for the Construction of Docks and Dykes; Modus mechanice

explorandi virtutes et qualitates diversi generis et constructionis navigiorum, Amstelodami: J.

Oosterwyk, 1721, engl. transl. A Mode for Discovering the Powers of Vessels by the Application of

Mechanical Principles. Le traduzioni inglesi, a cura di C.E. Strutt, si trovano in Principles of Chemistry with Other Treatises, cit. Per una panoramica delle opere di Swedenborg in ordine

cronologico si rimanda a H. Hyde, A Bibliography of the Works of Emanuel Swedenborg, London: Swedenborg Society, 1906, oltre al già citato W.R. Woofenden, Swedenborg Research’s Manual, cit., che tuttavia risulta, su queste parti, un po’ disordinato.

14 Cfr. Catalogus Bibliotecae Emanuelis Swedenborgii, edidit A. Stroh, Holmiae: Aftonbladet, 1907. 15 Si veda anche la lettera di Henckel a Swedenborg Opera Quaedam, cit., Vol. 1, p. 322. Su questo

anche Stengel, Aufklärung, cit., S. 90 e David Dunér, The Natural Philosophy, cit., p. 274.

16 Principia rerum naturalium sive novorum tentaminum phaenomena mundi elementaris

philosophice explicandi, 2 voll., Dresdae et Lipsiae: F. Hekelii, 1734, engl. transl., The First Principles of Natural Things, Being New Attempts towards a Philosophical Explanation of the Elementary World, London: Newbery, 1846, rist. Bryn Athyn, PA: Swedenborg Scientific

Association, 1976. I due volumi dei Principia fanno parte dell’Opera Philosophica et mineralia insieme al Regnum subterraneum sive minerale de ferro (engl. transl. The Subterraneous or Mineral

Kingdom of Iron) e al Regnum subterraneum sive minerale de cupro et orichalco (engl. transl. The Subterraneous or Mineral Kingdom of Copper and Brass). Alcuni capitoli del volume sul ferro (in

particolare le pagine 1966-2013) vennero tradotti in francese e costituiscono parte del Traité sur

l’Acier d’Alsace ou l’art de convertir le fer de fonte en acier, Strasbourg: J.R. Dulssecker, 1737,

mentre l’intero volume viene tradotto nel 1762, sempre in francese, da M. Bouchu, e inserito nella quarta sezione dell’Art des Forges et Fourneaux, par le G. marquis de Courtivron et M. Bouchu, Paris: Royal Academy of Sciences of Paris, 1762.

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filosofico, il Prodromus philosophiae ratiocinantis de Infinito, sul tema della connessione tra il finito e l’Infinito17.

In quegli anni (1733-1734) e poi nel periodo compreso tra il 1736 e il 1749, Swedenborg teneva un vero e proprio diario di viaggi18, in cui registrava giorno dopo giorno gli incontri e i luoghi che aveva visitato, aggiungendo di tanto in tanto considerazioni sugli studi che man mano portava avanti19. A partire dal 1743, aveva cominciato a scrivere il resoconto, con commento, dei suoi sogni20. La tendenza a fissare, nelle pagine di un diario, riflessioni e avvenimenti rilevanti della propria vita, è riscontrabile anche nel Diarium Spirituale degli anni 1745-1765, appartenente all’ultimo periodo della sua produzione21 . Si tratta di preziose

17 Prodromus philosophiae rationcinantis de Infinito et causa finali creations, deque mechanismo

operationis animae et corporis, Dreasdae-Lipsiae: F. Hekelii, 1734; tradotto in inglese da J.J.G.

Wilkinson e pubblicato per la prima volta nel 1847 come Outlines of a Philosophical Argument on

the Infinite, and the Final Cause of Creation, Also the Intercourse between the Body and Soul,

London: Swedenborg Society, 1848, repr. 1902, 1908, 1915.

18 Itinerarium ex annis 1733-1734, manoscritto tradotto in inglese e pubblicato in Swedenborg’s

Account of His Travels in 1733 and 1734, in R.L. Tafel (ed.), Documents, cit., Vol. II, pp. 6-74. Per

gli anni successivi esiste un manoscritto in svedese (Mina resors beskrifning, Cod. 88), riprodotto come Swedenborg’s journal of travel from 1736 to 1739, in R.L. Tafel (ed.), Documents, cit., Vol. II, pp. 75-130.

19 Il terzo viaggio, iniziato nel 1733, cioè quello in Germania, che porterà alla pubblicazione

dell’Opera philosophica e del De infinito, viene documentato da Swedenborg giorno dopo giorno nel suo diario. Egli descrive nei dettagli i paesaggi, la vegetazione, il suolo, le città nelle quali si ferma, le loro fortificazioni, le chiese, le caratteristiche degli abitanti, gli intrecci familiari dei regnanti e dei nobili; descrive castelli e foreste, palazzi reali (a cui afferma di potervi soltanto accennare, perché un’accurata descrizione richiederebbe troppe pagine, mentre «un pittore potrebbe rappresentarlo meglio e più vividamente in una sola pagina», ivi, p. 14); le piazze, le strade, il flusso di gente attraverso le strade e la presenza di sentinelle negli angoli, le attività dei popoli, le caratteristiche della loro economia. Nel visitare la biblioteca di Berlino, Swedenborg afferma che essa «contiene un gran numero di libri, ma per la maggior parte antichi; non molti sono disponibili al giorno d’oggi, dal momento che per tali scopi non si ricava denaro» (ivi, p. 16). Vi sono esibiti inoltre diversi manoscritti antichi, libri storici in lingua italiana, e libri in cinese e libri del corano. Si sofferma persino nella descrizione di alcuni tipi di vermi presenti nelle regioni della Frisia e del Northland (ivi, pp. 18-19), descrive diverse tipologie di alberi presenti nel giardino reale di Dresda (ivi, p. 22). Dal 14 al 19 giugno legge e corregge i suoi Principia. Il 22 giugno afferma di leggere un libro di Bernoulli sulla struttura dei vasi, considerata da un punto di vista geometrico, o sulla manovra dei vascelli, dal momento che il libro è sulle barche (ivi, p. 24). Queste brevi indicazioni sulla vita di Swedenborg, sui suoi viaggi, studi e interessi, permettono di comprendere meglio quanto l’autore fosse curioso e interessato a tutto, specie in ambito naturalistico e umano. Il manoscritto con le annotazioni dei viaggi è contenuto nella Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Stoccolma, Codice 88, pp. 498-503. Tradotto in latino da A.J. Kahl nel 1844 e pubblicato, lo stesso anno, da Immanuel Tafel, come introduzione all’Itinerarium, il vero e proprio diario di viaggi degli anni 1736-1740.

20 Swedenborgs Drömmar, [1743-44], engl. transl. by J.J. Wilkinson, Swedenborg’s Journal of

Dreams, 1743-1744, ed. by W. Ross Woofenden, New York: Swedenborg Foundation, 1986; Swedenborg’s Dream Diary, ed. by L. Bergquist, transl. by A. Hallengren,West Chester, PA:

Swedenborg Foundation, 2001.

21 Il manoscritto del diario dei sogni, in svedese, non era tuttavia destinato alla pubblicazione, invece

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testimonianze che consentono di seguire, tappa per tappa, lo sviluppo del suo percorso intellettuale. Proprio a partire dalle annotazioni di viaggio sappiamo che a Dresda ebbe modo di studiare non soltanto testi di mineralogia, metallurgia e di alchimia (di cui ritroviamo testimonianza nel catalogo della sua biblioteca), ma anche numerosi trattati di anatomia e di fisiologia. Si tratta sia di testi di importanti autori (W. Harvey, M. Malpighi, H. Boerhaave, A. Leeuwenhoek), sia di riviste e compendi, come nel caso della «Bibliotheque Italique», che contiene riferimenti a trattati di fisica, di anatomia e di medicina di area italiana22.

Già a partire dalla metà degli anni Trenta, Swedenborg cominciava a riflettere su tematiche meno legate all’ambito della mineralogia e della meccanica, orientandosi invece verso lo studio della medicina, della fisiologia e, in particolare, del problema del rapporto tra l’anima e il corpo23. Nel marzo 1737, mentre si recava in Italia, passando per numerose città del nord e del centro (da Torino, Milano, Padova, Venezia fino a Ferrara, Bologna, Firenze e Roma), registrava, nelle pagine del diario di viaggio (anni 1736-1739), accanto alle descrizioni di paesaggi, di opere d’arte, di ville e di fortificazioni, alcune osservazioni di anatomia e di fisiologia.

Se da un iniziale approfondimento della matematica, della meccanica e della fisica inorganica, tipico degli scritti degli anni Venti del Settecento (il

Prodroums Principiorum rerum naturalium, il Nova observata ferrum et ignem e il Nova methoda inveniendi), era passato, nei Principia rerum naturalium del 1734,

alla cosmologia, alla mineralogia, e a problemi di natura metafisica, come nel

Prodromus Philosophiae Ratiocinantis de Infinito et Causa Finali, nel decennio

successivo, si dedicò invece alla stesura di opere incentrate sullo studio del vivente,

anno 1747 ad annum 1765, serie di manoscritti pubblicati successivamente per la prima volta a cura

di J.F.I. Tafel come Diarii spiritualis, London: Newbery, 1843-47.

22 A partire dall’analisi della «Bibliothèque italique ou Histoire litteraire de l’Italie», Geneve: M.M.

Bousquet, Amsterdam: Mortier, 1728-1734, Swedenborg annota: «Per la fisica, l’anatomia e la medicina vi furono Galilei, Toricelli, Borelli and Castelli; [..] Vallisneri per quanto riguarda gli

animalcula seminali era dell’opinione opposta rispetto a Leeuwenhoek, Hartsoeker e Audry. Più

tardi, Malpighi, Bellini, e Redi per l’anatomia e la storia naturale; Jacinto Cestoni sulle origini degli insetti; Giovanni Battista Morgagni scrisse miscellanee di anatomia (Adversaria)» (per la lunga lista di nomi citati da Swedenborg si rimanda a R.L. Tafel (ed.), Documents, cit., Vol. 2, p. 36).

23 Il 15 luglio del 1733 a Dresda ha modo di visionare le comunicazioni dell’accademia delle scienze

di Bologna, curate da Francesco Maria Zanotti e intitolate De Bononiensi scientiarium et artium

instituto, atque Academia commentarii, Bononia: Laelii a Vulpis, 1731. Sempre a Dresda

Swedenborg ha modo di visitare il museo di storia naturale e osservare le varie specie del regno minerale, vegetale e animale, soffermandosi sugli scheletri e sui crani di uomini, donne, bambini e animali.

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che tuttavia pubblicò soltanto in parte (il primo e il secondo Oeconomia regni

animalis, a Londra e ad Amsterdam nel 1740-1741 e i primi tre volumi del Regnum

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