Opere dei principali Autori della Facoltà di Economia di Roma 1910-
EMILIO RAVENNA
L’Azienda e le sue classificazioni
Il Ravenna definisce l’azienda come quel “complesso di atti e funzioni amministrative, che si svolgono attorno ad una ricchezza pertinente ad una persona singola o ad un’unione di persone”77.
Tale organismo amministrativo, l’azienda appunto, si presenta con una varietà di fini ed origini tale da richiedere una classificazione.
Attorno a questo concetto l’Autore richiama le idee di Giovanni Rossi78: quest’ultimo, secondo il Ravenna, è quello che riesce meglio a spiegare la difficoltà del tema.
Egli classifica le aziende secondo sei diversi ordini: 1) Enti di vita pubblica (stato, province e comuni); 2) Enti di vita domestica (famiglia);
76
Ibidem
77
Ravenna E., 1909, Trattato teorico pratico di Ragioneria Commerciale
78
Filosofo della Ragioneria e precursore dell’economia aziendale, vive nel periodo compreso fra il 1845 e il 1921.
86 3) Enti di vita economica (imprese);
4) Enti di provvidenza e di previdenza economica (enti di sicurezza economico sociali, etc.);
5) Enti pedagogici (di istruzione elementare media e superiore) 6) Enti di vita superorganica (enti scientifici, religiosi, etc.)
A questa classificazione comunque il Rossi aggiunge l’esistenza di un unico fine, fine a cui tutti gli enti erano rivolti, ovvero il benessere economico sociale degli enti. Questi enti li divise in due gruppi distinti: un primo gruppo in cui sono collocati gli enti che hanno per fine ultimo il benessere civile della società; nel secondo sono compresi quelli che per fine hanno il benessere economico di tutti gli altri enti sociali, conseguito con prevalenza di produzione economica, beneficienza, etc. Addizionalmente, in merito alla classificazione, fa riferimento anche al Besta. Quest’ultimo sostiene che le aziende si possono classificare rispetto al loro fine, rispetto al soggetto, rispetto alle persone che amministrano ed, infine, rispetto al grado di integrazione e differenziazione amministrativa.
Nel suo lavoro, il Ravenna, tratta con particolare attenzione le aziende commerciali. Si sofferma a spiegare come il commercio possa essere inteso come quell’attività economica avente per oggetto lo scambio delle merci sia fra persone che fra paesi.
In realtà però, scrive il Ravenna, il commercio non può limitarsi al mero scambio: a tale concetto si deve aggiungere il concetto del trasporto del prodotto che s’intende scambiare, il concetto di trasformazione o perfezionamento da dare al prodotto al fine di aumentare sempre più la propria utilità.
Nel suo libro, l’Autore chiarifica delle condizioni in grado di permettere allo stato un certo grado di “floridezza commerciale”. Le circostanze occorrenti dovrebbero essere: condizioni fisiche (posizione geografica favorevole nelle vicinanze di vie di comunicazioni moderne), condizioni degli abitanti del posto (d’intelletto e moralità), e condizioni economico amministrative.
Il commercio può distinguersi in svariati modi, può essere interno od esterno (dipende se si opera su beni che sono prodotti e consumati nello stesso paese o meno). Se si considera il commercio in rapporto al propri beni,il commercio può distinguersi in commercio di mercanzie (ovvero di cose mobili) e commercio di
87
effetti e valori (ovvero quel commercio concernente la negoziazione degli effetti cambiari, metalli nobili, titoli, etc.)
L’azienda commerciale si può classificare ulteriormente.
Fra tutti gli enti economico amministrativi con fine il benessere economico, l’azienda commerciale è forse l’ente maggiormente multiforme per cui diviene anche poco semplice fare uno studio accurato. Dal punto di vista della Ragioneria, l’azienda commerciale può classificarsi: o secondo il fine che si propone nel corso della sua attività commerciale, oppure secondo la sua organizzazione.
A seconda del fine che l’azienda commerciale intende proporsi, si può distinguere in quattro diversi ordini: mercantili, bancarie o di credito, industriali e assicuratrici. Diversamente, se il distinguo viene fatto secondo le sue relazioni interne, siamo dinnanzi a tre ordini: individuali, sociali e di partecipazione.
Le scritture contabili
In merito alle scritture contabili, il Ravenna tratta il tema degli inventari definendone in primis lo scopo degli stessi.
Definisce gli inventari come una “funzione amministrativa che ha per fine la ricognizione e valutazione della sostanza patrimoniale”79.
Tale lavoro si componeva in tre differenti parti: doveva esistere un primo step in cui ci si doveva ricondurre a dei valori attivi e passivi in grado di formare la sostanza patrimoniale, un secondo con una valutazione degli stessi ed un terzo in grado di descriverli e classificarli in speciali documenti.
Normalmente a tutto ciò si dava appunto il nome di inventario: diversamente, in commercio, per indicare il lavoro appena descritto alla parola inventario si sostituiva la parola bilancio.
L’inventario era una funzione molto importante che doveva essere svolta all’inizio di ogni anno: il commerciante, infatti, non poteva iniziare bene il suo lavoro senza conoscere di quali elementi era composto il suo patrimonio e quale il valore di esso.
L’inventario era considerato anche un termine di paragone fra la reale consistenza delle attività e passività iniziali e quelle che potevano risultare alla fine
79
88
dell’esercizio: era quindi la base di tutte le registrazioni che durante l’esercizio amministrativo il commerciante era tenuto a fare.
Quest’ultimo poteva essere redatto non sono all’inizio di ogni anno, ma anche durante periodi intermedi dell’anno stesso in relazione a particolari circostanze. Poteva essere fatto nel caso in cui il commerciante si ritirasse dagli affari, in caso di morte del commerciante, in caso di fallimento, etc.. e questo per poter, ad esempio, permettere le operazioni riguardanti le svariate successioni; per stabilire come distribuire l’eventuale attivo fra i creditori, etc..
La Ragioneria, trattando questo tema, si pone l’obiettivo di “far conoscere la situazione specifica, economica e giuridica dell’azienda stessa, al principio dell’esercizio o in qualsiasi altro momento in cui occorra procedere a siffatto lavoro”80.
L’inventario può quindi essere definito come la determinazione e la valutazione degli elementi attivi e passivi che costituiscono il patrimonio di un’azienda commerciale. Essendo il patrimonio costituito da due diverse parti (la parte delle attività e la parte delle passività), pure il documento relativo, scrive il Ravenna, si divide in parte attiva e parte passiva. In più, visto che alla fine si è soliti aggiungere una parte netta al fine di bilanciare le sezioni dell’inventario, in commercio, tutto ciò detto viene definito bilancio.
80
89