• Non ci sono risultati.

LORENZO DE MINICO (1896-1949)

Opere dei principali Autori della Facoltà di Economia di Catania 1910-

LORENZO DE MINICO (1896-1949)

Lorenzo De Minico (1896 - 1949) fondò la scuola Napoletana e fu un allievo di Fabio Besta che visse proprio nel periodo di transizione fra il paradigma Bestano e quello Zappiano. Alle teorie di Zappa apportò delle modifiche originali in merito al concetto di azienda.

L’Azienda

Il De Minico non si preoccupò di soffermarsi alla mera definizione di azienda: egli aderiva alla definizione servita dagli studiosi che lo avevano preceduto ma volle

96

140

porre una particolare enfasi all'apertura del sistema aziendale, in continua interazione con l'ambiente esterno.

In questo modo, l'azienda, durante il processo di produzione, utilizzava quelle “utilità” acquisite dal mercato per poterne creare di nuove, di valore superiore rispetto a quelle acquisite.

Ritenne inoltre che il carattere fondamentale dell'impresa era da ricercarsi nella tensione all'equilibrio economico durevole ed evolutivo, come una sorta di sintesi fra l'interno e l'esterno che veniva a crearsi da parte degli elementi del sistema aziendale.

Non esisteva però un concetto di equilibrio economico valido in senso assoluto: il concetto andava ricercato a seguito delle forze interne ed esterne all'azienda97. L'azienda, seppur influenzata da queste forze, doveva cercare di mantenere la propria struttura iniziale che era stata prevista sia per lo stato presente che per lo stato futuro.

I costi

Fu il primo studioso ad occuparsi di costi in termini economico-aziendali. L’autore sostenne un criterio secondo cui i costi venivano attribuiti cercando un nesso logico di causalità con i servizi per cui i fattori produttivi venivano utilizzati. Pertanto era doveroso comprendere in che modo il costo di ogni fattore produttivo si legava con l’oggetto di cui si voleva determinare il costo, in modo da poter quantificare il costo stesso.

Classifica i costi come segue: costo primo (che racchiude le spese di imputazione diretta, come ad esempio le materie prime); costo contabile (oltre alle spese dirette, comprende una quota di imputazione indiretta di natura industriale); costo complessivo (comprende spese d’imputazione diretta, indiretta di carattere finanziario, amministrativo e industriale); costo economico-tecnico (comprende pure oneri, come ad esempio interessi sui propri capitali investiti).

Nonostante queste prime classificazioni, dichiara come sia difficile una classificazione definitiva dei costi stessi, poiché gli scopi a cui i costi sono riferiti

97

L'attività produttiva d'impresa è denominata e diretta dalle presunte vicende di quel “vincolo” e di quelle“determinanti”, o, più ampiamente, dalle previsioni intorno alla economia aziendale ed all'equilibrio economico dell'ambiente” De Minico L., 1935, Elasticità e relazioni dinamiche dei costi nelle imprese

141

sono innumerevoli “perciò pure, se si volesse con una frase definire la materiale essenza del costo, bisognerebbe ricorrere ad un’espressione non ben definita dicendo che esso è l’insieme delle spese sostenute e rilevate fino ad una certa fase della produzione. Siccome le fasi del processo produttivo, da un punto di vista teorico, sono infinite, è agevole comprendere come infinite siano le figure di costo.”98

Qualificò i costi come “comuni” e “speciali”, anche se tale classificazione non andava fatta all’origine: la loro quantità andava individuata di volta in volta, secondo la regola generale per cui i costi si imputavano agli oggetti in proporzione ai servizi da questi richiesti ai fattori produttivi.99

I costi venivano altresì determinati per differenti scopi: in primis potevano essere individuati al fine di formulare giudizi di convenienza economica, senza la conoscenza della rilevazione dei costi alcune scelte non potrebbero risultare consapevoli.

Possono altresì determinarsi per stabilire la convenienza ad accettare o meno determinate offerte di prezzo: unicamente la visione completa degli oneri e delle spese che specifiche produzioni possono presentare può permettere di valutare se un prezzo potrà essere rimuneratore o meno. La funzione più importante, però, è determinata dallo scopo di sorvegliare e vigilare l’efficienza economica dell’impresa nel complesso o nei suoi singoli reparti.100

Si concentra successivamente altresì sulle differenze che intercorrono tra il bilancio e la situazione contabile. Con la voce “bilancio” sostiene che nelle aziende si disegna il rendiconto patrimoniale, ovvero lo strumento contabile per mezzo del quale si dà prova della composizione del capitale al termine dell’esercizio e della misura del reddito conseguito nell’esercizio attinente al periodo amministrativo che si intende esaminare.

Seppur alcuni autori considerano il bilancio unicamente rappresentato dalla situazione patrimoniale, il De Minico considera anche la parte conto “profitti e

98

De Minico L., 1942, Saggi di Economia delle Aziende

99

“Tanto si è detto e scritto sulla distinzione fra costi speciali e costi comuni, ma questa distinzione riposa principalmente sull’individuazione della struttura e della modalità di impiego relative ai servizi sottostanti a quei costi. […] si dovrebbe affermare che i costi, in via mediata o in via immediata, dovrebbero addossarsi ai diversi loro “oggetti” secondo gli stessi rapporti con i quali le utilità ad essi sottostanti di impiegano a vantaggio degli oggetti medesimi. Che questo principio abbia difficoltà di applicazione ed incontri limiti quasi invalicabili non significa che esso venga smentito […]. De Minico L., 1946, Lezioni di Ragioneria

100

142

perdite”, puntualizzando come la prima parte non debba assolutamente essere confusa con la situazione contabile. Questo poiché la situazione contabile riproduce lo stato dei saldi del mastro, diversamente il bilancio riproduce quei saldi dopo che questi ultimi sono stati modificati correttamente dalle scritture contabili di assestamento e riepilogati.

L’autore, in relazione al bilancio, pone ulteriori importanti considerazioni.

Sostiene come, per la compilazione di un bilancio, non servano nozioni di ragioneria o di economia delle aziende, evidenziando come siano invece necessarie conoscenze in merito alla “tecnica aritmetica del prospetto bilanciante”. Oltre a ciò, però, è indispensabile saper interpretare tali cifre del bilancio: il De Minico infatti, a tal proposito, scrive: “che significato avrebbe mai il totale dell’attivo di un bilancio se fosse ottenuto sommando la consistenza di cassa di un istante a un complesso di costi sostenuti per le immobilizzazioni in tempi disparati, talora anche rispetto a quell’istante remoti, talché fosse giustificato pensare che essi fossero espressi in unità monetarie di vario contenuto?”101.

Similmente, quest’ultima considerazione poteva porsi anche per il passivo. A parere dell’autore le cifre sono troppo precise e rigorose per poter raccontare con esattezza i vari fenomeni economici. Addirittura propone di lasciar perdere le cifre (in quanto se prese singolarmente non descrivono alcunché) a favore della descrizione dei fenomeni che porta ad una conoscenza più veritiera della realtà aziendale. Il numero, conclude, “non fa che restituirci sotto altra forma quanto ad esso affidammo, non potrà mai dirci alcuna cosa che noi stessi in esso non avemmo racchiusa. Tanto vale, a volte, perciò riconoscere la insufficienza ed affidarci a mezzi di espressione che da esso prescindano”102.

Ciò definito, c’è da precisare tuttavia come il bilancio d’esercizio non rappresenti, per l’autore, una scrittura in grado di esaurire totalmente le necessità di informazioni, sia per le nozioni di capitale sia per quelle di reddito a fine esercizio. Quest’ultimo è utilizzato soprattutto al fine di rappresentare giudizi più complessi riguardanti la vita futura dell’impresa: se di dimostra come quest’ultima possa possedere una sana redditività futura, l’impresa stessa trova affermazione “come

101

De Minico L., 1946, Lezioni di ragioneria

102

143

un complesso affare, provvisto della vitalità che ne è essenziale presupposto”103. Tale affermazione comunque risulta vera solo in parte, in quanto il bilancio praticamente accoglie soltanto un epilogo dei fatti passati: mancano vere verifiche future. Quell’epilogo di fatti passati, seppur basato su una previsione di accadimenti venturi, ha comunque un’influenza indiretta poiché quelle considerazioni future sono comunque esercitate su accadimenti ormai trascorsi. L’autore continua sostenendo come non si debba trascurare il fatto che, quando si parli di bilancio, siamo sempre dinnanzi ad uno strumento contabile che per esistere si basa su situazioni storiche (quali il costo, o il prezzo corrente), o al più limitatamente preventive (prezzi di realizzo futuri).

Il bilancio quindi raffigura un rilevante fondamento di ricerche in merito all’economicità dell’azienda, ma non è l’unico strumento utile per quella tipologia di indagini.

103

144

Opere dei principali Autori della Facoltà di Economia di Napoli

Documenti correlati