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La voce è uno strumento estremamente utile e potente in quanto capace e potente mezzo comunicativo e di espressione. Essa esprime le nostre emozioni con la sola tonalità, in- tensità e del ritmo che, nella classificazione delle caratteristiche paralinguistiche, costitui- scono il sistema prosodico o soprasegmentale (Anolli & Cicerri, 1997). Ciò che noi perce- piamo come tonalità è dato dalla frequenza fondamentale (F0), che è determinata dalla tensione e dalla vibrazione delle corde vocali e dell’intera laringe. Più esse sono tese, più la frequenza è alta e più la tonalità è acuta; al contrario, viene percepito un tono grave quando esse sono allentate. La tonalità viene misurata in Hertz.

Rispetto ai parametri temporali, vengono distinti la durata, consistente nella lunghezza del- l’enunciato misurata in secondi, nella velocità di emissione, caratterizzata dal numero di sillabe pronunciate in un secondo, e dal ritmo consiste nella combinazione tra durata e ac- cento ed è dato dall’alternarsi di sillabe accentate e sillabe non accentate.

Luigi Anolli e Rita Ciceri (1997), nel loro studio scientifico, fanno emergere chiaramente come anche la frase più neutra come “Non è possibile, non ora” può assumere sfumature differenti a seconda di come viene detta.

Nella loro indagine, la suddetta frase viene interpretata secondo diverse emozioni, a due- cento persone viene richiesto di riconoscere quella caratterizzante.

Ebbene, Il 65% del campione è riuscito ad individuare senza difficoltà ognuna delle emo- zioni. Tra tutte le più immediatamente riconoscibili sono state quelle negative: il 77% ha individuato la collera, il 73% la paura, il 70% la tristezza, mentre solo il 40% del campione è riuscito ad individuare la tenerezza.

Secondo la ricerca, i principali profili della voce che esprime le diverse emozioni possono essere distinte in:

- Collera: il tono usato è alto, l’ intensità è forte, vi è un’assenza di pause perché la voce viene buttata fuori di colpo. La voce di colui che manifesta la collera è tesa e piena.

-Gioia: la voce è ampia, piena e con un’intensità elevata, abbastanza modulata, con un ritmo dai contorni arrotondati. La risonanza è bilanciata ed esprime proprio uno stato di benessere.

-Paura: è molto sottile, oltremodo tesa e tremolante, il tono è acuto. Esprime l’incapacità di far fronte alla minaccia.

-Tristezza: tono basso, intensità modesta, e con un ritmo lento. La voce è rilassata ma stretta, di chi è impotente, sopraffatto.

- Disprezzo: tra le caratteristiche tipiche vi è la segmentazione e la suddivisione delle silla- be nonostante il mantenimento di una velocità normale.

-Tenerezza: ampia, distesa, con angoli arrotondati e, in alcuni casi, musicale

Esiste una stretta correlazione tra situazione emotiva, stato di attivazione muscolare e modalità di funzionamento dell’apparato vocale.

Un esempio può essere determinato dalla riduzione del tono dell’umore, dalla stanchezza o anche più semplicemente dalla noia, la mancanza di motivazione: tutte queste emozioni generano una riduzione del tono muscolare i cui sintomi sono: ridotta forza adduttoria dei muscoli tiroaritenoidei, scarsi livelli di tensione longitudinale cordale, riduzione della fre- quenza di fonazione, rallentamento dell’eloquio e contenimento delle resistenze glottiche. In controtendenza, stati di eccitazione, di sorpresa, o di attesa ansiosa, determinano un generale ipertonico muscolare con relativa sintomatologia: innalzamento della posizione laringea, allungamento delle corde relativo alla postura glottica, incremento delle forze ad- duttorie e irrigidimento del tratto vocale. La voce risulta schiarita e impoverita timbricamen- te, la respirazione è spesso troppo rapida e superficiale. Il soggetto si trova in un generale stato di ansia e di allerta.

Nella vita quotidiana si può percepire nitidamente quanto determinate situazioni emotive si possano riflettere sulla funzionalità dell’apparato fonatorio e in modo particolare sulla la- ringe.

Tra le emozioni, la rabbia può esser considerata quella che in modo più determinato esemplifica il ruolo dello sfintere laringeo nella resa delle emozioni.

È caratterizzata da una emissione vocale particolare, nella quale la modalità elastica di adduzione cordale tende a sfumarsi in favore di una chiusura glottica di tipo francamente sfinterico, più salda e duratura. Vi è un incremento del tono adduttorio della muscolatura intrinseca, cui si associa il reclutamento della faringe medio che va ulteriormente a inibire il flusso dell’aria vibrante in direzione dell’esterno.

L’aumento del tono dei muscoli tiroaritenoidei determina un notevole accorciamento delle corde, cui consegue incremento della loro massa.

Contemporaneamente l’attivazione degli interaritenoidei produce avvicinamento delle ari- tenoidi con conseguente completa chiusura glottica. L’aumento delle resistenze glottiche che accompagna questi due eventi genera un’importante riduzione frequenziale, gravata da perturbazioni di segnale, un cambiamento di timbro glottico e una ridotta dinamica di

intensità e frequenza. L’aggressività, inizialmente rivolta verso l’esterno, si traduce così in autoaggressione.

Il parlante inspira in modalità alto-medio toracica, spinge in avanti il mento e indietro e in alto il capo, attuando un’adduzione forzata con corde vocali allungate, tensione longitudi- nale aumentata, adduzione spesso incompleta, corde avvicinate alla linea mediana e vo- cal-tract irrigidito nel suo tratto medio.

La voce che ne risulta è penetrante, acuta, tesa o aspra e la qualità della comunicazione è tagliente, provoca una lacerazione, nell’orecchio prima, nell’animo dell’ascoltatore poi. Altre emozioni reclutanti l’attività sfinterica laringea, sono la sorpresa e la paura le quali in entrambi i casi si accompagnano alla messa in atto di una subitanea chiusura glottica a seguito di una ripresa inspiratoria rapida e profonda.

Mentre nella paura la glottide arriva alla chiusura completa, nella sorpresa le corde vocali si posizionano abitualmente in paramediana e il mantice rimane espanso, senza una vera chiusura glottica, e l’adduzione completa collabora alla stabilizzazione del tronco, con la conseguente facilitazione della messa in atto di una resistenza ad un probabile attacco o della produzione di una reazione motoria a carico soprattutto dell’arto superiore, nella sor- presa l’inspirazione con sospensione a corde avvicinate, ma non completamente addotte, prepara a “dare un nome” a ciò che ha sorpreso e, in questo modo, attraverso l’attribuzio- ne dell’oggetto a un campo semantico noto, a superare l’emozione stessa.

A differenza dei parametri di picco, di volume e temporali, che sono relativamente più facili da misurare e da controllare, le qualità vocali sono state finora poco esplorate in relazione alla comunicazione dei correlati emotivi, proprio a causa delle difficoltà metodologiche e concettuali che esse implicano (Scherer 1986).

Un interessante contributo giunge da uno studio (Gobl & Chasaide 2003) che ha indagato il ruolo delle qualità vocali (ad esempio la voce piena, la voce sottile, la voce ruvida) nel veicolare informazioni circa emozioni, umori e attitudini.

Gli autori ipotizzano che la frequenza e la qualità vocale contribuiscano in modo indipen- dente all’espressione degli stati affettivi: le qualità vocali hanno un ruolo di primo piano nel comunicare gli stati meno intensi come stati d’animo, umori e attitudini, soprattutto se privi di un correlato fisiologico, mentre la frequenza è fondamentale per l’espressione delle emozioni più intense, accompagnate da una componente a livello fisiologico (ibid.).

La possibilità che la frequenza e le qualità vocali abbiano funzioni differenti e potenzial- mente indipendenti nell’espressione degli affetti è stata precedentemente suggerita anche

da Scherer (1986), il quale ha ipotizzato che le ampie variazioni dell’intonazione segnalino marcate differenze nei livelli di attivazione, e che invece le qualità vocali comunichino sotti- li sfumature affettive.

Scherer (1986) individua una relazione tra i parametri vocali delle singole emozioni e le componenti di valutazione cognitiva (appraisal) delle circostanze attivanti contemplate dal modello componenziale da lui stesso proposto. Tale modello individua cinque livelli di valu- tazione dello stimolo:

1 – controllo della novità

2 - controllo della piacevolezza o spiacevolezza intrinseca dello stimolo; 3 - controllo della rilevanza in relazione allo scopo e ai bisogni;

4 - controllo del potenziale di adattamento;

5 - controllo della compatibilità dell’evento con le regole e le norme sociali o con il Sé idea- le ( ibid.)

L’attenzione di Scherer si è focalizzata sulle modificazioni espressive a livello facciale e vocale; la vocalizzazione delle emozioni negli animali fornisce una base di partenza per l’esplorazione dell’effetto dell’attivazione emotiva sul comportamento animale.

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