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(ENBPS) Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche Primo periodo fascista dal 1922 al

Con l’instaurazione del fascismo, la Federazione delle biblioteche popolari è oggetto di forte pressioni – in quanto priva della presenza politico-ideologica fascista – per il cambiamento del contenuto culturale, voluto da parte degli esponenti del regime attraverso la censura, e il controllo degli acquisti dei libri154.

Uno dei segnali di intimidazione avviene a Napoli, dove si doveva svolgere il primo congresso nazionale della cultura popolare fra il 24 e il 27 settembre 1922, alla vigilia della marcia su Roma, con l’intervento di Turati sui problemi dell’educazione popolare e i nuovi problemi sull’attività della Federazione delle biblioteche popolari dopo il primo conflitto mondiale. In quella circostanza i fascisti napoletani della sezione del PNF bloccarono con minacce e violenza l’avvio del congresso, costringendo il Rettore

a rifiutare l’aula dove doveva svolgersi e a rinviarlo a tempo indeterminato155.

Interventi sulle biblioteche scolastiche

Gentile

Un primo intervento sulle biblioteche scolastiche è previsto dalla circolare del 26 maggio 1923, n. 44 di Gentile che ripristina gli annuari scolastici – del ministro della Pubblica Istruzione Ruggero Bonghi (dal 27 settembre 1874 al 20 novembre 1876, governo di destra Marco Minghetti II) circolare 20 novembre 1874 – aggiungendo ora uno spazio per le novità, la gestione, i nuovi acquisti dei libri e le donazioni della biblioteca156.

Un altro intervento si ha con la riforma Gentile R. D. del 30 aprile 1924, n. 965, che riguardava l’ordinamento degli istituti della scuola media e l’art. 12 il quale deliberava

che in tutte le scuole superiori doveva esserci la biblioteca dei professori; l’art. 121

disponeva che la biblioteca scolastica non fosse più unica ma venisse divisa in biblioteca

154 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., p. 79; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 63-68.

155 Ivi, pp. 64-65; Maria Luisa Betri, Leggere Obbedire Combattere. Le biblioteche popolari durante il

fascismo…cit., p. 40.

156 Guido Calcagno, Biblioteche scolastiche, Mondadori Milano 1938, p. 130;

PDF 2. Il fascismo nella scuola attraverso gli Annuari scolastici - ART...https://art.torvergata.it/bitstream/2108/1380/5/capitolo%202.pdf, p. 53.

66 per i professori e biblioteca per alunni. E con gli artt. 129, 130: decideva la gestione affidata ad un professore scelto dal collegio dei professori e la biblioteca doveva essere aperta al pubblico se non esistevano biblioteche pubbliche locali; inoltre la realizzazione eventuale di una biblioteca doveva essere sostenuta dal preside. Ma ancora questi interventi non sono incisivi per la carenza di risorse economiche e di valutazioni politiche157. Mentre per le scuole elementari il cambiamento delle biblioteche popolari e scolastiche inizia prima con il R. D. del 2 settembre 1917, n. 1521, già visto sopra.

Fedele

Con il R. D. del 11 gennaio 1925, n. 145 viene riconosciuto per la prima volta il ruolo professionale del bibliotecario scolastico negli istituti superiori e ancora una volta lo Stato si sottrae dalle spese lasciando agli enti locali o al Comune il pagamento dello stipendio158.

La circolare del 15 marzo 1925, n. 28 emanava per le scuole medie le norme per

l’ordinamento delle biblioteche scolastiche. E la circolare del 14 dicembre 1925, n. 120

stabiliva le modalità della crescita del materiale di lettura della biblioteca scolastica

attraverso l’acquisto di libri con i fondi della cassa scolastica stabiliti dal ministero o

per invio del ministero stesso agli istituti di libri di propaganda o con abbonamenti scolastici di riviste e periodici159. Mentre la circolare del 14 aprile 1926, n. 30 di Fedele premeva per la diffusione delle biblioteche popolari e imponeva a tutte le scuole di avvalersi di una biblioteca per gli alunni160.

Per iniziativa di Pietro Fedele, appoggiato da Emilio Bodrero nel 1926, si propongono – da parte del regime – alcune novità nell’organizzazione generale della cultura pubblica, per la prima volta sotto il controllo centralizzato. E fra queste le più importanti sono così sintetizzate: a) l’istituzione dell’Accademia d’Italia (7 gennaio

157 Massimo Fiore, Clara Cavalieri Archivolti: Un progetto a favore delle biblioteche scolastiche e della

lettura per l’infanzia, … cit., pp. 256-257; Enzo Colombo, Annamaria Rossetti, La Biblioteca nella Scuola, … cit., p. 19-20.

158 Massimo Fiore, Clara Cavalieri Archivolti: Un progetto a favore delle biblioteche scolastiche e della

lettura per l’infanzia, … cit., pp. 258-259.

159 Enzo Colombo, Annamaria Rossetti, La Biblioteca nella Scuola, … cit., pp. 19-20; Ministero dell’Educazione Nazionale, Dalla riforma Gentile alla Carta della scuola, … cit., pp.766-770; Guido

Calcagno, Biblioteche scolastiche, … cit., pp. 17-24, 128-133; Massimo Fiore, Clara Cavalieri Archivolti: Un progetto a favore delle biblioteche scolastiche e della lettura per l’infanzia, … cit., p. 259.

67 1926); b) la costituzione dell’Istituto nazionale fascista di cultura (R. D. del 6 agosto 1926, n. 1.408); c) la costituzione della Federazione nazionale fascista dell’industria editoriale (R. D. del 19 maggio 1927, n. 925); d) la riorganizzazione in senso pubblico della Società italiana degli autori ed editori (R. D. del 3 novembre 1927, n. 2.138)161. E in quel periodo si scrive: “Fra i molti e grandi meriti del Governo fascista è anche quello

di aver rivolto alle Biblioteche la sua premurosa attenzione…”162.

Il programma di cambiamento del regime nel 1926 è più marcato nella parte delle biblioteche e della lettura ed è caratterizzato da due provvedimenti rilevanti: il primo, la costituzione della Direzione generale delle accademie e biblioteche per realizzare un maggior controllo sulla cultura giovanile – per superare la crisi tra scuola e mercato del lavoro – (R. D. del 7 giugno 1926, n. 944); il secondo, la fascistizzazione dell’antica Federazione italiana delle biblioteche popolari, dove Ettore Fabietti (socialista) viene sostituito da Leo Pollini, uomo del regime fascista. Il programma di quest’ultimo sulla

biblioteca popolare introduceva: 1) l’eliminazione di ogni traccia del “bolscevismo

russo nostrano” e delle letture socialiste del nostro Paese; 2) la preparazione corretta di tutte le categorie sociali nello svolgimento del proprio lavoro, tenendo presente il moto

“non tutto il sapere è per tutti”; 3) il controllo della biblioteca deve essere pubblico e

centralizzato per garantire la totalità del comportamento; 4) portare sicurezza, continuità

e vantaggio economico all’industria editoriale163.

Secondo periodo fascista dal 1927 al 1935

Nel 1927 il Pollini fondò a Milano l’Alleanza nazionale del libro, con presidente Pietro Fedele, che gestiva un ampio servizio di commissioni librarie. Di seguito, per supplire alla crisi del libro, la Federazione nazionale fascista degli industriali editori con il presidente Franco Ciarlantini intraprende una vigorosa campagna per la riorganizzazione delle biblioteche, la creazione di un Ente libri proponendo una

161 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 80-81; Paolo Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell’Europa contemporanea … cit., pp. 260-262.

162 Le Accademie e le Biblioteche d’Italia nel sessennio 1926-27/ 1931-32, Roma, 1933, p. 208. 163 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 81-85; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 77-78; Massimo Fiore, Clara Cavalieri Archivolti: Un progetto a favore delle biblioteche scolastiche e della lettura per l’infanzia, … cit., p. 257; Marzio Barbagli, Disoccupazione intellettuale e sistema scolastico in Italia, … cit., pp. 269-270; Paolo Traniello, Storia delle biblioteche in Italia. Dall’Unità a oggi, Mulino, Bologna 2002, p. 191.

68 biblioteca per ogni Comune in modo da collocare una quantità di libri di ciascuna pubblicazione ritenuta utile. Alfonso Gallo invece – membro della Direzione generale delle Accademie e biblioteche – sosteneva che si potesse rimediare a questa situazione

attraverso l’espansione delle biblioteche pubbliche. Inoltre lo Stato, dal 1928 in poi, non fa mancare all’industria editoriale privilegi per il mercato interno e la protezione per l’espansione della produzione all’estero.

Ma le condizioni per realizzare le proposte di Pollini e Ciarlatini facevano difetto, in quanto in Italia non vi era un sufficiente numero di lettori, le biblioteche popolari scolastiche erano in parte inefficienti e la gestione unica centralizzata nel settore della pubblica lettura si scontrava con iniziative diverse proposte da altre istituzioni.

Belluzzo

Con Belluzzo prende il via il riordino delle biblioteche popolari e scolastiche. Già inserito come membro della Segreteria del Consiglio regionale dell’Associazione nazionale fascista delle biblioteche di alcune regioni come Lazio e Umbria, alla sua

nomina di ministro dell’Educazione Nazionali nel 1928 riceve il compito di fascistizzare

tutte le scuole non solo nei programmi ma anche negli uomini. Per primo, fa applicare

la circolare del 10 maggio 1928, n. 1984 che prevedeva di dare disposizioni ai responsabili delle biblioteche popolari e scolastiche, di eliminare tutto il materiale contrario al regime e nocivo al principio etico e morale. Per secondo – lo afferma il ministro alla Camera il 29 maggio 1929 – il problema era una parte degli insegnanti che con molta difficoltà si adeguavano all’esigenza delle nuove disposizioni del regime

sebbene già molti rami secchi io abbia energicamente reciso164. Balbino

Durante il suo incarico di ministro cerca di mettere ordine con il R. D. del 31 ottobre 1929, n. 1978 che istituisce l’Associazione nazionale fascista per le biblioteche delle scuole italiane, sostituendo in pratica il lavoro fatto nel 1903 dalla Cavalieri

dell’Associazione per le biblioteche scolastiche, la cui gestione viene affidata a Ugo

164 Michela Minesso, Giuseppe Belluzzo.Tecnico e politico nella storia d’Italia,1876-1952, Franco

Angeli, Milano 2012, pp. 226-227; Maria Luisa Betri, Leggere Obbedire Combattere. Le biblioteche popolari durante il fascismo…cit., pp. 62-63.

69 Spinelli, che tuttavia dimostrò di essere inadeguato a svolgere questo compito tanto che viene sostituito nel 1931 da un Commissario governativo165.

Per ovviare a questa crisi di gestione, nel 1932 la Federazione nazionale delle biblioteche popolari fu sostituita dall’Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche (ENBPS) di orientamento fascista dal R. D. del 24 settembre 1932, n. 1335,

con sede in Roma, affidata all’inizio ad Alfonso Gallo come commissario e poi nel 1934

a Guido Mancini come primo presidente del Consiglio centrale di amministrazione, composto dai rappresentanti del Ministero dell’Educazione Nazione, del Partito fascista, dell’associazione fascista della scuola, delle biblioteche e scuola primaria, delle biblioteche e scuola media, dell’Onb, e dell’Opera nazionale del Dopolavoro (Ond)166. Vengono così assorbiti gli enti esistenti nell’ENBPS all’interno del Ministero

dell’Educazione Nazionale alle dipendenze della Direzione generale delle accademie e

biblioteche. Ciò dimostra che nei primi anni trenta il fascismo si fa carico di tutte le iniziative sociali e vigila sulle biblioteche scolastiche e popolari per garantire uno sviluppo adeguato senza contrasti che può essere utile per aumentare il consenso alla dittatura. E lo stesso statuto del R. D. del 24 settembre 1932, n. 1335, indica le finalità

dell’ENBPS che possono essere così sintetizzate:

- costituire nuove biblioteche popolari nei Comuni dove non erano presenti; - ampliare quelle già esistenti garantendo una guida e assistenza;

- mediante gare adeguate di concorsi a premi dare impulso al libro di tipo propagandistico, educativo o scolastico167.

Inoltre poteva unificarsi con altre istituzioni simili dando una certa uniformità ideologica nella distribuzione della pubblica lettura, attraverso anche le informazioni

della rivista ufficiale “La parola e il libro”. Ma non poteva intromettersi nella gestione

delle altre biblioteche, come per esempio: nelle biblioteche delle parrocchie, dei

165 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 85-87; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 77-78, 90; Enzo Colombo, Annamaria Rossetti, La Biblioteca nella Scuola, … cit., p. 20; Massimo Fiore, Clara Archivolti: Un progetto a favore delle biblioteche scolastiche e della lettura per l’infanzia, … cit., pp. 257-258.

166 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., p. 88; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 93-94.

167 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., p. 88; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 91-93.

70 Comuni, nelle biblioteche dell’Onb, dell’Ond e dell’Opera nazionale combattenti (Onc), che continuavano a produrre propri spazi in concorrenza con l’organismo centrale pianificatore il (Consiglio centrale di amministrazione).

Ercole

La circolare 11 gennaio 1933, n. 2, emanata dal ministro Ercole, aveva come scopo quello di sostenere nuove biblioteche popolari e scolastiche (per le scuole elementari e medie), e di gestire la crescita e il riordino delle collezioni già in possesso, si limitava però a fornire le biblioteche di libri scadenti e di propaganda per il regime come la rivista

“La Parola e il Libro” lasciando i problemi irrisolti. E la stessa ENBPS viene utilizzata

dal regime soprattutto alla fine come organizzazione, per controllare ed espandere la cultura fascista168.

Inoltre la direzione generale attraverso la circolare del 9 settembre 1934, n. 8.605, ancora del ministro Ercole – alla vigilia del terzo congresso di Bari dal 20 al 23 ottobre 1934 – cerca di mettere ordine e dividere le responsabilità come ad esempio:

- alla direzione generale stessa spetta il controllo delle biblioteche popolari e scolastiche; - all’Ente l’assistenza delle biblioteche associate;

- all’Associazione fascista della Scuola l’aiuto delle iniziative a livello locale.

Quest’ultima aveva la caratteristica di consentire ad una persona di avere più cariche in

diversi settori similari, produttivo, finanziario, culturale mediante “partecipazioni

incrociate” e quindi di avere il controllo di un intero settore, per esempio: Guido

Mancini che aveva la carica di presidente ENBPS, era direttore della rivista “La parola

e il libro” organo dell’ENBPS, (ereditata dalla disciolta Federazione italiana delle

biblioteche popolari) e rappresentante dell’Associazione fascista della scuola169. Altra circolare importante dello stesso ministro Ercole è quella del 9 settembre 1934, n. 55, una “carta programmatica” che stabilisce i compiti delle istituzioni del Ministero

168 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 88-89; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 94-98; Enzo Colombo, Annamaria Rossetti, La Biblioteca nella Scuola, … cit., pp. 20-21; Paolo Traniello, Storia delle biblioteche in Italia. Dall’Unità a oggi … cit., pp. 192-193; Maria Luisa Betri, Leggere Obbedire Combattere. Le biblioteche popolari durante il fascismo…cit., pp. 68-69; Mario Isnenghi, Per la storia delle istituzioni culturali fasciste, in «Belfagor», 30, 1975, 3, pp. 261-264.

169 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 90-91; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., p. 96.

71 che si interessano delle biblioteche del popolo come i Provveditori, i Soprintendenti, gli Ispettori bibliografici, i Podestà, e i presidenti dell’Onb, dell’Ond, dell’Onc e

dell’ENBPC.

Il ruolo di queste istituzioni risulta così indicato:

- le Soprintendenze bibliografiche (organi periferici del ministero) controllano la gestione;

- gli Ispettori bibliografici hanno compito di rappresentanti e informatori;

- l’Associazione fascista della scuola riguardante le biblioteche doveva interessarsi del suo incremento;

- all’ENBPC competeva una serie di incarichi così sintetizzati: 1) inviare libri alle biblioteche abbonate;

2) consigliare l’aumento dei libri nella biblioteca e dare indicazioni per l’acquisto;

3) stabilire collegamenti con le altre biblioteche attraverso pubblicazioni di periodici e attraverso il Ministero promuovere corsi di istruzione per migliorare la preparazione professionale del bibliotecario;

4) gli accordi con il Ministero e con gli altri enti interessati che hanno gli stessi obiettivi devono essere fatti con il consenso per avere un orientamento da esercitare in comune; 5) promuovere la pubblicazione di libri formativi e tecnici e spiegare l’obiettivo importante del regime.

6) appoggiare le iniziative che innalzano il valore e l’interesse della biblioteca.

Inoltre la stessa circolare consigliava una tipologia di libri vincolanti dalla autorità (Ministero) che doveva essere la base di una biblioteca esemplare, per esempio: classici

italiani, cultura fascista, cultura corporativa, storia d’Italia e della Grande Guerra, turismo, geografia, volgarizzazione scientifica, vocabolari, atlanti, enciclopedie e

cultura “amena”, quest’ultima scelta secondo le indicazioni della cultura fascista.

“Purgare le biblioteche” questo era il titolo uscito dalla rivista “La parola e il libro” dopo

questa circolare di Ercole, e ancora sottolineava “meglio non avere libri che averli cattivi

e inutili”170.

Altri cambiamenti culturali in favore della cultura fascista sono proposti da Guido Mancini e da Edoardo Scardamaglia nel terzo congresso dell’Associazione delle biblioteche italiane (Aib), svoltosi a Bari dal 20 al 23 ottobre 1934, che riguardavano i

170 Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit.,

72 problemi delle biblioteche popolari. Il primo, presidente dell’ENBPS, rivolto alle biblioteche popolari e scolastiche, avanzava cinque modelli diversi di biblioteche popolari: di cultura fascista, di cultura popolare, di media cultura, di divertente lettura e mista; specificando un elenco di letture favorite, per esempio quelle dei classici, di attività tecniche, dai testi di cultura militare e quelli di preparazione fisica. Mentre il secondo esponeva anticipando in qualche modo il piano di lettura nazionale con il collegamento delle biblioteche governative a quelle popolari, favorendo così

l’estensione dei libri anche nei centri più piccoli. Quindi è evidente che al regime

fascista interessava mettere mano alla lettura, controllando tutta la stampa attraverso

l’industria editoriale per fini di propaganda politica e non tanto per l’emancipazione

della classe operaia171.

Terzo periodo fascista dal 1936 al 1943

L’”era Starace” dal 1932-1939

Si ha ancora un cambiamento significativo nelle biblioteche alla metà degli anni trenta alla vigilia imperialistica e poi con i nuovi accordi con la Germania nel 1936, quando la politica fascista dirige lo sviluppo e cerca di creare una società controllata in ogni aspetto della vita in modo totalitario assicurando ordine e miglioramento per garantirsi il consenso172.

Ma già dal 1933 il modello tedesco della propaganda viene preso come riferimento per facilitare lo sviluppo della centralizzazione politica italiana dei due settori cultura e propaganda, unificandoli, già peraltro avviato alla fine degli anni venti.

Infatti ci fu un incontro a Roma nel maggio del 1933 tra il Ministro della propaganda tedesca del terzo Reich Joseph Goebbels capo unico “dittatore” delle istituzioni culturali, (della stampa, del cinema, della radio, del teatro e dello sport) e i responsabili della propaganda italiana, compreso Mussolini, per uno scambio di esperienze sulle tecniche della propaganda173.

171 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 89-90; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 94-96; Paolo Traniello, Storia delle biblioteche in Italia. Dall’Unità a oggi … cit., pp. 193-194.

172 Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit.,

p. 102.

73 Fu subito dopo questa occasione che Galeazzo Ciano, direttore dell’ufficio stampa della Presidenza del consiglio fino al 1933, assunse maggiori responsabilità di controllo e poteri (diventa Sottosegretario) per la creazioni di nuove Direzioni generali quali erano: per la cinematografia e per il turismo e dell’Ispettorato per il teatro, mentre con R. D. del 24 giugno 1935, n. 1009, venne istituito il Ministero per la stampa e propaganda174.

Inoltre viene istituito il Ministero della Cultura Popolare (Minculpop) con il R. D. 27 maggio 1937, n. 752 al posto del ministero della stampa e della propaganda. Il responsabile è Dino Alfieri, che subito si interessa delle biblioteche e non Bottai

(ministro dell’Educazione Nazionale). Alfieri rimarrà fino alla fine del fascismo,

controllando i libri della cultura con metodi dittatoriali di censura e repressione, ma proponeva anche una fase verso nuove attività culturali, (saggi, opere creative) alle masse per le esigenze del momento senza riuscirci175.

Infatti l’obiettivo dell’ENBPS (visti sopra i punti da 1 a 6) di diffondere fra l’altro il libro nelle biblioteche non riesce, in quanto la maggiore preoccupazione del momento era quella di bloccare dalla nascita gli elementi ribelli che potessero mettere a prova le basi del fascismo176.

Dal periodo della guerra in Etiopia (dal 3 ottobre 1935 al 5 maggio 1936, con la vittoria Mussolini proclama l’impero) quella in Spagna (dal luglio 1936 ad aprile 1939)

e con l’intesa politica con la Germania, Asse Roma-Berlino (24 ottobre 1936), la politica

fascista non si limitò solo a controllare la stampa, la pubblica lettura, le biblioteche, ma accentuò la propaganda ideologica, per creare uno spirito nazionalista, imponendo una cultura di regime: si tratta dell’”era Starace” che porta a completamento della fascistizzazione della società di massa177.

Ma questo è un momento di crisi per l’editoria di regime col pubblico tradizionale a causa delle scarse tirature e dei prezzi alti (la carta aumenta del 40%). Questo è il periodo in cui lo sviluppo della stampa periodica e quotidiana, i settimanali illustrati, il libro

“giallo”, il romanzo “rosa”, la diffusione anche a livelli popolari della radio e del

174 Ivi, p. 103

175 Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal

1861 ai nostri giorni…cit., pp. 94-95; Giovanni Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi … cit., pp. 103-104.

176 Ivi, p. 105.

177 Ivi, p. 102; Giulia Barone, Armando Petrucci, Primo: Non Leggere. Biblioteche e pubblica lettura in

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