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Capitolo 3: Enea Silvio Piccolomini e il rapporto con la tradizione cronachistica ceca

3.1 Enea Silvio Piccolomini e la questione delle fonti

Nelle pagine precedenti è stata presentata la modalità con cui Enea Silvio viene in possesso del materiale su cui si basa per scrivere l’Historia. Si è detto che, durante il periodo di tempo trascorso presso la cancelleria di Federico III, i colleghi risultano essere una fonte inesauribile di informazioni: oltre a ricevere notizie di prima mano, infatti, grazie al loro aiuto il Piccolomini entra in possesso di svariato materiale sotto forma di documenti, cronache e fogli, dai quali attinge informazioni importanti riguardo alla storia ceca. Si è visto inoltre che il passato ceco occupa, nell’economia totale dell’opera, solo una parte dei primi due libri: dalla fine del secondo, infatti, l’eresia ussita viene descritta basandosi su testimonianze dirette e l’autore diventa a tutti gli effetti testimone della storia che narra.1 Questo significa che i documenti da lui consultati servono essenzialmente per la composizione dei primi trentaquattro capitoli, e sappiamo che l’autore si affida principalmente al contenuto di alcune cronache ceche medievali per redigere più di millequattrocento anni di storia.2

Arrivati a questo punto ci si potrebbe aspettare di incontrare una mole cospicua di studi e saggi scritti sul rapporto esistente tra Enea Silvio e le sue fonti medievali. Materiale che purtroppo al giorno d’oggi non esiste: la mancanza di pagine sull’argomento, segnalata anche da alcuni tra coloro che si sono occupati

1 «Počinajíc 35. kapitolou (husitstvím v Čechách), mluví Sylvius všude jako vrstevník, a jeho kronika se

stává historickým pramenem».

«A partire dal trentacinquesimo capitolo (con l’ussitismo nelle terre ceche), Silvio parla in qualità di

testimone e la sua cronaca diventa una fonte storica». J. Palacký, op. cit., p. 269.

2 Scrive a tal proposito J. Špička: «Sulle cronache Enea Silvio esprime un giudizio scettico, ma esse

restano comunque la sua unica fonte. Perciò a Enea non rimane altro da fare che costruire la sua opera come una compilazione basata proprio su di esse, avallando così anche parecchie notizie poco credibili. A partire dalla trattazione degli anni trenta del Quattrocento, tuttavia, la Historia Bohemica smette di essere una semplice compilazione e diventa invece una vera e propria opera storica, perché Enea Silvio poté basarsi, da qui in avanti, sulla sua esperienza personale: come diplomatico, infatti, aveva potuto partecipare a eventi e incontri significativi, mentre, come membro della cancelleria imperiale, aveva avuto accesso a una ricca documentazione relativa agli affari boemi.» J. Špička, op. cit., p. 286.

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dell’Historia Bohemica,3 si situa probabilmente all’interno del minore interesse che al giorno d’oggi l’HB suscita se confrontata con altri aspetti della vita e dell’operato del futuro pontefice. Spesso ci si è interrogati sulla presunta “medievalità” del Piccolomini,4 o per meglio dire sul quanto la sua figura oscilli tra Medioevo ed umanesimo, sia politicamente sia letterariamente, e tra l’universalismo medievale ed il nuovo corso, altrettante pagine sono state scritte sull’importanza dello studio della Storia (e quindi della lettura di opere storiografiche) nell’ottica umanistica piccolominiana; manca però un’indagine che miri a gettare luce sia sulla concezione della storiografia medievale propria dell’autore, sia sull’atteggiamento dello stesso al momento della consultazione delle fonti di cui dispone. Un’analisi più approfondita riguardante il rapporto del futuro Pio II con la tradizione cronachistica precedente, che vada cioè ad evidenziarne gli elementi di continuità e di rottura, potrebbe fornire un’altra prospettiva nell’ambito della discussione sull’utilizzo umanistico delle fonti scritte medievali nel processo di redazione di nuovi documenti storici. Inoltre, la mancanza di uno studio dedicato che vada ad indagare questo aspetto pregiudica tutta la ricerca delle motivazioni esistenti dietro ad alcune scelte sia stilistiche, sia contenutistiche, operate dal Piccolomini.

Nemmeno i saggi che si occupano più strettamente dell’Historia dedicano spazio ad un aspetto fondamentale e centrale per queste pagine, ovvero quello del rapporto

3 La questione viene riassunta molto bene in un paragrafo di Hejnic:

«Jestliže dílo Historia Bohemica bylo jíž častěji analizováno z hlediska Silviových prammených studíi, věnovala se dosud poněkud malá pozornost otázce, jak Silvius ke svým pramenům přistupoval a jak s nimi pracoval. Touto problematikou, související se studiem Silviovy historické metody, se zčásti zabýval Josef Pekař, který oceńoval Silvia jako pramen soudobý s husitskou revolucí, a přitom upozornil na jeho rozporné postupy – Silvius české kacíře odsuzoval, ale současně obdivoval jejich vojenskou zdatnost. Silviovým vztahem k českým kronikám se však Josef Pekař a po něm ani Petr Čornej v knize Tajemství

českých kronik, ani Zdeněk Beneš ve svých studiích o české humanistické historiografii blíže nezabývali.».

«Posto che l’Historia Bohemica sia stata analizzata più spesso dal punto di vista dello studio delle fonti di [Enea] Silvio, finora è stata dedicata poca attenzione al modo in cui [il Piccolomini] si accosta alle fonti e a come ci lavora. Di tale problematica, collegata allo studio del metodo storico di [Enea] Silvio, si è occupato in parte Josef Pekař, che ha riconosciuto Silvio come una fonte contemporanea alla rivoluzione ussita, ed allo stesso tempo ha posto l’attenzione sulle sue posizioni contraddittorie – Silvio condanna i cechi eretici, ma allo stesso tempo ne ammira le competenze militari. Ma nè Josef Pekař, nè dopo di lui Petr Čornej nel libro Tajemství českých kronik e Zdeněk Beneš nei suoi studi sulla storiografia umanistica ceca si sono occupati del rapporto di [Enea] Silvio con le cronache ceche in maniera dettagliata.» J. Hejnic, op. cit., p. 57.

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esistente tra Enea Silvio e la tradizione cronachistica ceca precedente.5 Neanche il testo di Josef Hejnic e Hans Rothe,6 considerabile uno tra gli studi più esaustivi (e più recenti) sull’HB e sulla sua composizione, si sofferma in maniera particolare sul legame che esiste tra l’idea piccolominiana, umanistica, dello scrivere di Storia e le sue fonti, completamente medievali. Sebbene infatti il volume presenti un capitolo dedicato interamente alle citazioni tratte da altre opere dell’autore interne all’HB, non viene fatto cenno ad eventuali passaggi o citazioni letterarie tratte da opere precedenti alla fase di stesura del testo.

Similmente, il capitolo del Palacký,7 di molto antecedente allo studio citato sopra, risulta essere una fonte preziosa di informazioni per quanto riguarda i manoscritti dell‘opera8 e le vicende di pubblicazione di questa,9 evidenziando inoltre alcuni errori nel testo originale (alcune volte solo presunti, come dimostra la nota ad opera dell’editore).10 Nonostante questo, il metodo con cui Enea Silvio si rapporta alle fonti scritte in suo possesso non viene menzionato.

Diverso è il caso di un altro saggio, redatto ancora da Josef Hejnic11, a cui devono molto queste pagine. Dopo aver fatto brevemente luce sulla lacuna di informazioni al riguardo, il filologo ceco si dedica ad una coincisa analisi delle analogie e delle differenze esistenti tra estratti delle diverse cronache. Presentando alcuni esempi, qui riportati, di confronto tra l’Historia Bohemica e le sue fonti (cronaca di Pulkava, cronaca Zbraslavská e cronaca di Veitmile), Hejnic rende possibile avere un’idea del lavoro svolto dal Piccolomini al momento della stesura del testo: non semplice copiatura - se non in un caso, come si vedrà - ma scelta e rielaborazione delle informazioni contenute nelle cronache antiche. Le riflessioni di Hejnic costituiscono, ad avviso di chi scrive, un buon punto di partenza per intavolare una discussione sulle motivazioni esistenti dietro al metodo storico piccolominiano ed alla sua

5 «Ci vorrebbe uno studio lungo e dettagliato per individuare altre fonti...». J. Špička, op. cit., p. 287. 6 J. Hejnic, H. Rothe, Einführung, in HB 2005.

7 Josef Palacký, op. cit. 8 Ivi, p. 265.

9 Ivi, pp. 265 - 7.

10 Ivi, pp. 273 - 5, con correzioni dell’editore (Poznámka vydavatelova) alle pp. 275 - 6.

11 Si tratta del saggio, più volte nominato in queste pagine, intitolato Eneáše Silvia Historia Bohemica a české kroniky, pubblicato sulla rivista Knihy a dějiny, vol 7 – 8, č. 1, 2001.

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applicazione. Prima di occuparsene, però, è necessario spendere qualche parola sulla concezione della Storia di Enea Silvio e sul suo lavoro di storico.

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