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Capitolo 2: Enea Silvio Piccolomini

2.2 L’Historia Bohemica (1458)

2.2.3 La scelta dell’argomento: le vicende ussite

Com’è già stato evidenziato in queste pagine, la questione ussita ricopre un ruolo di primaria importanza all’interno sia dell’attività politica e letteraria del Piccolomini. Questo innanzitutto perché le vicende boeme costituiscono un argomento di dominio pubblico nelle corti europee di quegli anni: la condanna al rogo di Hus proclamata dal Concilio di Costanza, le guerre ussite, le figure di Jan Žižka e di Giorgio di Poděbrady preoccupano l’Europa e la tengono col fiato sospeso. Enea Silvio, avendo avuto l’occasione di incontrare la delegazione ussita a Basilea, se ne interessa fin dagli inizi della sua carriera diplomatica,100 rendendolo il centro del suo operato prima in qualità di cancelliere alla corte tedesca, poi in qualità di vescovo cattolico ed infine in qualità di pontefice.101 La scelta di tale argomento quindi dev’essere sembrata scontata al Piccolomini, come sottolineato da Palacký: «Není tedy divu, že Sylvius, který tolik psal o své době, pojal také úmysl, aby zpracoval dějiny národa, jenž v te době hrál hlavní úlohu».102 Nel contesto della produzione antecedente all’elezione al soglio pontificio, l’argomento ussita si collega essenzialmente a due motivi principali che percorrono, sebbene in misura diversa, tutta l’opera piccolominiana. Le ragioni della scelta di tale argomento sono innanzitutto politiche: l’elemento ussita rappresenta una minaccia di instabilità sia per Federico III, presso la cui cancelleria ha inizio la carriera di Enea Silvio, sia per la Chiesa romana. Grazie alle notizie raccolte prima della missione in Boemia e all’esperienza maturata sul campo, il Piccolomini si configura come l’unico delegato in grado di fronteggiare tale problematica e di rendersi utile al fine di una risoluzione diplomatica. La sua conoscenza degli affari boemi e la sua abilità come segretario gli procurano una

100 «It issafe to say Aeneas formed the essential aspect of his opinion of the Czech heretics before visiting

Bohemia and engaging with the ‘monsters of impiety’». T. A. Fudge, op. cit., p. 92.

101 «The burden of these historical writings [ovvero l’Historia Bohemica e la lettera al cardinale Carvajal],

especially the latter, was to provide a defensible rationale for why the agreements made with these heretics at the Council of Basel in 1433 – the Compactata - should be abrogated.» Ibidem.

102 «Non bisogna meravigliarsi del fatto che Silvio, che già aveva scritto tanto sulla propria epoca, abbia

deciso di occuparsi della storia di un popolo che in quel periodo giocava un ruolo importante.» Cfr. J. Palacký, op. cit., p. 264.

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posizione di prestigio all’interno dell’ambiente diplomatico europeo, permettendogli di ottenere incarichi sempre più alti fino a giungere alla carica di vescovo di Roma. Se inserita in una visione geopolitica più ampia, inoltre, l’eresia ussita costituisce un elemento di instabilità nel contesto europeo anche a causa dell’incombente minaccia turca, sempre più vicina a Roma ed all’impero dopo la caduta di Costantinopoli (1453). Un’alleanza con Giorgio di Poděbrady in funzione antiturca è più che mai auspicabile in quegli anni, ed il Piccolomini lo sa bene: agli occhi dell’Europa che legge l’Historia Bohemica gli ussiti potrebbero essere colpevoli tanto quanto i turchi della disfatta della civiltà occidentale, cristiana cattolica, a causa del loro rifiuto di sottostare ai dettami della Chiesa romana.

La motivazione politica si mescola al desiderio di autopromozione nella corrispondenza privata come nelle opere storiche precedenti all’Historia Bohemica. Tra le righe dei resoconti inviati sotto forma di lettera a prelati e cardinali si distingue nettamente la concezione per cui, di fronte a tale problema, non è necessario guardare lontano per trovare una soluzione: la figura che, grazie alla propria competenza in materia, potrebbe risolvere la questione è proprio quella di Enea Silvio, delegato fedele e professionale. Un esempio più esplicito di tale autopromozione, un tratto riscontrabile in molti autori che condividono con il Piccolomini il percorso umanista, è costituito dall’orazione che avrebbe avuto luogo durante l’assemblea di Benešov: secondo le parole di Enea, le proprie capacità oratorie gli avrebbero permesso di mettere a tacere i rappresentanti degli stati cechi che chiedevano il trasferimento in Boemia del giovane re Ladislav.103 Del tutto diverso è invece il resoconto offertoci da Procopio di Rabstein, interprete dell’assemblea, secondo cui il debole discorso del Piccolomini non avrebbe stupito particolarmente i partecipanti che al contrario si sarebbero irritati per la vacuità della retorica del delegato.104

103 Una breve descrizione del momento è presente anche nell’HB:

«Iussi sumus ex conventu paululum abire, mox revocatis responsum datum. Redditae imperatori gratiae, qui eam legationem misisset atque in dimittendo rege Bohemos praeferret ceteris. Accipere se bene consulta consilia, missuros ex nobilitate sua primarios iuvenes, qui caesarem Italiam petentem sequantur eique ministrent. Expectaturos quiete reditum, quem felicem faustumque superum benignitate futurum exoptent». HB 1998, p. 202.

104 J. Špička, op. cit., p. 289. Il testo di Procopio di Rabstein, autografo, è conservato presso lo Státní

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Se allora è possibile affermare che Enea Silvio si serva della questione boema per provare all’ambiente colto europeo le sue abilità, è necessario sottolineare come la concezione piccolominiana di tale questione si evolva col passare degli anni. Le pagine dell’Historia Bohemica, che ricordiamo essere la fonte principale di conoscenza delle vicende ussite per buona parte dell’Europa a lui coeva e successiva, riportano una descrizione del movimento quantomai imprecisa e spesso ricca di inesattezze ed omissioni. L’indagine sulle motivazioni della nascita e della diffusione di tale movimento è piuttosto semplicistica: nel contesto di una minoranza ceca tediata dall’elemento tedesco, a causa della predicazione di Jan Hus si sarebbero diffuse nelle terre boeme le idee dell’eretico Wycliffe. Le promesse di tale propaganda avrebbero attirato l’attenzione di diversi elementi del clero ceco, scontenti della sottomissione alla Chiesa romana che non premierebbe a sufficienza i loro meriti e la loro competenza. All’elemento nazionale si unisce quindi la critica del sistema meritocratico della Chiesa dell’epoca, che oggi sappiamo essere quasi inesistente, ma che all’epoca viene dato per scontato e dimostra l’erroneità delle motivazioni ussite.

Si è già detto nelle pagine precedenti che Enea Silvio non opera alcuna distinzione tra le diverse correnti del movimento, identificando gli ussiti con i taboriti,105 ora è necessario sottolineare una singolare omissione all’interno dell’opera, riguardante i cosiddetti Articoli praghesi. I quattro Articoli di Praga, formulati nel 1420 come una sorta di programma comune alle diverse fazioni interne al movimento, vengono infatti citati solamente in concomitanza con la descrizione dell’udienza dei delegati ussiti al concilio di Basilea, quindici capitoli dopo la presentazione dell’eresia. L’esistenza di un altro testo, l’edizione del 1450 della Storia del Concilio di Basilea, permette di scartare con certezza l’ipotesi secondo cui il Piccolomini non fosse a conoscenza di tale fatto al momento della stesura del capitolo.106 Qui, oltre a riportare una descrizione diversa (e per certi versi più veritiera) del movimento ussita ed in

105 «Aeneas fails to distinguish among the Hussite parties, choosing instead to lump them together thus

presenting the Hussite heresy as unified subscribing to the radical doctrines espoused at Tábor.» T. A. Fudge, op. cit., p. 93.

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particolare del suo primo sviluppo, l’autore menziona sei punti cardine della predicazione ussita, di cui quattro sono essenzialmente gli Articoli di Praga.107 È possibile quindi ipotizzare l’esistenza di ragioni politiche alla base di tale scelta: in particolare, al momento della stesura dell’Historia la speranza piccolominiana di una collaborazione con re Giorgio di Poděbrady in una crociata anti-turca è sempre più debole a causa del raffreddamento delle relazioni diplomatiche tra le due controparti. Di lì a poco la politica di Pio II nei confronti del movimento subirà una brusca svolta, abrogando i Compactata di Basilea che avevano permesso agli ussiti di rientrare sotto l’ala della chiesa di Roma nonostante l’elemento utraquista; mentre solo un decennio prima il suggerimento108del Piccolomini al pontefice era stato quello di procedere innanzitutto per vie diplomatiche in modo da risottomettere a Roma l’unica eresia occidentale.

107 Ibidem. I sei punti chiave enunciati dal Piccolomini possono essere così riassunti:

I. La Chiesa è governata in modo malvagio;

II. Chiunque non riceva la comunione sotto entrambi gli aspetti sarà dannato; III. Il clero non può essere investito del potere temporale;

IV. Nessun crimine pubblico può essere tollerato;

V. Non deve esserci obbedienza nei confronti di chi è in peccato mortale; VI. La parola di Dio può essere predicata liberamente da chiunque.

I punti II, III, IV e VI sono un primo nucleo dei quattro articoli di Praga, poi formulati nel modo seguente: I. Libertà riconosciuta alla Parola di Dio, predicata come Vangelo di Cristo;

II. Critica ed eliminazione dei pubblici peccati contro la legge divina, a cominciare dai detentori del potere;

III. Comunione di tutti i cristiani nella santa Cena sotto le due specie; IV. Esproprio dei beni del clero e abolizione del potere secolare della Chiesa.

108 «[...] ecclesia, misticum corpus Christi, quia si quedam membra putrescunt, valente capite vel curari

possunt vel resecari». Tale suggerimento è espresso nella lettera, datata 25 novembre 1448, inviata a Niccolò V. Cfr. R. Wolkan, op. cit., II, p. 72, lettera 23.

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2.2.4 Diffusione e ricezione dell’Historia Bohemica nelle terre ceche