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Episodio ipertermico in corrispondenza di FO Hantkenina spp

2.3 Paleoecologia

2.3.2 Episodio ipertermico in corrispondenza di FO Hantkenina spp

La maggiore diversificazione ed incremento di specie indicative di acque calde (D. barbadiensis, D. cfr. kuepperi, Blackites, E. formosa, Sphenolithus, Z. bijugatus) nel nannoplancton calcareo è stata osservata nel campione YL36,7 al metro 81,7 (Larrasoaña et al., 2008), in concomitanza con l’escursione di specie tropicali Clavigerinella eocaenica e Clavigerinella jarvisi nei foraminiferi planctonici. L’altissima diversità nel plancton calcareo (87 specie di nannofossili riconosciute in un solo campione) che corrisponde ad una tra le più alte dell’intero Cenozoico, già osservata da Boersma et al. (1987), Bown et al. (1991, 2004, 2008), Aubry (1992a) nella parte inferiore dell’Eocene medio, precede di poco l’inizio di un intervallo ricco di livelli torbiditici e la comparsa delle hantkenine (metro 83,6) tra i foraminiferi planctonici. Anticipa inoltre di pochi metri, un picco di Aragonia aragonensis nei bentonici (metro 86; Larrasoaña et al., 2008) che sembra indicare la presenza di un evento ipertermico al fondo (Ortiz & Thomas, 2006).

Lo stesso livello 81,7 corrisponde ad incremento ed alta diversità tra Blackites e pentaliti, aumento di B. serraculoides e C. pelagicus, R. dictyoda e R. samodurovii, ma diminuiscono fortemente le Noelaerhabdaceae<4µm e Dictyococcites (Di. scrippsae e Di. bisectus) che appaiono meno tolleranti per le variazioni dei nutrienti (secondo i risultati delle analisi delle associazioni del capitolo 4).

Questi dati sono consistenti con un transiente episodio caldo-umido, incremento dei nutrienti e instabilità della colonna d’acqua, secondo le interpretazioni paleoecologiche associate da vari autori alle variazioni d’abbondanza dei nannofossili attraverso il Paleogene (vedi paragrafo 1.1.2 e risultati delle analisi statistiche al paragrafo 4.3, tabella 4.3.3).

Un’importante indicazione di bassa ed instabile salinità delle acque ed alti nutrienti che prosegue sino al metro 92, oltre il picco nella ricchezza specifica, è data dall’aumento dei

pentaliti. L’incremento dei pentaliti, per quanto non infrequente in ambiente emipelagico, può

indicare la presenza di acque turbolente ed a bassa salinità secondo quanto osservato per i

7 Queste datazioni sono calibrate sulla GPTS revisionata da Luterbacher et al. (2004) e differiscono di circa 1 Myr

dalle datazioni utilizzate da Bohaty & Zachos (2003) e da Tripati et al. (2005) che seguono invece Berggreen et al (1995).

braarudosphaeridi moderni (Gran & Braarud, 1935; Smayda, 1966; Bukry, 1974; Kelly et al., 2003 e bibliografia citata).

L’abbondanza di livelli torbiditici e rimaneggiamento, osservati al di sopra del metro 82, potrebbero essere associati alla regressione che alcuni autori mettono in relazione con il

limite Y/L (Vail et al., 1977; Haq et al., 1987), ma la concomitante abbondanza di indicatori

caldi e di bassa salinità suggerisce una fase umida, di aumento delle precipitazioni e del runoff sulle terre emerse.

I dati relativi ai foraminiferi bentonici, inoltre, non suggeriscono una fase di abbassamento del livello marino (E. Thomas pers. com.) come anche sottolineato in Ortiz & Thomas (2006) per l’episodio ipertermico osservato nella sezione di Fortuna. I dati di Miller et al. (2005), che associano i primi significativi abbassamenti del livello eustatico successivi all’EECO, con la metà dell’Eocene medio al termine del C20n, suggeriscono che debba trattarsi di una fase umida anzichè di una fase regressiva. Tripati et al. (2005), inoltre, mostrano

tra 44 e 42 milioni di anni fa, una fase globale di discesa del δ18O bentonico e planctonico, di

bassi livelli del tasso di accumulo del carbonato, e innalzamento del CCD che precede la fase glaciale (con inizio a 41,5 Ma) associata all’Eocene medio da alcuni autori.

Inoltre, sia che si pensi ad una regressione, ad una fase umida, o ad entrambe, alcune osservazioni suggeriscono che si tratti di un evento sovraregionale: Agost e Fortuna, infatti, appartengono a diverse zone del bacino di sedimentazione (figura 2.1.2) ed inoltre le torbiditi di Gorrondatxe (Orue-Extebarria et al. 2006) e di Agost, che sono correlabili, si sono depositate su differenti margini (paragrafo 2.3.4).

Nel complesso, queste indicazioni favoriscono lo scenario di un evento caldo, di importanza globale, seguito da un aumento progressivo dell’umidità e delle precipitazioni sul continente che determinano l’incremento di rimaneggiamento e torbiditi al largo sulla

piattaforma. Analogamente a quanto osservato per il PETM (Wing et al., 2005), la successione

delle variazioni nelle associazioni a nannofossili, seguita dall’apporto torbiditico suggerisce che le precipitazioni fossero scarse nella fase iniziale dell’evento caldo, ma che aumentassero nella sua fase tarda (figura 2.3.2). Questa dinamica è consistente con il modello dei cicli glaciale/interglaciale osservato per la flora del Neogene (Iversen, 1958; Grichuck, 1964).

La discontinua risoluzione dei nostri dati, complicata dalla distribuzione dei livelli torbiditici, non permette di comprendere e determinare in dettaglio la durata delle variazioni osservate, ma consente di confermare la presenza di un intervallo caldo-umido nella seconda parte della biozona CP13b (con inizio ≈ 43 Ma fa), contemporaneo con FO di Hantkenina (P9/P10) (figura 2.3.2).

L’assenza di R. umbilica e di C. reticulatum, suggerisce che l’evento caldo associato con il

picco di A. aragonensis e FO di Hantkenina precede il MECO. La FO di C. reticulatum infatti,

anticipa il MECO nel Pozzo 689 (Maud Rise; Pospichal & Wise, 1990) e nel Pozzo 748 (Kerguelen Plateau; Wei & Wise, 1992), ed è utilizzato nella sezione della Contessa (Jovane et al., 2007a) per la sua correlazione. La comparsa di C. reticulatum nella sezione di Agost, per

quanto di non facile collocazione per problemi tassonomici 8 è identificabile nella parte

sommitale della sezione, al passaggio C20n-C19r.

8 Forme intermedie confrontabili con C. reticulatum sono infatti presenti sin dal metro 106,50; vedi note

Nella parte alta della sezione, esaurita la fase torbiditica superiore, al termine della CP13b, le associazioni a nannofossili mostrano segni, seppur discontinui, di diminuzione della diversità, aumento della produttività e/o raffreddamento delle acque, infatti Cyclicargolithus,

Reticulofenestra e Dictyococcites divengono dominanti nelle associazioni. Questo, concordemente a

quanto desumibile dalla correlazione magnetobiocronologica con la GPTS (figura 2.1.1),

confermato dalla comparsa (FRO) di C. reticulatum, che approssima il limite

Luteziano/Bartoniano secondo Berggren et al. (1995), ci suggerisce che il top della sezione di Agost corrisponde con l’inizio dell’evento freddo datato 41,5 Ma (Tripati et al., 2005) che precede il MECO.

La presenza di una lacuna al passaggio C20n-C19r potrebbe fornire una spiegazione alternativa per la precocità della FRO di C. reticulatum in questa sezione, rispetto ad alcuni autori che la osservano invece presso la base del C18r (cfr. Berggren et al., 1995; Jovane et al, 2007a e bibliografia citata), ma la gradualità di questo evento e la presenza di forme di transizione nei campioni immediatamente precedenti (Tavola A.2.4, figure a, b, c, d, in appendice al capitolo) suggeriscono che si tratti della reale prima comparsa.