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Eros come unità e ritorno al divino.

La poesia intitolata “Chosen” riprende e sintetizza alcuni temi già toccati dall’autore in componimenti quali “The Cat and the Moon”, “Solomon and the Witch” e “Blood and the Moon”. Nell’opera è una donna innamorata che parla, e le sue prime parole sono in linea col titolo dello scritto: “The lot of love is chosen”.418

Platone, nel De Republica, sostiene che, tra un’incarnazione e l’altra, le anime degli uomini scelgano la propria sorte per le vite future.419 La protagonista di “Chosen” rappresenta l’anima durante la sua esistenza nel mondo materiale, che è basato sulla separazione degli opposti ed è qui simboleggiato dallo zodiaco in sostituzione delle gyre di A Vision. È stata lei stessa a scegliere il proprio destino, che è quello di essersi incarnata, e l’immagine per cui ha lottato nel solco mulinante dello zodiaco, nel vorticare dell’esistenza terrena, è quella splendida di Dio, che lei ama e a cui tende, ma che non può raggiungere definitivamente in quanto ancorata alla terra.

Nel mondo del divenire, l’amore non può che essere altalenante e doloroso: la ruota dell’esistenza gira senza sosta e non offre la possibilità di una stasi finale o di una pace prolungata, per cui l’unione è sempre seguita dalla separazione, e la notte dal giorno. Come in precedenza, quest’ultimo rappresenta la vita incarnata, mentre la notte è un simbolo per la morte e l’unione con Dio, che in quest’opera allude forse anche alla possibilità di un temporaneo contatto col divino durante il sogno. Yeats espone questo tema identificando l’amato della protagonista col sole:

Scarce did he my body touch, Scarce sank he from the west Or found a subterranean rest

On the maternal midnight of my breast Before I had marked him on his northern way, And seemed to stand although in bed I lay.420

418 “Chosen”.

La sorte dell’amore viene scelta [Trad. A. Marianni]

419 F. A. C. Wilson, Op. Cit., 1958. 420

“Chosen”.

A malapena accarezzò il mio corpo, a malapena sprofondò a occidente o trovò un sotterraneo riposo

sulla materna mezzanotte del mio seno che già l’avevo notato nella sua via verso nord, e mi pareva di star ritta benché in letto giacessi.

Plotino associava la rotazione dei corpi celesti al simbolo del cerchio perfetto, di cui Dio è il centro. I pianeti ruoterebbero attorno a quest’ultimo perché da esso separati, non potendosi avvicinare più di quanto sia concesso loro. L’anima, nel corso delle incarnazioni, avrebbe lo stesso destino, e il suo continuo vivere attraverso i giorni, le stagioni, le nascite e le morti sarebbe paragonabile al movimento degli astri. Essa continuerebbe a ruotare poiché non può trovare pace in nessun punto della circonferenza, dato che quest’ultima rappresenta il molteplice, l’antitetico, l’opposizione di contro all’unità del centro. Ovunque si sposti su di essa, l’anima trova qualcosa che è altro da lei, mentre il suo desiderio è quello di essere sola con sé stessa, una, unitaria, autosufficiente e completa. Ciò significa trovare Dio: riunirsi a quel centro che è oggetto di totale amore.421

Nella seconda strofa, viene ribadito che la protagonista ha scelto liberamente di incarnarsi, abbracciando la lotta con l’orrore dell’alba, emblema di nascita al mondo materiale:

I struggled with the horror of daybreak, I chose it for my lot! If questioned on My utmost pleasure with a man By some new-married bride, I take That stillness for a theme

Where his heart my heart did seem And both adrift on the miraculous stream Where – wrote a learned astrologer – The Zodiac is changed into a sphere.422

[Trad. A. Marianni]

421 F. A. C. Wilson, Op. Cit., 1958. 422 “Chosen”.

Lottai con l’orrore dell’alba,

lo scelsi in sorte! Se una sposa novella m’interrogasse sul mio massimo piacere con un uomo, prenderei a tema quella quiete in cui il cuore di lui sembrava il mio, e tutti e due andavamo alla deriva lungo il fiume miracoloso dove - scrisse un sapiente astrologo – lo Zodiaco si muta in una sfera. [Trad. A. Marianni]

I lati negativi che la ciclicità terrena implica sono compensati dal piacere che può essere goduto col proprio amato, anche se a livello simbolico tale piacere non è quello basso e convenzionale prodotto dal sesso nella sua accezione puramente carnale.423 Gli ultimi versi presentano, infatti, un altro simbolo platonico, che, riguardo all’opera di Yeats, è già stato analizzato: quello della sfera. Questa figura è, per il poeta, simbolo di perfetta unità, e in questo caso rappresenta la fugace percezione del divino resa possibile dall’unione amorosa, nella quale gli amanti riescono a fuggire, per un momento, dalla realtà materiale.

Secondo il platonismo, l’anima vive un’esistenza prenatale in paradiso, dopo la quale discende, attraverso una serie di fasi, nel mondo materiale. Lo stato precedente alla nascita viene rappresentato dalla via lattea, mentre i vari stadi della caduta nel manifesto sono identificati con i dodici segni zodiacali. Dopo la morte l’anima vive a ritroso nel tempo, fino a tornare alla sua forma iniziale: quella della sfera.424

In “Chosen”, l’amore consente ai protagonisti di risalire per un momento al loro luogo di origine nella via lattea. L’unità viene temporaneamente ricostituita, il mondo materiale e quello spirituale giungono a coincidere e l’imperfetto diviene perfetto, “The Zodiac is changed into a sphere”.425

Gli opposti possono tuttavia essere risolti definitivamente solo al di fuori della vita terrena, poiché sono condizione necessaria all’esistenza manifesta stessa. Gli esseri umani restano vincolati alla via che ha come tappe i segni dello zodiaco, presi nell’infinito circolo di nascite, morti e rinascite che si ripetono fino a che la coltivazione della vita intellettuale non offra all’individuo la liberazione dallo stato temporale.426

Yeats sostiene di vedere nell’unione di un uomo e una donna un simbolo per quell’istante eterno in cui le antinomie sono risolte. Non si tratta della soluzione definitive, ma in essa vi è almeno la percezione del divino.427

423 F. A. C. Wilson, Op. Cit., 1958. 424 Ibid.

425

“Chosen”.

426 F. A. C. Wilson, Op. Cit., 1958. 427 W. B. Yeats, Op. Cit., 1937.