Unificazione nazionale e culture locali
6. Esercito e nazione
Fino all’unificazione nazionale, solo il Regno sabaudo e quello borbonico, in parte anche l’impero asburgico, erano dotati di robusti eserciti di leva, con un regolare reclutamento di massa. A sud del Po, fino alla Roma pontificia, l’inconsistenza degli eserciti territoriali, che avevano per lo più compiti di polizia, manteneva un’influenza dav-vero minima nel formare la società. Anche la costruzione di esercito e marina di leva – con la durata della ferma di tre anni – ha dunque vaste conseguenze di omologazione nazionale sulle culture sociali del Regno d’Italia. Non si tratta solo della funzione formativa che in tutti gli Stati moderni le forze armate assumono nell’istruire e nell’’indur-re al culto patriottico e dinastico la gioventù maschile arruolata e in particolare il corpo degli ufficiali, ma più nel profondo delle conse-guenze che la partenza per caserme lontane può avere sulle abitudini e mentalità di questa gioventù, che vi converge dalle più diverse regioni, con un incontro tutt’altro che agevole, ma inevitabile, tra diverse cul-ture e mentalità locali. Per molti giovani provenienti dalle più diver-se province, la lunga permanenza lontani dalle famiglie e a contatto con ambienti cittadini induce frequentazioni diverse, a cominciare da osterie e bordelli, e produce pure una certa disaffezione al lavoro che intorno al 1880 verrà registrata in tutte le relazioni locali e provinciali per l’Inchiesta agraria coordinata da Stefano Jacini. Persino nel canto e nella musica popolari la caserma – assieme all’osteria – viene da al-lora ad occupare un netto rilievo nel condizionare e rinnovare moda-lità e soprattutto repertori fino ad allora in uso, non solo tra i maschi.
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