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La cartografia storica, in ambito archeologico, costituisce una preziosa fonte di informazioni, utile non solo alla ricostruzione dell’antico assetto del territorio, ma anche per localizzare informazioni attinenti agli scavi del passato, informazioni altrimenti di difficile interpretazione se scollegate dal loro contesto territoriale.

Nel primo caso, i documenti servono per meglio interpretare il territorio attuale. A volte, gli elementi che formarono il paesaggio antico (es. i corsi d’acqua, le strade, ecc.) giungono ai giorni nostri pressoché immutati, altre invece, dove le trasformazioni sono state più radicali, degli antichi elementi non rimane alcun resto materiale, permangono invece segni, tracce, profili, che indirettamente, pur appartenendo a nuovi elementi, ricalcano vecchie organizzazioni territoriali, quasi come quelli di un fossile che restituisce la forma dell’organismo vivente al quale lentamente si è sostituito. Nel moderno territorio inteso quindi come risultato della stratificazione dei mutamenti sia naturali che antropici, è leggibile il paesaggio antico che, con diversi livelli di persistenza, ancora oggi conserva tracce più o meno evidenti che la cartografia storica ci offre la possibilità di interpretare con più facilità.

Nel secondo caso, la cartografia del passato, nella sua specifica tipologia tecnica di carta archeologica, se opportunamente interpretata e georiferita, rappresenta uno strumento di lavoro per individuare con precisione resti archeologici rinvenuti durante campagne di scavo del

passato e di nuovo interrati di cui ormai non si conosce più l’esatta collocazione.

La letteratura scientifica che riguarda Aquileia, cita in molte occasioni il ricorso alle carte archeologiche del passato per orientare e approfondire la ricerca archeologica; non è stato raro difatti imbattersi in casi di studio che hanno sfruttato le mappe catastali ottocentesche per individuare i nomi dei fondi terrieri di cui si era persa ormai l’esatta collocazione, oppure per rintracciare i vecchi tracciati viari e quelli dei corsi d’acqua per meglio orientare le ricerche di manufatti umani ad essi connessi (esempio ponti, edifici, tombe, ecc.). In questo senso si è dimostrata utilissima soprattutto la cartografia del XVII-XIX secolo che unisce il vantaggio di un’immagine del territorio immediatamente precedente alle grandi trasformazioni che investirono le città e le campagne a quello di una accuratezza del contenuto metrico della mappa, con la conseguente facilità di una reale sovrapposizione all’attuale cartografia.

Un caso emblematico26 riguarda il patrimonio costituito dai rilievi e schizzi di scavo relativi alle indagini condotte dal Maionica ad Aquileia tra Ottocento e Novecento. I disegni sono relativi ad aree di scavo che oggi è difficile localizzare, se non fosse per i riferimenti ai numeri di particella catastale e/o al nome dei proprietari dei fondi in cui avvennero gli scavi che gli stessi schizzi riportano. Nel mutato assetto territoriale attuale il ricorso alle carte catastali di inizio Novecento ha permesso di recuperare le informazioni relative alla localizzazione delle particelle e di conseguenza orientare l’individuazione dei vecchi scavi.

Mirabella Roberti, indaga sull’esistenza di un palazzo imperiale ad Aquileia, ipotesi avallata da fonti storico-letterarie che parlano sia di frequenti soggiorni nella città degli imperatori romani, sia direttamente dell’esistenza di un Palatium. L’autore, per la sua ricerca, consulta le più

26 Maggi P., Flaviana O., Dati d’archivio e prospezione di superficie: nuove prospettive di ricerca per il territorio suburbano di Aquileia, in AAAd – XLV – Archeologia senza scavo, Editreg SRL, Trieste 1999.

antiche piante e piante prospettiche di Aquileia,27 notando su queste che i muri esterni del palazzo patriarcale, ritratto sia in pianta che in prospettiva, sono dotati di paraste che per dimensione e distanza reciproca sono del tutto simili a quelle delle grosse mura rinvenute dal Brusin a sud della basilica. Da questo il Mirabella Roberti deduce che almeno i muri perimetrali del Palazzo erano muri romani, e che insomma, il Palazzo Patriarcale occupava una costruzione romana e si serviva delle sue antiche strutture28. L’autore inizialmente sospetta che questa costruzione romana possa essere proprio il Palazzo Imperiale, ma proprio le immagini trovate sulle piante di Aquileia fanno ritenere che l’antico palazzo romano fosse in realtà un horrea (granaio) in quanto il suo aspetto è del tutto simile ad altri edifici con la medesima funzione di altre città romane.

Un altro caso di studio degno d’attenzione è quello condotto da Paola Maggi e Flaviana Oriolo per individuare l’antico percorso della via Annia, che mediante la lettura integrata di diverse fonti, tra cui le mappe catastali napoleoniche di inizio ‘800 ha permesso di tracciare con precisione il tratto dell’importante via di comunicazione romana tra Aquileia e il fiume Corno. Gli stessi documenti inoltre hanno messo in evidenza come in quasi tutto il tratto stradale in questione, la suddivisione agraria ottocentesca abbia trovato un preciso riferimento nel rettifilo della strada romana.29

Nonostante l’indiscussa utilità che questi documenti offrono, per quanto riguarda l’area di studio di Aquileia e del suo territorio, fino ad oggi,

27 Le carte consultate dal Mirabella Roberti sono:

1. Pianta prospettica di Aquileia del XVI sec. conservata presso l’archivio De Concina di San Daniele del Friuli;

2. Dipinto della pianta prospettica di Aquileia del 1693 del Museo Diocesano di Udine; 3. Pianta prospettica di Antonio Gironcoli del 1735, custodita nella canonica della basilica;

4. Carta archeologica di Aquileia di Gian Domenico Bertoli del 1735, conservata nell’Archivio Capitolare di Udine.

28 Mirabella Roberti M., L’edificio romano nel “Patriarcato” , in Aquileia Nostra - n.26, 1965.

29 Maggi P., Flaviana O., Il percorso della via Annia nel territorio di Aquileia: elementi per la sua definizione, in La via Annia e le sue infrastrutture, Antiga Edizioni, 2004.

manca una raccolta organica e ragionata della cartografia storica. Per questa ragione si è deciso, sotto espressa richiesta di alcuni studiosi che si occupano del sito archeologico aquileiese, di estendere la raccolta dei dati consultabili dal WebGIS ai documenti storico-cartografici.

La sezione del WebGIS dedicata alla cartografia storica, non vuole essere solo una semplice raccolta e catalogazione di mappe di Aquileia e del suo territorio (che costituirebbe comunque un elemento di novità) ma intende essere un vero e proprio strumento di lavoro che consente un comodo reperimento delle informazioni storiche contenute nelle mappe.

La possibilità di disporre di un archivio cartografico così organizzato offre evidenti vantaggi, di tipo:

- logistico: le carte di numerosi archivi sono immediatamente disponibili, riducendo in modo considerevole i tempi di acquisizione delle informazioni desiderate;

- conservativo: la cartografia originale, spesso fragile, non è più soggetta al continuo logorio causato dall’utilizzo diretto del documento cartaceo;

- metodologico: georiferire la cartografia storica, con lo stesso sistema di riferimento della cartografia attuale permette di posizionare i dati storici in modo preciso, e di valutare in modo più agevole l’evoluzione del paesaggio.

3.2 La classificazione tipologica della rappresentazione