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L’elaborazione di una carta su cui disegnare e localizzare i rinvenimenti archeologici, e stabilire la posizione reciproca tra le varie parti della città antica, è un’esigenza sentita da tutti gli archeologi che fin dal XVIII secolo hanno lavorato ad Aquileia. La realizzazione di una pianta della città permette di sintetizzare efficacemente i risultati di anni di ricerche e allo stesso tempo di ricomporre topograficamente l’aspetto di un sito, stravolto, nella sua lunga storia, da eventi antropici e naturali, che solo negli ultimi anni la ricerca archeologica (con l’ausilio di altre discipline) riesce a comprendere totalmente nella sua complessità.

Il primo a redigere una carta archeologica di Aquileia è stato il canonico udinese Gian Domenico Bertoli (1676 – 1763).

Figura 16 – “Pianta della città d’Aquileia” di Gian Domenico Bertoli, del 1739.

Durante il suo soggiorno ad Aquileia in veste di coadiutore dello zio Gio Daniele nella chiesa patriarcale si dedica ad importanti studi storici ed archeologici e compone, nel 1739, la prima pianta archeologica di Aquileia (Figura 16).45 La pianta del Bertoli, oggi custodita presso l’Archivio del Capitolo di Udine, è stata realizzata utilizzando come base non le vedute

45 AA. VV., Gli scavi di Aquileia: Uomini e opere, in Antichità Altoadriatiche, vol. XL, Editreg, Trieste 1993.

Nel cartiglio in alto a sinistra, si legge: “Pianta della città d’Aquileia, readificata nel 1028 dal Patriarca Poppone; giusta il disegno a penna di D. Antonio Gironzoli Mansionario della Metropolitana Chiesa d’Aquileja, copiata, migliorata ed accresciuta con più aggiunte dal Can.co Gian Domenico Bertoli, e da lui dedicata al merito impareggiabile di Monsig. Conte Giambattista Camucio degnissimo Decano del Capitolo d’Aquileia”

prospettiche allora in voga, ma la planimetria del Canonico Gironcoli46, sulla quale venivano indicati i ritrovamenti archeologici portati alla luce47.

Figura 17 - "Ichnographia Aquileiae Romanae et Patriarchalis" di Carlo Baubela, del 1864.

Nel 1864, Carlo Baubela, sulla base delle indicazioni di Antonio de Steinbüchel-Rheinwall, compie il tentativo, “lodevole come manifestazione d’un sentimento di nobile interesse ma prematuro sotto ogni rapporto, di delineare la pianta della città nell’Ichnographia Aquileiae Romanae et Patriarchalis”48 (Figura 17). La pianta viene stampata in 90 esemplari con

46Rappresentazione topografica della città, del sacerdote Antonio Gironcoli, mansionario di Aquileia. Probabilmente è quella che si conserva a San Daniele del Friuli nell’archivio del Marchese di Concina, di cui si ha una copia nella Canonica arcipretale di Aquileia. Fu riprodotta questa col titolo: Aquileia nel 1485, e con la dicitura originale: CIVITATIS AQUILEIE – quemadmodum nunc iacet fedelissima Topographia; ma con buona pace dell’editore dobbiam dire o che lesse male la data, se c’era – 1735 – o non s’accorse, perché poco pratico di paleografia, che la calligrafia è evidentemente del secolo XVIII. Da: Vale G., Contributo per la topografia d’Aquileia, in Aquileia Nostra - anno II – n.1, Gennaio 1931.

47 AA. VV., Aquileia antica e la sua pianta, in Da Aquileia a Venezia , Ed. Garzanti-Scheiwiller.

48Brusin G., Gli scavi di Aquileia, Ed. Le Panarie, Udine 1934

Su un esemplare conservato presso l’Archivio Provinciale di Gorizia, in didascalia si può leggere: Piano topografico d’Aquileja in cui sono indicate con tinta […] le tracce

dell’antica città romana e con spesse linee di color bruno […] l’estensione della città riedificata dal Patriarca Popone.

il sottotitolo di “Piano topografico di Aquileia” ed è accompagnata da un allegato che riporta un “Indice delle Antichità escavate nei siti segnati con numeri arabi in nero”. L’ingegner Baubela, direttore dei primi scavi ufficiali del Governo Austriaco, nel redigere la mappa, oltre a fornire le indicazioni dei resti antichi, riporta il piano quotato di tutto il quadrante nord-occidentale della città.

Figura 18 – “Pianta di Aquileja Romana” di Pietro Kandler, del 1869.

Pietro Kandler è il primo che si occupa direttamente del problema topografico portato alla ribalta dall’Ichonographia del Baubela.49 Sulla sua pubblicazione Di Aquileia Romana compare una pianta50 (Figura 18) che effettivamente non può essere definita una vera e propria carta archeologica, ma è, per usare le parole del Brusin, un “elaborato a tavolino scaturito dalla grande dottrina ed erudizione dell’autore”. Tuttavia l’importanza di questa mappa è dovuta dall’intuizione dell’autore, che ha disegnato quello che lui chiama “porto delle navicelle”, che seppur errato

49Brusin G., Gli scavi di Aquileia, Ed. Le Panarie, Udine 1934

50La carta qui illustrata è stata pubblicata su: Archeografo Triestino – nuova serie - vol.1 – 1869/1870. Editrice La Società di Minerva in Trieste.

nelle dimensioni e nella forma, lo colloca nel sito dove molti anni più tardi verrà scoperto il porto fluviale da parte del Brusin.

A Enrico Maionica, direttore degli scavi di Aquileia dal 1877 e del Museo fin dalla sua fondazione nel 1882, si deve la prima pianta archeologica in senso moderno con il dimensionamento e il posizionamento di tutti i resti fino ad allora conosciuti.51

Figura 19 – “Forma Aquilaiae Romanae” di Enrico Maionica, del 1893.

Mentre l’Ichnographia Aquileiae Romanae et Patriarchalis del Baubela i siti di rilevanza archeologica sono segnati mediante una semplice numerazione, nella Forma Aquilaiae Romanae52 (Figura 19), il

51 AA. VV., Aquileia antica e la sua pianta, in Da Aquileia a Venezia , Ed. Garzanti-Scheiwiller.

52 Estratta da: Maionica E., Fundkarte von Aquileia, in Sonder-Abdruck aus Xenia

Maionica sviluppa il metodo di rappresentazione topografica trasferendo in pianta le principali strutture indagate.53 La carta è realizzata grazie ai rilievi e schizzi eseguiti da Giacomo Pozzar, valido assistente e collaboratore del museo a partire dal 1885.

Da allora la pianta archeologica di Aquileia è stata aggiornata più volte da Giovanni Brusin fino al 1959 (Figura 20).

Figura 20 – “Pianta di Aquileia” di Giovanni Brusin, del 1933.

In tempi recenti sulla scia della tradizione iniziata dal Bertoli e portata avanti da Baubela, Maionica e Brusin, si inserisce Luisa Bertacchi (direttrice del centro archeologico di Aquileia dal 1959 al 1989) che grazie anche ai suoi interessi spiccatamente topografici e non solo archeologici

53 Maggi P. - Oriolo F., Dati d’archivio e prospezioni di superficie: nuove prospettive di ricerca per il territorio suburbano di Aquileia, in AAA, volume XLV, Archeologia senza scavo. Nuovi metodi di indagine per la conoscenza del territorio antico., Editreg SRL, Trieste 1999

porta a compimento la Nuova pianta archeologica di Aquileia (Figura 21). L’autrice oltre a riportare in pianta una sintesi delle proprie scoperte della sua trentennale esperienza ad Aquileia include nella sua opera i vecchi disegni dei suoi predecessori cercando di interpretarli e di collimarli. Accanto alla figura della Bertacchi è da ricordare la collaborazione di Francesco Luigiano che si è occupato di realizzare la planimetria di Aquileia in formato digitale e su base georeferenziata.

Figura 21 – “Nuova pianta archeologica di Aquileia” di Luisa Bertacchi, del 2003.

La nuova carta oltre a godere degli indiscutibili vantaggi della gestione informatica dei dati si distingue dalle precedenti per la ricchezza del dettaglio, sono infatti disegnati nella loro reale posizione non solo gli edifici e le strutture più grandi, ma anche per esempio particolari secondari come il disegno delle pavimentazioni e dei mosaici.

CAP. 4 - La standardizzazione

dell’informazione geografica