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( L E T T E R E INEDITE A SANTORRE DI SANTAROSA)
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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INel luglio 1 8 1 9 Cesare Balbo rien trava a T o rin o da M ad rid dove aveva svolto dalla fine del 1 8 1 6 la mansione di seg retario di suo p a d re , am b asciatore presso Ferd in an d o V II, e d a ll’o ttob re 1 8 1 8 , — a llo rch é questi aveva lasciato la Spagna, — an ch e q u ella di in ca rica to d’a f f a r i1.
I m esi successivi furono da lui trascorsi n ell’attesa ch e gli giungesse la nom ina ad una nuova, più im p ortan te ca r ic a d ip lo m a tic a , m a le sue speranze in proposito e le pressioni e se rcita te p e r o tten ere l ’am bita prom ozione rim asero d e lu se 2.
Si affacciò allora alla sua m ente il proposito di rite n ta re la sorte n ella ca rrie ra m ilitare. Già durante la b reve ca m p ag n a
1 Sul soggiorno in Spagna di Cesare B . si vedano: E . Ri c o t t i, Della vita e degli scritti d el conte Cesare B albo, Firenze, 1856, pp. 37 sgg. (in o ltre in que
st opera la A utobiografia di C. B. scritta nell'aprile 1844. pp. 366 sgg-); E . Pa s- SAMo n t i, Un torto fatto a Cesare B albo nel 1819, in II Risorgim ento, X V II, 1 924, pp. 319 sgg.; ed in particolare le belle pagine di E . Pa s s e r i i v d En t r è- v e s, La giovinezza di Cesare B albo, Firenze, 1940, pp. 90 sgg.
2 Cfr. E . Ri c o t t i cit., pp. 43, 371; E . Pa s s e r i n d' En t r è v e s cit., p. 112.
E . Pa s s a m o n t i ( nell'articolo Un torto fatto a Cesare Balbo nel 1819 cit. e nel saggio C esare Balbo e la rivoluzione del 1821 in Piem onte, in B ib lio teca d i storia italiana recente (1800-1870), X II, Torino, R . Deputazione sovra gli studi di storia patria, 1926. pp. 5-6) attribuisce la conclusione della missione B alb o a Madrid e la fine della sua attività diplomatica al fallim ento delle trat
tative da lui svolte per il matrimonio di Ferdinando V II con una principessa di Casa Savoia. Egli però non documenta in modo convincente la sua asserzio
ne. D el resto non riusciremmo a comprendere le speranze del B . in una pro
mozione se effettivamente il suo richiamo fosse stato provocato dal suo insuc
cesso. Le ragioni della mancata promozione non ci sono chiare. Ma non è escluso che esse siano state la conseguenza di quella lotta sorda che già si era ingaggiata nel ministero contro Prospero Balbo e non è escluso che a questa stessa ragione debbano essere attribuite anche le difficoltà che egli, come ora vedremo, incontrerà nel tentativo di riprendere la carriera m ilitare. E non è escluso ancora che tutto ciò sia stato provocato soltanto dal fatto che i concor
renti del B . furono molto più abili di lui nell'intrigo e seppero trovare soste
nitori più energici nelle loro istanze.
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con tro N apoleone del 1815 egli aveva im pugnato le arm i, aveva p a rtecip ato alle operazioni belliche in Savoia e nel Delfinato, com e tenente nell’avanguardia del generale Gifflenga, e ne era torn ato con il brevetto di capitano, che gli era stato mutato in quello di maggiore nell’ottobre 1816, allorché era stato nomi
nato « gentiluom o » (noi diremmo oggi « attaché ») d’ambasciata presso la legazione sarda a M ad rid 3.
La decisione di indossare nuovamente la divisa (sia pure come
« p ro vin ciale » e quindi p er un periodo lim itato di sei mesi) 4 gli offriva due vantaggi: innanzitutto lo toglieva dalla imbarazzante posizione in cui si trovava a Torino, ove appariva orm ai nella veste di postulante indesiderato ad una carica che non gli si voleva con
ce d e re ; in secondo luogo esso gli dava modo di ap rirsi nuove pro
spettive di carriera in un campo il quale gli avrebbe forse per
messo di operare in futuro in modo molto più efficace di quanto non gli sarebbe stato possibile nell’attività diplom atica. P er sugge
rim ento d ell’amico Santorre di Santarosa, che dirigeva allora la terza divisione (leve) nella Segreteria di Guerra e M arina, aveva poi optato p e r il servizio in un reggimento di lin ea, col grado di m aggiore, anziché pel servizio nello Stato maggiore generale con quello di tenente colonnello. Anche questa scelta era stata pro
vocata da due diversi ordini di considerazioni: la promozione im m ediata a tenente colonnello avrebbe potuto ap p arire agli oc
chi dell’opinione pubblica come un aperto favoritism o, inoltre la sua attività sarebbe stata piuttosto limitata e monotona nello Stato m aggiore generale5; il servizio al reggimento sarebbe stato
3 Cfr. E . Ricotti cit., pp. 33 e 363 sgg .; E. Pa s s e r i n d' En t r e v e s cit., pp..
46 sgg.
4 Ogni reggimento aveva due maggiori « provinciali » che dovevano ser
vire per sei mesi alternativamente (cfr. N. Brancaccio, L'esercito del vecchio Piemonte. Gli ordinamenti, parte seconda. Dal 1814 al 1859, Roma, 1925, p. 59).
5 Anche in altra occasione, pochi mesi dopo, il Santarosa esprimeva parere sfavorevole sul servizio nello Stato maggiore generale, e ne illustrava gli svan
taggi in una lettera al Balbo del 26 ottobre 1820 (E . P aSSA M O N T I, Cesare Balbo e la rivoluzione del 1821 in Piemonte cit., p. 292) prendendo lo spunto da una raccomandazione che questi gli aveva fatta in favore di un suo commilitone (cfr. lettera V i l i ) : «Fuori dei capi dello Stato Maggiore delle divisioni, — scriveva il S. — che fanno gli Ufficiali di Stato Generale, salvo alcuni
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invece m o lto più im pegnativo (m a anche più istruttivo e p iù ricc o grado di tenente colonnello, si tenga presente che essa acquistava particolare importanza perchè, essendo il grado di maggiore il massimo grado a cui poteva
torre di Santarosa 7. « Due — scrive il P assam on li8 ne sono i motivi d om in an ti: lo scetticismo contro tutto e contro tutti, causato dal modo con cui è stato tra tta to ...; l’altro, l’attesa e il desiderio che i suoi ineriti siano riconosciuti ». La delusione p er le moltiplicate prove di indifferenza nei suoi riguardi che il governo gli dava procrastin an do quella promozione al grado di tenente colonnello che la sua anzianità gli aveva fatto sperare (per cui egli andava già ventilando il progetto di interrompere la carriera militare ap
pena fossero spirati i sei mesi di servizio ob b ligatorio)9, gli era addolcito soltanto dalle prove di stima che in Genova continua- niente riceveva per l’opera riformatrice che in quel periodo suo padre (diventato nel settembre 1819 ministro dell’interno) aveva intrapresa 10. Altro conforto gli veniva dalla corrispondenza col San
tarosa. benché attraverso ad essa e soprattutto attraverso ad alcuni nell’aprile chiedeva le dimissioni e riparava per alcun tempo all'estero, ponendo così termine alla sua infelice esperienza militare.
10 Cfr. in proposito A. Aquarone, La politica legislativa della Restaurazione nel Regno di Sardegna, in Boll, storico-bibl. subalpino, 1959, pp. 21 sgg. e la bibliografia ivi citata. Ma manca ancora una monografia organica ed esauriente sulla attività svolta da Prospero Balbo in questo periodo.
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scanso di eq u iv oci, una professione di fede politica n ella qu ale m e t
teva ch ia ra m e n te in rilievo la m oderazione delle p ro p rie id ee, si d i
ch ia ra v a favorevole al regim e costituzionale soltanto n el caso ch e esso fosse assai tem p erato (su l tipo di quello fran cese) ed a co n d i
zione ch e a tal regim e si giungesse attraverso una serie di p ro g res
sive rifo rm e em an ate spontaneam ente dal m onarca n .
Q uesto ep istolario, sino ad ora, era noto soltanto a ttrav erso le le tte re del San tarosa. Quelle del B alb o erano state viste dal P asserin d E n trèv es, il quale però aveva utilizzato soltan to un b reve passo di una lettera d e iro tto b re 1 8 2 0 12.
L e d ieci lettere che qui pubblichiam o, conservate presso la F o n d a z io n e S an tarosa, a Savigliano ls, offrono spunti di un certo interesse sotto m oltep lici punti di vista. Innanzitutto esse ci illu stran o non soltanto lo scetticism o e l ’attesa di cui p a rla il P assa
m o n ti, m a 1 alfieriana testardaggine con la quale il B a lb o si ap p licò al m estiere delle arm i ed il buon esito che arrise ai suoi ten
ta tiv i di acq u istar scioltezza ed autorevolezza nel co m a n d o . Esse in o ltre ci dim ostrano 1 attenzione che egli dedicò d u ran te quel p e
riod o nei lim iti che la sua attività m ilitare e le sue condizioni di salu te gli perm ettevano — a ll’osservazione d ell’am b ien te ch e lo circo n d a v a ed in p articolare allo studio dei gravi p ro b lem i p o
litic i del m om en to, m entre la rivoluzione, trio n fan te in S p agn a, si estendeva e si afferm ava anche nel regno di N ap o li.
P e r quanto riguarda l'am biente genovese il B a lb o non ebbe ce rta m e n te m odo di frequentarlo con m olta assiduità. M a gli sp u n ti con ten u ti in queste lettere ci dim ostrano che egli seppe co g lie re con acu m e m olti aspetti e problem i della vita genovese. L a ch iu sa a l
bagia d ella n ob iltà, gli erro ri del governo sardo nella sua p o litica verso G enova, i contrasti fra i Piem ontesi ed i L ig u ri, le sp eran ze
11 C fr. il teslo di questa professione in E . Ri c o t t i cit., pp. 393-95. Sul problema della sua datazione cfr. n. 72.
12 E . Pa s s e r i n d En t r è v e s cit., p. 132. Si tratta della lettera qui in tegral
m ente riprodotta sotto il numero V i l i. Sui problemi che essa suscita cfr. le note 70-75.
13 Esse si trovano nella cartella S. 30, fase. X. Ringrazio vivam ente il P ro f.
Antonino Olmo, preside del Liceo « Arimondi » di Savigliano e conservatore della Fondazione « Santorre di Santarosa », per le facilitazioni ed il generoso aiuto prestatimi durante le ricerche.
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