ATTI
D E L L A SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA
N UO VA S E R IE
III
( L X X V I I ) F A S C . II
G E N O V A - M C M L X I I I
N E L L A S E D E D E L L A S O C IE T À LIG U R E DI STORIA PATRIA P A L A Z Z O TURSI
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C o m e , sulla base della p iù a p p r o f o n d ita delle conoscenze, E g l i sentisse il fascino della storia ligure dei secoli tra sc o r s i, e ne a p p r e z z a s s e , q u ale ele m e n to di interesse a n c h e a ttu a le , i valori tra d iz i o n a l i c h e essa e sp rim e , solo è in g rado di d ire ch i ebbe il p riv ile g io di p oterg li essere a cc a n to , accolto nella selezionatissima c e r c h i a dei Su oi a m ic i p iù c a r i.
F e d e r i c o R ic c i lo si c o m p r e n d e so p rattu tto se ci si riesce a r e n d e r e co n to di questo senso della genovesità, ra d ic a to e p rofon d o, essenza d e lla S ua p e rso n a lità e al tem p o stesso — ci si p e rm e tta quasi la S u a re lig ion e. Sotto questo aspetto E g li ci a p p a r e non d issim ile d a quegli u o m in i, te n a ci e volitivi, ch e , nel lungo vol
g e re d ei se c o li passati, co stru iro n o le fortune d e ll’a n tica R e p u b b lica di S an G iorgio dei p eriod i suoi di m assim o fulgore. Di antica f a m ig lia genovese E g li e ra del resto — nella nostra città essendo n a to il 2 0 d ic e m b r e 1 8 7 6 da F ra n ce sc o e da Dina B e r r e tt a — sic
c h é le v irtù delle lon tane g enerazioni liguri — non senza tuttavia i c o r r e l a t iv i d ifetti ch e la nostra gente è la p rim a a riconoscersi si p o te v a n o d ire in L u i v e ra m e n te discese « p e r li r a m i ». C era n e lla S u a p e r so n a e nel Suo m od o di agire un q u alch e cosa che in s ie m e r i c o r d a v a il ca lc o la to ard ire degli an tichi m e rc a n ti nostri, la sc h ie tta i r r u e n z a — m a i p e ra ltro d egradata da intem p eran ze di un B i x i o , e lo studiato lu n g im iran te p r o g ra m m a r e di un Ru- b a ttin o . P r o p r i o p e r questo E g li resta — e resterà — co m e una d e lle figure più tip ica m e n te quanto nobilmente rapp resen tative d ella G e n o v a di questo secolo. E il Pantheon di Staglieno — a p e
re n n e te stim o n ia n z a d e ll'a m m ira z io n e dei Suoi concittadini d o v rà in un te m p o non lon tano raccoglierne devotamente le spoglie.
F o r m a t o s i in un a m b iente famigliare, tradizionalista p e r la fed eltà agli usi genovesi, m a m o dernam ente aperto p e r la convinta sua a d e sio n e ad avanzati p rin c ip i di democrazia repu b b lican a, F e d e rico R i c c i , se si era specializzato sino al dottorato universitario negli studi m a t e m a t ic i, n on aveva per questo trascurato di a p p ro fo n d irsi n ei v a r i ca m p i della cultura umanistica. I Suoi scritti e i Suoi d isco rsi con la loro strutturazione, più ancora che attraverso le m o lt e p li c i citazioni di p rim a mano, attestano della Sua p ad ro n a n z a d e lle lingue classiche, non meno che della Sua vasta cono
sce n z a d e lla le tte ra tu ra italiana. E chi ha avuto modo di essere con L u i in dim estichezza, condividendo il piacere di amicali con-
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\eisan, non p Uò non rico rd a re — con a m m irazion e, m a , forse, anche con un ce rto non ancora sopito stupore — qu an to E g li fosse versato nella sto ria religiosa.
L e Sue esigenze professionali — quale titolare della p iù i m poi [ante a z ie n d a italiana di importazione di carboni — indirizza- d°ii° tUttaV*a *n P a r t ic ° l a re l’interesse di Federico R ic ci al c a m p o t discipline econ om iche e finanziarie connesse ai p r o b le m i dei tra ci, delle quali fu, per almeno cinquantanni, uno dei cu ltori m8W ° i ^ l i e v o ed autorità, e non soltanto lim itatam en te all am- ienle ita lia n o . L a Sua « R a sseg n a C a r b o n i », pubblicatasi trim e- stialm en te a co m in cia r e dal 1 916, ed interamente da L u i re d a tta , costituì pei la m ole degli accuratissimi dati statistici in essa rac-
e p e r i sintetici commenti — precisi e ch iarificatori — ch e la i dati a ccom pag n avan o , uno dei testi documentari in m a te ria , ai quali con m aggior sicurezza si poteva far riferim en to . Luigi inauc i . e ognuno sa quanto egli fosse difficile — ne e ra uno ei lettori più assidui.
M a, a pro posito di questo interessante periodico, una cosa è da sottolin eare, che pochi conoscono e che meglio di ogni altra foise vale a definire il carattere del suo direttore. Quanto la rivista fiu ttava v e n iva interamente versato all’istituto dei Ciechi « D avide Chiossone », u n ’istituzione alla quale il senatore R ic c i g u a rd ò sem pre con p articolare simpatia, come anche è dim ostrato dal fatto di av erla voluta ricordare nelle Sue disposizioni te sta m e n ta rie , ad essa devolvendo un lascito di otto milioni.
Così lo spirito di intraprendenza commerciale si a p p a r e n ta v a in F e d e r ic o R icci, in armonico equilibrio, alla superiore c a p a c it à di risp ond ere alle esigenze più impegnative della c u l t u r a , e al- 1 ap erto accoglim ento degli imperativi di un operante s o lid a rie tà u m a n a .
Ma soprattutto questo grande figlio di Genova va forse visto nel riflesso del Suo inflessibile carattere e della Sua t e n a c e v o lo n tà . Solo la forza del Suo animo gli permise di superare le difficoltà fisiche e psicologiche conseguenti ai non cancellabili str a s c ic h i di una grave malattia sofferta negli anni giovanili. Assiduo d elle n o stre spiaggie, fu solito, sino in età avanzatissima, a fa re i b a gn i di m a r e in ogni stagione dell’anno, qualunque fosse lo stato del tem po ; e molti lo ricordano partecipante all'annuale cim e n to in
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v e rn a le a S a n G iuliano, non p och e volte in g io r n a te proibitive ch e v e d e v a n o d ira d a rsi al m assim o a n ch e le s c h ie r e dei p iù giovani.
F e d e r i c o R icci r a p p re s e n ta v a , a n ch e in q u esto, un autentico t r io n fo di u n a e ccezion ale c a p a c i t à di a u to d is cip lin a , p o r ta ta sino ai lim iti di un rigo re c h e non sareb b e di t r o p p o definire spartano.
P e r questo d ir e di Lu i è r ip e te re di un e sem pio di fo rz a m o ra le e di l in e a r e co e re n z a , p e r il quale non m o lti c e r t a m e n t e risultano i te r m i n i di p a ra g o n e .
Nel v o lg e re della Sua lunga esistenza E g li si c o m p o r tò sem pre in m a n i e r a c h e si p o tre b b e d ire ap p osita m e n te c o n ia to p e r Lui il verso d a n te sco « non volse co llo , nè piegò sua costa ».
T a l e Sua fedeltà ai p r o p r i p rin cip i, e tale fo rz a di ca ra tle ie E g li ebbe a m p i a m e n te a d im o s tra r e nel corso d ella S ua p a rte ci
p a z io n e a lla vita p u b blica attiva, in periodi tra i p iù difficili.
L a S ua p olitica — in c e n tra ta sem pre, co m e su u n a prem essa i r r i n u n c ia b i le , nel p rin cip io di libertà — e ra la p o litica di un c o s tr u tto r e , a cc o r to m a a ltrettan to deciso. L o studio a p p rofon d ito e la c a p a c i t à , sulla m e d ita ta base dei dati di fatto acquisiti, di s a p e r g u a r d a r e lontano nel futuro, nella stessa m a n i e r a con la q u ale co stitu iro n o il fo n dam ento delle Sue fortune nel c a m p o pio fession ale, ra p p r e s e n ta ro n o altresì gli elementi essenziali dei Suoi successi c o m e a m m in is tr a to re della cosa pubblica.
A lla v ita am m in istra tiva com inciò a dedicarsi m o lto presto, rite n e n d o E g l i un dovere al quale non sottrarsi il m ette re a servizio della co lle ttiv ità le Sue c a p a c ità e la Sua p re p a ra z ion e .
G uida al Suo agire era il senso della giustizia, sì vivo e prò fondo da s e m b r a re qualche cosa di connaturato al più intim o del Suo essere. C erti Suoi atteggiam enti e certe Sue prese di posizione sono d iv en u te p roverbiali. E gli era infatti ca p a ce di p re te n d e re —- è la p a r o l a — di essere sottoposto ad una tassazione m ag giore di q uella im p o sta g li, d ich iarand o essere il Suo reddito su p eriore a q uello a c c e r t a to dai co m p e te n ti uffici ; ma nella stessa m a n ie r a , in fo rza dei m e d e sim i principi, stimava doveroso bollare con parole di fu oco la d isorganicità, le incongruenze e i sistemi sovente vessa
to ri sui q u a li si im p ern ia il regime tributario italiano.
Il co n ce tto ch e F e d e ric o Ricci aveva delle cariche pubbliche e r a — si p u ò dire — altrettanto personale: Egli non concepiva che d al r e n d e re un servizio alla collettività potesse derivare un qual*
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. a °°*0 d o rd in e m ateriale a fav ore di chi il servizio stesso a o a c o m p i e r e : la rico m p en sa non poteva con sistere se sulla b Una SOt^ s^a z ^one ^ superiore ordine m o ra le . E p r o p r io il r'fi 7 ^ cIu e st^ p rin cip i Egli ritenne Suo dovere — s e m p r e — fogse 6 °&ni fo rm a di com penso — diretta o ind ire tta ch e zione ^ in c a rich i affidatigli dalla Pubblica A m m in istra - colare ^ ^ llan ^ ° tIuesti avessero com p ortato un im p egn o parti-
r ic hiesto p e r il loro adem pim ento un lungo p e rio d o di
p P r i m a elezione di Federico Ricci a consigliere co m u n a le Sua ° Va aVVenne ne^ 1^10, e di non molto tempo ap p resso fu la b iic• S*u n z io n e alla carica di Assessore supplente ai L a v o ri Pub- rpu r . C 16 *enne p e r circa un anno. L ’aula consiliare di P alazzo torn ò poi ad accoglierlo dopo il favorevole esito delle suc- ve c °n su lta z io n i del 1 9 1 4 e del 1 9 2 0 , nella quale u ltim a si eh ls ta c c a to di soli poco più che settecento voti dal cap olista e ra risu ltato il senatore Paolo E m ilio Bensa, il non dim enti-
bi a n d e m aestro del diritto. Sulla base dell’affermazione con-
^ g ita non m e n o che in considerazione delle Sue già p ro va te doti a m m in is tr a to re dinamico e moderno, il Consiglio C om u n a le , con arghissim a m aggioranza di suffragi, lo innalzava, il 27 n ov e m b re
I 9 9 0 11 6 ’
1 n a su p re m a magistratura cittadina.
N ella pienezza allora della Sua maturità, a rricc h ito di r e centi esp erienze fatte nel corso di una missione negli Stati Uniti affidatagli dal ministro Dallolio per risolvere fondam entali p r o blem i relativi ai nostri approvvigionamenti, Federico R ic c i si a p palesò subito un sindaco degno della migliore tradizione a m m i n i strativa della città, quella tradizione che in Andrea P o d e s tà già
aveva avuto uno tra i suoi esponenti più rappresentativi.
R ic ci alla testa della Civica Amministrazione significò nel volgere di p och i anni il risanamento del bilancio co m u n a le , e l ’at
tuazione di un primo complesso di grandi opere p u bbliche, n o n c h é la p rogettazione, sulla base di una lucida organica v ision e delle necessità cittadine anche per il futuro, di altri non m e n o i m p o r tanti ed impegnativi lavori. Si può affermare al p ro p o sito c h e buona p a rte di quelle che in Genova, negli anni del gov ern o fasci
sta, ebbero ad essere definite « opere del regime », n o n fu ro n o se
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non il co m p le ta m e n to di p ia n i con lu n g im ir a n te p re v e g g e n z a predi sposti d a i r a m m i n i s t r a z i o n e R ic c i.
L e realizzazioni di F e d e r i c o R ic ci q u a le S in d a c o furono p bili non so ltan to p e r quello c h e era il deciso ind irizzo ch e g i p e v a d a r e ad ogni attività n ella qu ale si cim e n ta ss e , m a anc p la la rg a base ele tto ra le sulla q u ale la Sua a m m in is tr a z io n e pogg 1 u na base ch e oggi si qualifich ereb b e di « te rz a fo rz a », essen o f o rm a ta da lib e ra li, d e m o c ra tic i ed e x c o m b a tte n ti. In un te m p o si aggiunse p oi — a u torevole appoggio a lla S ua ope la v oce di un quotidiano del m attin o, da L u i a p p o s ita m e n t d a to , affidandone la d irezione ad un altro g ra n d e figlio di 1 on. O razio R a im o n d o , avvocato p rin cip e ed o ra to re efficacia.
L a G iu n ta , che rifletteva le aspirazioni di quelle forze co Bg ntp ad avversare sa m e n te progressiste, m a a ltrettan to ten acem en te p ro n i ^
ogni tentativ o di avventura estrem istica, ch e avevano p o r ^ d erico R ic c i a P alazzo T u rsi, e ra fo rm ata di elem en ti di j 0 po v a lo r e , fusi in un complesso om ogeneo, tale m an tenu tosi anc
, . . . . • F e d e r ic o Ricci,
ta lu n e v a ria z io n i verificatesi nella sua com p a g in e , r
quale S in d a c o , poteva fa re affidamento sulla co lla b o ra z io n e ^ quali il prof. Angelo Scrib an ti, direttore della Scuo P ^ d ’i n g e g n e r ia N avale, l ’ing. M ario P re v e , l ’avv. M a rce ^ iassilli, il p ro f. G. B . R a m o i n o , il dott. Stefano Cattaneo ^ ^ gli av vo cati F a b i o D ané, Gian Maria Solari, V irgilio Cai
altri di non m in o re statu ra intellettuale e m o ra le .
F u in questo p e rio d o , tra il 1 9 2 0 e il 1 9 2 4 , ch e la tras zione d ella città in m a n ie ra da adeguarla alle esigenze di un ° _ ce n tro m o d e r n o v enn e avviata con ritmo celere. Sono m ^ questo p e r i o d o i piani e i lavo ri per le strade galleria da or r ^ alla Z e c c a , n u m e ro si lotti di case popolari, il quartiere di P it t a , l e a rg in a tu re del Bisagno, e lo sviluppo edilizio della di A l b a r o , n o n c h é la municipalizzazione dellAzienda del Gas. ^ ^
I l c l i m a politico della città, assai meno teso che altrove an ^ in v ir tù , p r o p r io , degli orientamenti e della fattiva opera C iv ica A m m in istra z io n e , permise che a Genova si potesse tran q u illa m e n te svolgere n el 1 9 2 2 una conferenza internazionale per l a definizione dei p ro b le m i lasciati aperti dopo la conclusione della
p r i m a g u e r r a m o n diale.
m in i rio re rassini
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rico Ri*31-6 Sln t,aco della citta > in questa storica circ o s ta n z a F e d e - ritoeli enne n om inato senatore del Regno. Il la ticla v io confe-
• • . . Slgniflcò tuttavia per nulla un a rre tra m e n to delle Sue
posizioni in 11
rata con 1 ■ questione istituzionale — da lui conside- novegi __ ° spint0 tradizionalm ente repubblicano dei v e c c h i Gè- sampnt 6 ’ tant0 m e n o ì nei confronti del fascismo o r m a i deci- samente avviato a ll’integrale conquista del potere.
solidaristic' Federico R icci, ricco qual’e ra di e lem en ti trovare 1 ' * ° ^ 3ra P r i v a z i o n e mazziniana, non p otev a infatti forme di m e n t * contatto, reale ed operante, con crista lliz z a te maniera n se rv a zione politica, econom ica e sociale, in qualsiasi il senso d ' SC ^ ° teSSero Presentare. Il suo contenuto m o ra lis tico , bilità di gIustizia che ne era alla base escludevano ogni possi- l’urto OInP r o missione tra di esso e l’integralismo fascista. E ben re 10 ^ ^ eder*co Ricci e il partito di Mussolini si delineò camicie in evitabile. Di fronte alla sopraffatrice violenza delle di quest 616 COn^ront* delle leggi e degli uomini ch e, in n om e grande S' l e ^ evano ^ Consorzio Autonomo del P orto , la voce del
mune6- SÌ leVÒ C° SÌ’ Ü 4 ag0St0 1922, dal Palazz0 del Co'
cjle j. c o r a t a ed ammonitrice, ben rendendo con u n ’incisiva frase, perba ^ ° ne ^amosa’ 1° stato d’animo dei cittadini della Su-
1 ^cisamente ostili ad ogni slittamento della vita del P a e s e
" Senso an tidemocratico.
m ent- ^ enova soffre e non parteggia, nè si abbandona a risenti- citt' ° 3 SUSCett^ ^ ' ta proclamò Eg li in quella circosta n z a . « L a lavo a »Slungeva ancora in quei drammatici m om enti — vuole g ^ ln Quiete, senza ansia, senza incertezze, senza m i n a c c e ».
j cP ,e?ta p e r Federico Ricci — come privato cittadino non m e n o come pubblico amministratore — la sola posizione p o litica - mente logica e moralmente dignitosa da assumere di fro n te alla Pericolosa situazione che andava maturando nel P aese, e da ta le Posizione Egli, con l’intransigente rigore che gli era so lito, rifiutò P ° i sem pre di discostarsi. Parteggiare per comando, p e r im p o s i
zione d a ll’alto, e non già per libera meditata scelta, n on e r a d a Lui, com e non lo era dei Suoi concittadini educati nel c l i m a d ella
m edesim a tradizione di libertà.
F u perciò appieno coerente con i Suoi principi e co n l ’a tte g giamento in conformità ad essi assunto 1 inflessibile o p p o siz io n e
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con la q u a le , nel 1 9 2 4 , E g l i co n tra stò l ’i m p e r a ti v a rich iesta avan
zatagli d ella concessione d e lla c itta d in a n z a o n o r a i ia di Genova C a p o del G o v e rn o . Il « no » p ro n u n cia to in iz ia lm e n te , tale ri ^ sino in fo n d o , sino alle e stre m e conseguenze, le dim ission i, , d alla c a r i c a di Sindaco. U n gesto di co rag gio e di fierezza c , tra v e rs o il suo p rim o citta d in o e i q u a ra n ta d u e co n siB ier^ ^ c o m p a tti ne seguirono l’e se m p io , onorò G enova tu tta . Nessun città d’It a li a fece a l t r e t t a n t o ; m a nessun a ltr a aveva alla un u o m o c o m e L u i, un altro della Sua m e d e sim a t e m p r a .
N o n o sta n te la posizione assai difficile in cui la co e re n t rità d ella Sua condotta l’aveva portato, F e d e r ic o R ic ci non donò n e p p u r e allora il c a m p o della lotta. N ell a u la d e ^ a n c h e se o rm a i p u r esso c o m p le ta m e n te fascistizzato, la u risu onò re p lic a te volte, p a ca ta e serena, m a , q u a n d o occ ^ in e so r a b ile nelle conclusioni, significanti inesorabile con
u n a p o litica negatrice di libertà e impostata in c a m p o eco sulla base di crite ri trop p o sovente in aperto co n tra sto con ^ c ip ì p iù e lem en tari di una realmente costruttiva finanza pu ^
Sui discorsi del senatore Ricci i giornali, c o m a n d a ti ^ ^ c h e tta dalle autorità governative, facevano in genere un ^ ^ ^ quasi c o m p l e to : contro di essi, materiati com e e ra n o di
c ifre , non e ra di fatto possibile alcuna form a di p o le m ic a cap a co n te s ta rn e in m aniera convincente la documentata validità.
discorsi nel loro testo originale — pericolosi quali a p p a r iv a n o r u o m in i del regime — non potevano che circolare sem iclan d est ^ m e n te , e solo entro cerehie ristrette di amici fidati. L e reazioni
i discorsi e gli atteggiamenti del sen. Ricci p rovocavano negli am bienti fascisti furono sempre assai aspre, e sovente re a lm e n te m n acciose. Il pericolo maggiore corso dall’ex Sindaco di Genova forse allo rch é , trattandosi di approvare in Senato p e r acclam a zione la nomina di Vittorio Emanuele III e di Mussolini a m are scialli dell Im p ero, Egli, nonostante le invettive di non p och i dei presenti, continuò a rimanere seduto, in atteggiamento di distacco
e di indifferenza.
F u r o n o quasi cinquanta i discorsi pronunciati da F e d e ric o R ic ci alla Cam era Alta durante il ventennio fascista, e furono al t re tta n te battaglie. Lo attestano, pur con la loro fredda te rm in o lo g ia , i v erb ali delle sedute, annotando le frequenti interruzioni, con
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C U I CSSl GTflii a *
nenti del ^osam ente martellati dagli stessi m a g g io ri espo- De Vecchi d ^ v T r 3l1013’ ^ C° Stanz° Ciano a C e sa re M a r i a lore Ricci h 3 ’smon- Accresceva la forza dei discorsi del sena- gorosa logica delP 7 ^ ineguagliabile docum entazione, e la r i essi erano uro ' ^ impostazione’11 tono tra nquillo, co n il q u a le nature di unciati, senza per questo tuttavia r i n u n c ia r e a ve- __ come t l arcasmo gelido e pungente sino a r a s e n ta re talv olta della f e r o c ^ T n° “ d d . tUtto a torto ha detto — i lim iti stessi auandn 1; 1 0 1 poi che ad essi venivano d ati d a ll ’A u to re , mente c h i a ^ i T ] 3 ftampe’ facevano resto, tanto coraggiosa- dittatura g r a v a n t e ' s u l ' p l e ^ rÌSUltaVan° ’ 3 rÌnnovata sfìda alla
fascisi noTelle To 16"1110 ~ aImen°. " n° ^ 1943 ~ 11 regÌmC
terreno le<* 1' • 1865 Cntl° 1 confini del territorio n a z io n a le , sul eiosampni° ì- i^ 0 ’ Un avversai'i° altrettanto apertam en te e corag- pericoloso i n ^ m T T0 ^ FedenC° Ricci’ un avversario ta n to più pendo E 1' T DOn 81 P° teVa contestame l’obb iettività, s a l e n t e a t f ] 1]C lei C° n ÌmpertUrbabÌle serenità, p re n d e r e onesta- i ffovprn. j-6 C° Se meritev°li di un qualche ap p re z z a m e n to c h e
Siffa".1 I'1 all0ia f0SSei° per avventl,ra riusciti a re a liz z a r e , difesa d lnearÇ coerenza, e la coraggiosa ininterrotta o p e r a di
■ Principi democratici da Lui condotta an ch e q u a n d o il opposi10 Sem laVa 0rmai aver virtualmente soffocato ogni v oce di razion I SU° piepoteie’ riaprirono a Federico R ic ci, a libe- : . . . aese avyenuta, la via ai più delicati ed im p e g n a tiv i GabinettoPp bblÌCÌ' ^ ^ C0SÌ’ 1945, ministro del T e s o r o n el j a , ° ai11’ d primo che, a guerra conclusa, v e r a m e n te fosse j f. . ' interpretare le aspirazioni di giustizia e di lib e rtà d egli
° po tanti anni di oppressione e di lotta. L a c o n f e r m a p oi .. Uno *,tl ' pochissimi membri dell antica C a m e r a A l ta —
’ g 1 ebbe da parte della Costituente quale Senatore d ella R e p u b -
’ si&n ificò ìinnovato solenne riconoscimento del significato p o etico e del valore morale dell'opera da Lui svolta in m o m e n ti t r a 1 più cruciali della vita del Paese, a prezzo dei rischi p iù g ra v i.
Come uomo di governo e come parlamentare, non m e n o c h e nella sua veste di presidente, per un certo periodo, d e ll ’E n t e d i
stributore del carbone importato, Federico Ricci svolse t r a il 1 9 4 5 e il 1 9 5 6 un’attività particolarmente intensa e assai p r o f ic u a ai fini
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d ella r i p r e s a d e ll’e c o n o m ia n a z io n a le . M a la S u a G e n o \ a era pre sente al Suo p e n sie ro in ogn i m o m e n t o , q u a l u n q u e fosse 1 incarico c h e dovesse e sp le ta re e la c i r c o s ta n z a n e ll a q u a l e dovesse^ g ’ . N on si p ossono così, oggi, le g g e re se n z a c o m m o z i o n e ta lu n i tra Suoi d iscorsi al Sen ato della R e p u b b l i c a , q u a li t r a Bli a 1 ’ d a ta più re c e n te — quelli del 2 5 o tt o b r e 1 9 4 9 e d e l - 0 a p r i
il p r im o p o l e m i c a m e n t e in tito la to « G e n o v a n on p u ò restale^ ^ a e ro p o rto », e l ’altro riv e n d ic a n te p e r la n o s tr a c i t ta a ^ ^ co n sid e ra z io n e da p a r t e d egli o rga n i g o v e r n a tiv i p r e p o s t i a ^
d azione e a l l ’a ttu azion e dei p ia n i r e l a ti v i a lle g r a n d i op
p u b b lica u tilità . .
• i j - F e e r i c o Ricci E r a p e r G enova s o p ra ttu tto c h e il c u o r e d i
p a lp ita v a . L a stessa c o lla b o ra z io n e , d iligen te ed i m p e g n a t a s p ry • i • p1 &\i n o n cesso ch e — p u r n ella m o d e sta veste di C on sig lie re 1 9 4 6 e il di d a re a l l ’am m in istr a z io n e citta d in a n el p e r i o d o t r a il ^ 1 9 5 6 , sino al co m p im e n to , cio è , del suo o tt a n te s im o a n n o
ne è la p ro v a , c o m m o v e n te e a m m o n it r i c e al t e m p o m e d e s ^ F e d e r i c o R ic c i , un gran de e devoto figlio di G e n o v a , P ^ sione v e ra m e n te — e non è re to rica — delle p iù a l te c a p a
t ci r i c o r d i . struttive della sua gente. C om e tale, s o p ra ttu tto , L o - c]ezza storia d irà m eglio d om ani, in più esatta p ro s p e tt i v a , la r ra ' della Sua o p e ra e il valo re non p eritu ro del Suo in segn arn e
dignità u m a n a e di civile libertà.
Le o n i d a B a l e s t r e! »
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I D IS C O R S I P A R L A M E N T A R I D I F E D E R IC O R IC C I
^ S u i b i l a n c i d e l l e F in a n z e e d e l l 'e n t r a t a p e r V e s e r c iz io f i n a n z i a r i o - 5 -2 6 . . Senato del Regno, 5 giugno 1 9 2 5 .
L e abitazioni p op olari e i sussidi d ello Stato. - S en ato del R e gno, 17 n ovem b re 1 9 2 6 .
O s s e r v a z io n i c ir c a l'istitu z io n e d e l P o d e s tà n e i m e d i e g r a n d i o m u n i. . Senato del Regno, 17 m aggio 1927.
S u l b ilan cio d elle Finanze. - Senato del Regno, 8 giugno 1 9 2 7 . Il traffico m arittim o, ferroviario e stradale. - Senato del R e g n o , 1 giugno 1 9 2 8 .
S u l bilancio dell'E conom ia N azionale. - Senato del R e g n o , 17 giugno 1 9 2 9 .
Q uestioni relative al Porto d i Genova. - Senato del R e g n o , 20 giugno 1 9 2 9 .
La m arina da carico - Il porto di Genova. - Senato del R e g n o , 22 maggio 1 9 3 0 .
D isoccupazione, finanze, tributi. - Senato del R e g n o , 2 4 giu gno 1 9 3 0 .
C r it ic h e a l p ro g etto d i rifo rm a d e i tr ib u ti l o c a l i . - S e n a to d el Regno, 26 giugno 1930.
I b ila n c i d e ll e so cietà an on im e. - Senato del R e g n o , 1 9 m a g g io 1 9 3 1 .
P r o b le m i ec o n o m ic i d e l m o m en to p r e s e n t e . - S en ato d el R e g n o , 20 maggio 1931.
E r r o r i d i a p p rezz am en to. - Senato del Regno, 10 e 1 7 d i c e m b r e 1 9 3 1 (discorsi rispettivamente pronunciati in sede di d iscu ssion e sulla Cassa di ammortamento e sul rendiconto con su n tivo 1 9 2 9 - 3 0 ) .
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P e r u n giusto tra tta m en to d e l titolo n o m in a t iv o . - S en ato del R e g n o , 1 6 m a rz o 1 9 3 2 .
L e so cietà a n o n im e . - S en ato del R e g n o , 2 5 m a r z o 1 9 3 3 . L a v o ri co n tro la d is o c c u p a z io n e . - S e n a t o d e l R e g n o , - 8 m a r z o 1 9 3 3 .
O sserv azion i su l b ila n cio d e l le F e r r o v i e e su l m o v im en to rittim o n el 1 9 3 2 - 3 3 . - Senato del R e g n o , 2 9 m a g g io 1 9 3 3 .
G li s t ip e n d i d e g li im p ie g a t i. - S e n a t o del R e g n o , m a e e 1 9 3 4 .
G li a c c o rd i c o n l'A u stria circ a il p o rto d i T r i e s t e . - Sena R e g n o , 20 m a rz o 1 9 3 5 .
L e o p e r e p u b b lic h e e la d is o c cu p a z io n e . - S en ato d e l R e B m a rz o 1 9 3 5 .
S u l co n tin g en ta m en to d e lle im p o rta z io n i. - S e n a t o d e l o 1° a p r i l e 1 9 3 5 .
F e r r o v i e d i Stato e M a rin a m erc a n tile . - S e n a t o d e l R e e n o , m a r z o 1 9 3 6 .
C rite ri d i bilan cio e trattam ento fiscale d ella fa n iig H a - nato del R egn o , 22 maggio 1 9 3 6 .
C on su ntivo 1 9 3 4 -3 5 . - Senato del R egno, 1 9 d ic e m b r e 1 93 L ' a llin e a m e n t o d e l l a lir a . - S e n a t o d e l R e g n o , 2 2 d i c e m 1 9 3 6 .
O sservazioni sul disegno di legge c o n c e r n e n te i sin d a ci società a n o n im e . - Senato del Regno, 20 m arzo 1 9 3 7 .
La qu estio n e dem ografica e l'intervento d ello Stato. - Sena del R egn o , 13 maggio 1 9 3 7 .
I co m m ercia n ti im portatori in regim e di co n tro llo stala su gli sc a m b i co n l'estero. - Senato del Regno, 17 m aggio 1 9 3 7 .
II tra ffico m arittim o e il porto di Genova. - S e n a t o d e l R e g n o , 18 m a g g io 1937.
Il bila n cio preventivo 1937-38 e la svalutazione d ella lir a ■ Senato del Regno, 22 maggio 1937.
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N ecessità di econom ie. O sservazioni sul r e n d ic o n t o d e l b i o n d o 1 93o -,,6. - Senato del Regno, 16 dicembre 1 9 3 7 .
P ronostici sull andam ento d el traffico. - S en ato del R e g n o , 2 aprile 1 9 3 8 .
F in a n za forte. ■ Senato del Regno, 28 maggio 1 9 3 8 . Q u e s tio n i e d iliz ie . - Senato del Regno, 23 m ag g io 1 9 3 9 . C o lm a r e il d isa v a n z o . - Senato del Regno, 3 0 m a g g io 1 9 3 9 . f o r t e z z a e g iu stizia. - Senato del Regno, 15 m a g g io 1 9 4 0 . P r o v v e d e r e in t e m p o . - Senato del Regno, 17 e 2 9 a p r i l e 1 9 4 1 (discorsi rispettivamente sui bilanci deU’Interno e d e lle F i n a n z e , pronunciati in sede di discussione sui bilanci 1 9 4 1 - 4 2 ) .
2 raffici, p rezzi, tributi. - Senato del Regno, 2 6 e 2 7 m ag g io e 3 giugno 1942 (discorsi pronunciati in sede di d iscu ssion e dei bilanci, rispettivamente delle Comunicazioni, delle C o r p o r a z i o n i e delle Finanze).
O ss erv a z io n i in m a teria d i p r o t e z io n e a n t i a e r e a . - C o m m i s sione di Finanza del Senato, 17 dicembre 1 942.
P r e v e d e r e e p r o v v e d e r e . - Senato del Regno, 5, 6, 1 5 e 2 0 maggio 1943 (discorsi pronunciati in sede di discussione dei b i
lanci, ìispettivamente dell Interno, delle C om u n ica z ion i, delle Corporazioni e delle Finanze).
D ichiarazioni sulla situazione finanziaria e m o n e ta ria d e l Paese fatte il 28 novem bre 1945 dal ministro d e l T e s o r o s e n . F e derico R icci ai rappresentanti d ella stam pa italiana e d e s te ra .
Questioni concrete. - Consulta Nazionale, 1 8 g en n aio e 2 3 febbraio 1946 (discorsi rispettivamente sulle d ic h ia r a z io n i del Presidente del Consiglio e sulle dichiarazioni del M in istro del Tesoro).
Osservazioni sul progetto di legge p e r la C o stitu en te. - C o n sulta Nazionale, 9 marzo 1946.
P e r la stabilità del Tetraedro. - Senato della R e p u b b l i c a . 2 6 giugno 1948.
Chiaroscuri delVE.R .P. - Senato della R e p u b b lica, 2 8 luglio 1 9 4 8 .
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U n u s q u iu s q u e f a b e r fo rtu n a e su a e. - Sen ato d ella R e p u b b lic a , 2 6 o ttob re 1 9 4 8 .
Il P ia n o F a n fa n i p e r la co stru z io n e d i ca se (O s s e rv a z io n i a fo n d o p e r d u t o ) . - Senato della R e p u b b lic a . 1 6 d ic e m b r e 1 9 4 8 .
Iu stitia fu n d a m e n t u m r e ip u b lic a e . ( O sserv azion i su lla le g g e su ll im p osta p a trim o n ia le p ro g re s s iv a ). - Senato d ella R e p u b b l i ca , 6 a p rile 1 9 4 9 .
O sserv a zio n i su l b ila n cio T es o ro e F in a n z a p e r l eserciz io 1 9 4 9 - 5 0 . - Sen ato della R e p u b b lic a , 20 m aggio 1 9 4 9 .
J ig ila n tib u s , n o n d o rm ie n t ib u s . - Senato della R e p u b b lic a , 2 4 giugno 1 9 4 9 .
G en o v a n on p u ò resta re senza a ero p o rto . - Senato della R e p u b b lica , 2 5 ottobre 1 9 4 9 .
La q u e s tio n e d e l tra tta m ento d e g li statali. - Senato della R e p u b b lica , 1 4 d ic e m b re 1 9 4 9 .
S u lla d e le g a al G o v ern o p e r la tariffa d o g a n a le . - Senato della R e p u b b l ic a , 16 d ic e m b re 1 9 4 9 .
F u g e c r u d e l e s terra s, fu g e litus a v a ru m . - Senato della R e p u b b lica , 7 febbraio 1 9 5 0 .
Il T r i e d r o . - Senato della R ep ub b lica, 24 febbraio 1 9 5 0 . L a p p ro v v ig io n a m en to d e l c a rb o n e. - Senato della R ep u b b li
ca , 9 m a rz o 1 9 5 0 .
F e r v e a t o p u s. - Senato della R epubblica, 20 ap rile 1 9 5 0 (di
scorso in sede di discussione del bilancio dei L a vo ri Pubblici).
Il M in istero d elV e n e rg ia . - Senato della R ep ub b lica, 2 8 giu
gno 1 9 5 0 .
A cta , n o n v erb a . - Senato della R epubblica, 18 luglio 1 9 5 0 . O nestà trib u ta ria . - Senato della R epubblica, 26 luglio 1 9 5 0 . A liq u o t e e a ccerta m en ti. - Senato della R epubblica, 20 otto
bre 1 9 5 0 (discutendosi la legge sulla « riforma tributaria »).
L a fie ra d e lle vanità. - Senato della Repubblica, 10 novem bre 1 9 5 0 (d iscu ten d o si il progetto di istituzione dell’Ordine c a v a lle re sco al m erito della R epubblica).
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/ briga n ti d el B ra cco . - Senato della R e p u b b l ic a , 1 8 n o v e m bre 1 9 5 0 (interrogazione presentata insiem e con i s e n a t o r i B a r bareschi, B o , Boggiano Pico, C a p p a e P o n t r e m o li , e sv o lta dal sen. Ricci).
A ccen tra m en to o d iffu sio n e d e lla ricc h e z z a . - S e n a to della R epubblica, 22 dicem bre 1 9 5 0 .
Il ca rro avanti ai bu oi. - Sen ato della R e p u b b l i c a , 1° fe b braio 1 9 5 1 .
H ic sunt leo n es. - Senato della R e p u b b lic a , 2 2 f e b b r a i o 1 9 5 1 . C en sim en to , scorte e nostalgie co rp o ra tiv e . - S e n a to d e ll a R e pubblica, 8 m arzo 1 9 5 1 .
Lo sga n ciam en to. - Senato della R e p u b b l ic a , 2 e 1 4 m a r z o , e 13 aprile 1 9 5 1 .
Il d ie d ro ovvero p ro gn o si riserv a ta . - S en ato d e ll a R e p u b blica, 30 maggio 1 9 5 1 .
Un a u gu rio al M inistro p e r il C o m m e rc io c o n Y e s t e r o . - S e nato della R epubblica, 6 giugno 1 9 5 1 .
E m ig ra re ... ma non tro p p o . - S en ato della R e p u b b l i c a , 4 l u glio 1 9 5 1 .
Sono p ro p rio i dettagli c h e co n ta n o . - S e n a to d e ll a R e p u b blica, 6 luglio 1 9 5 1 .
L e ragioni di u n astensione. - Sen ato d ella R e p u b b l i c a , 4 agosto 1 9 5 1 .
Il p u b b lico d ev e interessarsi d e lle co se c o m u n a li. - S e n a to della R epubblica, 26 settembre 1 9 5 1 .
Im m o ra lità d el gioco e d illu s io n i e c o n o m ic h e re la tiv e . - S e nato della Repubblica, 25 ottobre 1 9 5 1 .
M a co n d a r volta suo d o lo re s c h e rm a . - Sen ato d e lla R e p u b blica, 29 novembre 1 9 5 1 .
Ip e rb o le africanista. - Senato della R e p u b b lic a , 2 3 g e n n a io 1 9 5 2 .
Un p ia no c h e non è p iano. - Senato della R e p u b b l i c a , 1 1 e 12 m arzo 1 9 5 2 .
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D ich ia ra zio ni di voto. - Senato della R ep u b b lica, 3 aprile 1 9 5 2 (sul bilancio degli Affari Esteri), 4 aprile 1 9 5 2 (su lla revi
sione del trattamento agli statali - discussione g e nerale), 5 aprile 1 9 5 2 (sulla revisione del trattamento agli statali - il trattamento ai ministri ecc.), 8 maggio 1952 (sulle modalità di versamento dei contributi unificati).
Il b ila n cio . la lira e la bu fera . - Senato della R ep ub b lica, 10 giugno 1 9 5 2 .
Una leg g e p ullm an. - Senato della Repubblica, 16 luglio 1952 (discutendosi il progetto di legge sullo sviluppo eco n o m ico e in
cremento dell’occupazione ).
L e b isc h e , i rivoletti e i privilegi. - Senato della Repubblica, 14 ottobre 1 9 5 2 .
Illu sio ni fisiocraticlie. - Senato della R epubblica, 2 8 ottobre 1 9 5 2 .
S e rv ire il S ign ore soccorrendo il prossuno. - Sen ato della Re
pubblica, 9 dicembre 1952.
I n difesa delVeconom ia napoletana. - Senato della Repubblica, 26 febbraio 1 9 5 3 .
La b a len iera cisterna. - Senato della Repubblica, 4 m arzo 1953.
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F R A N C O B O R L A N D I
L A F O R M A Z IO N E C U L T U R A L E
D E L M E R C A N T E G E N O V E S E N E L M E D I O E V O
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Con l'aggiunta di poche note indispensabili, si tratta della parte essenziale del discorso di inaugurazione dell’anno accademico 1962-63 letto n e ll’Aula Magna deirUniversità di Genova.
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Se si considera che Genova, nei secoli del suo massimo splen
dore, ebbe un suo altissimo posto non solo nelle arti del m are, ma nell in tro d u zio n e e nella diffusione dei più raffinati procedimenti per la rip a rtiz io n e dei rischi e dei profitti, per la tenuta im p ecca
bile delle registrazioni contabili, per la condotta proficua di co m plicatissim e operazioni di cambio ; se si tien conto del posto emi
nente o ccu p a to da Genova nella storia della banca, della carto gra
fia, della m o n e ta e delle assicurazioni marittime, vien fatto di ch ie
dersi con q u ali mezzi, attraverso quali procedimenti si provvedeva alla f o rm a z io n e , alla preparazione culturale e morale di questa so
cietà u r b a n a estremamente attiva, in cui l’attitudine agli affari e 1 impegno al lavoro erano persino anteposti a qualunque privile
gio di n ascita od a qualunque blasone.
S p rov vista di una « Universitas » o « Studium generale » fino alla fine del secolo XV, Genova, nel Medioevo, doveva rimettersi a P a v ia , a P is a , a Padova ed a Bologna per la formazione dei suoi giudici e dei suoi medici, ma per la formazione dei suoi m ercanti, tutti foggiati a sua esclusiva immagine e somiglianza, essa non potè che p ro v v e d e re da sola, e con le sole sue forze.
Di qui, la domanda che noi ci poniamo: per i secoli che p re cedettero — grosso modo — l’età di Colombo, quale tipo di istru
zione veniva impartita al Januensis perché diventasse M e rc a to r?
Chi in s e g n a v a ? Cosa si insegnava? Con quali criteri si insegnava?
Si t r a tt a , sostanzialmente, degli stessi quesiti che si son posti H enry P ir e n n e per la Fiandra ed Armando Sapori p e r F iren ze x, anche se, nel caso nostro, le risposte saranno nettamente diverse.
I m a t e r i a li di fondo ci saranno forniti da un vecchio saggio di
1 H . Pi r e n n e, L'instruction des marchands au Moyen-Age, in Annales
d'Histoire E conom ique et Sociale, I. 1929 ; A. Sa f or i, La cultura del mercante m edievale italian o, in Rivista di Storia Economica, II, 1939, ed ora in Studi di Storia E con om ica (Secoli X lll - XIV - XV), Firenze, 1955, I , p. 53.
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Santino Caram ella e da alcune ricerche erudite condotte, da vecchia data e con intento diverso, da Angelo Massa, da G ia c o m o Gorrini e da Robert Reynolds, in quella incomparabile so rg en te di infor
mazioni che è rappresentata dai cartolari notarili del nostro Ar
chivio di Stato 2.
Va detto subilo che per Genova non ci sono p erv en u ti docu
menti diretti od espliciti, come quei quadernetti di esercizi ad uso degli apprendisti mercanti di cui si è conservato q u alch e esemplare nell’archivio di un grande uomo di affari del T r e c e n to Toscano, Francesco di Marco da Prato, e che nessun indizio ci fa ritenere che, in Genova, si redigessero — o almeno si trascrivessero — dei manuali di mercatura, sul tipo di quelli che co rrev an o altrove (a Venezia e, specialmente, in Toscana), strumento essenziale per ap
prendisti ed operatori.
In compenso, abbiamo qualche riferimento specifico ad inse
gnamenti impartiti con il preciso intento che a noi interessa. Nel 1 2 8 8 un maestro di scuola si impegna ad insegnare ad un certo Si- monino « artem gramaticae ita ut sciat comode le g e r e et scrib ere rationes suas », cioè a leggere a scrivere e a tenere i suoi conti (« rationes » ) ; nel 1307 un altro maestro si impegna ad istruire Ruffeto Manuele e Manfredòlo, entrambi della fam iglia dei Vento,
insegnando ad essi di latino e grammatica quel tanto ch e bastasse p er ciò che « pertinet ad m ercatores » ; come in altri docum enti di dieci anni dopo si incontrano impegni ad insegnare a scrivere e
« lutinari secu n d u m quod pertinet ad officium m erca to ris » od a leggere, scrivere « et facere epistolas sive breves bene et sufficien
ter, ad m od um m ercatorum januensium » in un corso di studi pre
visto della durata di quattro anni.
2 S. Ca r a m e l l a, La cultura ligure nell’alto Medioevo, in II Com une di Ge
nova, I I I , n. 7, luglio 1923; A. Ma s s a, Documenti e notizie per la storia dell’istru
zione in Genova, in Giornale Storico e Letterario della Liguria, V I I , 1 9 0 6 ; G.
Go r r i n i, L ’istruzione elementare in Genova e Liguria durante il M edioevo, in Giorn. Storico e Lett. cit., V ili e IX, 1931-32; R . Re y n o l d s, T w o Documents on Education in thirteenth Century Genoa, in Speculum, X I I, 1937 ; a cui è da ag
giungersi, per qualche dettaglio, P. Re v e l l i, La cultura dei m ercan ti genovesi fi Cristoforo Colom bo, in Alti della Academia Ligure di Scienze e L ettere, V i l i, 1952; G. Fa l c o, Una scuola privata di grammatica in Portovenere verso la metà del '200, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XIV, 1909.
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B iso g n a riconoscere che non è molto, anche se in altri casi ci si a cc o n te n ta magari di meno, come in un documento del 1 2 5 3 , i o\ c si t r a t t a di insegnare la « gramatica communiter edocenda se
cu tu uni m erca to res Ja n u a e », mentre in altri casi si rivela un in
tento un p o ’ p iù preciso, come quando un maestro si impegna ad insegnare a due ragazzi tutto il necessario perché possano com- pren e re il contenuto di uno strumento e perché siano in grado di scrivere u n a lettera mercantile; o quando ancora (m i riferisco ad un d o c u m e n to del 1310) si chiede che il discepolo sia messo in t,iac o di le gg e re istrumenti e redigere brevi scritture fino a raggiun
gere un sufficiente livello di conoscenze, tale da consentirgli di es
sere u tilizzato in qualità di scriba presso qualche bottega.
T u tti questi casi che ho scrupolosamente elencato, non sono pero c h e r a r e eccezioni in seno ad una copiosa massa ch e si diffe
renzia n e tta m e n te dai casi elencati, soprattutto per due m otivi:
I) N e lla più assoluta maggioranza dei documenti a noi p e r
venuti non si indicava al maestro altro fine specifico a ll’infuori di quello di istru ire il « discipulus » insegnandogli a leggere, ed even
tu alm en te a n c h e a scrivere, in latino, attraverso la lettura, prima del S a lte rio , p oi della Grammatica di Elio Donato.
I I ) P e r tutto il Medioevo, anche nei tardi secoli X I V e XV , senza a lcu n a possibilità di dubbio, sia nelle scuole pubbliche, sia in quelle p i ivate, prevaleva in Genova l'insegnamento im partito da maestri ecclesiastici, secolari o regolari, su quello im partito da maestri l a ic i. Su queste due constatazioni dovremo ferm arci qual
che istante.
C o m in c ia m o dalla prima. Verso la fine del Quattrocento, gli aitigiani la n a io li dell Acquasola stipendiavano un prete p erch é questi a p risse una scuola di grammatica (naturalmente latina) nel boigo di S a n to Stefano, per i loro figlioli. Quasi duecentocinquanta anni p r i m a , non un modesto artigiano, ma un importante banchiere, C orrado C a lv o, assumeva per i suoi figli un maestro di gram m atica.
Nel p rim o caso ci si limitava a chiedere che l insegnamento si svolgesse b e n e , fedelmente e senza frode; nel secondo, lo scaltrito b a n ch ie re precisava anche i termini del programma, con il solito Salterio e 1 im m ancabile Donato. Ma a parte questo dettaglio, la sostanza e ra la stessa: ciò che i genovesi chiedevano alla scuola.
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nel Duecento come nel Quattrocento, fossero essi m odesti artigiani od im portanti banchieri, non era qualcosa di strettam ente connesso con future ipotetiche attività professionali sulla t e r r a o sul mare, ma era che i loro figlioli imparassero il latino, e ch e lo imparas
sero « bene, et fideliter et sine fraude », e che il m a e s tr o prescelto si prodigasse in questo suo compito (« et toto posse suo »). C e in quest’ultim a condizione qualcosa che mi sembra in d ica r e ciò che sostanzialm ente si chiedeva alla scuola: non tanto u n a serie di no
zioni, quanto il massimo impegno. Impegno da p a r t e del Maestro, da valere anche come stimolo e come esempio p e r i discendi; e quindi, im pegno per questi ultimi, iniziati alla vita, ai suoi agguati ed alle sue incognite, attraverso la lettura formativa di un Salterio, di cui certam ente, almeno agli inizi, essi non possedevano nem
meno la lingua.
Da tutto questo traspare che la scuola era intesa soprattutto come disciplina e che si attribuiva validità più al processo del l'a p p r e n d e r e che alle cose da a p p ren d ere ; più a ll’esercizio intenso delle facoltà della mente, che alle necessità della vita p ra tica , nelle sue prospettive immediate e più miopi. C o n trariam en te al mo- derno legislatore, questi liguri dei secoli d’oro, se m b ra n o aver at
tribuito allo studio del latino una funzione essenziale nello svilup
po della mem oria e nell’esercizio della ragione. Al latino, più che alla m ate m a tica ; tanto che agli innumerevoli « magistri grama- ticae » di cui abbiamo notizia come operanti in G enova dal XII al XV secolo, non fanno riscontro che pochissimi « magistri antme- ticae », insegnanti « abacum seu rationem », che, fatto singolare.
erano, p e r altro, tutti quanti toscani.
Dopo questo noviziato disciplinare, che si p ro tr a e v a per al
cuni anni, le menti dei giovani si consideravano p re p a r a t e ad af
frontare qualsiasi difficoltà e ad apprendere qualunque cosa possi
bile. Lo « scagno », il fondaco, la nave diventavano le loro nuove palestre e la loro formazione si completava nel contatto immediato con la p ra tica , con paesi e con uomini nuovi, a rricch en do si ogni giorno, ed impegnando ogni giorno l’intelletto, la ragione e la me
m oria, le tre facoltà largamente esercitate nei pochi m a severi anni passati alle prese con il latino del Salterio e con la Grammatica di Donato.
Si tratta del resto di un tipo di formazione ch e non è ignoto
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n e m m e n o ai grandi esponenti della civiltà industriale del nostro («lupo. R in u n cio a v arcare ( o c e a n o e mi limito ad un solo n o m e : A lfre d K r u p p , 1 uomo che da Essen, più di una volta, fece tre m a re I<< t e r r a . « 1 aula universitaria ove io ho compiuto i miei studi è la fo n d e r ia ed il mio leggio è stata l’incudine ».
N e lla Genova medioevale il leggio era lo « s c a g n o » ; l'aula, il f o n d a c o ; l’aula magna, la nave. Trattando del genovese A ndalò di N e g ro , Giovanni Boccaccio osservava: « aveva ap p reso colla vista ciò c h e noi abbiamo appreso coll’udito ».
M a p assiam o al secondo punto.
C h e nei prim i secoli del medio evo, almeno fino al Duecento, 1 istiuzi'one fosse esercitata in Genova esclusivamente da ecclesia
stici nelle scuole della Cattedrale od in scuole p a rr o cc h ia li o co n v e n tu a li, ra p p re se n ta un fatto largamente documentato ma del tutto n o i m a l e , e com u n e a tutti gli altri centri dell’epoca. Meno com une, anzi, del tutto singolare, è invece la persistenza, e p e r di più. in p osizio n e em inente, dell insegnamento da parte di religiosi anche d op o c h e , a partire dal Duecento, si assiste ad un cospicuo affer
m a rs i ili m a e s tri laici e di scuole laiche tanto in Genova, quanto in alili c e n tri, maggiori o minori, dell entroterra e delle R iviere.
A dispetto degli sforzi compiuti — in epoca di accesa p ole
m ica sco la stica e religiosa — al fine di accertare il c o n tr a rio , non si p u ò non constatare che, malgrado le immunità ed i privilegi co n cessi ai m a e stri laici, il numero ed il prestigio di essi dovette sem p re essere soverchiato da quelli dell antica e forte scuola e ccle siastica.
f.\ itia m o pure di sopravalutare il fatto che la co rp o ra z io n e dei m a e s tr i di gram m atica, già costituita nel secolo X I I I , co n ti
nuasse a convocarsi nel palazzo Arcivescovile o nella Chiesa di Sant A m b ro g i o , od in quella di San Lorenzo ; ma a n co ra in pieno secolo X V , p e r esservi accolli, occorreva superare un esame davanti ad u n a com m issione in cui sedevano due frati, un fran cescano ed un d o m e n ica n o . È vero che dai suoi tardi statuti risulta ch e . alla fine del Q uattrocento, era inibito ad ogni chierico o sacerd ote di i m p a r t i r e 1 istruzione a più di dieci scolari, ma non è detto che questa lim itazione rappresentasse una vittoria della co n co rre n te scu ola la ic a su quella tradizionale e non piuttosto un tentativo della C h iesa di contenere entro limiti ragionevoli l’attività d id at
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tica dello stesso clero, onde evitare che l'eccessivo im p egn o distraesse dall'esercizio di più specifici compiti sacerdotali. U n a cosa tuttavia è ce rta : che nel 1486 esistevano ancora in Genova n on m en o di ven
tiquattro scuole ecclesiastiche mentre per gli inizi del secolo suc
cessivo, da un lungo elenco di maestri operanti in G enova, risul
tano ancora in maggioranza gli ecclesiastici nei co n fro n ti dei laici.
Il fatto non è, per altro, sorprendente, se si co n sid e ra che, da ciò che abbiam o osservato circa la natura degli insegnam enti im
partiti, non risulta esistesse alcuna sostanziale differenziazione fra la m ateria trattata nelle une scuole e quella trattata nelle altre. Le scuole ecclesiastiche offrivano inoltre il vantaggio di u n a maggiore stabilità e di una più attendibile continuità, affidate coin erano allo stabile clero locale, mentre le altre erano gestite p e r lo più da imm igrati dalle origini più diverse, spesso attratti verso altre con
trade da più allettanti prospettive di lucro, e se m p re soggetti ad eventuali m utamenti di situazioni, come quando, ai p r im i dei Quat
trocento, si era vietato l’insegnamento in Genova, nei suburbi ed in tutto il distretto a tutti i maestri provenienti dalla T o scan a, dal Regno di N apoli, dalla Sicilia, dalla Romagna e da qualsiasi parte del territorio papale.
In qualunque altro ambiente mercantile, l’alfidare dei figli a preti od a frati perché ne curassero l’istruzione av reb b e potuto im p ortare un grosso rischio: quello di farli perdere alla mercatura per farli guadagnare alla Chiesa. Significativo il caso di Abundus, ricordato da Pirenne. Morto nel 1228, Abundus e ra figlio di un m ercante di tlu y . Affidato nella sua infanzia ad un convento perché fosse reso cap ace di prendere nota delle operazioni co m m e rc ia li e dei debiti di suo padre, attraverso le letture offertegli dal convento, aveva rinunciato agli affari e s’era fatto frate. Non forse dissimile, anche se non immediato, è il passaggio dalla scuola religiosa alla vita mistica del figlio di un altro mercante a noi ben più noto:
Francesco d’Assisi. Ma a Genova, per tutti i secoli del m edio evo, non sem bra di assistere a drammatiche fratture fra la Chiesa ed il mondo che la circonda. Uscito spesso da scuole ecclesiastiche o conventuali, nell’esperienza del fondaco o della nave e nel con
tatto con i popoli più diversi, il mercante genovese rivela sovente le caratteristiche della sua formazione religiosa a n ch e se lontana, fino ad essere in grado di sostenere dispute teologiche, com e av
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viene a C e u ta nel 1 1 , 9 fra il m ercante genovese G uglielmo A lfa ch in o ed il dotto ebreo Moìse A b raym ; od a P a lm a di M a io rc a , nel 1 - 7 6 , fra altri dotti israeliti ed il mereanle genovese Ingeto C o n ta r d o .
D a p a r t e sua, sotto i cam panili delle sue canoniche e dietro le*
m u ra dei suoi conventi, la Chiesa genovese si rivela intensam ente p a r t e c i p e alla vita ch e pulsa nei « carrugi », nel porto e negli scali lo n ta n i. E ss a estende i suoi domini in Sardegna ed in C orsica, pos- . iede G ib elletlo, la terza parte del porto di Laodicea, la terza p arte ili Solino e di Tripoli, una strada in Antiocbia, una p a rte notevole dell isola di I ortosa, ha interessi giurisdizionali n e ll’Arcivescovato di T i r o . Il costitutore del palazzo di Guglielmo B o c c a n e g ra . oggi P a la z z o S an Giorgio, è del resto un monaco, cistercense, frate Oli
verio d e ll ’A b b azia di Sant’Andrea di Sestri Ponente, quello stesso ch e , p e r alcuni anni, a p artire dal 1 2 5 7 , acquista rupi in Cari- gn an o , o ttien e terre in donazione a Carignano e in A lb a ro e le tra s f o rm a in ca v e di p i e t r a ; il tutto p er alimentare T o p era colossale di cui è « m in ister et operarius » cioè principale a n im a to r e : la co
stru zion e del m o l o 3. E , scomparso frate Oliverio, è an co ra un m o n a co ch e assume la responsabilità della grande o p era p o r tu a le : fra te F i l i p p o , a n ch ’esso della abbazia di Sant’Andrea di Sestri.
L e m in ia tu re che ci sono pervenute come opera di conventi o di ch iese genovesi non adornano né messali né antifonari, m a sono l a p p r e s e n ta t e da carte nautiche: fra tutte famosa quella di P re te G io van n i da Carignano, rettore della Chiesa di San M a rco al molo v e cch io , c h e è dei primi del Trecento.
Gli a r m a to r i genovesi che trasportano sulle loro navi i c r o cia ti di L u ig i IX servendosi della prim a carta nautica di cui si ab
bia notizia, sem brano dello stesso ceppo di questo prete Giovanni da C a rig n a n o , come Guglielmo E m b riaco , che costruisce le m a c ch in e da guerra vittoriose all’assedio di Gerusalemme, sem bra t a gliato n ella stessa pietra di quel frate Oliverio che, quasi due se
coli d o p o , sfascia la montagna per trasferirla nel m olo.
3 Su l valore da attribuire al termine « operarius » ( = am m inistratore) v. : D. G . Sa l v i, L ’« operarius » d el porto e del molo di Genova. A rchitetto o am m ini
stratore?, Genova, s.d.. e V . Vi t a l e, in Giornale Storico e Letterario d ella Liguria, 1935.
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