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L’esperienza corporatista di Sidónio Pais nel contesto dell’Europa post-bellica

II. Dalla guerra al dopoguerra il riaprirsi del dibattito corporativo: l’esperienza d

II.5. L’esperienza corporatista di Sidónio Pais nel contesto dell’Europa post-bellica

Il Governo di Sidónio, come abbiamo visto, fu la conseguenza della crisi politico- economica sviluppatasi durante la Prima guerra mondiale. Le tensioni sociali, le ripetute crisi degli esecutivi (in meno di otto anni il Portogallo vide avvicendarsi 17 governi307), crearono nel paese le condizioni per l’instaurarsi di un regime

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Rapporto di Serra a Sidney Sonnino in I Documenti diplomatici italiani, quinta serie

1914-1918, Vol XI, Istituto poligrafico e Zecca di Stato, Roma 1986, pp. 368-369.

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Malheiro da Silva, Sidónio…cit.,pp. 550-580. 307

autoritario che avrebbe avuto lo scopo di dare un esecutivo stabile e duraturo, e di fermare i numerosissimi scioperi che dal 1915 si susseguivano in Portogallo paralizzandone l’attività produttiva308. Duarte descrisse in questa maniera le linee delle realizzazioni sociali del sidonismo:

Se la classe operaia restrinse alle volte la propria azione partitica, mediante la repressione violenta degli scioperi e dei tumulti e la chiusura delle associazioni che sono focolai della propaganda anarchica, ci fu d’altronde la sua valorizzazione nelle attuazioni professionali, dandogli una rappresentanza corporativa, e migliorando le sue condizioni di vita materiale, con la costruzione dei quartieri operai, l’istituzione delle mense economiche e l’inizio del servizio di prestiti attraverso numerose casse di credito create dalla Cassa generale dei depositi309.

Tali valutazioni, seppur condite dalla chiara esaltazione del regime sidonista da parte di Duarte, rendono ancor più chiara l’azione del Governo durante la Republica Nova ed inseriscono il Portogallo tra le nazioni europee che tra la fine della guerra, ma soprattutto negli anni venti, cercarono si mettere in opera delle teorie corporatiste. Appare opportuno applicare anche allo Stato lusitano la teoria di Charles Maier secondo la quale:

La stabilità corporatista nacque da nuove pressioni e da false partenze: le richieste all’industria e al movimento operaio durante il periodo bellico affinché consentissero una massiccia produzione industriale con un minimo di conflittualità; l’inflazione di quello stesso periodo, che permise ai grossi affaristi e ai sindacati di compensarsi vicendevolmente o almeno di perdere meno di altri settori meno organizzati dell’economia; l’incapacità, inoltre, dei leader parlamentari liberali a risolvere i

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Ramos, A Segunda... cit., pp. 520-523. 309

problemi sociali ed economici del dopoguerra con i compromessi tradizionali della coalizione; infine, i termini dell’intervento economico americano e degli anni venti. Fu questa successione di eventi a favorire il consolidamento tra potere pubblico e privato310.

Per la prima volta, anche in Portogallo, la massiccia mobilitazione economica della Prima guerra mondiale determinò l’esigenza di integrare la classe operaia negli apparati decisionali dello Stato, come aveva richiesto Egas Moniz nel programma del Partito centrista. Dal 1918 iniziò «l’offuscarsi della distinzione tra potere politico e potere economico» e «le questioni operaie divennero il banco di prova su cui si saggiava la stabilità politica»311. Certo il problema della contrattazione sui salari tra capitale e lavoro fu regolato solo in seguito con la promulgazione dello Statuto del lavoro nazionale del 1933, ma l’esperienza di Sidónio e soprattutto le richieste delle forze che lo appoggiarono furono alla base di quel documento. Come vedremo nei capitoli successivi, però, nella carta del 1933 prevalse la teoria del «vecchio corporatismo» propria della destra conservatrice cattolica e monarchica, i cui portavoce in Europa andavano da scrittori come La Tour du Pin , attorno al 1870, fino ad Othmar Spann, mezzo secolo più tardi. Sempre Maier ci racconta come:

questi tecnici ritenevano di poter eliminare i danni sociali di un liberismo polverizzato creando una rappresentanza degli ordini sociali. La loro prospettiva differiva per un aspetto importante dal nuovo corporatismo che stava di fatto emergendo, poiché prefigurava non una mera rappresentanza de facto di forze economiche, ma una

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C.S. Maier, La rifondazione dell’Europa borghese. Francia, Germania e Italia nel

decennio successivo alla prima guerra mondiale, il Mulino, Bologna 1999 (ed. or. 1975; I

ed. it. 1979), p. 34. 311

società di ordini sancita dalla legge. Esattamente come a sinistra, il corporatismo invocato dai conservatori era inteso ad assicurare un’armonia sociale che trascendesse la pura contrattazione tra gruppi di interesse. Il nuovo corporatismo, tuttavia, non eliminava le transazioni di classe ma solamente le centralizzava312.

Nel 1918 la teoria corporatista che stava prevalendo sembrava essere, invece, quella di Egas Moniz, che aveva caratteristiche più vicine al nuovo corporatismo, che venne applicato non solo nei regimi autoritari, ma anche in quelli liberali. Egli, infatti, parlando di lavoro chiedeva che lo Stato mettesse delle regole sui salari e sulla previdenza sociale, voleva che gli operai entrassero in Parlamento, ma non parlava di basare la società su ordini costituiti dalla legge. Per questo appare giustificata, anche rispetto al corporativismo, la tesi di Rui Ramos secondo la quale il sidonismo, contrariamente a quanto credevano gli storici portoghesi degli anni settanta, non fu il frutto della “destra monarchica”, o solo semplicemente un movimento determinante per la preistoria dell’Estado Novo, ma influenzò in alcuni aspetti anche l’azione dei governi repubblicani che si susseguirono dopo la morte di Sidónio fino al colpo di Stato del 28 maggio 1926313.

312

Ivi, p. 33. 313

R. Ramos, Foi a primeira república um regime liberal? Para uma caracterização

política do regime repubblicano português entre 1910-1926, in M. Baiôa, Elites e Poder…