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le esportazioni di questi beni sono state colpite dalla crisi e questo si è riversato

2.3 – Panoramica sulle Esportazioni Italiane

Grafico 10: le esportazioni di questi beni sono state colpite dalla crisi e questo si è riversato

pesantemente anche sui flussi all’export. La crisi dell’automotive, la quale ha raggiunto un picco negativo durante il 2009, ha indebolito le aziende e la loro capacità di esportare. Nel periodo esaminato, le esportazioni di apparecchiature elettriche sono lievemente migliorate, mentre i mezzi di trasporto e la meccanica strumentale hanno subito indebolimenti più consistenti.

Per quanto concerne i beni d’investimento e strumentali, la crisi che ci ha attanagliato si è fatta sentire negativamente sull’export nazionale, con consistenti contrazioni non solo in Italia ma anche in altri Paesi UE. Fortunatamente la maggior apertura ai mercati emergenti, come Asia e America Latina, ha compensato il calo mantenendo le esportazioni a livelli soddisfacenti, ma di questo se ne parlerà in seguito.

Per il momento, i dati analizzati indicano che il settore della meccanica strumentale, rappresentante il 20% delle esportazioni italiane, ha subito un rallentamento consistente nel periodo 2007-2012, così come le esportazioni e il commercio dei mezzi di trasporto che hanno raggiunto picchi negativi storici.

Solo l’elettronica e le relative apparecchiature non hanno visto particolari variazioni di trend.

Come in Italia, anche i mercati delle principali potenze europee hanno sofferto molto questo periodo, in linea con le tendenze statistiche. Anche in Spagna, Paese molto simile al nostro, Francia e Germania, considerata la potenza europea per antonomasia, si sono verificati peggioramenti nel commercio di prodotti a media tecnologia. In questi Paesi si è verificato un calo delle esportazioni di prodotti della meccanica strumentale e di mezzi di trasporto, mentre altri settori, come quello della chimica, hanno goduto di importanti incrementi per taluni e lievi ribassi o stabilità per altri.

Si può quindi dire che la situazione italiana durante questo periodo abbia fatto parte di un mutamento generalizzato e non di certo isolato, come deducibile dai dati finora trattati. È interessante fare ora un accenno a quella che è stata la trasformazione delle esportazioni nel settore dell’edilizia e delle costruzioni e in quello della meccanica strumentale.

Il primo ha visto cambiamenti radicali al suo interno, soprattutto in merito alla differenza di peso tra il commercio interno e quello estero. A una drastica diminuzione della domanda interna si è contrapposto un incremento delle vendite all’estero decisamente consistente. Dal 2004 in poi l’incremento dell’export per le imprese di costruzioni italiane non ha mai visto diminuzioni.

Le difficoltà sono derivate, come già detto, dal calo della domanda interna, ma questo per le imprese forti è stato solo uno step nella realizzazione di un mutamento strutturale e commerciale che ha portato all’apertura di nuovi orizzonti e, conseguentemente, di migliori opportunità.

Queste nuove occasioni non hanno e, tutt’ora non sono, un utopia, ma bensì compongono ben la metà degli introiti e dimensioni del settore costruzioni. Il fatturato derivante

dall’export è aumentato di circa il 200% nel periodo esaminato, saltando da circa 3 miliardi di euro a ben 8,7 miliardi, 50% del fatturato totale per il settore.

Per quanto riguarda la domanda interna, invece, il calo si è verificato ed è stato pure consistente, non solo per l’edilizia pubblica ma anche per quella privata, con la perdita del 2% in rapporto al PIL7.

In merito alla meccanica strumentale, anche qui la crisi ha influito negativamente sul settore e soprattutto sul mercato Europeo.

Questo ha inevitabilmente portato le aziende a espandere i propri orizzonti instaurando rapporti commerciali sempre più duraturi con i paesi emergenti.

L’Europa, che rappresentava un’importante fonte di commercio per la nostra nazione, è stata quindi messa in secondo piano causa la scarsa domanda dei beni in esame.

Le difficoltà economiche che si sono attraversate hanno provocato una diminuzione delle esportazioni Intra-UE di quasi il 2,5%, scendendo a 27 miliardi di euro, e a un rispettivo aumento delle spedizioni verso paesi come Asia e America Latina. Le vendite verso la Cina e i Paesi asiatici sono passate da 7,5 miliardi di euro a 10,7 miliardi, mentre verso l’America Latina si sono esportate quasi il doppio delle merci rispetto all’epoca antecedente la crisi.

In conclusione, relativamente al “Nuovo Made in Italy”, gli investimenti nei Paesi Ocse sono sicuramente calati nel periodo che va dal 2007 al 2012. Tuttavia, la compensazione è arrivata ed è stata pure consistente. Gli introiti persi nel commercio con i Paesi avanzati sono stati compensati dall’apertura a nuove destinazioni, i Paesi emergenti.

Fornendo qualche dato concreto, se nel 2012 gli investimenti verso i Paesi Ocse erano calati del 10%, rappresentando 5700 miliardi di euro, nei Paesi emergenti la situazione si rivelava opposta. Gli investimenti mondiali nelle economie di questi paesi erano, infatti, aumentati del 10% rispetto al 2007, con un aumento degli IDE (Investimenti Diretti all’Estero) del 19% nel periodo considerato.

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Secondo l’ISTAT gli investimenti reali in questo settore si sono ridotti di quasi il 25% nel periodo 2007- 2012.

2.4 – Dove ha esportato l’Italia?

2.4.1 - Aree geografiche di destinazione: un’economia in movimento

Export italiano nei mercati dei principali partner commerciali (% sull’export tot dei beni)

Fonte: Istat data

Come già accennato nei paragrafi precedenti, la crisi economico-finanziaria recente ha portato enormi cambiamenti sullo scenario mondiale. Questi cambiamenti sono stati anche, e soprattutto, di carattere economico e commerciale. Questo sta a significare che la distinzione tra Paesi “ricchi” e “poveri” ha subito un mutamento radicale. I Paesi avanzati hanno visto un crollo delle rispettive domande interne, che a catena si è riflesso in un ulteriore ridimensionamento della domanda di beni e servizi anche a livello comunitario. Ad esempio, i Paesi dell’UE-15, e quelli avanzati in generale, hanno dovuto, dallo scoppio della bolla immobiliare americana che ha dato inizio alla crisi intorno al 2007, andare alla ricerca di destinazioni commerciali alternative, trovando risposta sempre