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L’ ESPOSIZIONE DI ARTE SENESE DEL 1904 AL B URLINGTON F INE A RTS C LUB D

LONDRA

«Fra le infinite istituzioni di civile consorzio che esistono in quell’immenso centro ch’è Londra, ávvene una intitolata: Burlington Fine Arts Club. Questa già da parecchi anni s’è prefisso d’indire ogni primavera un appello ai possessori di oggetti d’arte, acciò si prestino ad offrire, ad edificazione de’ suoi membri non meno che degli appassionati d’ogni dove, un dato ordine di oggetti d’antichità e di belle arti, e con meravigliosa vicenda riesce più di qualsiasi altra società a formare delle raccolte temporanee interessanti»: così Gustavo Frizzoni inizia a recensire1

la Exhibition of Pictures of the

School of Siena and Examples of the Minor Arts of that City, che si tenne a Londra dal

20 maggio al 24 luglio del 1904, presso la sede del Burlington Fine Arts Club.

Gli oggetti presenti a quest’esposizione, che rappresenta un importante alter rispetto a quella tenutasi nel medesimo anno in Palazzo Pubblico a Siena2

, appartenevano in gran parte a collezioni private. Oltre a circa settanta dipinti, erano esposte biccherne, cornici, disegni, maioliche, medaglie, miniature e statuette.

L’organizzazione era legata alla figura dello studioso inglese Robert Langton Douglas (fig. 57)3

; nel comitato figuravano anche i nomi di Lord Balcarres, ossia David Alexander Edward Lindsay4

, Robert Benson5

, Lionel Henry Cust6

, il colonnello George

1

Per il testo dal quale è tratta la citazione, si veda FRIZZONI 1904/II, 259.

2

Per una recente analisi su questi due eventi, si veda CASTELNUOVO 2004, 795-798.

3

Robert Langton Douglas (1864-1951) fu mercante d’arte, studioso ed amante di Siena, città dove è sepolto, nel cimitero del Laterino. Sul rapporto di Douglas con Siena, si veda PETRIOLI 1996/I, 45-48. Sull’operato del Douglas nelle due esposizioni di arte senese del 1904 e principalmente in quella londinese, si veda SUTTON 1979/III. Tra i numerosi altri contributi di Denys Sutton su Douglas, si vedano SUTTON 1979/I, SUTTON 1979/II, SUTTON 1979/IV. Sulla percezione della città di Siena nella cultura anglosassone attraverso i secoli, si veda BRILLI 1996. Per l’obituario sul New York Times si veda il quotidiano al giorno 16 agosto 1951, alla pagina 27.

4

David Alexander Edward Lindsay (1871-1940), decimo Conte di Balcarres e dal 1869 trentasettesimo Conte di Crawford, fu uomo politico e di cultura, collezionista ed autore di studi sulla scultura italiana, si vedano KENYON 1950, RIDLEY 2004. Su Alexander Lindsay e sul suo atteggiamento come collezionista, si veda SUTTON 1985/III, 90.

5

Robert Benson (1850-1914) divenne socio del Burlington Club su proposta di Herbert Jekyll e di W.G. Rawlinson nel 1883, si veda la scheda manoscritta a supporto della sua candidatura conservata alla National Art Library di Londra, NAL, Burlington Fine Arts Club. Candidates books, IV, 86.KK.28, numero 519.

Babington Croft Lyons7

, John Stirling Maxwell8

e Lord Windsor, ossia Robert George Windsor-Clive9

. La qualità dei lavori esposti a Londra rifletteva l’altissimo livello degli acquisti portati avanti dai collezionisti inglesi anche nel campo della pittura senese, che, a quella data, era di recente apertura agli studi. Tra i circa trenta pittori senesi rappresentati vi si poterono ammirare diverse opere di Simone Martini da Liverpool, Cambridge ed Anversa e di Duccio di Buoninsegna, come il trittico con la Crocifissione delle collezioni reali inglesi ed i quattro pannelli già parte della Maestà per il Duomo di Siena (fig. 58)10

, allora in collezione Benson ed adesso divisi tra Fort Worth, Madrid, New York e Washington.

Facoltoso banchiere e uomo di affari, si specializzò come collezionista e studioso di pittura italiana del Trecento e Quattrocento. Fine conoscitore, fu autore del saggio introduttivo alla mostra su Luca Signorelli tenutasi al Burlington Club nel 1893 e del catalogo della sua stessa collezione (114 dipinti), che uscì nel 1914. Nel 1924 e 1927 pubblicò i cataloghi della collezione Holford, che apparteneva a suo suocero. Per cenni biografici si vedano Who was who 1941, 97, HERMANN 2002, 394, WAKE 2004. Sulla vendita della collezione Holford e sul suo interesse per la pittura italiana, interesse che condivideva con la moglie Evelyn, si vedano SEBAG-MONTEFIORE 1997, WAKE 1997, 180, 181, 202-203, 282.

6

Lionel Henry Cust (1859-1929), studioso di Dürer e Van Eyck, fu direttore della National Portrait Gallery dal 1895 al 1909 e sovrintendente dei dipinti delle collezioni reali inglesi dal 1901-1927, dipinti che furono anche oggetto dei suoi studi. Fu anche co-editore del Burlington Magazine dal 1909 al 1919, si vedano

Who was who 1941, 322, SUTTON 1985/II, 157, BINYON,LLOYD 2004.

7

Il luogotenente colonnello George Babington Croft Lyons (1855-1926) fu collezionista di ceramiche, gioielli, stampe ed oggetti d’arredo. Prima di morire donò la sua collezione al South Kensington Museum, dove a lungo era stata in deposito, si veda READ 1926. La copia del catalogo della mostra di arte senese del Burlington Club del colonnello Lyons è conservata nella biblioteca della Society of Antiquaries di Londra, della quale, proprio nel 1904, divenne membro. All’interno del volume è stata rinvenuta una lettera che Douglas scrisse al colonnello Lyons il 20 maggio 1904, prima di lasciare Londra, per ringraziarlo dell’aiuto fornito nell’allestimento della mostra. Devo tutte le informazioni qui riportate su Croft Lyons alla gentilezza di Adrian James della biblioteca della Society of Antiquaries, che ringrazio.

8

Il collezionista scozzese ed esperto di architettura e silvicoltura Sir John Maxwell (1866-1956) fu tra i membri fondatori del National Trust for Scotland. La sua collezione d’arte e il suo Pollock Estate furono donati alla città di Glasgow nel 1967, si veda PRENTICE 19813.

9

Robert George Windsor-Clive (1857-1923), quattordicesimo Barone di Windsor e dal 1905 Conte di Plymouth e Visconte Windsor, fu uomo di armi e di cultura. Fu anche ambasciatore in Italia. Dal 1900 fu uno dei Trustees della National Gallery di Londra. Nel 1904 faceva parte della commissione di inchiesta sulla gestione del lascito Chantrey, fu poi a capo dei Trustees della Tate Gallery, si vedano CARTER 1905, 1-3, 90- 95, 248, Who was Who 1929 e COKAYNE 1959. Devo queste informazioni alla gentilezza di Bridget Wright della Royal Library di Windsor, che ringrazio.

10

Questi dipinti furono riconosciuti come appartenenti alla Maestà da Douglas in History of Siena del 1902. Quando i quattro pannelli erano di proprietà dei fratelli Dini di Colle Val d’Elsa e furono esposti alla

Mostra Comunale di Colle Val d’Elsa del 1879 presentavano una cornice che li univa. Per questi dati, per una

disamina della struttura complessiva e per la proposta di identificazione, già formulata dallo studioso nel 1982, del nono pannello mancante della predella della parte tergale con un pannello conservato nel museo di Budapest, si veda BOSKOVITS 1990. Per una recente scheda sulla Maestà di Duccio, si veda RAGIONIERI 2003.

LA SEDE DELL’ESPOSIZIONE

Il prestigioso club londinese nacque come luogo di ritrovo di amatori, collezionisti ed intendenti d’arte11

. A partire dalla sua fondazione nel 1866 assorbì gradualmente il Fine Arts Club, che a sua volta fu istituito come ‘Collector’s Club’ nel gennaio 1857 e cessò definitivamente di esistere nel 187412

. Quest’ultimo annoverava novantasette soci fondatori, tra i quali compaiono alcuni nomi di uomini di cultura italiani residenti a Londra. Tra questi il primo da menzionare è il Marchese Vittorio Emanuele d’Azeglio, che fu poi il primo presidente del Burlington Fine Arts Club13

. Vi figuravano inoltre il Barone Carlo Marochetti14

, il Conte Carlo Pepoli15

e Matthew Uzielli16

.

Lo scopo che il Burlington Club si proponeva, già dal 1869, era di svolgere un’attività legata all’organizzazione, nella città di Londra, di incontri e di mostre di arti applicate e di pittura, che favorissero la riscoperta e lo studio della produzione artistica o di scuole pittoriche di determinati periodi. Ci fu anche un tentativo di fusione tra il Burlington Club e la British Institution17

, fondata nel 1805 per la promozione delle belle

11

Per la storia del club si vedano The Burlington 1912, Catalogue of Pictures 1921, 5-10, l’editoriale The

Burlington 1952 ed accenni in HASKELL 1976, 73-74, HASKELL 1994, 554-555, 562-564, HASKELL 1999, 112, HASKELL 2000, 93-95, 106, MONTANARI (a cura di)2001, 43-44, 61-62.

12

Il primo articolo del Fine Arts Club asserisce che si tratta di una associazione di amatori delle belle arti, con lo scopo di tenere delle «Conversazioni» nelle quali oggetti di arte e «Vertù» siano raccolti ed esposti. Per il regolamento del Fine Arts Club ed una lista dei soci, datata aprile 1866, si veda NAL, Rules of the Fine

Arts’ Club and List of Members. [instituted January 1857], April 1866, 200.B.110.

13

Vittorio Emanuele Taparelli Marchese d’Azeglio (1816-1890), ultimo membro della celebre famiglia, fu nominato nel 1850 ministro plenipotenziario e rappresentò a Londra il Regno di Sardegna come capo della Legazione del Regno di Sardegna per circa un ventennio, fino al 1868. Grazie al prestigio del suo nome ed alla sua amabilità, il Marchese godeva nella capitale inglese di molte amicizie ed occupò una posizione privilegiata rispetto agli altri diplomatici stranieri, si veda LOCOROTONDO 1962. Per cenni al legame di Emanuele d’Azeglio con il Burlington Club e per la sua attività di collezionista, si vedano PETTENATI 1978 e PETTENATI 1995.

14

Carlo Marochetti (1805-1867), noto scultore torinese naturalizzato francese, fu autore, tra le altre opere, di rilievi per l’Arco di Trionfo a Parigi e del Monumento a Riccardo Cuor di Leone per Westminster a Londra. In questa città aveva lo studio al trentaquattro di Oslow Square e, secondo alcuni, vi morì, si veda BENEZIT 1999.

15

Il patriota esule Carlo Pepoli (1801-1881) fu poeta, librettista e docente di letteratura italiana all’Università di Londra dal 1839 al 1847. Sulla sua figura si veda DE GUBERNATIS 1879.

16

Matthew Uzielli, brillante imprenditore ferroviario ed ingegnere di origine toscana, fu un importante collezionista e finanziatore di missioni scientifiche della Royal Geographical Society. Gli è appartenuto ad esempio il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca oggi alla National Gallery di Londra. Alla sua morte la sua collezione, celebre per le ceramiche, fu venduta da Christie a Londra, tra il 12 ed il 19 aprile 1861. Una raccolta di obituari conservati a Londra alla British Library delinea la figura di Uzielli, si veda BL, 010822.de.6.

17

Sulla storia della British Institution, si vedano SMITH 1860, HERMANN 2002,226-230,HASKELL 2000, 46-63, MONTANARI (a cura di)2001, 20-25. Per una lettura in chiave sociologica dei primi anni di esistenza di quest’istituzione, si veda PULLAN 1998.

arti nel Regno Unito, allora in declino ed in difficoltà economiche. La fusione non andò a buon fine a causa dell’interferenza di alcuni membri della Royal Academy18

, i quali ritennero che quest’ultima, in quanto istituzione pubblica, fosse più appropriata per assumere il ruolo che fino ad allora era stato della British Institution. La Royal Academy organizzò infatti mostre di antichi maestri durante la stagione invernale dal 1870 al 1912. Dalla parte dell’accademia si schierò anche il maggiore quotidiano inglese, The Times: in un articolo del 3 gennaio 1870, che celebrava la prima esposizione di antichi maestri alla Royal Academy, il giornale nel riportare sulle trattative, prende posizione a favore dell’istituzione pubblica19

.

Il riferimento a Burlington nel nome del club derivava dalla posizione della prima sede, posta di fronte alla Burlington House. Quest’ultima, dal 1866, ospitava la Royal Academy. Stesso riferimento compare nel titolo del famoso mensile The Burlington

Magazine, che uscì a partire dal marzo 190320

. Il periodico non ebbe mai niente in comune con il Burlington Club, se non che qualche membro del club faceva anche parte della comitato scientifico della rivista, per esempio David Alexander Edward Lindsay, o fungeva da collaboratore, come Wilhelm von Bode21

.

Nel 1870 il club si trasferì poco distante, al diciassette di Savile Row22

, in una

terrace house del 1733 circa, presumibilmente disegnata da Henry Flitcroft23

, sotto la

18

Le negoziazioni del Burlington Club con la British Institution, in corso mentre quest’ultima, nell’impossibilità di rinnovare il contratto d’affitto della sede in Pall Mall stava per chiudere i battenti, furono interrotte nel 1869. Sulla resistenza da parte della Royal Academy nei riguardi di un ente privato come il Burlington Club per l’organizzazione di mostre di antichi maestri, si veda HUTCHISON 1968, 130 ed anche

The Burlington 1912, 21-22, The Burlington 1952, 98, HASKELL 2000, 73-74.

19

Per la presa di posizione del Times, si veda Exhibition of Old Masters 1870.

20

Il Burlington Magazine ha celebrato nel 2003 i primi cento anni di vita, si veda LEVEY (a cura di) 2003. Sulle vicende dei primi anni del Burlington Magazine, sulle lotte per il controllo di questa importante ‘piattaforma’ di informazione per conoscitori d’arte, sul ruolo di curatore svolto da Charles Holmes dal settembre 1903, sull’impegno di molti - Fry e Berenson in prima linea - per la ricerca di finanziamenti per la rivista che stentava a decollare, sulla rottura tra questi due e sulla rivalità Douglas-Berenson, si veda LEAHY

2002, 233-236. Su Art in America, sezione staccata negli Stati Uniti del periodico, che ebbe soli cinque anni di vita, si veda GENNARI SANTORI 2003/I.

21

Per i nomi dei consulenti più celebri di questi anni del Burlington Magazine, per i legami tra la rivista ed il club, per il rapporto Fry-Berenson, sui contributi di Fry per il periodico ed infine per una panoramica sulle riviste d’arte di rilevanza internazionale all’inizio del Novecento, si veda ELAM 2003, 143-146.

22

Questa strada va da Burlington Gardens a Boyle Street ed è parallela a Regent Street. È intitolata dal 1810 a Dorothy Savile, Marchesa di Halifax e moglie di Richard Boyle, Conte di Burlington. Al numero uno vi ha sede la Royal Geographical Society. Per la sua storia, a partire dalla costruzione avviata nel 1733 appunto dal terzo Conte di Burlington sulla sua proprietà, si veda il testo di architettura ed urbanistica Survey

of London 1963, 517-519.

23

Henry Flitcroft (1697-1769) è una interessante figura di carpentiere-architetto, un protetto del terzo Conte di Burlington. Su di lui si veda la voce redatta da Lionel Cust, CUST 1908.

supervisione del celebre architetto Richard Boyle, terzo Conte di Burlington24

. La nuova sede venne parzialmente ristrutturata25

per meglio prestarsi a sede di un club di collezionisti d’arte26

. I lavori furono finanziati con fondi raccolti attraverso sottoscrizioni di obbligazioni da parte dei membri del club27

. Al piano più alto fu realizzata una galleria, caratterizzata da illuminazione zenitale, per ospitare le esposizioni temporanee28

. Al 1904 la sede era da tempo fornita di riscaldamento, luce elettrica ed a gas29

.

Come stabilisce il primo articolo del regolamento, tra gli obiettivi primari del club vi era infatti quello di permettere di esporre, confrontare, discutere e studiare gli oggetti d’arte in possesso dei soci, attraverso la creazione di una biblioteca specialistica e l’organizzazione di esposizioni temporanee. In alternativa alle mostre organizzate, un oggetto d’arte di proprietà di un socio poteva essere esposto anche singolarmente,

24

Il numero diciassette di Savile Row, parzialmente conservato, esemplifica il tipo di case a schiera costruite su quella che era la proprietà di Lord Burlington. Per quanto riguarda gli abitanti famosi, in questa casa abitarono il drammaturgo Richard Brinsley Sheridan, che vi morì nel 1816, e l’architetto George Basevi (morto nel 1845). Fu anche sede della Ethnological Society quando vi abitava l’etnologo Richard King. Prima di ospitare il club, dal 1867 al 1870 fu occupata da uffici dell’Università di Londra, si vedano WHEATLEY

1891, CHANCELLOR 1908 e Survey of London 1963, 570-572.

25

Le modifiche apportate aggiunsero valore allo stabile, come si può ricavare dai Rate Books conservati agli Westminster City Archives di Londra, compilati per stabilire l’entità del canone, degli anni antecedenti e successivi ai lavori ed al cambio di destinazione dell’immobile. Se nel 1870, quando ancora l’ente che affittava era l’Università di Londra, il valore indicato sui registri come Rateable yearly value era di centotrentuno sterline, nel 1872 questo era stato alzato a ben trecentotrentaquattro sterline e di fatto l’affitto per il club ammontava a circa quattrocento sterline annue, si vedano Londra, WCA, Rate Book, D 288 (1870), f. 12 e Londra, WCA, Rate Book, D 296 (1872), f. 32.

26

Il carattere ‘poco godereccio’ del Burlington Club lo differenzia in parte da altre istituzioni analoghe, di cui Londra era ricca (a fine Ottocento i club londinesi ammontavano a circa duecento). Non era infatti provvisto di ristorante interno, ma vi si serviva solo tè. Per una rassegna di fotografie e delle vicende di numerosi club storici della capitale inglese, si veda LEJEUNE 1979.

27

La somma totale raccolta ammontava a quattromilacinquecento sterline. I moduli di sottoscrizione per le obbligazioni da centoventicinque sterline, obbligazioni che furono regolarmente rifuse, sono ancora conservati alla National Art Library di Londra, si veda NAL, Burlington Fine Arts Club: correspodence

relating to the club’s debentures, 200.B.110.

28

La luce zenitale, considerata ottimale per i luoghi espositivi, in questi anni era ormai tradizionale. Due lucernari aperti sul tetto del 17 di Savile Row, sono chiaramente visibili nella carta della compagnia assicurativa antincendio risalente al 1889, che è conservata agli Westminster City Archives, si veda Londra, WCA, Chas. E. Goad Fire Insurance Plan, IX 217, March 1889. Analogamente sono visibili in quella del 1926, si veda Londra, WCA, Arclight Plan Filing Strip, IX 217, September 1926. Nella carta successiva al secondo conflitto mondiale, invece, la dizione Burlington Fine Arts Club in corrispondenza del numero diciassette di Savile Row sparisce per dar posto, si direbbe, ad una sartoria da uomo, attività che ancor oggi anima la gran parte dei fondi di Savile Row, si veda Londra, WCA, Chas. E. Goad, IX 217, Novembre 1948.

29

Queste voci infatti compaiono regolarmente nella registrazione annuale delle spese, per l’anno 1904 si veda Annual General Meeting Tuesday 30th May 1905 in NAL, Burlington Fine Arts Club. Minute Books, vol.

previa autorizzazione, per un periodo di due settimane al fine di essere esaminato e discusso dai membri del club e loro eventuali ospiti. L’esposizione di lavori di artisti viventi doveva invece essere approvata dalla Commissione30

.

L’interno dello stabile ha subito varie alterazioni, anche precedentemente al passaggio al Burlington Club, all’inizio ed a metà del XIX secolo. Originariamente la pianta doveva presentare un vano sul davanti ed uno sul retro su ciascun piano, il vano con affaccio sulla strada al primo piano presenterebbe ancora la riquadratura a pannelli originale. Dietro la stanza sul retro una scala a zig-zag, oggi alterata, doveva connettere i vari piani31

. L’immobile è attualmente di proprietà privata e funge da sede di uffici (fig. 59).

VITA ED ATTIVITÀ DEL BURLINGTON FINE ARTS CLUB

Il club organizzava regolarmente conferenze ed incontri e proponeva ai soci esposizioni d’arte due volte l’anno, nella stagione invernale ed in quella primaverile. Quella invernale si svolgeva in genere nella gallery e comprendeva disegni, dipinti ed altri oggetti d’arte esclusivamente di proprietà dei soci. Quella primaverile era in genere più elaborata, prevedeva un catalogo a stampa ed era di argomento generale; quest’ultimo era approvato con circa un anno di anticipo dal General Committee del club.

Già nei primi decenni di vita del club, vi si tennero anche mostre di pittura italiana32

. Oltre a quella che è oggetto di questo capitolo, ricordo la mostra su Signorelli del 1893, sulla pittura ferrarese del 1894, sulla pittura lombarda del 1898, sulla scuola umbra del 1909, sulla pittura veneziana nel 1911 e nel 1912 ed infine, sempre del 1912, è da menzionare quella sulla scultura rinascimentale italiana. Queste esposizioni furono

30

Si veda The Burlington 1912, 46, 52, 58.

31

Per una analisi dell’aspetto esterno ed interno dell’immobile, si veda Survey of London 1963, 525-526, 531.

32

La prima mostra di cui fu stampato il catalogo era dedicata alle incisioni di Marco Antonio Raimondi nel 1869. Il catalogo era esaurito già nel 1921, si veda alla voce Burlington Fine Arts Club, NAL, Burlington

molto ricordate a distanza di oltre mezzo secolo da Roberto Longhi, tra i primi studiosi ad evidenziarne la serietà di impostazione33

.

A partire dal 1870 il club curò e pubblicò sistematicamente il catalogo di ogni esposizione, in forma di sontuosi ed accurati volumi, talora in due edizioni distinte di formato diverso, rispettivamente con e senza tavole34

. I cataloghi illustrati erano ottenibili con una sottoscrizione. In genere uscivano successivamente all’edizione senza tavole e rimanevano in sede per molti anni a disposizione dei soci per l’acquisto35

. Tutte le mostre sopra menzionate, eccetto quella su Signorelli, ebbero anche un catalogo illustrato, a testimoniare la felice situazione economica del club in questi anni, quando le spese affrontate per la pubblicazione dei cataloghi illustrati erano progressivamente ammortizzate e coperte dal ricavato delle vendite dei cataloghi stessi, come si legge sulle minute delle assemblee annuali del club36

.

Sappiamo che l’ammontare della tassa di iscrizione al club nel 1904 superava di

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