0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 3 - 12 13 - 213 214 - 272 273 - 306 307 - 350 CLASSI DI AZIMUTH CO NT EG G IO
Figura 41 Istogramma di frequenza relativo alle classi di Azimuth del tema 1500.
Questo metodo, che si basa sullo stesso principio di quello utilizzato prima per il calcolo dell’esposizione dei settori del tema 100, in realtà approssima ogni tratto della linea di costa ad un segmento che unisce due punti a distanza stabilita, senza preoccuparsi del reale sviluppo che questa effettivamente ha. Ecco quindi il motivo che giustifica l’elaborazione di un secondo metodo. Lo scopo è quello di ottenere un valore di azimuth medio per ogni settore, tenendo conto dell’esposizione di ogni tratto rettilineo che avevo digitalizzato per risagomare la linea di costa (paragrafo 3.2).
Prima di tutto ho aperto lo shapefile relativo al tema 1500 direttamente dal progetto “Azimuth. apr”, poi tramite l’estensione “Polyline 2 segment”, ricordando di aggiungere il campo Lineid (che mi permette di identificare il settore di appartenenza di ogni segmento), ho ottenuto il tema “tema 1500sg.shp” composto dai 19466 tratti rettilinei di digitalizzazione. Alla
relativa tabella degli attributi ho aggiunto il campo Lunghezza (Length), come si vede in figura 42.
Figura 42 Tabella degli attributi relativa al tema “tema 1500sg.shp”: il campo Line_ID numera i tratti rettilinei in cui è stato scomposto lo shapefile tema 1500; il campo Lineid identifica il settore di appartenenza dei singoli tratti; il campo Length misura la lunghezza di ogni tratto.
A questo punto lanciando l’estensione Azimuth ho ottenuto l’esposizione relativa a ciascun tratto rettilineo e ho esportato la tabella come file.dbf (1500.dbf). Questa è integralmente contenuta nell’Allegato III.
Per calcolare l’azimuth medio ho utilizzato il programma Georient, che lavora però su files di testo (file.txt). Quindi copiando dalla tabella 1500.dbf e incollando su nuovo foglio, ho creato un file di testo per ogni settore di costa (identificato appunto dal campo Lineid) e per ognuno ho ottenuto un diagramma di frequenza azimutale come quello rappresentato in figura 43.
Figura 43 Diagramma di frequenza azimutale ottenuto tramite il programma Georient per il primo settore di costa del tema 1500.
Il vettore medio rappresentato nel diagramma a rosa indica l’azimuth medio del settore studiato. Raccogliendo tutti i dati ottenuti in un unico foglio di Excel si arriva dunque alla tabella 7.
LINEID Vettore medio
1 2 2 9 3 138 4 132 6 6 7 5 8 115 9 112 10 75 11 58 12 176 13 122 14 169 15 150 16 38 17 46 18 131 19 125 20 106 3 6 9 1 21 135 22 99 23 160 24 145 25 109 26 128 27 123 29 121 30 100 31 145 32 138 33 156 34 87 35 130 36 87 37 139 38 104 39 123 40 121 42 149 75
75 101 76 111 77 106 78 91 79 82 80 81 81 97 82 97 83 118 84 79 85 93 86 127 87 124 88 163 89 167 90 30 91 106 92 113 93 95 94 92 96 103 97 108 98 91 99 48 100 73 101 65 102 38 103 66 43 126 44 9 45 91 46 151 47 132 49 52 50 161 51 168 52 134 54 130 55 119 56 101 57 109 58 111 60 110 62 127 63 115 64 122 65 71 66 15 67 138 68 118 69 109 71 72 72 85 73 15 74 158
Per poter confrontare i dati contenuti in tabella 6 e quelli di tabella 7, ottenuti dalle due diverse metodologie applicate, ho costruito per ciascuna un diagramma a rosa con il programma Georient (figure 45 e 45).
Come si può osservare la direzione ottenuta per entrambe è pressoché la stessa, infatti mentre l’Azimuth medio calcolato per la tabella 7 risulta essere di 113° quello per la tabella 6 è pari a 117°.
Figura 44 Diagramma a rosa costruito con Georient sui dati di Azimuth di tabella 7.
Figura 45 Diagramma a rosa costruito con Georient sui dati di Azimuth di tabella 6.
§ 4.2 Confronto degli indici morfometrici con i risultati ottenuti dal calcolo
dell’Azimuth per ogni tema: definizione dei caratteri meteomarini.
In Excel è possibile creare una tabella Pivot che permetta di confrontare tutti i dati ottenuti fino a questo punto per ciascun tema oggetto di questo studio, cioè di incrociare i risultati dell’analisi morfometrica, indice di frastagliatura e frequenza di frastagliatura, con i dati ottenuti dal calcolo dell’esposizione di ciascun settore di costa.
Per studiare la correlazione fra esposizione e indici morfometrici ho scelto di raggruppare i valori di Azimuth in classi, per un miglior dettaglio ogni dieci gradi, e di associare a ciascuna un dato medio di If e un dato medio di ff.
In tabella 8 è riportato il Pivot riferito al tema 100, cioè relativo all’analisi effettuata lungo il litorale del levante ligure individuando i settori di costa tagliati dai punti disposti ogni 100 m in linea d’aria.
Tabella 8 Pivot dei dati di esposizione e morfometrici per il tema 100.
Media di IF e FF IF FF
AZIMUTH Media Media
<5 1,27684 0,09000 5-14 1,48097 0,08974 15-24 1,80800 0,07560 25-34 1,42600 0,07150 35-44 1,70571 0,07500 45-54 1,22231 0,07446 55-64 1,19500 0,05421 65-74 1,06000 0,03892 75-84 1,10333 0,06033 85-94 1,46750 0,03775 95-104 1,07111 0,04022 105-114 1,35077 0,06862 115-124 1,12714 0,03600 125-134 1,14867 0,04927 135-144 1,22714 0,09743 145-154 1,16462 0,06331 155-164 1,33714 0,07057 165-174 1,53658 0,04316 175-184 1,25000 0,02931 185-194 1,16808 0,07031 195-204 1,17353 0,06535 205-214 1,19356 0,04996 215-224 1,28259 0,06789 225-234 1,31653 0,08443 235-244 1,33308 0,08588 245-254 1,24467 0,08578 255-264 1,49440 0,08552 265-274 1,40458 0,08765 275-284 1,25426 0,07159 285-294 1,31907 0,06842 295-304 1,32397 0,06697 305-314 1,27481 0,06883 315-324 1,29550 0,07280 325-334 1,44848 0,08283 335-344 2,06324 0,08792 345-354 1,66013 0,06457 355-359 1,24476 0,05355 78
In tabella 9 vengono incrociati gli stessi dati facendo riferimento al tema 1500.
Tabella 9 Pivot dei dati di esposizione e morfometrici per il tema 1500.
Media di IF e FF IF FF
AZIMUTH Media Media
<5 2,23300 0,06100 5-14 1,19600 0,11000 145-154 1,52500 0,05100 155-164 2,06000 0,06700 165-174 2,23450 0,06200 195-204 1,34100 0,09200 205-214 1,94933 0,07700 215-224 5,85600 0,06800 225-234 1,26000 0,10300 235-244 1,21300 0,08200 245-254 2,16367 0,07400 255-264 1,90525 0,07225 265-274 1,95086 0,08714 275-284 2,03660 0,06630 285-294 2,07294 0,07381 295-304 1,47043 0,08379 305-314 1,56673 0,08909 315-324 1,69117 0,08067 325-334 1,86263 0,07475 335-344 1,95200 0,08700 345-354 1,80300 0,08700
Analizzando le due tabelle si nota come in realtà la correlazione fra i dati di Azimuth e i valori assunti dagli indici morfometrici sia molto bassa.
L’Indice di frastagliatura e la Frequenza di frastagliatura vogliono integrare le conoscenze per poter valutare ed individuare i fenomeni di instabilità lungo la costa, ma per stimare la vulnerabilità all’erosione marina di tratti discreti del litorale ligure occorre, riferendosi in questo caso all’esposizione geografica, comparare questi specifici indici geomorfologici con le condizioni di ondazione.
I dati meteomarini relativi alle stazioni di Genova e dell’Isola Palmaria (stazioni meteorologiche coinvolte nel tratto di costa studiato) sono forniti dall’Istituto Idrografico della Marina sulla base di dati d’osservazione riguardanti il vento e lo stato del mare, rilevati tre volte al giorno per un periodo corrispondente a 19 anni nel caso della stazione di Genova e per un periodo di 30 anni nel caso della stazione dell’Isola di Palmaria.
Questi dati consentono di definire il clima ondoso della linea di costa esaminata.
Per la stazione di Genova i venti più frequenti provengono da N e in percentuale notevole anche da SE; la stazione dell’Isola di Palmaria è invece interessata da venti con direzione NE-SW (fig. 46).
Genova Isola Palmaria
Figura 46 Frequenze medie in percentuale dei venti per le stazioni di Genova e Isola Palmaria.
La direzione di provenienza delle mareggiate, valutata su frequenze percentuali del mare forza 6-8, occupa il II quadrante nel caso della stazione di Genova, mentre per la stazione dell’Isola di Palmaria le mareggiate maggiori provengono dal III quadrante, corrispondente al settore di massimo fetch (fig. 47).
Comunque per entrambe le stazioni lo stato del mare nei diversi mesi dell’anno calcolato su frequenze medie in percentuale, corrisponde per il 60% all’intervallo mare 2-3, con altezza media delle onde più grosse e ben formate compresa tra 0,10 e 1,25 metri (fig. 48).
Genova Isola Palmaria
Figura 47 Direzione di provenienza delle mareggiate (mare 6-8) per le stazioni di Genova e Isola Palmaria.
Isola Palmaria
Genova
Figura 48 Stato del mare nei diversi mesi dell’anno per le stazioni di Genova e Palmaria.
Riconsiderando a questo punto i risultati ottenuti accorpando i dati di esposizione dei settori di costa in classi in modo da relazionare ciascuna con un valore medio di Indice di Frastagliatura ed un valore medio di Frequenza di Frastagliatura, emerge una importante considerazione. Per la provincia di La Spezia i settori di costa hanno direzione prevalente NW – SE (II e IV quadrante) e sono quindi interessati dalle mareggiate di Libeccio; in corrispondenza delle relative classi di Azimuth si presentano valori molto alti di If ( per il tema 100, che consente un’analisi molto dettagliata, si raggiunge in corrispondenza della classe 335-344 il valore medio di If pari a 2,06).
Per la provincia di Genova lo stesso discorso vale per le mareggiate di scirocco, in quanto i tratti di costa studiati con direzione NE – SW sono associati con un’alta frastagliatura.
Capitolo 5
Correlazione dei dati morfometrici con il parametro litologia
§ 5. 1 Storia geologica della Liguria centro-orientale.
Dell’Orogenesi Ercinica rimangono esigue tracce nella zona di Arenzano e in pochi altri lembi posti più a occidente.
L’Orogenesi Ercinica (360-230 milioni di anni fa) ha formato i cosiddetti
massicci cristallini della Liguria occidentale, costituiti da ortogneiss, paragneiss, micascisti e anfiboliti. Gli studi hanno permesso di stabilire che gli
ortogneiss derivano da antichi graniti, i paragneiss ed i micascisti da rocce sedimentarie argillose e le anfiboliti da antichi basalti.
La conformazione della catena appenninica è essenzialmente dovuta alle vicende dell’Orogenesi Alpina. La catena risulta costruita con la sovrapposizione tettonica di due grandi “Insiemi” litologico-strutturali: l’Insieme Toscano-Umbro e l’Insieme Ligure-Emiliano.
Dell’Insieme toscano affiora largamente nel Golfo della Spezia la Falda
Toscana, una successione di formazioni che comprendono evaporiti, torbiti e
formazioni carbonatiche.
L’Insieme Ligure è suddivisibile in due grandi gruppi di formazione, il Ligure interno e il Ligure esterno, entrambi caratterizzati dalla presenza di ofioliti. Nell’Insieme Ligure Interno si distinguono varie unità tettoniche, la cui posizione dall’alto verso il basso è : Unità Valpolcevera (Flysch di Busalla), Unità M. Antola, Unità Portello, Unità Vermallo, Unità Due Ponti, Unità M. Gottero, Unità Bracco-Graveglia, Unità Colli-Tavarone.
Il Ligure Esterno comprende l’Unità di Ottone-S.Stefano.
Le sequenze ofiolitiche, che hanno appunto notevole rilievo fra le formazioni appenniniche, risalgono a circa 140 milioni di anni fa, tra Giurassico e Cretaceo, quando il movimento del mantello ha separato i due blocchi di crosta continentale favorendo la risalita di rocce profonde.
Durante il Cretaceo (140-60 milioni di anni fa) i blocchi continentali hanno invertito la direzione del loro spostamento. Sulla scarpata continentale si erano
formati potenti accumuli di detriti che in seguito ai movimenti di sollevamento sono scivolati verso il fondo dell’oceano causando frane sottomarine, correnti di torbida o Flysch.
La crosta oceanica lentamente ha subito un processo di subduzione, con sprofondamento sotto quella continentale. Parte delle ofioliti sono state quindi subdotte e sottoposte ad un forte aumento di pressione e di temperatura con conseguente ricristallizzazione e modificazioni strutturali.
Si è così giunti alla prima fase del metamorfismo alpino (70 milioni di anni fa). In questo processo la riviera del Levante ha subito deformazioni piuttosto modeste, infatti qui le ofioliti hanno visto uno sprofondamento minore.
Al contrario il gruppo di Voltri, pur avendo la stessa composizione delle rocce del Levante, per la maggior profondità raggiunta si caratterizza per l’elevato grado di metamorfismo subito e le peridotiti si sono trasformate in
serpentinoscisti.
Anche gli antichi massicci cristallini liguri, trascinati in profondità, sono stati coinvolti nell’orogenesi Alpina, ma hanno subito un metamorfismo poco pronunciato.
Tra i 30 e i 10 milioni di anni fa si sono formati i conglomerati oligocenici, questi contengono frammenti di tutte le rocce sopra indicate, a testimonianza del fatto che esse in tale periodo erano in gran parte emerse e costituivano le catene alpine e appenniniche (conglomerati di Portofino).
Nel Miocene (7-8 milioni di anni fa) le acque si sono ritirate e i torrenti hanno scavato profonde valli nella vasta zona di terra abbandonata dal mare (Val Bisagno, Val Polcevera). Il golfo di La Spezia si è formato come un fiordo. Gli innalzamenti e gli abbassamenti successivi del mare hanno lasciato i terrazzamenti costieri.
Questa breve storia geologica mette in evidenza il perchè la provincia di Genova e della Spezia corrispondano ad un territorio di grande interesse. Infatti qui si incontrano la terminazione meridionale della catena alpina e la terminazione nord occidentale della catena appenninica, inoltre la complessità morfologica dell’Appennino settentrionale dipende, come abbiamo visto, dalla sovrapposizione di diversi insiemi litologico-strutturali.
§ 5.2 Creazione della carta litologica georeferenziata per la linea di costa
oggetto dell’analisi morfometrica.
Per individuare le unità litostratigrafiche presenti lungo la linea di costa oggetto del presente studio è stato fatto riferimento alla Carta Geologica della Liguria in scala 1:200.000 realizzata dal Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse dell’Università degli Studi di Genova, sulla base della cartografia geologica esistente e dei rilevamenti inediti degli autori (Giammarino, Giglia, Capponi, Crespini, Piazza, 2002).
Il trasferimento dei dati su ArcView GIS è avvenuto tramite la creazione di un tema poligonale (Shapefile) che contenesse negli attributi il campo litologia, utilizzando come base topografica il diversi files. tif relativi ai 26 raster georeferenziati della C.T.R. in scala 1:10.000, già utilizzati per analizzare la lunga linea di litorale (262 km circa) presa in esame.
Dopo aver riaperto in un’unica Vista ciascun file, si è trattato di digitalizzare un poligono per ogni litologia rappresentata sulla Carta Geologica.
Essendo lo studio rivolto alla sola linea di costa, sono state riprodotte solo le litologie che si presentavano lungo questa.
Questo nuovo tema creato è stato denominato “Litologia. shp” ed è rappresentato in fig. 49. Per poter visualizzare meglio le litologie coinvolte, ho scelto di rappresentare ciascuna di esse con un colore diverso, così come si osserva nella legenda del tema in figura.
Il Verrucano, conglomerati quarzosi, appartiene ad un esteso affioramento di formazioni metamorfiche, riconducibili all’Unità di Massa. Questa è una delle unità minori in cui si è frammentato l’Insieme Toscano.
Le arenarie del Monte Gottero sono parte dell’unità tettonica del Gottero, dell’Insieme Ligure. Queste sono rappresentate da torbiditi arenaceo-pelitiche costituite da arenarie quarzoso-feldspatiche con argilliti e siltiti in strati medi e spessi.
Con il termine di arenarie zonate è indicata l’unità litostratigrafica del Macigno e Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore, appartenete al
Figura 49 Tema creato per rappresentare le litologie presenti lungo la linea di costa.
Dominio Toscano. Sono arenarie quarzoso feldspatico-micacee gradate, in strati di potenza variabile, con livelli più sottili di argilliti siltose.
Le argille a palombini comprendono un’alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti silicee. Appartengono anch’esse all’unità del Gottero.
Il calcare cavernoso, il calcare massiccio e i calcari e marne a Rhaetavicula
contorta sono tutte formazioni dell’unità della Falda Toscana, come il
sopraccitato Macigno.
I calcari del M.Antola appartengono all’unità Monte Antola che è una fra le varie unità tettoniche delle unità appenniniche, dell’Insieme Ligure Interno. Le calcescisti del Turchino sono unità metamorfiche del Gruppo di Voltri, nel ponente ligure.
La formazione di Colli-Tavarone comprende argilliti, calcareniti, siltiti e quarzoareniti in strati medi e sottili, con intercalazioni di brecce e olistoliti provenienti dal disfacimento di una successione sedimentaria a basamento ofiolitico.
I conglomerati di Portofino si caratterizzano per la loro natura prevalentemente sedimentaria, anche se non mancano esemplari di rocce magmatiche. Presentano ciottoli di taglia da piccola a media immersi in una matrice sabbiosa.
Le filladi sono formazioni dell’unità Cravasco-Voltaggio nella Zona Sestri- Voltaggio, considerata limite geologico tra Appennino e Alpi. Sono costituite da filladi e metapeliti nerastre con intercalazioni di calcari cristallini.
I flysch di Busalla appartengono ad una delle unità appenniniche del Ligure Interno: l’Unità Valpolcevera. Sono torbiditi pelitico-arenacee costituite da argilliti scure e siltiti e torbiditi calcaree, costituite da calcareniti, marne, marne calcaree e argilliti.
Il complesso gabbrico è sempre parte delle unità appenniniche: Unità Bracco- Val Graveglia. La formazione è caratterizzata da gabbri generalmente con struttura isotropa.
Maiolica e diaspri sono formazioni della Falda Toscana che affiorano nel
Golfo della Spezia. Anche i marmi e marmi a muscovite sono di pertinenza del Dominio Toscano, appartengono però all’Unità di Massa.
Paragneiss e micascisti biotico-muscovitici sono litologie dell’Unità
Calizzano-Savona appartenenti al Dominio Brianzonese.
Sabbie fini e siltiti sono formazioni di successioni marine neogeniche.
Con il termine sabbie e ghiaie alluvionali è indicata in realtà una categoria più vasta riferita ai depositi continentali e i litorali recenti, comprendente anche detriti di falda e depositi eluvio-colluviali.
La formazione scaglia toscana, dell’Insieme Toscano, comprende argilliti, marne e marne calcaree rossastre .
Con il termine scisti della Val Lavagna è indicata una formazione uguale ai flysch di Busalla, cioè torbiditi pelitico-arenacee costituite da argille scure e siltiti e torbiditi calcaree costituite da calcareniti, marne, marne calcaree e argilliti.
Le serpentinoscisti sono tipi litologici caratterizzanti il Gruppo di Voltri e sono derivate dalle peridotiti del mantello.
Infine le ultramafiti sono costituite da lherzoliti e harzburgiti, duniti e pirosseniti.
§ 5.3 Correlazione fra Indice di frastagliatura e tipi litologici.
A questo punto tramite ArcView GIS è stato possibile correlare i dati morfometrici relativi ad ogni settore di costa studiato con la litologia presente lungo la linea di litorale.
Aprendo in una Vista il tema 100, contenente negli attributi i campi di Indice di frastagliatura e Frequenza di frastagliatura, e contemporaneamente il nuovo tema “Litologia. Shp”, ho potuto creare una tabella per ogni litologia che associasse ai settori di costa interessati da questa (individuati dai codici LINEID) i valori dell’analisi morfometrica (tab. 10).
Tabella 10 Tabella creata in riferimento alla litologia Verrucano.
LINEID LENGTH IF VERTEX N FF N_100
27 121 1,210 13 12 0,099 0,120 28 122 1,220 18 17 0,139 0,170 29 117 1,170 18 17 0,145 0,170 30 114 1,140 13 12 0,105 0,120 32 114 1,140 15 14 0,123 0,140 33 118 1,180 16 15 0,127 0,150 34 128 1,280 20 19 0,148 0,190 35 134 1,340 22 21 0,157 0,210 131 111 1,110 11 10 0,090 0,100 132 112 1,120 14 13 0,116 0,130 133 114 1,140 7 6 0,053 0,060 134 111 1,110 10 9 0,081 0,090 135 134 1,340 13 12 0,090 0,120 140 135 1,350 16 15 0,111 0,150 141 112 1,120 6 5 0,045 0,050 142 115 1,150 9 8 0,070 0,080 143 137 1,370 12 11 0,080 0,110 148 103 1,030 5 4 0,039 0,040 149 140 1,400 13 12 0,086 0,120 150 112 1,120 5 4 0,036 0,040 180 105 1,050 3 2 0,019 0,020 181 122 1,220 7 6 0,049 0,060 183 258 2,580 11 10 0,039 0,100 184 137 1,370 11 10 0,073 0,100 185 100 1,000 2 1 0,010 0,010 186 401 4,010 20 19 0,047 0,190 187 101 1,010 7 6 0,059 0,060 188 109 1,090 5 4 0,037 0,040 189 113 1,130 6 5 0,044 0,050 190 116 1,160 8 7 0,060 0,070 191 138 1,380 5 4 0,029 0,040 192 107 1,070 4 3 0,028 0,030 193 171 1,710 9 8 0,047 0,080 194 102 1,020 3 2 0,020 0,020 195 139 1,390 9 8 0,058 0,080
Le tabelle per ognuna delle litologie rappresentate in figura 45 sono contenute nell’Allegato IV.
Per riassumere i risultati di questa analisi ho creato una tabella (tab. 11) in un foglio Excel che riporta nella prima colonna il tipo di litologia, nella seconda (Count) il numero di settori di costa corrispondenti ad ogni litologia, nella terza (Mean If) il valore medio di If calcolato ed infine la varianza (Variance) dei valori di If .
Tabella 11 Risultati ottenuti dal confronto fra litologia e If.
LITOLOGIA COUNT MEAN IF VARIANCE
Verrucano 35 1,321 0,295
Arenarie del Gottero 150 1,281 0,113
Arenarie zonate 179 1,286 0,106 Argille a palombini 35 1,253 0,152 Calcare cavernoso 34 1,366 0,317 Calcare massiccio 30 1,304 0,064 Calcari e marne 150 1,209 0,076 Calcari M. Antola 343 1,429 0,451
Calcescisti del Turchino 112 1,303 1,208
Colli-Tavarone 7 1,107 0,021 Conglomerati 110 1,381 0,32 Filladi 15 1,191 0,029 Flysch di Busalla Gabbri 58 1,486 0,282 Maiolica e diaspri 12 1,785 2,605
Marmi e marmi a muscovite 4 1,33 0,022
Paragneiss e micascisti 18 1,046 0,005
Sabbie fini e siltiti 14 2,956 8,306
Sabbie e ghiaie alluvionali 319 1,385 0,963
Scaglia toscana 3 1,317 0,161
Scisti 92 1,098 0,022
Serpentinoscisti 16 1,179 0,101
Ultramafiti 21 1,502 0,49
I flysch di Busalla non riportano alcun risultato, poiché in realtà la linea di costa non li interseca, dato che in quel punto il litorale ha subito forti modificazioni con la costruzione dei moli del porto di Genova.
Il valore medio di If pari a 2,956 in corrispondenza della litologia sabbie fini e siltiti ha invece poco significato, perché influenzato dal valore di If pari a 11,940, e comunque da altri settori contigui con indice alto, relativi al tratto di costa del porto expo di Genova in cui la notevole antropizzazione non permette di interpretare correttamente i risultati.
Il valore molto alto di If medio in corrispondenza della litologia maiolica e diaspri è dato da un valore elevato di indice di frastagliatura (6,850) per il settore di costa relativo a Punta delle Stelle, tra Tellaro e Lerici, rappresentato in giallo in fig. 50.
Valore elevato di If medio è anche quello relativo alle ultramafiti, che caratterizzano il tratto di litorale del Golfo di Levanto. Ad esempio il settore di costa rappresentato in giallo in figura 51 presenta un valore di If pari a 4,070.
Figura 50 In giallo il tratto di costa corrispondente al lineid 94, che presenta valore di If pari a 6,850.
Figura 51 Il settore di costa in giallo presenta valore di If pari a 4,070, la litologia corrispondente è quella delle ultramafiti.
Occorre ricordare che ultramafiti, serpentinoscisti e gabbri appartengono tutti al gruppo delle ofioliti.
Analizzando ancora i risultati in tab. 11, si può notare come le arenarie del Gottero e i conglomerati, rispettivamente con valori di indice di frastagliatura pari a 1,281 e 1,381, presentino una erodibilità minore rispetto alle scisti della Val Lavagna (If = 1,098).
Inoltre i conglomerati manifestano una buona tenacità data dal cemento di natura marnoso-siltosa e argillo-siltosa; questa caratteristica conferisce una notevole frastagliatura al tratto interessato da questa formazione, portando quindi all’interruzione dell’andamento lineare della linea di costa costituita dai calcari e alla formazione del promontorio.
Può sembrare a questo punto strano il fatto che i calcari del M. Antola presentino un elevato indice di frastagliatura (1,429), ma questi non sono in realtà una formazione calcarea in senso stretto, in quanto sono flysch. Sono costituiti infatti da bancate calcareo-marnose con banchi molto più sottili di marne e argille.
Il fattore litologico dunque dice qualcosa, ma è molto più chiaro se messo in relazione a fratturazione e disposizione spaziale degli strati della formazione, che provocano morfoselezione. Inoltre bisogna considerare la variabilità litologica anche all’interno di ogni formazione.
I conglomerati di Portofino (1,381) sono poligenici, contenenti all’interno frammenti di molte delle formazioni geologiche appenniniche.
Le arenarie del Gottero e Zonate sono interstrati marnosi e argillosi che si alternano alle arenarie, vale quindi il discorso della disposizione; nella zona di Riomaggiore si espongono ad esempio i piani di strato e non le testate, altrimenti sarebbero molto più soggette ad instabilità.
Il Verrucano in realtà è un insieme di rocce diverse: anageniti, scisti viola e scisti rosa.
Si può concludere ritenendo responsabile in Liguria della frastagliatura l’appaiamento delle diverse litologie.
Conclusioni
L’elaborazione di un metodo di calcolo degli indici morfometrici tramite il desktop Gis “ArcView” della Esri, ha consentito di studiare tutto il litorale del levante ligure, individuando tratti discreti di costa di lunghezza euclidea fissata. Lo studio si è dedicato in principio a trovare la distanza D ottimale fra i punti che sottendono i settori di costa oggetto dell’analisi quantitativa in questione. Questa scelta è stata fatta con l’ausilio della statistica, che ha consentito di