la patria in armi. Quali erano questi doveri? L’instancabile penna di
Francica Nava non manca di definirli adeguatamente:
“Nella recente Nostra Notificazione del 26 maggio p. p., riguardante la
solennità del Corpus Domini, facemmo un accenno fugace alla necessità d‟implorare con la pratica dei Sacramenti e la frequenza della preghiera i soccorsi del Cielo, per ottenere dal Signore la sospirata pace e attirare le sue benedizioni sull‟amata patria nostra, la quale trovansi anch‟essa impegnata nella formidabile guerra. Crediamo ora opportuno di ritornar di proposito sull‟argomento, perché è necessario richiamare alla mente i molteplici importanti doveri, che in simili gravissime circostanze occorre compiere verso la patria, alla quale dobbiamo, con tutti i mezzi che sono in poter nostro, dare il tributo del nostro entusiastico affetto come a madre comune, di cui abbiamo e riceviamo i grandi vantaggi della civile convivenza. É anche opportuna quest‟altra Nostra Notificazione, perché interessa comunicarvi i sensi della paterna Lettera, che l‟Augusto Santo Pontefice, nell‟inesauribile sua carità, si è benignato di scrivere all‟E.mo Decano del Sacro Collegio sullo stesso grave argomento233. Ricorda Egli quanto si è adoperato per
232 BEAC, cit., pag. 103-104.
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veder cessato il flagello e quindi le tristissime conseguenze materiali e morali che inevitabilmente ne derivano, ed insiste nell‟esortare alla preghiera e alla penitenza, per attirare sul nostro popolo le divine misericordie. Certamente nella grave contingenza in cui ci troviamo bisogna alleviare le sofferenze sia dei nostri soldati, che ubbidienti alla voce del dovere sono accorsi pronti al posto di combattimento, e sia alle famiglie che hanno essi lasciato con gran sacrifizio. E va data una meritata lode a coloro che si sono uniti in Comitati per provvedere ai feriti, ai genitori, alle spose e ai figli dei nostri combattenti, bisognosi di speciale assistenza e conforto. Noi esortiamo caldamente Clero e popolo a concorrere con tutto lo slancio del loro amore per Iddio e per la patria, all‟opera altamente benefica dei sullodati Comitati. Date generosamente il vostro obolo, e all‟uopo mettete il vostro personale servizio a loro disposizione. Del resto il luminoso esempio di sacrificio e liberalità da Voi dato in altre dolorose circostanze Ci sono arra sicura di ciò che saprete fare nelle necessità presenti della patria. Ma oltre ai bisogni materiali ci sono ancora dei bisogni più importanti, sui quali il venerato Sommo Pontefice chiama la nostra sollecitudine. Ci sono le anime degli innumerevoli soldati nostri fratelli, i quali sacrificano la vita sulle linee di combattimento. Per i bisogni delle medesime, Egli dice, <abbiamo fornito i cappellani militari di amplissime facoltà, autorizzandoli a valersi per la celebrazione della Messa e per l‟assistenza dei moribondi di privilegi che solo in circostanze eccezionalissime possono essere concessi>234. Or bene tali privilegi, estesi anche a tutti gli altri sacerdoti che per qualunque titolo vengono a trovarsi nelle file dell‟esercito, non potrebbero avere l‟intiera efficacia, se tutti i sacri ministri non venissero forniti di altari detti portatili, di cui son privi. Imperocché per distribuire il pane degli angioli ai combattenti prima del cimento e ai moribondi, è necessario che si celebri la S. Messa sull‟altare che i sacerdoti devono avere pronto dovunque essi si portino. In vista di tale urgente bisogno è sorto in Roma un Comitato Nazionale, sotto l‟alto Patronato di S.A.R.I. la principessa Letizia di Savoia.
234 Cfr. L‟operato del clero e del laicato cattolico in Italia durante la guerra (1915-1918), Roma,
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Vi fanno parte le Dame più cospicue dell‟aristocrazia, le quali hanno fatto appello alle altre Dame cattoliche della nazione, perché unite in sottocomitato si raccolgano in ciascuna città le somme necessarie all‟acquisto di 700 altari e relativi sacri arredi, quanti ne occorrono per provvedere ai sacerdoti che devono trovarsi sui campi di battaglia.
Nella nostra città il Sottocomitato già si è formato, ed ha sede nella chiesa di S. Francesco all‟Immacolata. I nostri cari fedeli, i quali comprendono di quanta importanza siano per i soldati i conforti religiosi nei terribili momenti in cui vedono dileguarsi la vita e stanno per presentarsi all‟eterno Giudice, non tarderanno a portare al Sottocomitato l‟obolo loro generoso pel nobilissimo e patriottico scopo. Il pensiero che la Religione nostra santa accompagna dovunque i baldi combattenti, oh quanto sollievo e conforto non arrecherà alle afflitte madri, alle spose, ai congiunti tutti, i quali si sentiranno animati a compiere con fortezza il sacrifizio che la nostra patria loro richiede (…).
Figliuoli carissimi, facciamo dalla parte nostra quello che il dovere nell‟ora presente c‟impone, e conserviamo la fortezza e la calma che si addice ai cristiani, nella fiducia che Iddio, ascoltando benignamente le nostre assidue e ferventi preghiere, dirigerà tutto al maggior bene della nostra dilettissima Patria.
V‟impartiamo di cuore la Pastorale Benedizione.
Dato in Catania il 5 Giugno 1915. G. Card. Nava Arciv. G. M. Licitri Segr. A fin di rendere più efficace il concorso della nostra Diocesi all‟acquisto di altari portatili per i cappellani militari che accompagnano le nostre truppe combattenti, si sono messe in giro delle apposite schede numerate e affidate ai Vicari, Cappellani Curati, Rettori di chiese e pii laici, per essere riempite. Si chiede una offerta proporzionata alle forze di ciascuno. Ma la offerta non si deve negare. Se si è generosi per contribuire a rendere meno dolorosa la condizione dei vecchi genitori, delle spose e dei figli dei soldati, chiamati a dare le loro braccia e la vita per la patria, con quanto maggior ragione non si deve contribuire a facilitare ai medesimi soldati esposti a tanti pericoli l‟uso dei Sacramenti, da cui possono ricevere la forza e il coraggio a mettere in cimento la vita? Qual serenità d‟animo potrebbe avere il soldato cristiano
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che non ha la speranza di essere confortato dal SS. Viatico nei momenti dell‟agonia? Quanti e quanti di essi che sono vissuti in peccato, non potrebbero, mentre perdono la vita della terra, guadagnare quella del cielo, per la carità che loro usa il cappellano, pronto ad amministrare gli ultimi Sacramenti? Lo Stato non ha provveduto al gran numero degli altari che occorrono, e quindi urge che ci pensiamo noi, i quali sappiamo quanto siano costate a Gesù Cristo le anime per salvarle, e quanto merito acquisti colui che si coopera per la loro felicità eterna. Le schede con le offerte, anche se minime, devono essere rinviate prima del giorno 20 corrente al Sottocomitato o alla Segreteria Arcivescovile”235.