si intitola: Ad dirigendos pedes nostros in viam pacis:
“Al dilettissimo Clero e Popolo della Città e Archidiocesi salute.
Dio esaudì, come profetizzò il Salmista, le preghiere di coloro che lo temono280, e nell‟infinita sua misericordia abbreviò i giorni dell‟angoscia e del dolore del suo popolo. Quando meno si aspettava i nemici vennero rapidamente messi in fuga dai gloriosi eserciti nostri e dei nostri alleati. La vittoria fu così grande che per più giorni risonarono d‟inni di gloria le vie e le piazze delle nostre città, mentre le moltitudini dei crescenti si affollavano nei sacri tempii per attestare l‟immensa gratitudine di tanto benefizio all‟amoroso Signore, che flagella sì, ma non abbandona, e negli arcani disegni della sua sapienza volge gli stessi mali al maggior bene dei suoi figli. La sospirata pace parve allora dovesse subito prendere il suo seggio fra le nazioni travagliate dalle spaventevoli calamità del lungo conflitto. Ma è più agevole distruggere, che riedificare e restaurare. La vittoria degli alleati fece sì cessare lo spargimento del sangue e le devastazioni barbariche nelle proprie contrade, per cui gran parte dei nostri cari son potuti ritornare al focolare domestico e riabbracciare i genitori, le spose e i figli, riprendendo le tranquille occupazioni delle loro professioni e dei loro mestieri; ma l‟ora della pace, giusta e durevole per tutti, non poteva così presto sonare. Troppo grandi sono state le rovine prodotte dalla guerra; troppo profondi i baratri che essa ha scavato fra le nazioni; troppo radicato nei cuori l‟odio di razza,
279 Idem, pag. 171.
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le ambizioni di dominare e possedere. E giacché queste e altre, che accenneremo, sono state da lunga data le cause, che poscia finirono per far sprigionare la scintilla di sì vasto incendio, è facile prevedere che non sarà sufficiente l‟opera grandemente laboriosa che si sta svolgendo dagli illustri rappresentanti delle nazioni, adunati in alto consesso per le trattative della pace definitiva, se essi nel difficile compito non saranno efficacemente coadiuvati dalla buona volontà dei popoli, col prendere un cammino diverso che finora hanno battuto. Mentre in quell‟accolta di uomini dotti e pratici di governo si van maturando i disegni, che speriamo daranno con l‟aiuto di Dio un assetto definitivo ai diversi popoli, dalla guerra e dalle dissensioni politiche sconvolti e disgregate, occorre dalla parte nostra provvedere urgentemente a portarvi il necessario contributo per mezzo delle opere, alle quali intendiamo efficacemente esortarvi, e che chiamiamo il cammino della pace. Qual è il cammino della pace? Eccolo in poche parole: Quello tracciatoci da Gesù Cristo con la sua profonda dottrina, e da Lui percorso con i luminosi suoi esempi, per indirizzare i nostri passi nella via della pace:
Ad dirigendos pedes nostros in viam pacis281. Dovunque penetrò la luce del Vangelo e vennero praticate esattamente le sue massime, avvenne un meraviglioso mutamento negli animi, si abolì la schiavitù, si deposero gli odî, si frenarono le ambizioni, si moderarono le avidità del guadagno e si stabilì una corrente di moderato affetto tra popoli che prima si accanivano a vicenda. Sicché, come intuì l‟Apostolo, non ci fu più differenza tra Greco e
Giudeo, circonciso e incirconciso; Barbaro e Scita, servo e libero. Cristo fu ogni cosa e in tutti282. Perciò leggiamo negli Atti degli Apostoli che la
moltitudine dei credenti divenne un cuore e un’anima sola283. Quando in appresso la zizzania fu seminata nel campo evangelico, e nei popoli cominciò ad affievolirsi la Fede e a raffreddarsi la Carità; quando cominciò a perdersi di viste il bene eterno, la vita avvenire, e a sostituirsi agl‟insegnamenti della Religione cristiana le massime perverse del mondo, con le quali si lascia libero il freno alle passioni e a tutte le malnate cupidigie, allora
281 Luc. I 79. 282 Coloss. III 11. 283 Act. VI 32.
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ricominciarono le liti, i dissidi, le discordie familiari e civili, le lotte accanite dentro e fuori la propria nazione. Donde le guerre e le liti fra voi, esclama San Giacomo, non forse di qui? dalle vostre concupiscenze che militano nelle
vostre membra? Desiderate e non avete: uccidete e zelate, e non vi riesce di conseguire284. Perciò il regnante Sommo Pontefice Benedetto XV, assunto al trono di Pietro mentre i formidabili eserciti fra di loro cozzavano terribilmente seminando la terra di stragi e di morti, in quella memorabile prima Enciclica Ad beatissimi Apostolorum attribuisce alla generale trasgressione delle leggi divine la causa della tremenda tragedia; e per ottenere la pace, scongiura caldamente i suoi figli a combattere la colluvie dei vizî che inondano la presente società (…). Nel detto prezioso Documento il Sommo Pontefice s‟intrattiene a spiegare quale sia la dottrina del Vangelo, efficace ad allontanare le funeste cause della guerra da lui indicate, affinché il popolo cristiano si dia a tutt‟uomo a praticarla. Noi vorremmo che i nostri Sacerdoti ne facessero argomento delle loro frequenti istruzioni, specie in occasione di tridui e di novene. In questa Nostra pastorale istruzione Ci limitiamo soltanto ad accennare i mezzi, con i quali potrà riuscire più agevole al popolo nostro la pratica dei doveri cristiani, a cui esorta il S. Padre, per rimuovere le cause di nuove e maggiori rovine e per conseguire la pace sicura e durevole. Non si può giungere ad ottenere l‟adempimento di tali doveri se l‟uomo non è educato fin dai teneri anni nella scuola della virtù. (…) Il compito della formazione del fanciullo è affidato per diritto di natura e per legge positiva del Creatore e Redentore del genere umano a coloro stessi che gli hanno dato la vita. Per legge di natura, perché non è nella sola parte fisica che il bambino deve essere oggetto delle cure assidue, ma altresì e principalmente nella parte spirituale. L‟anima del fanciullo è la parte più importante, a cui bisogna attendere, perché l‟uomo è tale, sopra ogni cosa, per l‟anima e per il libero esercizio delle sue facoltà. (…) Or bene, se i genitori hanno il dovere e la responsabilità dell‟educazione e istruzione dei figli, hanno per conseguenza il diritto di farsi sostituire in questo importante ufficio da persone di loro fiducia, le quali continuino
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l‟opera loro nella preparazione di quegli esseri alla vita. Spetta dunque a quelli di scegliere il maestro e la scuola, nella quale il figlio deve ricevere la formazione intellettuale e morale, atta alla loro condizione individuale e sociale e conforme ai principi che essi professano. Quando i genitori cristiani fossero lasciati liberi nella scelta della scuola e del maestro, potrebbero dare alla società quei futuri cittadini, che, cresciuti negl‟insegnamenti sani ed educati al bene, si terranno lontani dai vizi, splenderanno in tutte le virtù domestiche e civili, e assicureranno l‟ordine nelle famiglie e nella società, la quale di quelle si compone. Così la comune convivenza avrebbe il benessere stabile, la tranquillità e l‟osservanza di ogni giustizia, in cui consiste certamente la pace. Che è avvenuto invece nella nostra Italia da più di mezzo secolo? A poco a poco si è introdotto l‟insegnamento obbligatorio nelle scuole, fondate e dirette dallo Stato con programmi apparentemente neutri; che fanno, cioè, a meno di Dio, ossia di tutto quel corredo d‟insegnamento, il quale dovrebbe arricchire la mente del fanciullo delle verità riguardanti i suoi doveri religiosi e morali, e adusarlo quindi per tempo a frenare le malvagie passioni, di cui egli porta nella natura inficiata i pessimi germi. Nel fatto intanto la neutralità si risolve spesso in odio alla religione e in fomento della scostumatezza e libertinaggio, per lo studio dei libri scolastici infarciti di errori e di pregiudizi contro la Chiesa e il suo Capo e di massime contrarie ai buoni costumi. Quel che è peggio, a tanto male si aggiungono molte volte le empie chiose e il cattivo esempio di non pochi maestri, formati alla loro volta in ambiente malsano, saturo di avversione al Cattolicismo, che da loro è chiamato per dileggio clericalismo. Quale azione salutare potrebbe poscia il ministero sacerdotale esercitare nelle menti imbevute di tanti grossolani errori e pregiudizi? Sopra i cuori corrotti nei teneri anni, nei quali rimasero incancellabilmente impresse le nere tracce del vizio? Come purificare quelle correnti di vita avvelenata nelle sue sorgenti? – La grandissima parte della gioventù, (d’)altronde, per effetto dell‟insegnamento laico impartito nelle scuole, non può sperarsi che venga in chiesa per ascoltare la parola di Dio. Non può quindi essa ricevere l‟antidoto efficace ad arrestare in parte i progressi del male. E‟ giocoforza che cresca sbrigliata, incredula, scostumata; ribelle perciò all‟autorità paterna e alla