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Essere genitor

Nel documento Prefazione alla ricerca (2015) (pagine 122-126)

GIOVANI LESBICHE E GAY IN PUGLIA

4.5 Essere genitor

 

Ma quello che dobbiamo fare oggi è “aprirci all’ulteriore”, incontrare ciò che ancora non è stato pensato, senza eludere la fatica, il dolore e il coraggio che è il prezzo, dice Wittgenstein, con cui si pagano i pen- sieri.

Se si accetta di non considerare unico e immodificabile lo statuto tra- dizionale della famiglia, bisogna accettare l’esistenza di diverse forme di aggregazione familiare. Oggi si parla sempre più di “funzione ma- terna” e di “funzione paterna”, e la psicologia, proprio in riferimento alle variazioni delle figure familiari, ha iniziato a utilizzare il termine neutro di caregiver per definire la persona che si prende cura del bam- bino o della bambina. Così scrive lo psicoanalista Antonino Ferro (2013):

[…] tutto ciò che è nuovo come prima reazione ci scandalizza perché tur- ba degli assetti di pensiero stratificatisi nel buon senso e ci impone nuovi pensieri e nuove realtà emotive con cui confrontarci. Se è vero che il “fun- zionamento della mente” è lo specifico della nostra specie, ciò implica una serie di conseguenze a cascata di cui non siamo consapevoli in modo chiaro.

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[…] Più il “mentale” si impone, più avremo a che fare con funzioni: fun- zione materna, funzione paterna che potranno essere esercitate in modo non necessariamente coerente con l’appartenenza biologica. […] Che ben vengano bambini di coppie che si amano e che siano capaci di buoni accop- piamenti mentali. Non sarà il sesso biologico dell’uno o dell’altro ad aver più peso, ma le attitudini mentali dell’uno e dell’altro. I figli li faccia chi ha voglia di accudirli con amore. Ciò che conta, in fondo, è che ogni bam- bino abbia il suo Presepe, la sua festa, che sia accolto e amato come un prodigio, poi sul sesso biologico di bue e asinello non ci perderei molto tem- po. (p. 33)

Lasciatemi, dunque, spostare l’asse del discorso, per riflettere sulle diverse esperienze e fantasie che possono accompagnare le molte forme di concepimento e di genitorialità. Prendo le mosse da una let- tera di una “mamma preoccupata” :

[Sento] la necessità di un dialogo terapeutico che riguarda il mio caso che di seguito le espongo brevemente. Sono una donna omosessuale e ho deciso di avere una bambina – Paola, che ha 7 mesi – con una donazione di seme. La mia compagna Antonella è molto felice di condividere con me questa esperienza di maternità. […] Tuttavia insorgono dubbi e problemi che a volte pensiamo di non avere gli strumenti per risolvere […] Ad esempio, come coniugare il bisogno di verità e trasparenza che hanno i bambini, con la protezione nei confronti delle discriminazioni e delle paure che potrebbero provenire dalla società e a, volte, anche da noi familiari? (cit. in Lingiardi, Nardelli, 2013, p. 285)

Molti uomini e donne omosessuali sono genitori. La maggior parte ha concepito i figli in precedenti matrimoni e relazioni eterosessuali. Tra le generazioni più giovani, sono invece sempre di più i gay e le lesbiche che scelgono di avere figli all’interno della loro relazione at- tuale. Nei Paesi in cui la legge lo consente, le coppie omosessuali possono adottare o ricevere bambini in affidamento, affrontando lo stesso iter di valutazione psicologica cui vengono sottoposte le cop- pie eterosessuali. Oltre all’adozione, le lesbiche possono ricorrere alla fecondazione diretta o in vitro (con donatori coinvolti a vari livelli nella dinamica familiare) e i gay possono ricorrere a una gestazione di sostegno. Queste realtà in Italia non godono di alcuna regolamenta- zione giuridica.

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L’idea che una persona omosessuale possa essere un buon genitore incontra molte resistenze. Per alcuni, neppure è da prendere in con- siderazione. Ecco un elenco delle obiezioni più frequenti:

a) i figli devono avere una mamma e un papà;

b) una coppia omosessuale che desidera un figlio non ha fatto i conti con i limiti che la sua condizione gli impone;

c) gli omosessuali in quanto coppia non generatrice non posso- no essere coppia genitrice;

d) le lesbiche e i gay non sono in grado di crescere un figlio; e) le lesbiche sono meno materne delle altre donne;

f) le relazioni omosessuali sono meno stabili di quelle eteroses- suali e quindi non offrono garanzia di continuità familiare; g) i figli di persone omosessuali hanno più problemi psicologici

di quelli di persone eterosessuali;

h) i figli di persone omosessuali diventano più facilmente omo- sessuali.

La ricerca scientifica disconferma queste preoccupazioni e stabilisce che i figli di genitori omosessuali sono psicologicamente sani e adat- tati in percentuali sovrapponibili ai figli cresciuti in famiglie eteroses- suali e, rispetto a questi, non mostrano un’incidenza maggiore di omosessualità o di problemi legati all’identità di genere. Lo sviluppo ottimale dei bambini sembra insomma influenzato dalla qualità delle relazioni all’interno della famiglia più che dalle sue configurazioni di genere (per una rassegna della letteratura vedi Caristo, Nardelli, 2013; Lingiardi, 2007/2012; Lingiardi, Caristo, 2011; Patterson, 2006; Pa- welski, Perrin et al., 2006; Schuster, 2011; Tellingator, Patterson, 2008; Wainright et al., 2004). Nel 2005, l’American Academy of Pe- diatrics ha condotto uno studio mirato a esaminare gli effetti del ma- trimonio e delle unioni civili sulle condizioni psicosociali e la salute psicologica di bambini i cui genitori sono omosessuali. Scopo della ricerca era quello di studiare le difficoltà che le coppie dello stesso sesso e i loro figli devono affrontare a seguito di una politica che le esclude dalla possibilità di sposarsi. La ricerca ha passato in rassegna tutta la letteratura scientifica reperibile sui seguenti tre punti: a) capa- cità educative e comportamento, personalità e livello di adattamento dei genitori; b) sviluppo emotivo e sociale dei bambini; c) identità di genere e orientamento sessuale dei bambini. Ed è giunta a una prima conclusione:

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I risultati delle ricerche dimostrano che bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli allevati da genitori eterosessuali. Più di 25 anni di ricerche documentano che non c’è una relazione tra l’orientamento sessuale dei genitori e qualsiasi tipo di misura dell’adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale del bambino. Questi dati dimostrano che un bambino che cresce in una famiglia con uno o due genitori gay non corre alcun rischio specifico. Adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne, eterosessuali o omosessua- li, possono essere ottimi genitori. Inoltre, i diritti, i benefici e i fattori pro- tettivi che derivano dall’unione civile possono dare ulteriore stabilità a que- ste famiglie50.

Non sono il genere del genitore o il suo orientamento sessuale a condizionare in senso psicopatologico lo sviluppo del bambino, ben- sì la presenza di elementi traumatici nella relazione. Vent’anni di ri- cerche empiriche, di cui molte pubblicate su riviste di grande autore- volezza scientifica, non bastano però per chiudere il discorso. Anche perché, comunque lo si prenda, quello sulla famiglia e le sue trasfor- mazioni è un discorso attraversato da variabili infinite: quella omo- sessuale non è che una delle famiglie possibili. I risultati delle ricerche e le prese di posizione delle associazioni professionali di psichiatri, psicologi, pediatri, medici di famiglia, assistenti sociali, avvocati, che da esse discendono, possono solo dare una solida cornice di riferi- mento e una direzione di pensiero. Il resto riguarda il respiro del no- stro orizzonte antropologico, le teorie psicologiche che ci paiono più convincenti, il nostro modo di guardare alla realtà culturale e sociale in cui viviamo, le nostre esperienze personali.

50 A cui segue una seconda, pragmatica, conclusione: “L’Academy of Pediatrics si è impegnata a richiamare l’attenzione sul nesso inestricabile esistente tra la salute e il benessere di tutti i bambini, il sostegno e l’incoraggiamento di tutti i genitori, e la tu- tela di forti legami familiari. […] Il matrimonio civile costituisce uno status legale che promuove la salute delle famiglie conferendogli un insieme stabile di diritti, benefici e tutele che non possono essere ottenuti altrimenti. Il matrimonio civile può aiutare a promuovere la sicurezza economica e legale, la stabilità psicosociale e un maggiore senso di accettazione e sostegno sociali. Il riconoscimento legale di un partner può aumentare la capacità di coppie adulte di occuparsi e prendersi cura a vicenda e favo- risce un ambiente sicuro e sano per i loro figli. I bambini che crescono con genitori uniti in matrimonio civile traggono beneficio anche dallo status legale concesso ai loro genitori.”

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