CAPITOLO III -Il settore vitivinicolo trapanese e l’OCM Vino
3.2. l’OCM VINO
3.2.1 L’evoluzione e gli effetti della riforma dell’OCM Vino
3.3 La strategia del settore vitivinicolo trapanese... Error! Bookmark not defined.
3.3.1 le aziende del trapanese che hanno preso i finanziamenti “OCM Vino”
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CAPITOLO III -Il settore vitivinicolo trapanese e l’OCM Vino
3.1 Il Settore Agricolo del trapanese.
Il territorio del Trapanese, spesso definito quale “Grande Giardino all’aperto”, si caratterizza per le sue dolci colline dalle diverse tinte definite dalla prevalente presenza di Vigneti e Oliveti, che si affacciano sui mari caldi e pescosi dei Fenici. Terra piena di storia e di cultura, nominata già nelle opere greche più antiche, in quelle latine e nella letteratura che diede il via alla lingua italiana con la Scuola Siciliana del ‘200; basti ricordare il famoso Cielo d’Alcamo autore della poesia “Rosa fresca aulentissima” che fu di ispirazione al lungimirante Dante Alighieri. Terra di riserve naturali orientate, la provincia di Trapani eccelle per la presenza di diverse tipologie di piante e fiori, grazie alla cura ad essi posta sin dai tempi antichi degli Elimi e dei Sicani, poi dei Fenici, Greci, Romani, in fine degli Arabi, Bizantini e Spagnoli. Cultura multietnica votata sempre alla conservazione delle caratteristiche rurali del territorio che si estende per 2.460 Kmq. Tale superficie comprende tre parti pianeggianti e due collinari con alcuni rilievi montuosi; comprende 24 Comuni ed una popolazione di 450.000 abitanti. I settori agricoli più affermati sono quello Oliviticolo e quello Vitivinicolo, con prodotti di eccellenza, aventi i marchi DOP, IGP, STG, esportati a livello Nazionale ed Internazionale. Basti pensare che, grazie all’apposizione sul prodotto del marchio di certificazione, vi sono importanti riflessi sul fatturato; si parla della possibilità di poter vendere il prodotto a prezzi due volte più elevati:
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Figura 9. Il rapporto prezzi delle differenti categorie
Fonte: ISMEA 2015-2016
3.1.2 I dati del settore Vitivinicolo.
Dal 2014 la Sicilia ha registrato una costante crescita delle vendite nel settore vitivinicolo, seppur lenta, confermando la storica ed innata attitudine siciliana al “buon Vino”. Questa crescita è stata agevolata, innanzitutto, dall’interesse mostrato dai Francesi nei confronti dei vini siculi e dall’arretramento del mercato vitivinicolo Spagnolo verso il quale è scemato l’interesse dei Paesi europei; contestualmente, è cresciuto invece quello dei Paesi transatlantici, specialmente USA e Canada. Negli ultimi 10 anni, il vino dell’isola è sbarcato pure in Oriente, registrando dati ottimistici per il futuro60. Si è, inoltre, avviato un processo di riconversione delle varietà di uve bianche e delle varietà di uve rosse, in risposta alle nuove richieste del mercato. L'attività ha portato all’ottenimento della qualificazione di alcuni vitigni autoctoni quali: Nero d'Avola, Grillo, Catarratto, Lucido ed Extralucido, Frappato, che danno origine a produzioni tipiche qualificate. Si parla dunque di un vino “globale”, non di un vino che risponda alle sole esigenze vinicole europee. L’immagine del vino trapanese, con la prima programmazione 2007-2013, e quindi tramite gli aiuti comunitari e regionali, è stata ampiamente rivalutata tanto che, oggi, risulta essere al secondo posto nella scala di gradimento dopo Bordeaux, nella quale sono compresi i maggiori poli vinicoli a livello globale61.
60www.eurostat.com
61 Retecamere, “Tutelare e valorizzare le eccellenze agroalimentari del territorio di trapani”, Camera di
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La produzione di vino in Sicilia è da sempre accompagnata da una rilevante produzione di mosto, il quale rappresenta una quota annuale variabile. Una parte di questa produzione viene venduta come mosto fresco, un’altra importante quota viene commercializzata come mosto muto o come mosto concentrato (MC) o mosto concentrato e rettificato (MCR)62.
Secondo stime dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino (IRVV), solo il 24% circa della produzione totale media di vino e mosto prodotto in Sicilia, pari a 1,65 milioni di hl, viene confezionato; di questi, 1,49 milioni di hl viene confezionato in bottiglia, mentre la restante parte viene confezionata in brik, dame, bag in box, ecc.. Il 76% del vino prodotto, ancor oggi, viene commercializzato come vino sfuso: vino da tavola ed, in parte, anche Igt. Il vino sfuso viene destinato in larga parte a ditte del Nord Italia, le quali provvedono al confezionamento (bottiglie o brik), lucrando con il valore aggiunto derivante dal confezionamento per il consumo, oppure alla vendita all’estero63. Di seguito, in base agli ultimi dati raccolti dall’ISTAT, si riporta una
tavola che indica le percentuali dell’imbottigliato esportato ed il riflesso economico di queste percentuali per ogni Regione.
62 Albisinni F. (2009), Le riforme della PAC dopo il Trattato di Lisbona, Testo presentato alla giornata di
studio su il processo di codecisione del Parlamento europeo in materia di politica agricola e sviluppo rurale “Il governo della PAC dopo Lisbona”, Rete Rurale Nazionale, Roma, dicembre 2009.
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Tavola 9 Export di Vino e Mosto per Regione
È necessario avere anche una panoramica della posizione occupata dall’Italia nel mercato dell’export, secondo una visione globale che metta alla luce le cifre che influenzano in maniera sostanziale l’andamento attuale del settore. Secondo la recente ricerca condotta dall’ISMEA, dal 2014 la Leadership nell’export mondiale è passata alla Spagna, che grazie alla competitività dei prezzi sul prodotto sfuso ha esportato ben 22,6 milioni di ettolitri contro i 18,5 milioni di ettolitri nel 2013. Tale situazione si è ripetuta anche nel 2015 con la Spagna sempre in testa con ben 24 milioni di ettolitri esportati contro il 20 milioni dell’Italia. I maggiori Paesi Importatori, sempre secondo la ricerca ISMEA, a cavallo tra il 2015 ed il 2016 sono la Cina, il Messico ed il Brasile. Gli altri Paesi hanno registrato delle lievi flessioni, mentre Canada e Usa mantengono alti volumi d’importazione, come in passato.
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Figura 10 Variazione import tra i principali Paesi attivi nel settore.
Relativamente ai Paesi esportatori, l’Italia si posiziona tra i primi posti in termini di variazioni percentuali nel biennio 2015-2016.
Figura 11 Paesi Esportatori anno 2015-2016
Tra i maggiori esportatori, anche l’Italia mette a segno incrementi, sia in termini di volumi che di valore.64 Non è difficile evincere da tali studi condotti e pubblicati da ISMEA, un incremento del peso dato all’export in Italia. Si riporta di seguito la Figura 15 con la serie storica dei dati dell’export registrati dal 2011 al 2016.
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Figura 12. L’Italia export oriented.
Fonte: ISMEA 2015-2016
Dall’analisi che mette a confronto il numero di aziende vitivinicole in Sicilia, è facile intuire perché, la mia tesi, si concentri poi sulla provincia di Trapani, che risulta essere la provincia leader del settore. La leadership è tenuta non solo per il più alto numero di PMI dedite al settore vitivinicolo, ma anche per il numero di bottiglie venduto ed esportato, rispetto alle altre zone siciliane. Tali affermazioni sono di facile deduzione leggendo la Tavola 9 di seguito riportata.
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Tavola 10. Aziende vitivinicole in Sicilia.
Provincia Cooperative Cantine Aziende
individuali/altre forme societarie Totale per provincia Quota Agrigento 13 13 6 32 10,6% Caltanissetta 2 2 4 1,3% Catania 1 1 16 18 5,9% Enna 1 1 0,3% Messina 3 1 12 16 5,3% Palermo 15 10 32 57 18,8% Ragusa 2 1 12 15 5,0% Siracusa 1 1 3 5 1,7% Trapani 32 52 71 155 51,2% Totale per struttura aziendale 69 79 155 303 100,0% Quota 22,8% 26,1% 51,2% 100,0% Fonte: www.prevencionalaboral.com
La viticoltura siciliana è concentrata principalmente nella parte occidentale dell’isola dove tre sole province detengono l’87% delle superfici vitate regionali. Tra le nove province, la più vitata è Trapani con 67 mila ha, seguita nell’ordine da Agrigento (25.306 ha) e Palermo (13.888 ha). In particolare, le province di Trapani, Agrigento e Palermo da sole rappresentano la percentuale più alta di superficie vitata e di hl di vino prodotti ed esportati dell’intera Regione. Il territorio vitato siciliano è caratterizzato da una prevalente presenza di vitigni di uve bianche; tuttavia, negli anni si è assistito ad un ridimensionamento del ruolo delle cultivar a bacca bianca in favore di quelle a bacca nera, in conseguenza della domanda crescente di vini rossi. la provincia di Trapani è, naturalmente, quella che fornisce il maggiore contributo alla produzione regionale (50,9%) seguita dalle province di Agrigento (17,8%) e Palermo (16%65).
77 3.1.3 Le strade del Vino.
Questo progetto nasce dall'esigenza di valorizzare i territori a vocazione vinicola, con particolare riferimento ai luoghi delle produzioni qualitative. In tal senso, le "strade del vino" sono percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, caratterizzati da particolare interesse da diversi punti di vista: naturale, culturale e ambientale. Questi percorsi si snodano lungo vigneti e cantine di aziende agricole singole o associate aperte al pubblico, che costituiscono strumento attraverso il quale i territori vinicoli e le relative produzioni possono essere divulgati, commercializzati e fruiti in forma di offerta turistica. Grazie a questa particolare tipologia di offerta, lungo le "Strade del vino" si sviluppano attività di ricezione e di ospitalità, compresa la degustazione dei prodotti aziendali e l'organizzazione di attività ricreative, culturali e didattiche.
1. Strada del Vino Alcamo DOC: Alcamo; Castellammare del Golfo;
Calatafimi; Gibellina; Segesta; Scopello; Salemi.
Caratterizzato da un vino, di moderata gradazione alcolica che si può gustare lungo i percorsi che vanno dalla Riserva Naturale dello Zingaro alla cittadina di Castellammare del Golfo, passando per il centro archeologico di Segesta per finire a Calatafimi, cittadina di origine araba.66
2. Strada dell’'Inzolia o Ansonica: Agrigento; Mazara del Vallo; Menfi; Monreale; Sambuca di Sicilia; Sciacca; Selinunte; S. Margherita. È caratterizzato da vini bianchi di qualità.67
3. Strada della Malvasia delle Lipari: Alicudi; Filicudi; Lipari;
Milazzo; Panarea; Salina; Stromboli; Vulcano
È proprio nelle isole Eolie che viene coltivato e prodotto il famoso vino Malvasia di Lipari, secondo antiche tecniche con uve essiccate sui tipici graticci di canna. Le sette isole, di origine vulcanica, poste nella parte orientale del basso Tirreno, sono famose per le loro grotte, spiagge e magnifici fondali marini. Oltre che per la Malvasia sono conosciute anche per i capperi, l'olio e la frutta.
66www.stradadelvinoalcamodoc.it 67www.stradadelvinoterresicane.it
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4. Strada del vino dell'Etna: Acireale; Aci Castello; Aci Trezza;
Catania; Etna; Taormina.
Con i suoi 3.273 metri, l'Etna è il più alto vulcano attivo d'Europa ed è un polo di attrazione turistica notevole, come anche Catania, Giardini Naxos, Taormina di grande notorietà soprattutto nel periodo estivo. Il vino dell'Etna, primo vino siciliano ad ottenere il riconoscimento della denominazione di origine controllata, si produce nelle tipologie di rosso, rosato, bianco e bianco superiore68.
5. Strada del Marsala e del Moscato di Pantelleria: Erice; Gibellina;
Marsala; Pantelleria; Salemi; Trapani.
È caratterizzato dal vino Marsala, dal gusto che può essere dolce, semisecco o secco. Un vino molto pregiato già apprezzato nel 1844, che si offre al mercato in tipologie diverse a seconda dell'anno di invecchiamento. 69
6. Strada del Nero d'Avola e Cerasuolo di Vittoria: Caltagirone;
Castelbuono; Casteldaccia; Cerda; Comiso; Modica; Piazza Armerina; Ragusa; Vallelunga Pratameno; Valledolmo; Vittoria
Il Nero d'Avola oggi è tra i vini di più alta qualità anche D.O.C e I.G.T.
7. Strada del Moscato di Noto: Noto; Pantalica; Palazzolo Acreide.
Itinerario pieno di storia e cultura tra Noto, città riconosciuta capitale mondiale del barocco e Siracusa, città greca più importante del V secolo a.C. I moscati di Noto e di Siracusa sono caratterizzati da un sapore classico e gradevole strettamente legato al territorio, giallo oro il colore70.
68www.stradadelvinocatania.it
69www.stradavinomarsala.it 70www.scoprirenoto.it
79 3.1.4 L’attività dell’IRVOS.
Tra i diversi progetti europei volti al finanziamento del settore agricolo parecchi sono quelli rivolti al settore vitivinicolo e le Regioni, in particolare quelle meridionali, al fine di promuovere al meglio, gestire, monitorare e sviluppare nel tempo i disegni di crescita voluti dai Programmi Europei, hanno creato degli Enti ad hoc che si occupano di tali progetti. In Sicilia opera per l’appunto l’IRVOS (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio fino alla L.R. 25/11), costituito nel 1950 e che ha istituito sedi in Palermo, Alcamo, Marsala, Milazzo e Noto; collabora con le Università siciliane ed è riconosciuto quale Ente di Ricerca della Regione Siciliana. Il campo di intervento dell’Istituto è molto vasto e segue tutte le fasi della produzione vitivinicola: dal momento iniziale dell’impianto e della coltivazione della vite, fino a quello ultimo della promozione del prodotto finito71.
L’Istituto svolge:
sperimentazione e ricerca applicata viticola, enologica e microbiologica finalizzata alla individuazione di modelli viticoli e protocolli enologici da trasferire alle aziende;
supporto alla competitività delle aziende vinicole siciliane sui mercati nazionali ed internazionali, sostenendole attraverso opportune azioni promozionali;
partecipazione a manifestazioni fieristiche, degustazioni guidate, campagne promozionali mirate a pubblicizzare la qualità dei “Vini di Sicilia” e a diffonderne l’immagine positiva;
controlli e certificazione delle produzioni vitivinicole siciliane a denominazione di origine;
analisi enochimiche effettuate dai Laboratori di Palermo, Marsala, Alcamo e Milazzo accreditati dall’ente unico nazionale per l’accreditamento ACCREDIA (con n. 0376) per la certificazione di parametri enologici, svolgendo attività sia di ricerca applicata con Università siciliane che di servizio alle aziende;
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formazione ed aggiornamento professionale degli addetti al settore;
consulenza legislativa alle aziende;
raccolta, elaborazione e diffusione dei dati del settore vitivinicolo;
offerta di borse di studio per la specializzazione professionale per studenti o neolaureati in Enologia, Viticoltura, Biologia o Biotecnologie72.
Lo stesso Ente afferma della sua natura: “L’Istituto ha sempre considerato e
valorizzato la peculiarità “culturale” del vino, che non è un semplice prodotto di consumo ma è un bene culturale, fortemente connaturato con il territorio, con la cultura, la storia e le tradizioni locali, un prodotto, quindi, ricco di significati simbolici e culturali. In questa ottica l’Istituto ha da sempre portato avanti una politica di cooperazione culturale con altri Enti volta ad una promozione congiunta del vino, del territorio e della cultura siciliana.”73
I progetti di cui l’Ente si fa promotore e garante sono: I. il progetto InoVeno
II. il progetto Avigere III. il progetto ProMed IV. il progetto ViEnergy
V. il progetto Innovazione (FESR4111)
Grazie all’intervista condotta con il Direttore, Dott. Vincenzo Cusumano, possiamo affermare che, a consuntivo ed a progetti terminati, il trend delle iniziative promosse, gestite e sviluppate dall’ente è positivo. Viste le modifiche promosse dalla Nuova Programmazione 2014-2020 i progetti gestiti per mano diretta dell’IRVOS devono ancora partire a seguito anche del protrarsi della fine di quelli sopra citati fino al 2016, nonostante appartenessero alla programmazione antecedente. I dati concernenti tali progetti sono consultabili sul sito dell’IRVOS e di dominio pubblico, da me non approfonditi nell’elaborato visto l’obiettivo ultimo di analisi, da me portato avanti, dell’OCM Vino promozione Paesi Terzi trattata di seguito.
72www.irvossicilia.it
81 3.2. l’OCM VINO.
L’ OCM vino è la regolamentazione unica dell’Unione Europea che detta alcune norme riguardanti il settore vitivinicolo, sia per quanto riguarda le norme di produzione che i contributi a fondo perduto assegnati alle aziende. I finanziamenti e i contributi dell’OCM vino sono assegnati dal Ministero per le Politiche Agricole e agli assessorati per l’agricoltura delle singole Regioni e provincie autonome.
L’OCM vino paesi terzi assegna contributi a fondo perduto per le spese relative alla promozione del vino all’estero, come la partecipazione a fiere, la degustazione nei ristoranti, o la semplice pubblicità. Molto importante la possibilità di finanziare il vino utilizzato nelle degustazioni all’estero oppure di finanziare l’incoming di potenziali clienti presso la propria cantina.
I Bandi dell’OCM Vino sono destinati ad imprese vinicole con esclusione dei semplici imbottigliatori o commercianti di vino. Per partecipare ai bandi occorre realizzare prevalentemente il vino con uve di propria produzione, oppure acquistata presso terzi. Ciò non vuol dire che l’impresa non possa effettuare un’attività di commercio. Le imprese possono partecipare singolarmente, oppure in associazione temporanea con altri produttori, o ancora aggregandosi a progetti promossi dalle associazioni vitivinicole.
Permette di finanziare con un contributo a fondo perduto che va dal 50%
all’80%, a seconda delle regioni di appartenenza, tutti i costi da sostenere per
promuovere i propri prodotti fuori dall’Unione Europea.
Le spese finanziabili più significative sono, oltre alle spese di viaggio e la partecipazione a fiere:
le spese per ospitare i potenziali acquirenti o giornalisti presso le proprie cantine (incoming) con la copertura di spese di viaggio, vitto e pernottamento;
le spese per le attività internet, sia di programmazione che di contenuto dei siti;
i costi (entro un 4%) del personale interno adibito all’export; le spese per la rendicontazione;
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le spese per il vino utilizzato nelle degustazioni presso ristoranti, centri commerciali etc a valore di listino franco cantina;
le spese di pubblicità.
In sintesi il Bando è una misura completa che copre tutte le spese necessarie per sostenere l’export del proprio prodotto, con un limite di una spesa massima per
azienda pari al massimo al 20% del fatturato dell’anno precedente proprio o dell’ATI74.
Tutte le spese di viaggio di promozione per le fiere o la pubblicità sostenute in un determinato paese terzo (non-EU).
Nello specifico:
a) la promozione e pubblicità, che mettano in rilievo i vantaggi dei prodotti di qualità, la sicurezza alimentare ed il rispetto dell’ambiente, da attuare a mezzo dei canali di informazione quali stampa e televisione;
b) le missioni commerciali all’estero;
c) la partecipazione a manifestazioni, fiere ed esposizioni internazionali;
d) campagne di informazione e promozione da attuarsi presso i punti vendita, la grande distribuzione, la ristorazione dei paesi terzi;
e) altri strumenti di comunicazione (ad es. siti internet, opuscoli, degustazioni guidate, incontri con operatori e/o giornalisti dei Paesi coinvolti).
Possono essere finanziate:
Organizzazioni professionali
Organizzazioni interprofessionali
Consorzi di tutela riconosciuti
Organizzazioni di produttori riconosciute
Produttori di vino
Associazioni temporanee di impresa
Soggetti pubblici, nell’ambito di Associazioni, anche temporanee di impresa
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In particolare sono interessanti i contributi concessi ai singoli produttori ed alle associazioni temporanee. Le associazioni temporanee, da costituire fra produttori della stessa Regione sono importanti ed utili per superare il vincolo minimo di quota sull’export. Esiste, infatti, un limite di esportazione minimo (dal 5 al 20 per cento, a seconda delle Regioni) raggiunto nell’annata precedente la richiesta, necessario per accedere agli aiuti75. Questa percentuale sarà calcolata sulla singola azienda, se si
presenta da sola, o su tutte le aziende appartenenti all’associazione temporanea. In quest’ ultima ipotesi le aziende più piccole potranno usufruire dell’incidenza del fatturato e della percentuale di export delle più grandi per investire, ad esempio, cifre superiori al 20% del loro fatturato, oppure per ottenere i contributi anche se la loro quota di export è più bassa di quella minima, se vi sono altre imprese nel raggruppamento che esportano molto.
Non sono invece finanziate: le spese eccedenti i limiti indicati nel bando (ad
esempio il 4% di personale interno, il 3% per la rendicontazione, i 120 €/giorno per il pernottamento degli ospiti internazionali) ed i moduli pubblicitari o i siti internet che non danno cenno o particolare rilievo alla qualità del prodotto, alla DOP, alle qualità ambientali del territorio di produzione76.
Per poter avere tali finanziamenti occorre impostare un progetto per ogni paese terzo (Usa, Cina etc) indicando nel dettaglio quali azioni si vogliono svolgere nel dettaglio (ad esempio partecipazione alla fiera di Shanghai, realizzazione di una serie di eventi nei ristoranti, degustazioni privati, invito di giornalisti e importatori presso la propria cantina).
Il progetto può durare da uno a tre anni. Si possono apportare modifiche che
non siano sostanziali solo dopo l’approvazione del Ministero.
75 www.irvos-regionesicilia.it
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3.2.1 L’evoluzione e gli effetti della riforma dell’OCM Vino
La nuova OCM Vino ha previsto un passaggio in tempi brevi da politica vitivinicola incardinata su forme di intervento sul mercato, che mirava a gestire il rapporto tra domanda e offerta del prodotto, ad un Organizzazione che punta all’incremento della competitività aziendale del settore, attraverso l’abbandono progressivo delle tradizionali forme di incentivazione sul mercato ed il graduale trasferimento delle risorse comunitarie dal primo pilastro della PAC (in particolare, dall’OCM Vino) al secondo pilastro, attraverso l’allocazione, dal 2009 in poi, di fondi supplementari – distratti dall’OCM di settore - su misure di sviluppo rurale da attuare nelle regioni produttrici di vino77.
Questo ha implicato una diversa allocazione delle disponibilità delle risorse, attraverso un progressivo trasferimento finanziario dalle risorse in precedenza destinate all'organizzazione comune del mercato vitivinicolo allo sviluppo rurale. Tale nuova