Secondo le valutazioni di Unioncamere nazionale-Prometeia contenute nello scenario presentato nel mese di maggio 2008, il 2007 si è chiuso per l’Emilia-Romagna con una crescita reale del prodotto interno lordo pari all’1,8 per cento, in ridimensionamento rispetto alla stima del 2,2 per cento proposta nello scenario di previsione reso pubblico a inizio novembre 2007. In Italia è stato previsto un incremento più contenuto rispetto a quello prospettato per l’Emilia-Romagna (+1,5 per cento), oltre che ridotto rispetto alla previsione formulata in sede di Dpef (+2,0 per cento) e Relazione previsionale e programmatica (+1,9 per cento). Al di là del rallentamento prospettato da Unioncamere nazionale-Prometeia, l’Emilia-Romagna si è confermata tra le realtà più dinamiche del Paese. Solo il Friuli-Venezia Giulia ha registrato un incremento di uguale tenore.
Le stime di Svimez sono apparse un po’ più ottimistiche di quelle proposte da Unioncamere-Prometeia, delineando un tasso di crescita reale del Pil pari al 2,1 per cento, che ha confermato quanto registrato nel 2006. Anche i dati Svimez hanno evidenziato una crescita più sostenuta rispetto a quella prevista per l’Italia.
Il raffreddamento della crescita è da attribuire al minore dinamismo della domanda interna, al netto della variazione delle scorte, sia sotto l’aspetto dei consumi finali interni, sia per quanto concerne gli investimenti fissi lordi. I primi sono stati previsti in aumento dell’1,8 per cento, a fronte dell’incremento del 2,3 per cento registrato nel 2006. La frenata è evidente, ma siamo di fronte a tassi di crescita comunque significativi, soprattutto se si considera che nella omogenea area Nord-orientale è stato stimato un aumento dello stesso tenore e che in Italia è attesa una crescita molto più contenuta, pari all’1,3 per cento. Nell’ambito dei consumi famigliari, l’appannamento della capacità di spesa, spesso conclamata dai mezzi d’informazione, e dovuta alle crescenti difficoltà di talune famiglie di fare quadrare i propri bilanci, sembra avere inciso meno pesantemente in una regione, quale l’Emilia-Romagna, che gode di livelli di reddito elevati e soprattutto diffusi, nel senso che molte famiglie possono beneficiare di almeno due redditi. Dal forte aumento reale del 2,6 per cento del 2006, si è passati al comunque significativo incremento del 2,0 per cento del 2007.
Per quanto concerne l’altro aspetto dei consumi finali interni, rappresentato dalla spesa sostenuta dalle Amministrazioni pubbliche e dalle Istituzioni sociali private, il tasso di crescita previsto nel 2007, pari all’1,4 per cento, si è mantenuto sostanzialmente negli stessi termini del 2006.
Il rallentamento più evidente della domanda interna ha riguardato gli investimenti fissi lordi. In questo caso c’è stato un netto raffreddamento, non solo tra quanto previsto tra il 2006 e il 2007 (+4,1 per cento contro +1,2 per cento), ma anche rispetto alla previsione di inizio novembre 2007 che prospettava un incremento del 4,1 per cento. Questo andamento ha riguardato sia la ripartizione Nord-est che il Paese. In pratica le previsioni hanno scontato un clima decisamente meno favorevole, frutto delle incertezze generate dalle turbolenze finanziarie innescate dalla crisi dei mutui sub-prime, a cui si sono aggiunte le tensioni inflazionistiche generate dal rincaro del petrolio greggio, con conseguente trascinamento al rialzo dei corsi delle materie prime. Questa situazione, apparsa in tutta la sua evidenza negli ultimi mesi del 2007, si è associata al generale rialzo dei tassi d’interesse, che ha reso meno convenienti gli investimenti sia delle imprese, che delle famiglie, certamente non incoraggiate, queste ultime, ad accendere mutui destinati all’acquisto dell’abitazione, per non parlare dei maggiori oneri sopportati da chi deve restituire rate più pesanti rispetto a quanto previsto inizialmente.
A tale proposito Bankitalia sottolinea come gli oneri sostenuti dalle famiglie per il pagamento degli interessi e restituzione del capitale siano arrivati a settembre 2007 al 7,6 per cento del reddito disponibile, vale a dire tre decimi di punto in più rispetto all’analogo periodo terminante a giugno. L’incremento è dovuto per circa la metà alla crescita dei tassi, in particolare sui mutui. Come riportato nel Bollettino economico di Bankitalia, la componente a tasso variabile, che rappresenta oltre i tre quarti del totale, ha risentito del significativo rialzo dei tassi interbancari registrato da agosto, in concomitanza con l’acuirsi della crisi del settore immobiliare statunitense. Bankitalia stima che un incremento di mezzo punto del tasso interbancario corrisponda, per le famiglie con mutui indicizzati, a un aumento del servizio del debito pari in media a circa lo 0,6 per cento del reddito disponibile. L’aggravio risulta ovviamente maggiore per le famiglie con i redditi più bassi, a causa della più elevata incidenza della rata sul reddito.
La domanda estera ha evidenziato un andamento più dinamico, risultando tra i maggiori sostegni alla crescita economica. Per quanto concerne l’export di beni, Unioncamere-Prometeia stimano per l’Emilia-Romagna un aumento reale del 7,1 per cento, migliore di quello prospettato a inizio novembre (+4,3 per cento), oltre che in accelerazione rispetto a quanto registrato nel 2006 (+6,0 per cento). La crescita regionale assume una valenza ancora più positiva se si considera che si è distinta positivamente da quanto previsto per il Nord-est (+3,4 per cento) e l’Italia (+4,3 per cento).
Questo andamento è stato confermato sia dai dati Istat, che da quanto emerso dall’indagine congiunturale sull’industria
in senso stretto, sia pure limitatamente alle imprese fino a 500 dipendenti. E’ da sottolineare che questa autentica performance è maturata in un contesto tutt’altro che favorevole, a causa della perdita di competitività dovuta all’apprezzamento del dollaro e al rallentamento della crescita del commercio internazionale.
Per quanto concerne la formazione del reddito, l’agricoltura è apparsa in aumento (+5,4 per cento), recuperando sulla flessione, praticamente dello stesso tenore, rilevata nel 2006. Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è cresciuto dell’1,2 per cento, in rallentamento rispetto all’incremento dell’1,9 per cento rilevato nel 2006. Nella stima di inizio novembre 2007 la previsione era apparsa più improntata all’ottimismo (+2,5 per cento). Questo raffreddamento della crescita non fa che riflettere il rallentamento della congiuntura registrato, nella seconda parte del 2007, dalle consuete indagini congiunturali.
Il valore aggiunto del settore delle costruzioni è cresciuto del 2,8 per cento, ampliando il già significativo incremento rilevato nel 2006 (+2,3 per cento). In questo caso la situazione prospettata a inizio novembre è migliorata, scontando la vivacità dell’occupazione e la nuova crescita della compagine imprenditoriale. L’andamento previsto nel Paese e nella ripartizione Nord-orientale è risultato anch’esso orientato alla crescita, ma in misura più contenuta rispetto a quanto osservato per l’Emilia-Romagna, con incrementi rispettivamente pari all’1,6 e 1,9 per cento.
I servizi sono cresciuti in termini reali dell’1,9 per cento, meno rispetto a quanto preventivato a inizio novembre (+2,1 per cento) e a quanto registrato nel 2006 (+2,6 per cento).
L’occupazione, valutata in termini di unità di lavoro, è apparsa in aumento dell’1,8 per cento, in misura superiore a quanto avvenuto in Italia (+1,2 per cento) e nel Nord-est (+1,0 per cento), ma più lentamente rispetto alla crescita del 2,1 per cento riscontrata nel 2006. In ambito nazionale cinque regioni hanno evidenziato aumenti percentuali più consistenti, in un arco compreso tra il +1,9 per cento della Liguria e il +4,5 per cento del Lazio. Il tasso di occupazione è migliorato, mentre quello di disoccupazione è sceso sotto la soglia del 3 per cento. Le rilevazioni sulle forze di lavoro hanno evidenziato un andamento tendenzialmente in linea con le valutazioni di Unioncamere nazionale e Prometeia, registrando una crescita degli occupati un po’ più lenta (+1,8 per cento), rispetto a quella registrata nel 2006 (+2,4 per cento).
Il reddito disponibile a prezzi correnti è cresciuto del 3,5 per cento, a fronte di un deflatore dei consumi salito del 2,2 per cento. Il divario di 1,3 punti percentuali è apparso più elevato rispetto alla situazione emersa nel 2006, la cui forbice era stata di appena 0,5 punti percentuali. Nel Nord-est e in Italia i differenziali sono risultati nel 2007 più contenuti, rispettivamente di 1,1 e 1,0 punti percentuali, sottintendendo una crescita reale del reddito meno intonata rispetto a quella dell’Emilia-Romagna.
Il rallentamento della crescita del Pil regionale ha un po’ riecheggiato la situazione evidenziata da alcuni indicatori.
Se guardiamo un po’ più da vicino l’andamento dei principali settori di attività, possiamo vedere che in termini di valore aggiunto ai prezzi di base il settore primario, comprese le attività della silvicoltura e della pesca, ha accusato, secondo i dati Istat, una diminuzione reale dell’1,4 per cento, a fronte della sostanziale stabilità riscontrata nel Paese. La leggera ripresa delle quotazioni ha reso meno amaro il risultato economico, limitando la diminuzione a prezzi correnti allo 0,3 per cento.
L’annata agraria, in questo caso ci riferiamo naturalmente alla sola branca dell’agricoltura-zootecnia, compresi i servizi connessi e le attività secondarie, è stata caratterizzata, sempre secondo i dati Istat, da un moderato calo reale della produzione (-0,4 per cento) rispetto al 2006, che a sua volta era apparso in diminuzione del 3,0 per cento nei confronti dell’anno precedente. L’aumento del 4,6 per cento dei prezzi alla produzione si è riflesso positivamente sul risultato economico, comportando una crescita a valori correnti del 4,2 per cento, che tuttavia è stata vanificata dal significativo incremento dei consumi intermedi, mangimi e noleggi e trasporti in primis, che ha ridotto la crescita nominale del valore aggiunto a un modesto +0,1 per cento. Le stime dell’Assessorato regionale all’Agricoltura hanno descritto un quadro produttivo dell’agricoltura emiliano-romagnola, che ha ricalcato nella sostanza la tendenza emersa dai dati Istat, stimando una crescita del valore della produzione agricola pari al 12,9 per cento, a fronte della diminuzione quantitativa dell’1,7 per cento. Per entrambe le fonti, il valore della produzione agricola 2007 è apparso superiore alla media dell’ultimo quinquennio. L’aspetto più positivo è stato certamente rappresentato dalla crescita dei prezzi alla produzione, che si è aggiunta alla ripresa riscontrata nel 2996, dopo due annate contrassegnate da prezzi largamente cedenti. Secondo il Rapporto Agroalimentare 2007, le aziende agricole dell’Emilia-Romagna avrebbero aumentato il reddito netto del 6,9 per cento rispetto all’anno precedente, recuperando ampiamente sulla diminuzione dello 0,7 per cento registrata nel 2006. L’export di prodotti dell’agricoltura, caccia e silvicoltura è aumentato del 7,6 per cento rispetto al 2006, consolidando l’incremento dell’8,4 per cento maturato nell’anno precedente. Nel Paese la crescita è apparsa un po’ più elevata (+10,9 per cento). L’occupazione è nuovamente diminuita sia come “teste” (-6,5 per cento), che unità di lavoro (-3,3 per cento). Lo stesso è avvenuto relativamente alla consistenza delle imprese e agli acquisti di macchine agricole nuove di fabbrica.
L’industria in senso stretto è stata caratterizzata da un andamento positivo, ma meno dinamico rispetto alla situazione del 2006, che aveva interrotto un quinquennio caratterizzato da tassi di crescita prevalentemente prossimi allo zero. In tutti i trimestri del 2007 è emersa una situazione espansiva sotto l’aspetto produttivo, soprattutto per quanto concerne la prima metà, apparsa in crescita del 2,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2006. Nella seconda parte dell’anno, segnatamente il trimestre estivo, il tasso di crescita della produzione ha dato segnali di rallentamento, delineando un incremento dell’1,6 per cento rispetto al secondo semestre del 2006. Un andamento analogo ha riguardato fatturato e ordinativi. L’occupazione ha beneficiato della crescita congiunturale, proponendo un aumento dell’1,3 per cento,
equivalente a circa settemila addetti, da attribuire esclusivamente all’occupazione alle dipendenze (+2,3 per cento), a fronte della flessione del 4,3 per cento accusata dagli occupati autonomi. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni di matrice anticongiunturale è apparso in diminuzione del 43,3 per cento, mentre è leggermente aumentata (+4,5 per cento) la consistenza delle ore autorizzate per interventi straordinari, che sottintendono situazioni strutturali di crisi. In ambito settoriale, relativamente agli interventi anticongiunturali, sono emerse diffuse flessioni, con una sottolineatura particolare per l’importante e composito settore metalmeccanico (-54,0 per cento). Nell’ambito della Cig straordinaria c’è stata una recrudescenza del ricorso delle industrie della moda e della carta e poligrafiche, che è stata tuttavia mitigata dal forte calo delle ore autorizzate del settore della trasformazione dei minerali non metalliferi.
L’artigianato manifatturiero ha vissuto una fase congiunturale per certi versi analoga a quella dell’industria in senso stretto, ma con ritmi di crescita decisamente più contenuti. Nella prima parte dell’anno è emerso un andamento meglio intonato rispetto alla seconda, che è stata caratterizzata da crescita zero. Il fatturato è invece risultato in rosso in entrambi i semestri, e anche in questo caso la seconda metà dell’anno ha avuto un sapore più negativo (-0,6 per cento), rispetto alla prima (-0,3 per cento). Per quanto concerne gli ordini, al buon esordio dei primi tre mesi, cresciuti tendenzialmente del 2,3 per cento, sono seguiti nove mesi caratterizzati da segni negativi, soprattutto quelli primaverili ed estivi. Il sostanziale basso profilo del ciclo congiunturale non ha tuttavia avuto effetti, almeno limitatamente alla prima metà del 2007, sul ricorso agli interventi di sostegno al reddito concessi da Eber (-28,8 per cento in termini di ore) e ai finanziamenti deliberati dai Consorzi fidi, i cui importi sono cresciuti del 14,3 per cento nell’ambito, in questo caso, della totalità delle imprese artigiane. La compagine imprenditoriale dell’artigianato manifatturiero è apparsa in leggero regresso (-1,0 per cento rispetto alla situazione di fine dicembre 2006), a fronte della stabilità evidenziata dal complesso delle imprese artigiane.
L’industria delle costruzioni, limitatamente alle imprese fino a 500 dipendenti, ha chiuso il 2007 con una moderata crescita del volume d'affari (+0,2 per cento), dopo che nel 2006 era emerso un incremento dell’1,3 per cento. Anche in questo caso l’evoluzione della congiuntura ha perso smalto con il passare dei mesi. Al discreto andamento del primo semestre, rappresentato da una crescita media dell’1,0 per cento, sono subentrati due trimestri caratterizzati da andamenti tendenzialmente negativi, che hanno ridotto la crescita media annuale ad un modesto +0,2 per cento. La crescita degli investimenti, secondo ANCE, è apparsa modesta (+0,7 per cento), a causa della flessione accusata dal comparto delle opere pubbliche, che ha attenuato gli incrementi dei fabbricati non residenziali e del comparto abitativo.
Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, il cui utilizzo è per lo più subordinato a cause di forza maggiore, è apparso limitato ad appena 66.343 ore autorizzate, vale a dire il 2,2 per cento in più rispetto al 2006. L’utilizzo degli interventi straordinari è apparso più sostenuto, con una consistenza di 371.124 ore autorizzate, ma in flessione (-71,6 per cento), rispetto all’anno precedente. La stagnazione del volume di affari emersa rilevata dall’indagine del sistema camerale non ha avuto esiti negativi sull’occupazione complessiva, passata dalle circa 137.000 unità del 2006 alle circa 148.000 del 2007.
Il commercio estero è stato caratterizzato dalla ottima intonazione delle esportazioni. Per Unioncamere-Prometeia si attende una crescita reale del 7,1 per cento, superiore al già significativo incremento del 6,0 per cento del 2006.
Secondo i dati Istat, il valore dell’export è ammontato a 45 miliardi e 898 milioni di euro, vale a dire l’11,0 per cento in più rispetto all’anno precedente, in leggera accelerazione rispetto alla crescita del 10,8 per cento riscontrata nel 2006.
Da sottolineare la performance dei prodotti metalmeccanici (+12,9 per cento), la cui quota sul totale dell’export è arrivata a sfiorare il 61 per cento, valore record degli ultimi dieci anni.
Il commercio interno è apparso in moderata crescita, su ritmi più lenti di quelli registrati nel 2006, dopo la fase di basso profilo che aveva contraddistinto il triennio 2003-2005. La crescita dell’1,4 per cento delle vendite degli esercizi al dettaglio, dopo quella dell’1,7 per cento riscontrata nel 2006, è tuttavia risultata inferiore all’aumento dell’inflazione che si è mediamente attestata all’1,7 per cento. La moderata crescita del commercio al dettaglio è stata nuovamente determinata dalla grande distribuzione, le cui vendite sono aumentate del 4,8 per cento, a fronte delle diminuzioni registrate nella piccola e media distribuzione, rispettivamente pari all’1,7 e 1,1per cento.
La stagione turistica si è chiusa con un bilancio positivo, rappresentato da aumenti, per arrivi e presenze, rispettivamente pari al 4,6 e 1,9 per cento. Se confrontiamo il 2007 con l’andamento medio del quinquennio precedente, emerge in un incremento degli arrivi pari al 10,6 per cento e una crescita del 2,0 per cento dei pernottamenti, che ricordiamo, costituiscono la base per il calcolo del reddito del settore. Sulla base di questo risultato, si può collocare il 2007 tra le annate meglio intonate, quanto meno degli anni più recenti.
In ambito creditizio, i prestiti bancari sono aumentati a fine dicembre 2007 del 10,4 per cento, uguagliando l’evoluzione del 2006. La risalita dei tassi di interesse non ha avuto gli affetti temuti, grazie soprattutto all’incremento dell’attività economica, che ha vivacizzato il ricorso al credito a breve termine. I depositi sono aumentati tendenzialmente del 5,6 per cento, recuperando significativamente rispetto al moderato trend espansivo dei dodici mesi precedenti (+1,4 per cento). Sempre nell’ambito della raccolta diretta sono apparsi in espansione anche i pronti contro termine e le obbligazioni. La raccolta indiretta è cresciuta nel suo complesso del 3,9 per cento, riflettendo l’aumento dei titoli custoditi, a fronte della flessione del 10,4 per cento di quelli in gestione. I tassi d'interesse attivi sono apparsi in generale ripresa, ricalcando i ritocchi all’insù decisi dalla Banca centrale europea. Un analogo andamento ha caratterizzato quelli passivi. Si è consolidata l’espansione degli sportelli bancari e dei canali telematici.
Nel 2007 la movimentazione delle merci rilevata nel porto di Ravenna si è attestata su 26 milioni e 305 mila tonnellate, appena al di sotto del livello record del 2006. Siamo in presenza di un buon risultato, che è maturato in un contesto di
crescita, sia pure più lenta rispetto al 2006, del commercio internazionale. Secondo i dati diffusi dall’Autorità portuale di Ravenna, il movimento merci è ammontato a 26.304.507 tonnellate, con un decremento dell’1,7 per cento rispetto al 2006, equivalente, in termini assoluti, a circa 467 mila tonnellate. Il movimento dei container, che rappresenta una delle voci a più elevato valore aggiunto, è cresciuta sia in termini di teu (+27,3 per cento) che di peso delle merci trasportate (+26,5 per cento).
L'andamento complessivo del traffico passeggeri rilevato nei quattro scali commerciali dell'Emilia-Romagna nel 2007 è risultato di segno ampiamente positivo. In complesso sono arrivati e partiti circa 5 milioni e 715 mila passeggeri (compresa l’aliquota dell’aviazione generale), con un aumento del 12,7 per cento rispetto al 2006. In termini di aeromobili, la movimentazione ha superato le 97.000 unità, con un incremento del 6,0 per cento rispetto alla situazione del 2006. Per quanto concerne le merci, secondo i dati di Assaeroporti raccolti da Bankitalia, è stata registrata in Emilia-Romagna una diminuzione dei traffici superiore al 5 per cento.
Le tonnellate di merci trasportate a mezzo ferrovia sono aumentate del 2,3 per cento, in leggero rallentamento rispetto all’evoluzione del 2006 (+3,1 per cento). L’espansione è apparsa in linea con il dato medio nazionale ed è stata interamente sostenuta dalla componente estera.
Per quanto riguarda i fallimenti, la tendenza emersa in cinque province dell’Emilia-Romagna, vale a dire Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, è risultata di segno positivo. Il ridimensionamento può essere attribuito al miglioramento del quadro congiunturale, ma potrebbe anche dipendere dalle nuove normative che hanno reso più difficili le dichiarazioni fallimentari, privilegiando le procedure di concordato preventivo. Ciò premesso, nel 2007 i fallimenti dichiarati nell’assieme delle cinque province sono risultati 235 rispetto ai 302 del 2006, per una variazione percentuale negativa del 22,2 per cento.
Nel 2007 i protesti cambiari levati nella totalità delle province dell’Emilia-Romagna hanno evidenziato nel loro complesso una crescita, che ha consolidato la tendenza espansiva in atto dal 2005. Anche questo andamento può essere interpretato come un segnale dell’appannamento del quadro congiunturale.
Alla diminuzione del numero degli effetti protestati da 66.606 a 63.859, per una variazione negativa del 4,1 per cento, si è contrapposto l’incremento del 4,5 per cento delle somme protestate.
La Cassa integrazione guadagni è apparsa nel complesso delle tre gestioni, ordinaria, straordinaria e speciale edilizia, in calo del 34,1 per cento rispetto al 2006, in misura più ampia rispetto a quanto emerso nel Paese (-22,1 per cento). In un contesto di crescita economica, le ore autorizzate nel 2007 relative agli interventi ordinari di matrice prevalentemente anticongiunturale si sono ridotte del 42,2 per cento rispetto al 2006. Un analogo andamento ha caratterizzato la Cassa integrazione guadagni straordinaria, le cui ore autorizzate sono scese del 30,9 per cento.
Nel Registri delle imprese conservati presso le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna figurava a fine dicembre 2007 una consistenza di 429.617 imprese attive rispetto alle 427.935 di fine 2006, per un aumento percentuale pari allo 0,4 per cento. Il saldo fra imprese iscritte e cessate è risultato positivo per 466 imprese, in misura più contenuta rispetto all'attivo di 3.318 rilevato nel 2006.
Vengono ora esaminati più dettagliatamente alcuni importanti aspetti della congiuntura del 2007.