Il settore turistico è tra i cardini dell’economia dell’Emilia-Romagna.
Questa affermazione trova fondamento nell’analisi contenuta nel decimo rapporto dell'Osservatorio turistico regionale, secondo il quale il fatturato turistico in “senso stretto” equivale al 4 per cento del prodotto interno lordo della regione.
Se vengono inoltre aggiunte tutte quelle attività legate indirettamente al turismo (consumi presso alberghi, ristoranti, pubblici esercizi, e attività per lo svago e il tempo libero di residenti e di visitatori ufficialmente non rilevati) il fatturato
“allargato” arriva a coprire circa il 7 per cento del Pil regionale. In definitiva, come sottolineato dal decimo rapporto, considerando che in Emilia-Romagna i residenti si aggirano attorno ai 4 milioni di unità e che i turisti mediamente presenti sul territorio della regione nelle strutture ricettive ufficialmente censite corrispondono a circa 99.000 presenze giornaliere, imputare ai consumi “turistici e per il tempo libero” dei residenti e dei visitatori occasionali circa il 3 per cento del prodotto turistico regionale “allargato” appare del tutto ragionevole.
Siamo insomma alla presenza di un impatto macroeconomico tutt’altro che trascurabile. In Italia secondo uno studio di Unioncamere nazionale e Isnart il turismo inciderebbe per il 6 per cento circa dell’economia nazionale.
Il forte peso economico del turismo traspare anche dai dati dei servizi delle partite correnti, elaborati dall’Ufficio italiano cambi sulla base dell'Indagine campionaria sul turismo internazionale dell'Italia. Nel 2007 la voce “viaggi” ha registrato in Emilia-Romagna proventi per circa 1 miliardo e 382 milioni di euro, di cui circa 471 milioni incassati dalla sola provincia di Bologna, seguita da Rimini con 288 milioni e 178 mila euro.
La stagione turistica 2007, come vedremo diffusamente in seguito, si è chiusa con un bilancio positivo sia in termini di arrivi che di presenze, in crescita rispetto alla media del quinquennio precedente.
La ripresa del settore turistico in rapporto ai flussi conseguiti nel 2006 non si è tuttavia riflessa sull’attività degli esercizi commerciali localizzati nei comuni a vocazione turistica. Secondo l’indagine congiunturale effettuata dal sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna con la collaborazione di Unioncamere nazionale, nel 2007 le relative vendite sono diminuite mediamente, in termini monetari, dell’1,3 per cento rispetto al 2006, a fronte della crescita dell’1,4 per cento emersa nell’intero settore del commercio al dettaglio. Nel 2006 era stato registrato un decremento leggermente più contenuto, pari all’1,2 per cento.
Secondo i dati pervenuti da otto Amministrazioni provinciali sulle nove dell’Emilia-Romagna, alla crescita degli arrivi (+4,6 per cento rispetto al 2006), si è associato l’aumento dell’1,9 per cento delle presenze. Se confrontiamo il 2007
con l’andamento medio del quinquennio precedente, emerge in Emilia-Romagna un incremento degli arrivi pari al 10,6 per cento e una crescita del 2,0 per cento delle presenze, che ricordiamo, costituiscono la base per il calcolo del reddito del settore. Sulla base di questo risultato, si può collocare il 2007 tra le annate meglio intonate, quanto meno degli anni più recenti.
L’andamento dell’Emilia-Romagna è apparso meglio intonato rispetto a quanto registrato nel Paese. Secondo i primi dati provvisori dell’Istat aggiornati a tutto il 2007, alla moderata espansione degli arrivi (+1,2 per cento) si è contrapposta la leggera diminuzione delle presenze (-0,7 per cento).
Il periodo medio di soggiorno dell’Emilia-Romagna è nuovamente sceso, attestandosi sui 4,82 giorni, in diminuzione rispetto ai 4,94 giorni del 2006. La riduzione è minima, ma ha consolidato la tendenza al ridimensionamento in atto dai primi anni ’90. Nel 1982 il periodo medio era di 9,07 giorni. Nel 1990 scende a 6,37, per toccare nel 2007, come visto, il nuovo minimo di 4,82 giorni. Un analogo andamento ha caratterizzato l’Italia, il cui periodo medio di soggiorno è sceso da 3,94 a 3,92 giorni.
I dati dell’Osservatorio Regionale, ricavati dai sondaggi effettuati in un panel di operatori e validati da GFK International, hanno confermato la tendenza espansiva emersa dai dati raccolti dalle Amministrazioni provinciali. Per arrivi e presenze sono stati stimati aumenti rispettivamente pari al 2,9 e 1,6 per cento. Per Trademark si può parlare di bilancio positivo, “ma non esaltante”.
Nell’ambito dei pernottamenti, la clientela straniera è apparsa più dinamica di quella italiana (+3,0 per cento contro +1,6 per cento). Anche per quanto concerne gli arrivi, gli stranieri sono aumentati più velocemente rispetto alla clientela italiana: +5,8 per cento contro +4,3 per cento. Il periodo medio di soggiorno è apparso in calo per entrambe le clientele in misura sostanzialmente uguale. Un ulteriore segnale, seppure tenue, della migliorata intonazione dei flussi turistici stranieri è venuto dai proventi dei viaggi internazionali. Secondo i dati elaborati dall’ex-Ufficio italiano cambi (dal 2008 è stato inglobato nella Banca d’Italia), nel 2007 la spesa dei turisti stranieri in Emilia-Romagna è ammontata a poco più di 1.382 milioni di euro, vale a dire lo 0,6 per cento in più rispetto al 2006. Il saldo con le spese sostenute dai residenti in Emilia-Romagna all’estero è risultato in passivo per circa 116 milioni e mezzo di euro, in appesantimento rispetto al saldo negativo di 96 milioni e 182 mila euro del 2006. Questo andamento è dipeso dal maggior dinamismo delle spese sostenute dai residenti in regione per viaggi all’estero, che sono passate da circa 1 miliardo e 470 milioni di euro a quasi 1 miliardo e mezzo (+1,9 per cento). In Italia i proventi dei viaggi internazionali sono aumentati più velocemente (+2,3 per cento), mentre il saldo con le spese all’estero è apparso in attivo per circa 11 miliardi e 351 milioni di euro, in misura più contenuta rispetto al surplus di 11 miliardi e 968 milioni del 2006.
Per restare in tema stranieri, i flussi più consistenti - i dati riguardano sette province su nove - sono venuti dal continente europeo, che ha rappresentato l’83,8 per cento degli arrivi e l’89,5 per cento delle presenze.
La principale clientela è stata quella tedesca, le cui presenze nel complesso degli esercizi hanno rappresentato il 22,7 per cento del totale straniero. Seguono Francia (8,7 per cento) Svizzera e Liechtenstein (8,5 per cento), Russia (6,6 per cento), Paesi Bassi (5,5 per cento) e Regno Unito (4,1 per cento). Tutti i restanti paesi hanno registrato percentuali inferiori alla soglia del 4 per cento. Se guardiamo al passato, possiamo notare che il peso della clientela tedesca è apparso in ulteriore alleggerimento, mentre si è rafforzata la quota dei paesi dell’est europeo. E’ in atto una sorta di rimescolamento, che sta ridisegnando la mappa delle presenze straniere. La caduta dei regimi comunisti, con la conseguente libera circolazione delle persone, è senz’altro alla base di questo fenomeno. Se analizziamo l’andamento delle principali clientele straniere, possiamo evincere che rispetto al 2006, i pernottamenti dei tedeschi sono apparsi in flessione (6,8 per cento), in linea con quanto rilevato per gli arrivi (-7,3 per cento). La seconda nazione per importanza, vale a dire la Francia, ha invece accresciuto le presenze dell’1,2 per cento, a fronte del calo del 3,7 per cento degli arrivi. Anche la Svizzera, assieme al Liechtenstein, ha dato segni di cedimento, facendo registrare, per arrivi e pernottamenti, decrementi rispettivamente pari al 3,6 e 4,4 per cento. I russi hanno consolidato il trend di crescita, proponendo aumenti piuttosto sostenuti, sia in termini di arrivi (+28,4 per cento) che di presenze (+27,1 per cento). Un andamento espansivo, ma dai toni decisamente più attenuati, ha riguardato la clientela olandese, le cui presenze sono lievitate dell’1,6 per cento. Note positive per gli inglesi, i cui arrivi e presenze sono cresciuti rispettivamente del 3,7 e 6,4 per cento. Negli altri paesi europei hanno prevalso gli aumenti, in un arco compreso fra il +1,1 per cento della Turchia e il +339,6, per cento dell’Estonia, il cui peso sul totale dei pernottamenti è comunque marginale, pari ad appena lo 0,4 per cento. I cali non sono mancati, ma hanno riguardato una platea ristretta di paesi, quali Svezia, Austria, Ucraina e Finlandia. In ambito extraeuropeo, la clientela più importante, ovvero quella statunitense, che ha rappresentato il 2,2 per cento delle presenze straniere, ha aumentato i pernottamenti del 2,3 per cento e gli arrivi dell’1,8 per cento. Il deprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro non ha avuto gli effetti temuti. Altri incrementi degni di nota, superiori al 10 per cento, hanno inoltre riguardato venezuelani, canadesi, messicani, indiani, cinesi e neozelandesi. Una clientela potenzialmente danarosa, quale quella giapponese, è rimasta sostanzialmente stabile.
Che esista una forbice di spesa tra le varie nazioni traspare dai dati delle presenze alberghiere suddivise per tipologia di esercizio, ma non sempre nazioni considerate “ricche” sopravanzano quelle “povere”. Se prendiamo come esempio la provincia di Ravenna, possiamo notare che nel 2007 l’incidenza delle presenze nei più costosi esercizi a 4 e 5 stelle sul totale alberghiero è apparsa decisamente differenziata. I più disponibili a spendere nei migliori alberghi sono stati i russi, con una percentuale del 66,5 per cento, seguiti da messicani (59,8 per cento), giapponesi (58,9 per cento) e israeliani (56,3 per cento). I principali clienti, vale a dire tedeschi, francesi e svizzeri, hanno evidenziato incidenze inferiori alla media generale del 30,4 per cento, rispettivamente pari al 26,2, 15,1 e 33,8 per cento.
Se analizziamo l’evoluzione mensile delle presenze turistiche dell’Emilia-Romagna nel corso del 2007, possiamo vedere che a una buona partenza, è subentrato un ampio rallentamento, che ha interessato il cuore della stagione turistica, ovvero il periodo da giugno a settembre. Nei due mesi successivi c’è stata una ampia ripresa, tuttavia spezzata dal leggero calo registrato in dicembre. Più segnatamente, i primi cinque mesi del 2007 hanno evidenziato una crescita dei pernottamenti del 6,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2006. Nei quattro mesi successivi, che costituiscono il cuore della stagione turistica, la situazione continua ad apparire di segno positivo, ma in termini molto più contenuti, rappresentati da un incremento delle presenze pari ad appena lo 0,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2006.
Questo andamento è da attribuire ai magri risultati ottenuti nei mesi di giugno, agosto e settembre, caratterizzati da incrementi appena superiori allo zero. I pernottamenti rilevati in luglio sono cresciuti più significativamente, ma in termini comunque sostanzialmente contenuti (+1,4 per cento). In ottobre e novembre, come accennato, i tassi di crescita delle presenze hanno ripreso fiato, +10,4 e +7,0 per cento rispettivamente, per poi arrestarsi in dicembre (-0,7 per cento). Se consideriamo che nello stesso mese dell’anno precedente c’era stata una autentica debacle, dovuta alla sostanziale assenza di precipitazioni nevose, che avevano scoraggiato il turismo verso le località sciistiche dell’Appennino, dicembre 2007 non ha fatto che ricalcare la situazione di crisi, nonostante il ritorno delle precipitazioni nevose: 20 cm tra i rilievi modenesi e 50 cm in quelli romagnoli.
Nell’ambito della tipologia degli esercizi, in termini di arrivi quelli alberghieri sono cresciuti più lentamente rispetto alle altre strutture ricettive: +4,3 per cento contro +6,7 per cento: Non altrettanto è avvenuto per i pernottamenti aumentati del 2,4 per cento rispetto al +0,7 per cento delle altre strutture ricettive. Se disaggreghiamo l’andamento per tipologia degli esercizi ricettivi per nazionalità, possiamo vedere che i flussi delle altre strutture ricettive (agriturismo, campeggi, ostelli, rifugi, bed & breakfast ecc.) sono stati sostenuti dalla clientela italiana, che ha colmato i vuoti lasciati dagli stranieri. In ambito alberghiero sono stati invece questi ultimi ad apparire più dinamici, in virtù di incrementi, per arrivi e presenze, pari rispettivamente al 6,9 e 5,5 per cento.
Nelle località di mare - hanno coperto circa i tre quarti delle presenze regionali – è stata registrata una situazione moderatamente positiva. Per arrivi e presenze sono stati registrati aumenti rispettivamente pari al 4,4 e 1,5 per cento.
Se confrontiamo il 2007 con l’andamento medio del quinquennio 2002-2006 emerge una crescita degli arrivi pari al 9,8 per cento, che si è associata all’aumento, più contenuto, delle presenze (+1,6 per cento). In estrema sintesi si può dire che il 2007, in rapporto ai livelli medi dei cinque anni precedenti, si è collocato tra le annate meglio intonate. Il rallentamento della crescita economica non ha prodotto effetti tangibili, a testimoniare che il bene vacanza è qualcosa al quale non si rinuncia facilmente, come per altro testimoniato dal significativo incremento degli arrivi. I problemi economici incidono semmai sulla durata della vacanza che tende a ridursi costantemente. Nel 2007 il periodo medio di soggiorno si è attestato sui 6,39 giorni, vale a dire il 2,7 per cento in meno rispetto al 2006. Nel 2000 era attestato sui 7,28 giorni. Nel 1990 superava gli otto giorni.
La crescita dell’1,5 per cento delle presenze rispetto al 2006, più lenta di quella riscontrata in quell’anno (+3,1 per cento) è stata determinata sia dagli italiani (+1,6 per cento), che dagli stranieri (+1,4 per cento).
Per quanto concerne la tipologia degli esercizi, le presenze alberghiere sono cresciute del 2,2 per cento, a fronte della stabilità di quelle complementari. Se consideriamo che una presenza alberghiera “pesa” di più di una complementare in termini di spesa, si può ipotizzare un risultato economico meglio intonato rispetto al 2006.
Dall'analisi dell’evoluzione delle presenze delle varie zone costiere è emersa una situazione di segno prevalentemente positivo. Gli incrementi percentuali più consistenti dei pernottamenti, oltre la soglia del 4 per cento, sono stati riscontrati a Cesenatico (+7,1 per cento), Misano Adriatico (+4,8 per cento), Bellaria-Igea Marina (+4,7 per cento) e Cervia (+4,3 per cento). Nelle rimanenti località gli aumenti sono stati compresi fra lo 0,4 per cento di Gatteo e il +2,8 per cento delle zone marittime del comune di Ravenna. I segni negativi hanno riguardato tre località, vale a dire i lidi di Comacchio (-4,4 per cento), San Mauro Pascoli nel forlivese (-12,2 per cento) e Cattolica (-1,8 per cento). Rimini ha confermato la propria leadership con oltre 7 milioni e mezzo di presenze, equivalenti al 23,7 per cento del totale delle zone marittime. Nel 2000 si aveva una percentuale praticamente uguale (23,6 per cento).
Un ulteriore contributo alla comprensione dell’andamento della stagione turistica sulla riviera dell’Emilia-Romagna è stato offerto dai periodici sondaggi dell’Osservatorio Regionale (analisi e stime validate da GFK International). Il bilancio del periodo maggio-settembre, che rappresenta il cuore della stagione turistica, si è chiuso positivamente. Tra maggio e settembre, arrivi e presenze sono apparsi rispettivamente in aumento del 2,8 e 1,6 per cento. La clientela straniera è aumentata più velocemente rispetto a quella italiana, sia in termini di arrivi (+3,1 per cento contro +2,8 per cento), che di presenze (+2,1 per cento contro +1,5 per cento). I sondaggi sono andati nella direzione della tendenza espansiva emersa dai dati delle Amministrazioni provinciali, con una particolare sottolineatura per il dinamismo del turismo internazionale rispetto a quello nazionale. Sotto questo aspetto la clientela più importante, ovvero quella tedesca, ha registrato una ulteriore contrazione, a fronte degli andamenti positivi riscontrati per olandesi e francesi. La Russia è apparsa nuovamente in crescita, anche se in misura inferiore alle performances generali del mercato outbound russo (+35 per cento). La clientela italiana che ha rappresentato circa l’80 per cento del movimento complessivo, costituendo il mercato di riferimento dell’offerta turistica emiliano-romagnola, ha evidenziato una crescita giudicata da Trademark soddisfacente, nonostante l’ulteriore accentuazione della frammentazione delle vacanze e della riduzione del periodo di soggiorno. La maggioranza degli alberghi monitorati nel periodo di alta stagione ha proposto prezzi decisamente superiori, spesso non giustificati da un miglioramento dei servizi offerti alla clientela o da aggiornamenti e interventi strutturali. Questa situazione, che secondo gli albergatori è stata comunque accettata dalla clientela, potrebbe
avere conseguenze negative per il 2008. Per Trademark se all’aumento dei prezzi non corrisponde un analogo rinnovamento e qualificazione di camere e bagni, possono esserci conseguenze piuttosto negative. L’esperienza insegna che a ogni incremento dei prezzi del 6-7 per cento corrisponde nell’anno successivo una flessione della domanda del 2-3 per cento. Una indagine di Bankitalia condotta presso alcune strutture alberghiere a tre e quattro stelle avrebbe invece rilevato un incremento dei prezzi che sarebbe risultato inferiore al tasso d’inflazione.
In dieci località termali situate nelle province di Parma, Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, in pratica le più importanti, è stata rilevata una sostanziale stabilità degli arrivi alberghieri (-0,2 per cento), cui si è associato un calo dei relativi pernottamenti pari al 2,6 per cento. Nel 2007 i comuni termali hanno attivato circa 1.179.000 presenze alberghiere, di cui circa il 43 per cento nel solo comune di Salsomaggiore, compresa la località di Tabiano terme, in provincia di Parma.
Per l’Osservatorio Turistico Regionale la vacanza termale soffre sempre più della crisi, definita profonda e irreversibile, del termalismo legato al Servizio sanitario nazionale, alle regole ministeriali dei dodici giorni di cura, alle cure convenzionate, ecc. Per Trademark l’offerta alberghiera è da considerare “vecchia”, se si esclude Bagno di Romagna, non in grado di percepire il potenziale turistico del termine “acquaticità” (mari termali caldi e balenabili). La concorrenza esercitata da strutture che sono fuori dalle località termali è sempre più forte. Nelle città di Milano e Bologna sono operativi centri termali di benessere, assolutamente senza terapie, destinati a un pubblico intermedio disposto a rinunciare anche alla pausa pranzo per immergersi in acque termali riprodotte o trasportate da lontano.
Insomma le terme senza recarsi nelle località termali.
La nuova diminuzione dei pernottamenti alberghieri è stata determinata dalla sola clientela italiana, che ha rappresentato circa il 92 per cento delle presenze alberghiere. Nel 2007 è stata registrata una flessione del 3,5 per cento, che si è associata alla diminuzione dell’1,4 per cento degli arrivi. Segno opposto per gli stranieri i cui arrivi e presenze sono aumentati rispettivamente del 10,1 e 10,0 per cento. Se diamo uno sguardo all’andamento delle varie località termali, si può evincere che in termini di presenze alberghiere la località più importante, vale a dire Salsomaggiore Terme, assieme a Tabiano, ha registrato una flessione del 3,1 per cento. Nelle rimanenti località sono emersi cali piuttosto accentuati, oltre l’8,0 per cento, a Brisighella e Riolo Terme in provincia di Ravenna, e Castrocaro Terme in provincia di Forlì-Cesena. Dal generale andamento negativo si sono distinte le località termali di Castel San Pietro Terme nel bolognese, Medesano nel Parmense, nel cui territorio vi è la località di Sant’Andrea Bagni e Bertinoro nel forlivese che ha beneficiato dell’apertura di una struttura alberghiera.
L’indagine curata da Trademark in un panel di operatori, limitata al periodo aprile-ottobre, ha registrato nel complesso degli esercizi, una tendenza in sostanziale linea con quanto emerso dai dati raccolti dalle Amministrazioni provinciali.
Al calo degli arrivi, stimato del 2 per cento, si è associata la diminuzione del 2,4 per cento delle presenze.
Per Trademark la quasi totalità delle località termali dell’Emilia-Romagna ha accusato una flessione della domanda.
L’unica eccezione è stata rappresentata da Castel San Pietro Terme, che ha migliorato i propri dati, grazie all’apertura di un nuovo albergo. A parità di strutture è invece emersa una nuova contrazione del movimento turistico. Le flessioni più pesanti (dal 7 a oltre il 10 per cento) hanno riguardato Castrocaro Terme, Porretta, Riolo e Brisighella. Si sono attestate intorno al 2-3 per cento le perdite di Tabiano-Salsomaggiore. In flessione anche Bagno di Romagna, la località che più si è rinnovata. I segni positivi hanno riguardato, oltre a Castel San Pietro, come accennato precedentemente, anche le terme marine di Cervia, Punta Marina e Riccione, in virtù dello sviluppo delle offerte legate al benessere.
In otto comuni capoluogo la domanda turistica è apparsa in ripresa. Nel complesso degli esercizi il 2007 si è chiuso con una crescita sia degli arrivi (+4,3 per cento), che delle presenze (+2,4 per cento), essenzialmente determinata dagli stranieri, i cui pernottamenti sono aumentati del 5,0 per cento, a fronte del moderato incremento degli italiani (+1,5 per cento). Per quanto riguarda la tipologia degli esercizi, sono stati gli alberghi, comprese le residenze turistico-alberghiere, ad ospitare la maggioranza dei pernottamenti, con una quota pari all’84,1 per cento. Nel 2007 hanno accresciuto arrivi e presenze rispettivamente del 4,2 e 2,5 per cento. Nelle altre strutture ricettive è emersa una situazione analoga, con incrementi per arrivi e presenze rispettivamente pari al 5,1 e 2,1 per cento. Se scendiamo nell’ambito dei vari comuni, solo Bologna ha accusato un calo, comunque moderato, delle presenze. Negli altri comuni gli aumenti hanno oscillato tra lo 0,9 per cento di Piacenza e il 21,2 per cento di Ferrara.
Se confrontiamo i flussi del 2007 nel complesso degli esercizi con quelli medi del quinquennio 2002-2006 emerge una crescita degli arrivi pari al 4,9 per cento, cui si è associato l’aumento dell’1,3 per cento delle presenze. In sintesi siamo di fronte ad un livello del movimento turistico 2007, che possiamo definire soddisfacente.
I dati qui commentati sono relativi ai territori comunali di otto capoluoghi di provincia dell’Emilia-Romagna. Il turismo cosiddetto d’arte o di affari si mescola di conseguenza ad altre destinazioni, che nel caso specifico di Ravenna e Rimini comprendono l’aspetto squisitamente balneare. Al di là di questa considerazione, rimane un andamento positivo, in linea con quanto riportato dal dodicesimo Osservatorio turistico regionale. Secondo le rilevazioni di Trademark, nel 2007 nelle città d’arte e di affari dell’Emilia-Romagna arrivi e presenze sono aumentati rispettivamente del 3,2 e 2,8 per cento, e anche in questo caso è stata la clientela straniera a crescere più velocemente. Le conseguenze di questo
I dati qui commentati sono relativi ai territori comunali di otto capoluoghi di provincia dell’Emilia-Romagna. Il turismo cosiddetto d’arte o di affari si mescola di conseguenza ad altre destinazioni, che nel caso specifico di Ravenna e Rimini comprendono l’aspetto squisitamente balneare. Al di là di questa considerazione, rimane un andamento positivo, in linea con quanto riportato dal dodicesimo Osservatorio turistico regionale. Secondo le rilevazioni di Trademark, nel 2007 nelle città d’arte e di affari dell’Emilia-Romagna arrivi e presenze sono aumentati rispettivamente del 3,2 e 2,8 per cento, e anche in questo caso è stata la clientela straniera a crescere più velocemente. Le conseguenze di questo