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3 7 Fabbrica Restaurant, Tjep

(Frank Tjep e Janneke Hooymans), Rotterdam

Le quinte di partizione vetrata cadenzano il ritmo delle pareti di laterizio rosso, disegnando una serie di zone raccolte vestite con pattern decorativi e campiture di carta da parati.

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4. 1 Concept

Gli ambienti che sono già stati realizzati per i malati di Alzheimer tengono conto delle esigenze di sicurezza, comodità e fruibilità e in diversi casi tengono conto anche dell’aspetto estetico cer- cando di creare spazi accoglienti per far sentire il malato a pro- prio agio allontanandosi dall’idea di ospedalizzazione. Un luogo ben arredato può dar loro sollievo e può aiutarli a vivere meglio. Importante è anche il rapporto con le persone, spesso infatti il malato, reso insicuro dai cambiamenti che stanno avvenendo dentro di sé, tende a isolarsi e ad avere difficoltà nello stare in gruppo.

Da questi presupposti nasce l’idea di creare un luogo d’incontro (come in parte può essere una realtà già esistente come l’Alzhei- mer Café) dove malati, familiari e caregiver possano recarsi per stare insieme e condividere attività ed esperienze.

Lo spazio progettato vuol cercare di mantenere e/o ridare

dignità al malato attraverso un’atmosfera elegante in modo da

stimolare la cura del sé che spesso la persona perde durante il corso della malattia.

L’eleganza è tra i valori e le sensazioni che meno si riescono a definire e spiegare, ma che in modo molto naturale si può perce- pire nel Mondo che ci circonda. Stare in un ambiente elegante ci induce in qualche modo ad assumere atteggiamenti e movenze eleganti così come stare in compagnia di persone vestite elegan- temente ci fa venire voglia di indossare abiti eleganti.

Il passo successivo è quello di collegare il fattore eleganza all’am- bito della moda perché più di ogni altra cosa può rappresenta- re e comunicare l’eleganza. Attraverso infatti il linguaggio della moda, sia essa sotto forma di abito o accessorio, può esprimere in modo semplice e immediato il concetto di eleganza.

Da qui l’idea di armonizzare il tutto progettando un

“Atelier Alzheimer” che attraverso gli elementi e l’atmosfera

che lo caratterizzano, riesce a collegare l’eleganza al mondo del- la moda e di conseguenza al concetto di dignità. Inoltre è possi- bile maneggiare, indossare e provare accessori in quanto, prima di tutto la manipolazione può aiutare il malato a riattivare le fun- zioni cognitive e poi può stimolare la capacità di autodetermina- zione perché gli viene data la possibilità di scegliere l’oggetto che è più di suo gradimento.

Si crea uno scenario in cui si ha la libertà di interpretare l’am- biente circostante secondo la propria sensibilità. Ciò che è im- portante al fine del benessere del malato è proprio la situazione che si trova a vivere mentre si trova nell’Atelier Alzheimer, la circostanza in cui interagisce con persone e oggetti avvolti da un’atmosfera elegante che fa riferimento all’immaginario di Ate- lier.

Analizzando gli spazi Alzheimer già esistenti si può notare come anche le attività da far fare ai malati siano importanti. Queste, infatti, se progettate con cura, possono far star meglio il malato aiutandolo a riacquistare delle abilità ormai perdute.

L’Atelier Alzheimer, oltre quindi alla situazione quotidiana in cui si può stare in compagnia ad un tavolino scegliendo di indos- sare o meno, a proprio piacimento uno degli accessori messi a di- sposizione, accoglie altre due situazioni sempre legate al format Atelier che sono la sfilata e il ballo.

Il progetto consiste quindi in uno spazio polifunzionale mutevole che attraverso la possibilità di muovere elementi si vanno a cre- are situazioni diverse.

Analizzando i vari aspetti della malattia si arriva a capire che la persona con demenza può avere dei disturbi al momento che si trova a vivere la vita di tutti i giorni perché la realtà che vede può richiamare inconsciamente alla memoria qualche trau- ma vissuto nel passato. Per cercare di prevenire il verificarsi di atteggiamenti di disagio che poi potrebbero portare ad una ir- requietezza o addirittura a deliri è necessario attutire la realtà attraverso l’utilizzo di filtri in modo che possa essere percepita in modo diverso da come si è soliti osservare. Si può pensare, quindi, ad una sorta di smaterializzazione di quegli oggetti che vanno a comporre lo spazio. La realtà viene resa evanescente e immateriale attraverso l’utilizzo di un materiale semitraspa- rente e ciò che rimane visibile è solamente la linea essenziale che contraddistingue la forma di un oggetto. Si ha, inoltre un ulteriore passaggio in cui si scompone su più livelli l’elemento suddivi- dendolo in forma e colore. In questo modo si allude al reale e se ne richiamano i tratti salienti senza una effettiva esplicitazione in quanto potrebbe causare una destabilizzazione del malato. Al fine di ottenere il desiderato “effetto Atelier” è opportuno caratterizzare l’ambiente con elementi che solitamente lo con- traddistinguono come ad esempio manichini, abiti, separé... Distribuiti nello spazio ci sono, inoltre, degli espositori che hanno la funzione di mostrare e mettere a disposizione degli ospiti og- getti legati alla moda come cappelli, sciarpe, foulard, cravatte, borse e tessuti. Anche in questo caso viene applicata una scom- posizione dell’elemento andando a separare la forma dalla fun- zione, mettendoli su livelli diversi.

Per conferire, inoltre una certa riconoscibilità dello spazio si possono inserire anche arredi e oggetti che hanno caratterizzato gli anni ‘50, quel periodo in cui gli anziani di adesso hanno vissuto la loro giovinezza.

ri saranno ovviamente filtrati e resi immateriali come già è stato accennato.

Per rendere lo spazio mutevole e versatile, pronto ad accogliere varie configurazioni è stato necessario trattare questi elemen- ti come fossero delle scenografie teatrali e quindi in grado di poter essere spostate e riposizionate a seconda dell’esigenza. Così facendo si avrà un Atelier Alzheimer dinamico in cui poter assistere a situazioni diverse con facilità senza perdere l’eleganza che lo contraddistingue.

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4. 2 Uno sguardo sugli anni Cinquanta: il periodo della