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2 4 6 The Helen Bader Center, Milwaukee, USA

Nuclei Alzheimer presso il centro per anziani The Helen Bader Center

Milwaukee, Wisconsin, USA

Progettista: David Kahler e Slater Di Kahler, progetto architet-

tonico; Slater Di Kalher, architettura degli interni e allestimento degli spazi esterni

Dimensioni:

Distribuzione

I due nuclei Alzheimer occupano una parte del secondo piano della residenza per anziani The Helen Bader Center.

Ad essi è destinata una superficie rettangolare, al cui interno le due unità residenziali sono organizzate specularmente rispetto all’asse di accesso e con la stessa logica distributiva.

Dall’atrio di ingresso, affiancato sulla destra da una stanza per i colloqui coi familiari e da due bagni, si accede a una zona comune, ove si apre un ambiente destinato al raccoglimento religioso e una sala per le attività terapeutiche.

Ogni nucleo ospita dodici residenti ed è organizzato attorno ad un percorso di vagabondaggio ad anello che racchiude la sala da pranzo, l’infermeria, un bagno assistito, la cucina terapeutica con annesso ripostiglio.

Lungo il corridoio, sul suo lato esterno, si aprono il soggiorno e le camere di degenza, ognuna con il proprio bagno. In prossimità dell’area destinata alle attività terapeutiche, è situato un giardi- no d’inverno.

Unità ambientali

Ciascun nucleo prevede otto camere singole e due camere dop- pie, con relativi bagni, un soggiorno, una sala da pranzo, una cucina terapeutica con annesso ripostiglio, un’infermeria, un bagno affe- rente alle aree comuni, un bagno assistito.

I due nuclei hanno in comune, un locale destinato allo svolgimen- to delle attività terapeutiche.

Sistema di illuminazione

L’illuminazione artificiale avviene principalmente tramite plafo- niere e lampade a luce indiretta.

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Analisi delle unità ambientali

Camere di degenza

Ogni camera di degenza singola presenta una sorta di corridoio, in asse con la porta, che disimpegna il bagno e consente l’acces- so alla zona notte, garantendo la privacy del malato. Le camere doppie sono strutturate rispettando l’individualità degli ospiti, grazie a paratie che, insieme al volume del bagno, suddividono l’ambiente in due zone autonome.

Soggiorno

Il soggiorno si apre sul percorso di vagabondaggio e non presenta barriere fisiche e/o visive rispetto agli altri ambienti comuni. Un ampio balcone consente l’illuminazione naturale, mentre quella artificiale è ottenuta tramite plafoniere.

Gli arredi presentano carattere di familiarità e sono costituiti da poltrone e divani imbottiti, tavoli e sedie.

Sala da pranzo

La sala da pranzo si apre sul percorso di vagabondaggio ed è collocata in posizione antistante al soggiorno. L’illuminazione ar- tificiale è ottenuta tramite plafoniere e lampade a luce indiretta. Gli arredi sono costituiti da tre tavoli in legno di forma quadrata e da sedie con schienale e piano di seduta imbottiti e rivestiti di tessuto blu. La pavimentazione è in moquette e si differenzia nel colore da quella del percorso di vagabondaggio, per facilitare l’identificazione dell’unità spaziale.

Cucina terapeutica

Le pietanze provengono dalla cucina centrale, ma al piano è pos- sibile preparare dei pasti semplici con l’ausilio degli operatori, al fine di sostenere le capacità residue dei pazienti in attività occupazionali.

La cucina terapeutica è contigua alla sala da pranzo. Il blocco del- la cucina è molto simile a quello di una comune abitazione: pre- senta mobili pensili, un doppio lavabo, piani di lavoro e il piano

di cottura elettrico.

Giardino

Per garantire la presenza di un’area verde complanare al nucleo, è stato realizzato un giardino d’inverno al quale possono acce- dere i malati di entrambe le strutture. L’accesso è in posizione defilata rispetto al percorso di vagabondaggio, in prossimità dell’area dedicata allo svolgimento delle attività terapeutiche. L’ambiente presenta una ringhiera, di andamento curvilineo, al fine di individuare un percorso di vagabondaggio, mentre lungo il suo perimetro sono disposte sedute inframmezzate da piante. La vegetazione, costituita da piante e cespugli erbosi, è il risulta- to di una scelta mirata a evitare situazioni di pericolo: ogni essen- za, infatti, è stata scelta fra quelle non urticanti e non velenose.

Scheda critica

La scala domestica e l’aspetto residenziale dei due nuclei confe- riscono loro quelle caratteristiche di familiarità utili a sostenere la memoria e l’orientamento spaziale del paziente e a diminuire gli stati d’ansia causati dalla sensazione di estraneità dell’ambien- te. Inoltre, la circoscritta capacità ricettiva (dodici pazienti per unità) garantisce al paziente tranquillità e riservatezza, riducen- do le condizioni che generano stati di confusione e di agitazione. Ciò facilita anche l’espletamento del programma terapeutico, che, in quanto calibrato in rapporto all’individualità clinica di ogni malato, privilegia una ridotta presenza di ospiti nella strut- tura. Tuttavia l’aspetto esterno dell’edificio è più simile a quello di una struttura ospedaliera, piuttosto che a una normale casa d’abitazione:ciò compromette l’obiettivo progettuale dell’im- mediata riconoscibilità, rispetto ai codici di interpretazione de- gli ospiti, finalizzata a garantire condizioni di serenità e di benes- sere psicologico del malato.

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La distribuzione degli spazi destinati alla vita comune al centro dell’organismo edilizio garantisce al malato comprensibilità spa- ziale, facile accessibilità anche visiva, nonché capacità d’orienta- mento. Inoltre, tale distribuzione spaziale permette il controllo visivo diretto da parte del personale, il quale, mentre è occupa- to nelle attività alle quali è preposto, può seguire continuamente con lo sguardo i pazienti e i loro spostamenti.

Il corridoio, a sviluppo anulare, risponde alla necessità di pre- organizzare la tendenza quasi ossessiva del malato a camminare senza alcuna finalità; la presenza di aree comuni lungo il percorso consente, inoltre, di invitare il paziente a prendere parte allo svolgimento delle attività terapeutiche, oltre che a socializzare. Considerare le ridotte capacità del malato nell’identificazione cognitiva dei luoghi, è anche stata ben risolta la distribuzione delle camere di degenza attorno agli spazi di vita comune, lungo il percorso di vagabondaggio: spesso, infatti, i pazienti non rie- scono ad individuare la collocazione della propria camera e sono ridotti nella loro possibilità di autonomia.

Tuttavia, in virtù delle stesse considerazioni, l’accesso al giardino d’inverno appare eccessivamente defilato, quindi difficilmente individuabile dal malato.

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