Le famiglie marocchine
1. La famiglia marocchina nel contesto d’origine.
1.2 La famiglia marocchina contemporanea.
Un breve cenno spetta sicuramente all’attuale struttura familiare marocchina, dove il vecchio ordine sociale tradizionale non è stato completamente scalzato e sostituito da uno nuovo, ma si è verificata una sovrapposizione in un processo di riconfigurazione e adattamento.
I cambiamenti del tessuto produttivo marocchino, uniti allo spopolamento delle zone rurali delle campagne e al conseguente inurbamento della popolazione, generati da forti processi di migrazione interna al paese, hanno trasformato le due principali forme di struttura familiare marocchina: l’enlarged household, dove il padre vive nella medesima abitazione con i figli sposati, di cui il primo gode dello status di capofamiglia detenendo il controllo su patrimonio familiare; e la famiglia allargata dove il nucleo familiare è composto dal padre e dai figli sposati escludendo però la coabitazione.
Nel primo caso, si è giunti fino alla rottura del carattere predominante e caratteristico che prevedeva la condivisione dello stesso tetto andando a radicalizzarsi il nucleo familiare in senso stretto; se ciò si è prevalentemente realizzato nelle zone rurali, nelle zone urbane si è verificata una configurazione ancor differente dato che l’enlarged household è andata pian piano includendo anche i parenti in linea materna. Sostanzialmente questa modalità di struttura familiare è andata diminuendo nella casistica tanto nelle realtà rurali, quanto in quelle
urbane, andando così a trasformare le proprie caratteristiche dove tutt’oggi persiste.
Il secondo caso mostra altrettanto delle trasformazioni profonde. Nei contesti rurali si è verificato un allentamento dei legami parentali e una tendenza a ridurre le collaborazioni tra il capofamiglia e i figli. Nei casi invece di contesti d’emigrazione urbana, perciò di allontanamento fisico di parte del nucleo familiare, i legami familiari e le relazioni di collaborazione sembrano rafforzarsi, così il processo prevalente che avviene all’interno della struttura famigliare è quello di fusione.
La famiglia marocchina tradizionale, si è dunque trasformata allontanandosi da quell’unità di produzione autosufficiente al cui capo stava il patriarca. Questi svolgeva la funzione di organizzare il lavoro di ciascuno dei suoi componenti, che aveva anche la responsabilità di provvedere alla loro sussistenza e sicurezza. Questa figura è andata pian piano mutando nell’autorità patriarcale, sottoposta alle violente pressioni prodotte dai processi socioeconomici che si sono descritti sopra, si è gradualmente ridotta fino a collassare. In una situazione di questo tipo non solo è diminuita radicalmente la capacità del capofamiglia e dell’intera organizzazione familiare di esercitare il tradizionale controllo sulle risorse economiche, ma è anche diventata più debole la separazione tra spazio privato femminile e spazio pubblico maschile e con essa il controllo della sessualità femminile. La vasta diffusione, il rafforzamento, la rivitalizzazione e, in alcuni casi, la vera e propria creazione di pratiche di controllo della sessualità femminile in Marocco, sarebbero spiegabili anche come reazioni prodotte dalla modernità e non solo come pratiche arcaiche contrapposte allo sviluppo sociale e culturale.
Ciò che merita d’esser qui sviscerata e contestualizzata entro i confini dell’immigrazione marocchina in Italia, è la riforma del Codice della Famiglia marocchina a cui già precedentemente si è fatto
riferimento; è d’obbligo un approfondimento proprio per il suo carattere innovatore e perciò agente di cambiamento della struttura familiare marocchina contemporanea.
2.
La Moudawana
Il 2004 è l’anno così detto della svolta, di quella rivoluzione culturale e sociale che prende il nome di Moudawana: il nuovo Codice della Famiglia che sostituisce lo statuto personale in vigore nel paese, invariato dal 1957.
Tale riforma ha portato dei cambiamenti sostanziali, in particolare è rilevante il ruolo che viene assegnato alla donna e alle sue prospettive di emancipazione: non più solo procreazione, alla donna viene riconosciuto un ruolo in campo economico, sociale e politico. Possiamo perciò parlare di maggiore considerazione della figura femminile, di modernità scaturita dai succitati cambiamenti nella struttura familiare, dal desiderio della donna di accedere a migliori condizioni di vita, dall’urbanizzazione accelerata, dall’accesso alla scolarizzazione. Tale modernità però deve convivere all’ombra di quei valori religiosi tradizionali islamici che necessitano di una continua contrattazione per stabilizzarsi e concretizzarsi su di un equilibrio non del tutto scontato. La riforma del Codice della Famiglia, trae spunto, come già si accennava, dalla spinta anche del movimento femminista marocchino e non è un caso che metta al centro della propria discussione proprio la donna. È una riforma della famiglia che si prefigge di far venir meno qualsiasi preconcetto sul ruolo femminile nella famiglia e nella società.
Le principali aree di discussione e d’intervento in merito proprio al ruolo della donna, vertono principalmente su: ambito dell’istruzione,
dove la percentuale d’analfabetismo tra le donne va raddoppiato rispetto a quella degli uomini e dove rimane “confinata” quasi strettamente all’ambiente urbano53; ambito del lavoro dove l’impiego delle donne è
caratterizzato prevalentemente dal sotto-impiego e dalla sotto- qualificazione, oltre al fatto che ovviamente la possibilità di far carriera evidenzia una quasi totale predilezione ed esclusività per il genere maschile54. Poi sull’ambito della famiglia da collegarsi al precedente
contesto, dove cioè il lavoro femminile dipendente può contribuire seriamente al cambiamento delle percezioni mentali che limitano la donna alla sola sfera domestica, oltre che ad un suo rafforzamento nelle posizioni socio-economiche e nelle sue capacità decisionali. Infine ambito politico dove, nonostante la Costituzione del 1962 affermi l’uguaglianza dei diritti politici tra uomo e donna, i confini politici sembrano chiudersi di fronte all’arrivo delle donne. Questi 4 ambiti sono i principali che influenzano l’attuale ruolo e status della donna marocchina, perciò, di conseguenza, sono altrettanto i principali focus verso i quali si è diretta la riforma del Codice della Famiglia.
Dalla riforma del Codice della Famiglia ne risulta:
- l’espressione, nuova, di uguaglianza tra i coniugi da concretizzarsi in una parità di diritti e doveri55, ancor meglio va ribadita la
reciprocità dei diritti che fa perciò venir meno la singolarità di propri doveri dell’individuo, in particolare della donna;
53 CERED, Rapportds de genre et relations intra-familiale, all’interno di Genre et
Devèloppmente: aspects socio- demographiques et culturels de la diffèrenciation sexuelle, Rabat
1998, pag. 259. Direction de la statisstique, ENNVM 1998/1999.
54 CERED, Rapportds de genre et relations intra-familiale, all’interno di Genre et
Devèloppmente: aspects socio- demographiques et culturels de la diffèrenciation sexuelle, Rabat 1998,
pag. 259. Direction de la statisstique, ENNVM 1998/1999.
55 Da confrontare con l’art. 4 del Nuovo Codice di Famiglia definitivamente adottato
- ulteriore espressione di quest’uguaglianza è l’abolizione del tutore matrimoniale che dall’attuazione della riforma, diventa un diritto facoltativo della donna maggiorenne capace “ora” di scelte consapevoli e libere;
- nuovamente questa parità viene ribadita con la parificazione dell’età utile al matrimonio, fissata ora a 18 anni per gli uomini e per le donne;
- per quel che concerne la poligamia, non viene abolita, nonostante ciò diventa per certi versi impraticabile: l’uomo infatti deve fornire “un’argomentazione oggettiva eccezionale” per la quale il giudice fornisce un’autorizzazione preventiva. Per altro la donna può ora richiedere al momento della firma dell’atto matrimoniale, l’impegno del marito a rinunciare alla pretesa di avere altre mogli; - il divorzio diventa un “diritto esercitato dallo sposo e dalla sposa”
con il controllo del giudice56. La donna viene qui difesa dal
tribunale al quale viene sottoposta l’autorizzazione, non accettando più il ripudio verbale che, nonostante venga comunque salvaguardato per motivi religiosi, prende ora la forma di un divorzio giudiziario: il marito potrà convalidare il divorzio solo dal momento in cui avrà pagato la totalità di ciò che spetta alla donna e il mantenimento dei figli sarà fissato a partire da quote stabilite, che obbligano il padre a mantenere il familiare allo stesso livello di vita che aveva quando vivevano insieme. La donna potrà poi conservare il domicilio coniugale pretendendo viceversa una sistemazione equivalente presso i suoi parenti;
56 Cfr. art. 78 del Nuovo Codice di Famiglia definitivamente adottato dal Parlamento
- un’ulteriore novità risiede nell’eredità per cui il codice prevede la possibilità ai nipoti di parte femminile di ereditare beni dal nonno materno, alla stregua dei nipoti di parte maschile;
- viene semplificata la procedura per il matrimonio dei marocchini che risiedono all’estero. Nel caso specifico l’atto viene stabilito in presenza di due testimoni musulmani e in conformità con le procedure del paese ospitante, quindi viene registrato dai servizi consolari o giudiziari nazionali;
- rispetto alla custodia dei figli, questa viene affidata dal giudice alla madre, poi al padre, infine alla nonna materna e così via fino al più adatto tra i parenti. La novità, importante, risiede nell’attivazione del ruolo del giudice e nella primaria considerazione del ruolo materno della donna.
Il nuovo Codice introduce in materia dei cambiamenti importanti riguardanti la sfera sociale e familiare.