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di U m b e r t o M o s c a

D I E T R O L A C I N E P R E S A CINQUE CONVERSAZIONI SUI MESTIERI DEL CINEMA

a cura di Domenico De Gaetano e Nello Rassu

pp. 100, € 9,50, . Lindau, Torino 2002

a mediateca del Cinema

-I—«indipendente italiano è

un'istituzione con più di dieci

un'istituzione con più di dieci

aiacetorino@iol.it

U. Mosca è critico cinematografico

Effetto film

A cavallo tra

arte e industria

di Sara Cortellazzo L A F A B B R I C A D E L L ' A N I M A Z I O N E BRUNO BOZZETTO NELL'INDUSTRIA CULTURALE ITALIANA

a cura di Giannalberto Bendazzi e Raffaele De Berti

pp. 176, € 15,50, Il Castoro, Milano 2003

T a Cineteca italiana di Mi-J—Àano, presso il cui

archi-vio Bruno Bozzetto ha depo-sitato tutti i materiali filmici da lui realizzati, ha avviato un ampio progetto pluriennale legato al recupero e alla ripro-posta dell'opera del famoso

cartoonist milanese, pioniere del

cinema d'animazione italiano sia dal punto di vista estetico che produttivo. Di qui il varo, per il 2003, di una serie d'iniziative che vanno dall'edizione di un dvd contenente le sigle animate di Guido Manuli per la Bozzetto Film, al restauro di Allegro non

troppo, da molto tempo

invisibi-le, fino alla pubblicazione di questo ricco e articolato volume, che ben restituisce una visione complessiva dell'eccezionale e multiforme attività condotta dal

regista e dalla sua factory negli ultimi quarant'anni.

Bruno Bozzetto è "un creativo del nostro tempo, a cavallo tra arte e industria" - secondo Un'efficace definizione di Er-manno Comuzio - che si è ci-mentato, assieme a un gruppo affiatato di collaboratori, nella produzione di lungometraggi e cortometraggi d'animazione, film "dal vero", pubblicità, pro-grammi educativi, serie televisi-ve, sigle e pilots. Ciò che emerge chiaramente nei diversi saggi che compongono il testo è l'indub-bio ruolo pionieristico e d'avan-guardia ricoperto da Bozzetto nel campo dell'animazione. Roy Menarini, a tal proposito, rileva come i primi due lungometraggi firmati dal cineasta, West and

Soda e Vip, mio fratello Superuo-mo, nel loro inglobare varie

in-fluenze (Disney, Warner Bros, l'animazione giapponese, l'illu-strazione popolare) e nel loro dialogare in modo fertile con tendenze artistiche coeve (ad esempio la pop art quotidiana del design domestico), siano già film d'animazione "di secondo grado", ben prima delle metafia-be in stile Shrek e Monster & Co.

Giorgio Simonelli e Chiara Vallanti rilevano come le sigle animate affidate negli anni ses-santa e settanta allo Studio Boz-zetto da Pippo Baudo per intro-durre trasmissioni come

Settevo-ci, SpaccaquindiSettevo-ci, Un colpo di fortuna ecc. "non sono solo

mol-to interessanti e felici sul piano dell'originalità, ma lasciano

sem-Un altro modo di fare critica

di Michele Marangi

I L M O N D O D I F R A N C E S C O S A V I O RECENSIONI 1 9 7 3 / 1 9 7 6

a cura di Franco Cordelli ed Emidio Greco

pp. 299, € 15, Falsopiano, Alessandria 2003

A

prima vista potrebbe sembrare una

semplice antologia di recensioni, miste-riosamente inattuale e dedicata a un nome che probabilmente molti non focalizzano im-mediatamente. Ma basta leggere la prima re-censione raccolta, quella di Ultimo

tango a Parigi di Bertolucci, per non

fermarsi più. In uno spazio che varia tra le dieci righe e le quattro cartelle, Savio propone uno sguardo critico capace di inserire il film in una com-plessa rete di rimandi narrativi e stili-stici - dalla pittura alla letteratura, dal teatro ad altri film - senza mai perde-re l'efficacia comunicativa e la capa-cità argomentativa.

Come emerge dal dialogo tra

Emi-dio Greco e Franco Cordelli, che introduce la raccolta, Savio riesce sempre ad approfondire l'analisi sul film senza farsi influenzare da mode, scuole o tendenze dominanti (fu tra i pochissimi ad avere il coraggio di argomentare alcune sue perplessità su un monumento come Quarto

po-tere di Welles), in una produttiva dialettica tra la

capacità di cogliere la specificità stilistica di un'opera e l'immediatezza del proprio coinvol-gimento di spettatore, che oltre ogni impressio-nismo di riporto non perde mai il piacere della visione, comunicandolo a chi legge. È emblema-tica la chiusa dell'ultima recensione, su Todo

modo, che in realtà è una lettera personale a Elio

Petri, con cui il critico aveva polemizzato alcuni

anni prima: "Cosa conta la pagina scritta, di fronte al lampo perentorio dell'immagine! Più 0 critico si affanna, un po' stordito a consumarsi gli occhi, più quello, nel tempo di un attimo, tra-figge la nostra memoria e vi si installa per sem-pre". Tale "inadeguatezza" statutaria del critico di fronte all'impatto audiovisivo di un film, di una sua sola immagine semmai, giunge alcune righe dopo aver attestato la complessità e il tra-vaglio del lavoro critico, paragonabile all'impe-gno creativo del regista che realizza un film.

Le recensioni sono tratte dal settimanale "Il Mondo", da cui il titolo polisemico del libro, tra l'oggettività del contesto in cui scrisse e la soggettività di sguardo che esprime una visione del mondo molto complessa e sfaccetta-ta, a partire dai film che raccontano altri mondi, altri orizzonti ancora. Il libro, che inaugura la collana dedica-ta alla critica - promossa nell'ambito di Ring, festival della critica cinema-tografica organizzato dall'Aspal di Alessandria - lascia il segno e appare un ottimo strumento non solo per chi vuole ap-profondire la conoscenza retrospettiva di un periodo o rievocare un altro modo di fare criti-ca, ma anche per i più giovani che volessero og-gi scrivere di cinema.

Con discrezione, nella postfazione di Pelizza-ri, curatore della collana, emerge ulteriormente la complessità di Savio: nato Pavolini nel 1923, nipote da parte di zio del ministro del Mincul-pop fascista, scelse di cambiare il proprio co-gnome con una parola fortemente simbolica, in-dice di sapienza e di equilibrio. In un'esistenza troppo breve, riservò a se stesso l'ultimo pezzo, inviando il proprio necrologio al "Messaggero" prima di togliersi la vita nel 1976.

pre - a posteriori - la forte im-pressione di una ricerca in anti-cipo sui tempi, di un lavoro d'avanguardia". E ancora, Lo-renzo Facchinotti nel suo saggio a proposito delle sigle televisive ideate sempre negli anni sessan-ta e setsessan-tansessan-ta dal team di Bozzet-to per illustrare canzoni destina-te a un pubblico adulto annota come il loro valore "risiede nella capacità di anticipare l'estetica del videoclip". La factory /botte-ga di Bozzetto - formata, tra gli altri, da Guido Manuli, Mauri-zio Nichetti, Tullio Pericoli - ha firmato anche un numero im-portante di pubblicità per il Ca-rosello. Nel 1961, ricorda Massi-mo Scaglioni nel suo scritto, ve-de la luce, per reclamizzare la Riello, uno dei personaggi più popolari del tempo, il bonario pellerossa Unca Dunca, seguito da altri sketch di successo: Le

av-venture di Bue il bucaniere per le

lavatrici Castor, Cinzano

presen-ta Ripresen-ta Pavone, Guardacampo e i nipotini per Orzoro e ancora,

negli anni settanta, Sapore di

città per la §aila, caratterizzato

da un precoce spirito ecologista. Il libro, oltre ai contributi cita-ti, contiene anche interessanti in-terventi di Stefania Carini sulle serie televisive, di Elena Mosconi sulle realizzazioni a scopo educa-tivo (vanno menzionati almeno i cortometraggi animati di divulga-zione scientifica, frutto del soda-lizio Bozzetto - Piero Angela per la fortunata trasmissione Quark), di Maria Grazia Mattei sulla re-cente sperimentazione di Bozzet-to via web, attraverso corBozzet-tome- cortome-traggi realizzati con il software Flash, e di Ermanno Comuzio

sulle colonne sonore. •

aiacetorinoSiol.it S. Cortellazzo è presidente dell'Aiace di Torino

r

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