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Fase 1: anamnesi e raccolta della storia del paziente

Nel documento UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA (pagine 84-87)

CAPITOLO 3. IL TRATTAMENTO EMDR NELLA CURA DELLA BULIMIA

3.2. Il protocollo EMDR per il trattamento della Bulimia Nervosa: 8 fasi

3.2.1. Fase 1: anamnesi e raccolta della storia del paziente

L’obiettivo di questa fase è quello di raccogliere informazioni relative alla storia del paziente e al suo funzionamento attuale, valutando l’attuale grado di compromissione della vita del soggetto determinato dal disturbo. Questa prima fase è, quindi, dedicata all’anamnesi e alla raccolta della storia del paziente e del suo disturbo (Zaccagnino, 2017). Tuttavia, prima di procedere con la valutazione, è importante iniziare ad instaurare con il paziente una relazione terapeutica fondata sulla fiducia e sull’alleanza (ivi). Queste informazioni, infatti, data la complessità del sintomo e le difficoltà metacognitive di questi soggetti, possono essere difficili da recuperare (Balbo, 2017). “In nessun altro disturbo sintomi e convinzioni patologiche sono alimentate da una così profonda radice autoprotettiva (vantaggi primari)” (Dalla Ragione & Giombini, 2013, 210). Fondamentale è, quindi, la “prima impressione”, che può rappresentare per il paziente un primo passo per generare o rinforzare la motivazione alla terapia (Balbo, 2017).

In questa fase, il terapeuta raccoglie tutte le informazioni necessarie sul paziente, al fine di valutare la sua idoneità al trattamento e sviluppare un progetto terapeutico (Balbo, 2017). Si valuta la presenza di comorbilità e di eventuali aspetti dissociativi, la presenza di supporti medici e familiari, la stabilità delle condizioni di vita54, la presenza di fattori di stress e il livello di motivazione al trattamento (Ibidem). Oltre a questo, l’attenzione viene focalizzata su tre aspetti:

• Storia di vita del paziente

L’obiettivo specifico è quello di rintracciare, all’interno della narrazione del paziente, eventuali eventi traumatici che possono aver contribuito all’insorgenza del disturbo. In modo particolare, è necessario fare un’anamnesi approfondita riguardo le attuali relazioni significative del paziente, le aree di problematicità e sofferenza ad esse collegate e porre particolare attenzione alla raccolta di informazioni relative alla famiglia di origine (Zaccagnino, 2017). Per fare questo è utile porre alcune domande, tratte dall’Adult Attachment Interview55 (AAI), le quali permettono di indagare lo stato mentale attuale del soggetto rispetto alle sue esperienze di attaccamento, di separazione e di rifiuto da parte dei genitori e di eventuali lutti e traumi subiti nell’infanzia. L’obiettivo è quello di valutare l’impatto che tali esperienze hanno avuto sulla propria crescita, al fine di identificare eventuali indici di irrisoluzione56, che possono diventare un target di lavoro con l’EMDR (Balbo, 2017; Zaccagnino, 2017).

• Storia del disturbo alimentare

L’obiettivo principale è quello di avere un’immagine completa del disturbo, al fine di comprendere la natura e la gravità dello stesso e la relazione che il paziente ha con il cibo (Balbo, 2017). È, quindi, importante indagare sia l’esordio e il decorso della malattia, al fine di comprendere l’organizzazione della sintomatologia e gli eventi di vita che hanno preceduto il disturbo (“Quand’è stata la prima volta che ha iniziato ad avere problemi con l’alimentazione? Si ricorda se, nel periodo precedente, è avvenuto qualche evento stressante per lei? C’è mai stato un periodo di tempo in cui ha smesso di abbuffarsi da quando ha iniziato?”), sia le seguenti macro-aree, ovvero: la storia del peso (“Quando ha iniziato a cambiare? Cosa succedeva nella sua vita al momento della variazione di peso?”); la storia della dieta, ovvero quando è stata intrapresa la prima dieta e le motivazioni sottostanti alla scelta di intraprendere una dieta (terapia medica o scelta autonoma); la storia dell’alimentazione all’interno del nucleo familiare (“Quale era l’approccio tipico dei

55 L’AAI è un’intervista semistrutturata che valuta lo stato mentale del soggetto relativamente alle prime relazioni di attaccamento (Zaccagnino, 2017).

56 Alcuni indici di irrisoluzione possono essere: lapsus nella capacità di monitoraggio del ragionamento (ad es. la sensazione, riportata dal paziente, di avere causato, attraverso i suoi comportamenti, l’abuso subito); lapsus nel monitoraggio del discorso (ad es. presenza di silenzi prolungati); reazioni comportamentali (ad es. tentativi di suicidio, depressione prolungata, sviluppo di una dipendenza da alcol o da altre sostanze) avvenute a seguito del trauma, che interferiscono ancora con il suo attuale funzionamento (Zaccagnino,

suoi genitori verso il cibo? Si ricorda come avveniva il momento del pasto? Le capitava di mangiare da sola? Quando lei era a tavola che mangiava e sua mamma era con lei, come la guardava, cosa le diceva e come lei reagiva?”); l’immagine corporea, indagando la percezione dell’immagine corporea prima della malattia (“Come vedeva il suo corpo?”), l’attuale immagine del proprio corpo (“Come vede il suo corpo?”) e come gli altri percepivano il proprio aspetto fisico (“Qual era il rapporto dei suoi genitori con il suo corpo? Si ricorda cosa le dicevano quando ha iniziato a perdere peso? E i suoi amici/conoscenti cosa le dicevano?”); le abitudini alimentari, ovvero il modo di mangiare in una giornata tipica, in una giornata al negativo e in una al positivo, indagando le sensazioni/emozioni/cognizioni associate, sia positive che negative, e provando a riconoscere le parti che si attivano in quei momenti; i metodi di controllo della forma del corpo e del peso, valutando con quale frequenza e in quale contesto vengono utilizzati (“Quando succede? Dove si manifesta di più?”) e le sensazioni/emozioni/cognizione associate prima/durante/dopo (“Secondo lei quali emozioni sta cercando di regolare, quando restringe/abbuffa/vomita?”); la preoccupazione per il peso e le forme corporee, valutando la difficoltà a mangiare in presenza di altri e la tendenza al body check; eventuali trattamenti precedenti, ovvero si chiede al paziente se ha già intrapreso trattamenti specifici per il disturbo e, se sì, per quanto tempo e come li ha vissuti; i vantaggi secondari legati al disturbo (“Se non avesse più il sintomo, quali sarebbero i vantaggi? E gli svantaggi?”), al fine di comprendere le sue paure rispetto al cambiamento (ivi; Zaccagnino, 2017).Tutto questo consente di identificare i trigger (che cosa, quando, dove, quanto spesso, antecedenti) che innescano la sintomatologia del disturbo (Balbo, 2017). 57

• Risorse del paziente

L’obiettivo principale è quello di aiutare il paziente ad identificare, all’interno della sua storia di vita, sia la presenza di risorse relazionali (“Chi sono le figure di riferimento?

57 Nel caso in cui si abbia a che fare con minori, prima di lavorare con loro, è indispensabile un colloquio con la coppia genitoriale; tramite i genitori, infatti, si possono ottenere informazioni relative alla relazione di coppia, alle dinamiche di attaccamento e di regolazione delle emozioni sottostanti, ai comportamenti disfunzionali della futura o futuro paziente legati al sintomo (ad es. dieta, peso, vomito di nascosto ecc.), all’idea che hanno del disturbo alimentare e alle aspettative che essi hanno riguardo al concetto di “guarigione” (ivi).

Con chi parla quando ha un problema?”), sia la presenza di risorse individuali (“Che cosa le piace più di se stessa? Quali sono i momenti più belli della sua vita?”), al fine di incrementare il senso di autoefficacia e di sicurezza del paziente e la sua motivazione al trattamento (Zaccagnino, 2017).

Una volta raccolte le informazioni, si passa alla stesura del piano terapeutico e alla concettualizzazione del caso, elaborando un elenco di target di lavoro che comprenda gli episodi del passato (lavoro sul Passato), gli aspetti che rappresentano il modo di funzionare nel presente (lavoro sul Presente) e le situazioni desiderate (lavoro sul Futuro). L’intento è quello di aiutare il paziente, mediante l’Affect Bridge58 ed il Float back59, ad identificare analogie e collegamenti tra la storia passata ed il presente (Balbo, 2017; Zaccagnino, 2017).

Nel documento UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA (pagine 84-87)