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di fatto di questo Comune, nonchè tenuto saldo il

Nel documento oi pete rene icà IS PAL ziaa (pagine 24-32)

vero valore della frase assoluta necessità, che esclude intieramento ogni altro mezzo ed implica una piena

Impossibilità di for

solutu necessità è una menzogna, Dunque se avete Ottenuto la con cessione di quell’ala del Monastero

sul fondamento dell assoluta necessità, il vostro pre-

teso diritto si fonda Sopra il brutto titolo della men- zogna: dunque è un divitto immorale, 0 appunto per questo, secondo la sana filosofia del diritto, non è diritto, per la semplicissima ragione, dice un grande filosofo, che ciò cho è storto non può essere diritto.

Che se la Commissione non ha usato la frase: 45

soluta necessità, cho è la condizione chiara e spic- L'assoluta necessità, 0 signori Ostro-

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e altrimenti, deciderebbe che l'as-.

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cata voluta dalla legge, allora il Governo vi ha con- cesso quello che non era in suo potere di concedervi:

perlochè la concessione è nulla, e potrà darsi che i

tribunali abbiano ancora a sentenziare infondato il

vostro diritto, dando torto a voi e al Governo, colla stessa indipendenza con cui testè gli hanno lu torto nella erronea applicazione della legge ai beni delle Iabbricierie.

Il torto poi della Commissione fu di dichiarare che anche colla sottrazione di quella parte importan- tissima del Monastero fosse possibile la sussistenza del Collegio femminile. Basti il solo fatto, che pochi.

anni sono le Monache pressate dalla sempre crescen- te concorrenza di educande, onde far luogo all’au- mento d'una mezza dozzina dovettero intraprendere nuovi lavori, e per pagarli contrarre un debito, che

ancora è assicurato con Ipoteca sulla loro abitazione.

Ora togliete loro due lunghi piani del maggiore fab- bricato, con parecchie dh di stanze, tra le qua- li le più grandi o le più necessario, e sappiatemi di- re come ci possa stare il Collegio. Ma poniamo pu-

re che con lavori di riduzione, col rincantucciarsi 6

accumularsi il Collegio sl possa malamente nicchia- ro: ma voi l’avreste con ciò confinato sì strettamen- te da torgli il fiato e ogni possibilità d’ aumento. Ai nostri giorni pel crescere della popolazione e pel dif-

fondersi sompro più del bisogno dell'istruzione, si fan- no in più luoghi lavori c sagnifizi a fine d' amplia ve 1 vecchi locali dei Collegi c renderli più capaci ad accogliere la maggiore concorrenza, cd insieme meglio accomodati per spazio, aria, luce ed esposi- I

la

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zione in buona plaga all'igiene degli alunni. A S.

Vito invece la Commissione permette che si vada a

ritroso dei tempi, si mette un Istituto in tali stret- tore, nelle. quali non possa respirare, nè molto meno

svilupparsi, gli si tolga la luce più Îeta e l'aria più salubre. Che gli Ostrogoti la intendano così, non è da stupire. anzi è molto naturale; la meraviglia è che un R. Provveditore incaricato della pubblica istruzione abbia chiuso l'occhio sopra un sì fitto oscu- rantismo.

Ma vè di peggio. Il citato Opuscolo narra la storia delle vie sinistre per le quali si giunse, dagli Ostrogoti a impadronirsi del brolo del Monastero, che il R. Demanio era disposto a lasciare in affitto alla Comunità. Noi non la-ripeteremo, poichè abbiamo già abbastanza di che sfiorare in altre pertinenze della bassa cronaca. Solo osserveremo, che in un Istituto femminile, dal quale le alunne per ragione di sana disciplina non conviene che escano, come i collegia=

li maschi, a gironzare per le contrade c per le cam- pagne, un adiacente giardino in cui possano libera- monte pigliare l’aria aperta, c passeggiare, e gloca- re, c correre è una condizione indispensabile, e un tesoro tanto più prezioso quanto ne è maggiore l'am- piezza; onde chi ha cuore e intelligenza in queste cose dovrebbe rigettare come una bestemmia ogni proposta di restringerne lo spazio, c accogliere come una rara ventura l'occasione di dilatarlo. Ora il re- sto s'intende da sc, giusta la regola ormai costante dei nostri Ostrogoti, d’andare sempre a rovescio del bene e del meglio. Si tirò fuori un'altra assoluta

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necessità. Questa per avventura non aiutava a ma-

scherarsi lo zelo ipocrita delle scuole popolari di fan- ciulli e fanciulle. Si trattava invece di bestie da cor- na e da calci, per le quali si può avere una mag- giore simpatia, ma non è lecito il dirlo; si trattava insomma ‘dell’assoluta necessità d'una fiera. Non oc- corre dire che. ci sarebbero stati altri siti più accon- cl per ogni verso, onde l'assoluta necessità d'un sito unico non c'era, ma solo necessità relativa, locchè è appunto il contrario d’assoluta. Ma conveniva tro- vare anche questo titolo per scalare e invadere il Monastero alla guisa dei Saraceni che invasero quel- lo di S. Chiara d’ Assisi. Così s'è già fatto, c il ma- gnifico brolo è già devastato quasi per metà. Sicco- me poi il genio Ostrogotico dove ‘spiccare ariche nel modo della devastazione, si tirò una linca di divi sione così slogata cd obliqua, che è il vero simbolo delle testo e delle intenzioni, poichè deviando dal suo retto andamento, riesce a rendere irregolari e sghem- be le figure o lo arce così della piazza designata per la fiera, come del brolo amputato, che a patti da ghetto si lasciò in affitto alla Comunità. |

Or diteci di grazia, illustrissimi oscurantisti, non v'è passato mai por la mente, che sce tornassero 1 vostri padri venerandi, c vedessero le vostre deva- stazioni fatte e divisate in quel luogo che per loro era sì sacro, avrebbero da dirvi qualche cosa di au

stero o si volgerebbero da voi con orrore? Ritenete forse che sia segno di cuore ben fatto e augurio di bella civiltà il calpestare i sentimenti più solenni e più vivi dei vostri padri, benchè estinti? Ma vol 0pl-

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nate che 1 vostri padri fossero barbari. In tal caso

vi sta bene quell’epigramma romano, a ‘proposito di

devastazioni: Quod non fecere barbari, fecere Barba- rin. Intendete il latino ?

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IV.

La storia si fa peggiore.

N el Novembre del 1868, cioè un anno dopo che l'offerta delle Salesiane di aprire una scuola era stata gettata in tasca, il Municipio invitavale a proporgli un progetto regolare della ‘scuola che intendevano di fare, e in qual sito del Monastero, e a quali condi- zioni. Le buone Signore, benchè trattate per le piazze a piena bocca ec con quel bel fondamento che si sa, da ostinato, capricciose, intrattabili, continuarono.

nella prova paziente e cristiana di vincere in dono malum. L'orse anche credevano nella loro buona fede

che il tempo avesse apportato qualche frutto e che sì cominciasse a rinsavire. Quindi commisero, a spese loro, allo stesso Ingegnere che suol servire il Comune,

di compilare un progetto per le riuove scuole femmi-

ml popolari in parte ugualmente comoda alle alunne, ma che avrebbe guastato assai meno il complesso e l'ordine della loro abitazione e dell'Istituto interno.

Il progetto fu presentato al Municipio il 19 Novem-

bre. Le Monache si obbligarono: 1.° di cedere i lo-

cali designati per quattro Classi di scuole femminili,

e dei quali esse hanno il legale possesso a vita;

2. di dirigere le scuole, e provvederle di Maestre, nonchè del necessario servizio; 3.° di restituire 0 ri- fare in altro sito del Monastero a proprie spese 1 lo- cali occupati dalle nuove scuole necessari alla Co- munità; 4.° di concorrere con lire 1000 all’ adatta-

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mento delle nuove scuole. Affinchè poi queste offerte generosissime, come ognun vede, non diventassero sciocche, vi si annetteva la ben ragionevole condi- zione che il Comune lasciasse a uso della Comunità tutte quelle parti del Monastero che il Municipio aveva .comperate all'asta o fattesi cedere, nel modo che s'è visto, dal Governo, pur rassegmandosi al rozzo taglio del brolo per la fiera. I |

L'offerta fu accolta con dispetto. Forse perchè troppo ristretta c scarsa? Tutt'altro: anzi perchè cs- sendo troppo larga c generosa, imbarazzava peggio gl’ intenti degli Ostrogoti. L’ Opuscolo ‘/ mio paese tratta questo punto dal lato cconomico con misure

‘ Piuttosto timide che ardite, c vi si può vedere il grosso tornaconto del comune. Ma basta un colpo d'occhio sincero, e che non scatti come fanno i guerei dalla parte sostanziale agli accidenti secondari, per rico- noscere luminosamente gli utili economici del Comu- ne, senza parlar dei morali. Il dispendio per le scuole femminili popolari doveroso per il Comune non può montare a meno di L. 2400 annue, cho rappresen- fano un capitale di I. 40000. Invece il Comunco non ha investito negli acquisti che ha fatto all'asta se non la somma di L. 12000.

l vero che esso cedeva i due piani della grande ala, ma questi essendo un regalo ghermito, nulla gli costano, c d'altra parte sarebbero abbondantemente

compensati, anche ridotti a prezzo, dalla “Cessione dell’ arca e fabbrica per le scuole femminili esterne

e dalla conservazione dell'Istituto interno.

Sì tenga poi dinanzi agli occhi quosto impor-

29 tantissimo aspetto della cosa, non mai abbastanza

considerato, cioè che Ie Monache sì offrivano a questi sacrifizi, non già per alcun vantaggio 0 comodo pro- I puo, ma bensì. c si noti debitamente, per poter con- timuare nell'altro gravoso sacrifizio di mantenere con molte fatiche e senza nessun compenso al mondo l’Istituto femminile interno. Non v'è cosa più di questa innegabile, che la sola carità le induce a te- nersi le fatiche e le cure spesso affannose dell’ edu- cazione, cioè a far sacrifizi nuovi all'unico fine di poter proseguire nei vecchi, e che invece, umana- mente o cgoisticamente parlando, sarebbe per loro una gran festa il giorno in cut potessero sollevarsi d’un peso così grave c così privo d'ogni terreno compenso qual è l’Istituto femminile. Ma questo aspetto grande, nobile, eccelso della cosa non.si in-

tende e non si vede dagli occhi loschi degli Ostro-

goti, Ovvero anche non si vuol vedere, perchè ogli è da questo che spicca maggiormente la norezza del

loro intento. |

Ora facciamo un salto sulle circostanze che ac- compagnarono il C Sonsiglio Comunale, in cul sì aveva a deliberare intorno alla offerta dello Monache, c tu- riamoci il naso sul pattume che in fondo vi faceva sedimento e sulla schiuma della superficie. Dagli ef- fetti si riconoscono le cause.

Il Municipio in data 3 Dicembre 1868 comu-

nicava alle Monache un ordine del giorno adottato

dal Consiglio Comunale a scarsa maggioranza, pro-

cacciata come, non si dice; secondo il quale si accet- tava l'offerta delle scuole femminili, ma con accet-

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tazione a tali condizioni da renderla mille volte peg- d’ ogni franco e leale rifiuto. Imperciocchè oltre allo star saldi nell’occupazione almeno di una buona parte della maggior ala del Monastero, c quindi escludere una ragionevole condizione apposta dalle Monache, si aveva la fronte di Proporre loro, che per le scuole femminili esterne pagassero le Maestre, lc quali poi, sentitela che è bella, verrebbero nominate dal Con- siglio Comunale. Con che, come è chiaro, si mostrava villanamente una aperta sfiducia delle Monache, e s’insultavano anche col riputarle sì poco curanti della

propria dignità da abbassarsi a pagare Macstre no-

minate da altri per diffidenza di. loro, o da obbli-

garsi a violentare la Toro coscienza nel caso non lm- probabile che un giorno fossero loro imposto tali per- sone per l istituzione delle fanciulle, che ripugnassero ai loro convincimenti, c nrtagsoro nell’ obbligo d'’ ogni onesto di non concorrere 6 farsi complice del male

nè per diretto nè per indiretto. È vero che si pensò

subito a rattoppare lo sdruscio coll’ assicurare priva- tamente le Monache che potevano al momento delle scadenze sottrarsi al pagamenti, con dire che non sono al caso di pagare; cioè in altre parole, col rendersi fallite; il quale, come ognun vede, sarebbe stato un fallimento premeditato. Era un nuovo capitombolo

peggiore per un verso del primo.

Nel documento oi pete rene icà IS PAL ziaa (pagine 24-32)

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