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oi pete rene icà IS PAL ziaa

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$ BibLIOTECA } SEMINARIO V. È PORDENONE |

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“GLI OSTROGOTI

SAN VITO AL TAGLIAMENTO

PRANNENTO. PRINO

CRONACA CONTEMPORANEA

PADOVA 1869

Per la Tipogr. del Seminario M. Bruniera,

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Entrata nell ArZomento.

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rando sl parla d'Ostrogoti, la mente corre su- bito alle irruzioni dei barbari che spensero la civiltà

latina e portarono il lungo oscuramento del Medio

o SII da a : .

Evo. Ma qui non sì tratta d’irvuzioni dal di fuori;

si tratta invece di una eruzione o suppurazione lo- cale di nuovi barbari, che quantunque si differenzi-

no da quegli antichi negli stivali c nei guanti, pu- re si ragguagliano con loro nella funzione di spe-

enere la civiltà e nel conato d’inaugurare una nuo-

va Gra di barbarie. |

Non credere, 0 Lettore Imparziale, che queste sieno tinto oratoriamente caricate, Il tuo gludizio s2-

rebbe troppo precipitoso. Abbi invece la pazienza di

leggere sino al fine, c ti do parola che invece ti par-

‘anno sbiadite e fredde come la matematica.

Infatti vi sono delle verità nell'ordine morale così solide e stringenti, che a chi ha sana la facoltà di afferrare il vero, si presentano collo stesso rigore m- perioso delle verità matematiche,

Intanto mettiamo il piede saldo su questo irre- movibile principio: chi s' attenta a soffocare un nobile

Istituto di Educazione morale e distinta cultura intel-

(6)

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lettuale non può essere che un tenebroso po ua

0 un barbaro, olente di ben altra sugna che non n

quella onde andavano unti i barbari d’una volta, munque sia lucida la vernico

delle sue: tomale. mag- Questo P"incipio riceve particolare rincalzo ° mi giore intensità dall’indole dei nuovi ii e Sì trovano scarsi e meschini

i vecchi oa d n li

zione, e ferve dappertutto, specialmente in dea z opera, civile della fondazione

di nuove scuole l dis- tuti educativi, onde se il non fare è NEngogne * fare quel poco che avevano fatto i nostri padri, Pa lotta. vandalica coll’ istinto progressivo del tempi.

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Questo appunto intendono oggi di fare m ù sa

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to i nuovi Ostrogoti, i quali per buona ventu l

sono 1] paese

» Ma pur troppo un csantema cadi

ligge il paose, finchè questo colle purghe da

dalla legittima arte non riesce ad appurare 11°

Sangue dal principio morboso,

Che al corno sano ha procurato scabbia.

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D sonten-

Il tacere e lasciar faro alla scapestrata, € tandosi di deplorare in disparte cotali stica Mentre si hanno in pronto

dei mezzi legali da A porvi un qualche argine, come la libera

enunzia alla pubblica opinione, sarcbbe quae: ”

stampa Li complicità. Certo che infinora

non si può dare al p

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Se l'accusa di non aver messo alla prova tutta la p ZIENZa Nel veder

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Possono muovere quistione

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a patria istituzione, del ve

morale solo gli deg c coi soli imbecilli.

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e l'assalto accanito che da mol

(7)

I _ d tanto giova il far conoscere al pubblico lo stato net- to della cosa che non pochi ignorano e ad alcuni fu svisato tanto da farne traviare il retto siudizio. Che,

se gli Ostrogoti risponderanno , tanto meglio, pur

chè non sia il solito blatterare scompigliato c col

mantice dei polmoni, ma un ragionare serrato e mes-

so in carta, tanto che non resti impunemente luogo

‘a nessun baratto di parole c a nessun voltafaccia di persone. Perciò chiunque possa trovarci a ridire, scri- va, 0 meglio, stampi. So vi ha ad essere combatti- mento, ogni regola di buona cavalleria vuole che si combatta ad arme pari. Così facevano anche gli Ostro- goti. Che se alcuno vorrà sbraltare a sua posta sen- za sentirsi in gamba di sostenere a parola fissa quello che avventa scapigliatamente a parola volante, pa- dronissimo di farlo: ma padronissimi anche noi di dirgli: voi declmate una lotta al pari, perchè sentite

la vostra causa troppo disuguale. I

“ Siccome poi la nostra non è quistione di perso- ne, ma di cosa assai più Importante d'ogni perso na; siccome nella nostra qualità di ostranei a tutti i meschini puntigli .c rabbiuzze locali miriamo al

erandi principi del vero e del bene senza tenere in aleun conto gli atomi singoli della materia; godia- mo dichiarare che il nostro animo è alieno dal feri- re persona individuale che porti nome ec cognome.

Î: contro il falso e contro il male che son volte le nostre parole, c talvolta, se volete, 11 nostro sdegno.

Vorremmo che fosse possibile 11 dare al nostro .di- scorso un tal tenore che impedisse alla mente del lettore di ravvisare nella cosa le sue attinenze colle

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persone. Ma non è poi in nostro potere di abolire

nelle menti il principio di causalità, in forza del quale vanno spontanee dagli effetti alle cause. Quel- lo che importa a tutti è la difesa del vero e del bene. Il risparmio dolle persone particolari che per avventura attentano al bene generale. non è certo del pubblico, al quale importa la sani- tà della Specie ben più che l'individuo ammorbato.

In ogni modo chi non vuol essere degli Ostrogoti è padrone d uscirne e di lavarsene le mani; mentre noi non slamo padroni di fallire ai principi col mu- tilare i fatti. Inoltre, se Y opera ostrogotica degli oscurantisti avesse mal ad ottonere il suo intento, e Il fiato maligno che spira ancora avesse a spegnere

ale e quindi civile che è il nostro Collegio di femminile educazione, è be- nostr io di ni i ( ne salvare presso i for

I dà presente generazione Sanvitese, e far loro sapere del : 0 dell orto non è l’opera degli uomini, Ma degl'insetti, dei bruchi c delle talpe.

estieri e i posteri l’onore del-

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(9)

II

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Intenti ad abbuiare, inctti a illuminare.

Îi nostro secolo si chiama il secolo dei lumi.

Questo titolo pigliato come caratteristico e difteren-

ziale vuol dire, tra le altre cose, che il suo vicino,

cioè il secolo precedente, era al paragone meno illu-

minato 0 più oscuro, che fa lo stesso. Ma se il pa- ragone regge dappertutto, a S. Vito bisogna capo- volgerne i termini, mércè quella fermentazione di ra-

dicali. e di oscurantisti, parto dei quali per legale rappresentanza 0 per intrusione parassita hanno gher-

mito la mestola del Paese. È per loro che il secolo in questo punto Oscuro della geografia minaccia di pigliare 1° appellativo anacronistico del secolo del buio.

La cosa è tanto enorme che ha viso di rettorica enfiata c perfino di calunnia. Ì veramente una dis-

grazia per chi scrive che il suo argomento sia così strano da parere inverosimile e quasi quasi falsifi-

“cato. Ma un po’ di pazienza, e i fatti, che sono più eloquenti d'ogni oratore, mostreranno irrepugnabil-

mente la vorità rigorosa delle parole.

Ù un fatto storico, notorio, innegabile che nel secolo prossimo passato fiorivano in S. Vito due Isti- tuti celebri di cducazione, l'uno maschile e l'altro femminile. Il primo era fondato e diretto per molto tempo dall’ illustre Anton Lazzaro Moro, che 1 dotti geologi di tutta Europa venerano come loro patri- arca e inventore del supremo principio «delle nuove

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teorie geologiche. Sarebbe lungo il noverare gli uomini

poi celebrati che vi furono allievi c ch istitutori di fama che vi sostennero ‘l'insegnamento. Tra questi ultimi basti il nome di Adriano Balbi che poi di- veniva più che Kuropeo. Per l’Istituto femminile i bisnonni dei presenti oscurantisti facevano venire fino da Annecy, © non col vapore come si fa adesso delle ale francesi, le Monache della Visitazione raccolte n famiglia e dirette dalle regole di quel sapiente Vo- scovo che fu S. Francesco di Sales encomiato giorni fa dallo stesso giornale di Udine per i suol senti- menti caritatevoli e disinvolti (N. 59). L'Istituto si Acquistò ben presto coi frutti copiosi della sua edu-

cazione una larga fama, e per un secolo e mezzo at- tirò le giovanette delle famiglie più illustri da con- tinaia di miglia, rendendole poi ai loro patrii lari mo-

delli di virtù e di saviezza. Questi due focolari di

lumi e di civiltà alzavano in onore la Terra di San Vito ben molto al dissopra di tutti gli altri paesi simili, e perfino di parecchie città che mandavano a 5. Vito i loro figli e le loro figlie più clette a ri cevervi la più squisita educazione.

Nessuno vorrà negare che questa fosse una bella

e nobilissima eredità tramandata dagli antenati San- vitesi ai loro posteri. Nessuno pure vorrà negare che Il ruvido secolo decimottavo ha trasmesso in quel

Ile legato al lucido secolo deci-

monono. Ma v'è un altra cosa cho nessuno vorrà

negare, ed è il disonore dei figli degeneri che dila-

pidano sclattamente la preziosa ce sacra credità dei

loro padri,

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‘ Ora si giudichi con questo criterio la pigrizia

accasciata con cui i Patres Patre dell'ultima ge- ; nerazione sanvitese hanno lasciato morire l’Istituto se

maschile, nel quale continuava quasi a vivere la più ella gloria di S. Vito, il fondatore di esso Anton

Lazzaro Moro, che non ha pure un modesto sasso.

che lo ricordi al dotto tedesco od inglese, se mai

passasse di qua, e ne facesse inchiesta agli ignari ni- i

poti. Ma lo stesso criterio imprime una nota ben più i

vergognosa ai presenti Ostrogoti, che nulla avendo | . fatto in conto di educazione in mezzo al grande K

movimento educativo che circola intorno intorno, © | nulla essendo capaci di fare, fuorchè nominar com-

o nuovo metodo di lavarsi le

missioni secondo quest | |

mani. «i dibattono in vibrazioni convulse, a che fare?

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A far niente, anzi a disfare, ossia soffocare rozza- mento l’Istituto femminile, questa eredità residua dei

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Qui sorgeranno gli Ostrogoti a negare colla loro disinvoltura accomodatizia l'attentato nero di spe- gnere l’Istituto femminile, e a pretendere che chi li ascolta sia tanto soro e melenso da credere più alle loro parole che alla solenne testimonianza dei fatti i più palesi. Sarebbero troppo duri 1 termini che va rebbero a significare con proprietà questa doppiezza così grossolana. Lo Psicologo o il Moralista palpano colle mani in questo fare versipelle una trista codar- dia, cioè l'intenzione 0 la coscienza del male colla.

paura di professarlo. Sc tali Ostrogoti fossero tran-

quillamente convinti di tendere al bene, non avreb- bero paura di mostrarlo apertamente. Ma se ne ver

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gognano o tremano in faccia alla pubblica opinione, e quindi s' infingono, benchè d’una finzione goffa e ridicola. Altri poi non solo si palleggiano nella con- traddizione tra il fare e il dire, ma qua parlano in un modo, là dicono tutto il contrario. Alcuni neghe- ranno di governarsi in siffatta maniera che non ha nome decente, ma non tutti al certo, poichè si po- trebbero al caso declinare nomi, cognomi, luoghi, te- stimoni, circostanze che essi ben sanno. Finalmente vi son di quelli più sinceri che professano francamente

la loro avversione all’ Istituto fomminile, dicendo che vi st dà ‘un’ educazione monastica, impari e disac- concia ai tempi ed inctta a dare delle brave donne di famiglia. Questo frasi inconerete e generiche, che

fanno cffetto c tengono luogo di sublimi ragioni

presso gli sciocchi che si pascono di vento, son

vuote e sfumate, tanto se si riscontrano coi fatti, quanto se st giudicano coi principii. Riguardo al fatti, con una logica che fa ridere c una lcaltà che fa piangere, ti citano sulle dita alcuni casi di cattive riuscite e dissimulano le centinaia di riuscite eccol- lenti, lasciando pure da parte i raffronti statistici con altri Istituti, e attribuendo ingiustamente alla educazione certi traviamenti, che sono appunto con- tro l'educazione, c dipendono da ben altro sinistre cagioni, delle quali non ultima sono forso loro stessi o i loro simili. Riguardo poi ai principii, gatta ci cova.

Essi non saprebbero discutere di principi educativi se non come 1 ciechi di colori. V° è sotto invece, sc

non in tutti corto in .alcuni, un bieco odio della for- ma e sostanza religiosa che è l'elemento fondamen-

(13)

| I To tale d'ogni sana istituzione morale e intellettuale.

K qui, anche questa frazione d' Ostrogoti franchi s'in- finge e s' appiatta, non avendo il coraggio di dire tutto il loro pensiero in pubblico come lo dicono fra di loro nelle combriccole o simposii ‘più o meno avanzati, perchè non si sentono al caso colla loro scienza nascosta di sostenere quello che dicono. Certo che con quella nullità di studil, con quella miseria.

d'idee, con quelle arnie di teste non s' arrischicranno mai ad uscire dal guscio e mostrare in piazza la loro scienza pezzente. Essi non potrebbero discorrere di religione se non colla scienza del ciabattino che volesse quistionare di chimica o di calcolo sublime.

Dunque non vi sarebbe tempo peggio gettato che l’entrare con loro in questo campo. Già non si riu- scirebbe a cavarli dall’ illusione eterca in cui vaneg- giano riputandosi uomini (superiori, progressisti n0%

plus ultra, accenditori di lumi alti e incompresi. Il ridicolo sta in questo ‘che sì credono accenditori di lumi collo spegnitojo. È ben vero che non tutti i

“pazzi sono all’'ospitale. Il Rev. Provveditore Carbo- nati, pochi mesi sono, dopo aver saggiato personal mente il grado e forma d'istituzione che ricevono le Educando, ne faceva un leale e largo encomio, a di- spetto d’alcuno che l’ascoltava ammutolito. Altret-.

tanto e più, dopo un simile esperimento, faceva il Rev. Ispettore Delogu, e anche allora qualcheduno si rodeva. Tuttociò confermava splendidamonte i rap-

porti del Delegato Mandamentale dott. Barnaba. Que-

sto basta per mandare gli Ostrogoti, non a giudi-

care d'istruzione, ma a scuola da quelle alunne; €

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sl potrebbe giocare cento contro mo che vi. trovoe-

ebbero da imparar molto, e perfino da racconciàre

qualche scomposto alloro dottorale. ET. Mei:

RP Ma voi mentite. Noi non vogliamo spegnere l’Isti- ei ... tuto femminile. Sappiamo anche noi ch'esso è som- | |

mamente utile ed onorevole al paese. Solamente non

Vogliamo quell’anticaglia delle monache già soppresse. 0.

dalla legge. Del resto sapremo ben noi. rifare Visti na tuto a nuovo e portarlo all'altezza dei tempi. ei

di Sentite una storiella. Nel 1851, o là ‘intorno, . vista in un lucido intervallo lo sproposito d’avér la-

sciato morire l’Istituto maschile, i Padri della Pa- tria st radunarono e dissero: facciamo uscire dal se- polero il glorioso Istituto già fondato dal nostro pran-.

de cittadino Anton Lazzaro Moro. Detto fatto, in- caricarono persona ben nota a chi scrive le presenti

‘pagine di compilare un piano di studii ‘che meglio <

rispondesse nella sua. forma alle condizioni dei tem- pi. II piano fu compilato, presentato e mandato a Vienna per l'approvazione. Il piano per allora cera originale e sì fondava sopra un'idea nuova, che ades- So non lo è più, por |

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luoghi con ‘belliggi chè vive già incarnata al. i n DA }

bellissimo frutto. Vi cra divisato un dop...

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13

la parte cconomica, poichè pegli stipendi dei Profes- sori si faceva assegnamento-sui civanzi delle dozzi- ne dei convittori e sulle tasse scolastiche degli oster-

ni, locchè tutto era ancora incerto e indefinito. Si

voleva dunque dal Ministro che il Paese assicuras- se questi stipendi nell’evento d'insufficienza dei due.

cospiti divisati: ma il generoso amor patrio dei pro- motori si smarrì al brutto aspetto d'una spesa even- tuale, c il piano fu sepolto senza cpitafio, come le

“ceneri di Anton Lazzaro Moro. 0 : Il significato della storiella è abbastanza chiaro.

Ammazzato, Ostrogoti, l Istituto femminile, c requiem

‘elernan. La storiclla insegna ancora, che se avete

‘a esborsare del vostro, c non di quello del Comune,

per le spese della distruzione, l’Istituto pericolante

“sarebbe salvo. SE "TO

Dopo tutto questo, per appiccicare un po’ di cre- dito alla vostra potenza illuminatrice, converrebbe almeno che ne aveste dato qualche prova nell'ordine dei fatti. Voi che gieto quasi tutti di quelli 1 quali non vogliono abbassarsi a prestare cieca fede nem- meno a Dio, sì spera che sarete tanto discreti da non imporre turchescamente ad altri una cieca fede in vol, che pur siéte qualche pollice men alti di Dio.

Ora, che cosa avete fatto voi sinora in conto d'istru- zione? Un bel nulla colla coda, se il nulla avesse coda. Chiacchiere vaghe e sterili, sommate con bolle di sapone e moltiplicate per gallozzole di pozzanghe- ra. Nell’ordine dei fatti voi non avete tradotto che i conati di disfare, e non sicte ancora riusciti neppur

nel disfare. Eccovi un problema da sciogliere: trova-

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e in tutto il territorio veneto un solo paese, anche metà del vostro per numero di popolazione € lar- ghezza di Mezzi, che in questi ultimi duo anni di Termentazione didattica abbia fatto meno di voi. Ve-

dete, è un problema a una sola incognita, e vol die nelle vostre teste avete sciolto quello della quadra- sura del tondo, non avete certo a penar molto nello

sciogliere anche questo. di. n

ca Voi negherete tutto, già si sa, perchè non V © a Cosa. più facile del negare. Domandatene a qualche

se vostro leguleio di mestiore, e vi dirà cho sì può be-

1 Ssimo campare di negative. Dunque un po' di quel:

" dl non potete negare voi stessi, cioè un po di Storia. Se ci troverete qualche lacuna lasciata p®

. non andare troppo in lungo, la riempiremo @ vostra chiesta, ben s'intende stampata, un'altra volta. Ba- date bene tuttavia che qui si sogue il filo maestro

° sì guarda alla sostanza dei fatti, sdegnando d'in- 80ltarci nel nugolo dei pettegolezzi, nel fumo dogli odii Personali, nelle tortuosità dello congetture, SUp-

pe cioni, incriminazioni, in cui si disperdono le teste

"aa che non valendo ad afferraro il princip e

Chia questione Sì accapigliano e la soffocano cogli % . a i ; Ì aCcessOrii.

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Un po? di Storia.

Poi il Gioberti: la storia non l'ho fatta 10.

Cid sta bene anche per noi. Infinora abbiamo solo toccato in generale del partito ibrido c parassitico che s'è sopraddossato al Paese, ec che lo molesta fim- chè questo non se lo gratta di dosso. Ma sc da qui innanzi si andrà stringendo qualche cosa di più con- creto, c la storia non può essere se non concreta;

sc principierà a fur ficura o individuarsi qualche TE

zio, qualcho Caio c qualche Sempronio, giù s inten de che non è colpa nostra e che non ce li mettiamo noi, ma colpa loro, perchè vi ci son messi, anzi fic- cati con improntitudine da se medesimi.

La guerra oscurantista dol paladini del hulo con- {ro l’Istituto femminile delle Salesiano ebbe il suo - principio uffiziale nel Novembre del 1867. Riuscirono gli Ostrogoti facilmente a infinocchiare quel Deputa- to al Parlamento, che poco stante usciva per farsi bello e invitare sopra di sc gli occhi svagati del- laAssemblea e dol pubblico Italiano cho di lui non

«erano mai accorti, con una tiratina di rettorica or-.

nai unta c bisunta contro 1 preti c con una propo- sta pedagogica cascata già dal fumo del suo camino,

colla quale intendeva che si dovessero mandare i ca-

porali smessi dell'esercito a debellare gli analfabeti, a insegnare a leggere © scrivere e far di conti al fanciulli, nonchè il Catechismo m luogo dei Cappel-

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lani, e senza neppur escludere dalla grande idea le fanciulle, che, como ognun vede, in man del capo- rali potrebbero diventare tante Clorinde, Bradaman-

ti, Camille e Pantesileo. Ora egli è con questo ca- po ameno che si sono accordati i nostri Ostrogoti

nel civile intendimento di tribolare le Salesiano e

stancarle tanto da indurle a dover sciogliere l'Isti-

tuto. Il Capo ameno nella sua qualità conquistata d'Ispettore di Circondario scagliò addosso a quelle gentili Signore un ruvido comando, nel quale oltre

alla parte bruscamente legale, che risguardava l'ac-

conciamento dol Collegio alle forme della nuova lego ge, vera la parto russa, che fuori e sopra d' ogni leggo si arrogava le attribuzioni edilizio 0 politico-cri-

mnali di regolare l'armamento dello finestre dell’ ox-

Convento ed entrare perfino indiseretamente nella /0t- lette di quelle Signore, che non s'avrebbero mai cre- duto che un gran liberale, checchè ne dicano quel di Fagagna, volesse inceppare la libertà dei figuri N. Veramente, ora che il Deputato di Cremona è N vena di proposte al Parlamento, a quella piacevole dei caporali dovrebbe aggiunger l’altra, di fare una legge bene. articolata 0 chiara

l'Asse Keclesiastico, che governasso sapientemente, scanso di gravi disordini, la forma e il colore del ve- stito che devono usare lo Signore Maestre. Già 1m- Porta poco che restino intanto sospesi gli altri lavo- pecialmento quell’uggia delle fi- nanze e quella seccatura delle riforme amministrati”

Ve. Quindi dovrebbe domandare l'urgenza, certo che,

Per esempio l'Onorevole Castiglia, l appoggerebbe-

, non come quella del- .

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17 Quelle Signore, com’ era ben da credere di gente soggetta per ragionevolezza ce per abitudine alla leg- ge, dichiararono protitamente di conformare appieno il loro Istituto ai regolamenti governativi sull’ Istru- zione; risposero in questo senso agli articoli legali dell’ Ispettore, lasciando, ben s'intende, senza rispo- sta lc ingiunzioni del mandarino. Così rimase spun- tata lo prima lancia avventata contro quell’ Istituto.

Ma contemporaneamonte sarcbbero state chiuse anche le bocche degli Ostrogoti di piazza parlanti

fuor d’uffizio, sc per tali bocche ci fosse al mondo.

turacciolo bastante. Dicevano quello bocche che le Monache erano disutili e niente facevano pel Paese, c sì ripeteva in mille modi. questa menzogna ingrata

o calunniosa. Invece la cosa cera vergognosamente

tutto all'opposto. Le Monache mantenevano gratui- tamente a comodo c splendore del Paese un celebre Istituto, unico nel vasto territorio che si estende in largo da Udine a Treviso per oltre a cinquanta mi-

“glia, e in lungo assai di più dalle Alpi al mare. Si è detto gratuitamente, perchè la misura delle doz- zine più corta di molto che quella d'ogni altro Isti- tuto di simil genere è appena sufficiente a risarcire le spese, intantochè l’ insegnamento, la sorveglianza, la morale responsabilità, le cure spesso aftannose e sempre materne son nobile e prezioso frutto della sola cristiana carità. Quindi quella menzogna plateale apparisco chiaramente c schifosamente ingrata, per-

chè il Paese ha ricevuto tanto decoro e tanto van-

taggio dalle Monache senza csborsare un quattrino

nè torcersi un capello. Specchiatevi, Ostrogoti pol-

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(20)

16

troni c taccagni, in quello che oggi Udine e la Pro- vincia fanno e spendono per fondare un Istituto fem- minile, c s' impegnano di spendere per Î avvenire, €

poi diteci, se vi basta il muso, che le Monache, man- tenendovi senza il vostro minimo disturbo l'Istituto femminile, nulla fanno pel Paose. Diteci ancora sc è possibile che una comunità da sessanta a sottanta

persone tutte civili cho ne attraggono spesso dal di

fuori molte altre possano vivere in un piccolo paese Senza apportargli notevoli vantaggi materiali.

‘essun uomo discreto, visto il gran bene che giù facevano le Monache oratuitamente e con tanto loro sagrifizio al Paese, si sarebbo. fatto innanzi a pre- tendere ced esigere di più. Ma occorreva imbarazzarle e accattare pretesti per iscreditarle e così minare © rodere a poco a poco l’Istituto. Quindi si diceva che dovrebbero aprire una scuola per le figlio del povero popolo. In tal maniera col pensiero sinistro di mole- Stare congiurava il ‘pensiero spilorcio di risparmiare.

Mentro tanti altri Comuni, anche piccolissimi, anche poverissimi, aprivano dappertutto a proprie spese delle scuole femminili, qui si aveva così bassa idea c tan- to poca cura della dignità del Comune opulento di

S. Vi a “N 5 K i 4 qu

>. Vito da arrovellarsi per isgravarlo d'una sua spes®

doverosa, © fargl L fare la figura dello seroccono ad- dosso dello povor SO 0 Monache. Si può sfidare gli Ostro- gou “ Citatci un solo caso simile di Comune ricco che stasi abbassato tanto in. giù da imporsi come parassito vorace a una povera Comunità di femmine.

Iccovi, 0 Sanvitesi, come provvedono alla dignità

del vostro Comune questi vostri fari iluminatori!

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| 19 Eccovi con quanta bassezza sì misura da costoro

l'altezza dei tempito 0

Contuttociò le Monache ascendendo in alto colla magnanimità quanto gli altri discendevano in basso colla pidocchicria, con Icttera al Sindaco im data 27 Novembre 1867 gi offrivano di attivare una Scuola Elementare esterna per un primo esperimento, col fer-

mo proponimento di progredire e ben condurre il no- vello Istituto. La superiora chiudeva la lettera con queste parole: Confido che questa offerta surà per ot-

tenere l’aggradimento di questa buona popolazione, alla cui benevolenza questo Istituto desidera cormspondere col proprio operato. — Era, come ognun vede, un vincere c svergognare colla carità paziente una pre- tesa sfacciatà, colla generosità larga la più spilorcia gretteria. Ma quella offerta fu un dispetto alle mire che ancora si volevano tenere mascherate; onde fu dissimulata c tenuta nascosta quanto più sl poteva, indi neppur presa in considerazione e rimasta. senza alcun effetto. Lasciata cascare in tal modo l'offerta, perchè questa volta, noll’ altalena continua della ta- pinità avara col nero intento di soffocare l'Istituto, vinse la più trista delle due ignobili passioni, sl pensò di battere altra strada più tortuosa. Qui non si farà

che accennare per non andare im lungo ripetendo m-

utilmente quello ché con tanta chiarezza e senza ri-

sposta. nè fatta nò fattibile fu messo in vista dal-

l'opuscolo testà uscito col titolo: 17 anco Puese, dal quale apparisce ai ciechi che è un paese veramente ben governato così nella parte economica come nella

parte morale, cd anche che è un paese il quale eser-

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20

cita con eroica longanimità la virtù opposta all'ira (V. Catechismo).

Qualche azzeccagarbugli cavò fuori dal cassone delle bugie da fiera franca la assoluta necessità voluta dalla legge, perchè il Ministero possa concedere ai Co- muni l'abitato dei Monasteri femminili. Con questa frase ben gonfiata e hèn giocata si riuscì a farsi ce- dere dal R. Demanio la parte più importante c più es- senziale del Monastero per l'abitazione della Comu- nità e pei bisogni del Collegio. La Commissione go- vernativa. provocata dalla giusta opposizione insorta contro il guasto barbarico dell’ unità materiale e mo- rale di sì nobile edifizio, era composta di uomini, e

fece, ovvero si lasciò spingere a fare una di quelle corbellerie che spesso fanno gli uomini. Mise in car- ta, già s'intende sotto dettatura, l'assoluta necessità del Comune d’invadere il Monastero, c d'invaderlo propriamente in quella parté ch'era voluta dagli O- strogoti, c ch'era voluta appunto, perchè l'invasione

da quel solo lato riusciva a sconciare bruttamente il tutto, squarciandono il meglio e il più necessario se- condo lc esigenze d'ordine materiale, come secondo

‘quelle d’ordine morale, civile c disciplinare d'una Comunità. Infatti nel sistema di fabbricati che com- pongono il Monastero, una è la parte più gr ande, più ordinata, più salubre, cioè l'ala di mezzogiorno che si protende da na a ponente. Le rimanenti addossate a questa, acciecate quindi al mezzodì € volte alla deliziosa plaga di horea e del polo artico, formano la parte posteriore, accessoria 0 quindi in- fima del tutto; onde prese da sè e turpomente mu-

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21 tilate, per così dire, della lor testa, del loro organo respiratorio e del visivo, perderebbero il. meglio del loro valoré, che sta nell'essere sussidiarie all’ ala

principale. Ora è questa l’idea dispettosa degli Ostro- goti, d’ irrompere propriamente nell’ala principale dalla parte di mezzogiorno ed occuparne il primo piano e il pianterreno ove si trovano le stanze più necessa rie all'abitazione, como i due più decenti parlatorii, la cucina, il refettorio © via di seguito, altri luoghi indispensabili alla Comunità, deteriorando in siffatta guisa anche il resto che rimarrebbe ad uso della Co- munità dopo il vandalico sbranamento. 1 chiaro a tutti, eccettochè agli Ostrogoti, che un complesso ar- monico di fabbricati, dei quali eli uni sono necessari agli altri, e reciprocamente questi a quelli, ha il suo massimo valore, come la maggiore "comodità e hel- lezza; e che ridotti in pezzi 0 separati gli uni dagli

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‘altri, dimodochè vece di giovarsi 8 impediscono e

‘cendevolmente, perdono il loro va- si angustiano V I

ziale. Egli è su questa ragione lore complessivo e par

incontrastabile che si fondano i così detti prezzi di affetto, i quali giungono talvolta a cifre esorbitanti.

Così non la intendono gli Ostrogoti che spezzano ca-

pricciosamente ciò che possono ghermire, come fanno i bimbi tristarelli dei loro giocatoli. Iss1 imitano an- che quel ciuco di scolaruccio cho intendeva di fare

una bella operazione collo spostare le duc cifre del numero cinquantacinque, € indi sommarle, con che le riduceva a dicci. Ovvero fanno sovvenire quell’ crede ignorante d'un uomo dotto che entrato in biblioteca con un altro dotto già amico del testatore e vistolo

(24)

la mascher

22

innamorato d’un’opera rara in due volumi, gliene of- friva uno cortesemente in regalo.

Va da sè, che per indurre la Commissione go0- vernativa ad ammettere questo strazio del fabbricato, non c'era altro mezzo che persuaderla dell’ assoluta necessità del Comune, nè questa assoluta necessuà del Comune poteva fargi ammettere se non con roti-

Cenze c nascondimenti sleali d'altri luoghi adatti 0

adattabili, e d'altri mezzi abbondanti per provvedere

alle scuole popolari del paese, nel che appunto sta a e 1l pretesto per invadere il cuore del Monastero.

Sti, è una menzogna così fatta, ove non voglia- te barare colle parole, ma usarle in quel senso in

cut le usano i galantuomini, Se la cosa avesse ad Csscre portata a un tribunale, non v'è dubbio che questo, istituita. un’ inchiesta sulle condizioni reali h

di fatto di questo Comune, nonchè tenuto saldo il

vero valore della frase assoluta necessità, che esclude intieramento ogni altro mezzo ed implica una piena

Impossibilità di for

solutu necessità è una menzogna, Dunque se avete Ottenuto la con cessione di quell’ala del Monastero

sul fondamento dell assoluta necessità, il vostro pre-

teso diritto si fonda Sopra il brutto titolo della men- zogna: dunque è un divitto immorale, 0 appunto per questo, secondo la sana filosofia del diritto, non è diritto, per la semplicissima ragione, dice un grande filosofo, che ciò cho è storto non può essere diritto.

Che se la Commissione non ha usato la frase: 45

soluta necessità, cho è la condizione chiara e spic- L'assoluta necessità, 0 signori Ostro-

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e altrimenti, deciderebbe che l'as-.

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cata voluta dalla legge, allora il Governo vi ha con- cesso quello che non era in suo potere di concedervi:

perlochè la concessione è nulla, e potrà darsi che i

tribunali abbiano ancora a sentenziare infondato il

vostro diritto, dando torto a voi e al Governo, colla stessa indipendenza con cui testè gli hanno lu torto nella erronea applicazione della legge ai beni delle Iabbricierie.

Il torto poi della Commissione fu di dichiarare che anche colla sottrazione di quella parte importan- tissima del Monastero fosse possibile la sussistenza del Collegio femminile. Basti il solo fatto, che pochi.

anni sono le Monache pressate dalla sempre crescen- te concorrenza di educande, onde far luogo all’au- mento d'una mezza dozzina dovettero intraprendere nuovi lavori, e per pagarli contrarre un debito, che

ancora è assicurato con Ipoteca sulla loro abitazione.

Ora togliete loro due lunghi piani del maggiore fab- bricato, con parecchie dh di stanze, tra le qua- li le più grandi o le più necessario, e sappiatemi di- re come ci possa stare il Collegio. Ma poniamo pu-

re che con lavori di riduzione, col rincantucciarsi 6

accumularsi il Collegio sl possa malamente nicchia- ro: ma voi l’avreste con ciò confinato sì strettamen- te da torgli il fiato e ogni possibilità d’ aumento. Ai nostri giorni pel crescere della popolazione e pel dif-

fondersi sompro più del bisogno dell'istruzione, si fan- no in più luoghi lavori c sagnifizi a fine d' amplia ve 1 vecchi locali dei Collegi c renderli più capaci ad accogliere la maggiore concorrenza, cd insieme meglio accomodati per spazio, aria, luce ed esposi- I

la

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24 | I

zione in buona plaga all'igiene degli alunni. A S.

Vito invece la Commissione permette che si vada a

ritroso dei tempi, si mette un Istituto in tali stret- tore, nelle. quali non possa respirare, nè molto meno

svilupparsi, gli si tolga la luce più Îeta e l'aria più salubre. Che gli Ostrogoti la intendano così, non è da stupire. anzi è molto naturale; la meraviglia è che un R. Provveditore incaricato della pubblica istruzione abbia chiuso l'occhio sopra un sì fitto oscu- rantismo.

Ma vè di peggio. Il citato Opuscolo narra la storia delle vie sinistre per le quali si giunse, dagli Ostrogoti a impadronirsi del brolo del Monastero, che il R. Demanio era disposto a lasciare in affitto alla Comunità. Noi non la-ripeteremo, poichè abbiamo già abbastanza di che sfiorare in altre pertinenze della bassa cronaca. Solo osserveremo, che in un Istituto femminile, dal quale le alunne per ragione di sana disciplina non conviene che escano, come i collegia=

li maschi, a gironzare per le contrade c per le cam- pagne, un adiacente giardino in cui possano libera- monte pigliare l’aria aperta, c passeggiare, e gloca- re, c correre è una condizione indispensabile, e un tesoro tanto più prezioso quanto ne è maggiore l'am- piezza; onde chi ha cuore e intelligenza in queste cose dovrebbe rigettare come una bestemmia ogni proposta di restringerne lo spazio, c accogliere come una rara ventura l'occasione di dilatarlo. Ora il re- sto s'intende da sc, giusta la regola ormai costante dei nostri Ostrogoti, d’andare sempre a rovescio del bene e del meglio. Si tirò fuori un'altra assoluta

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PA E

necessità. Questa per avventura non aiutava a ma-

scherarsi lo zelo ipocrita delle scuole popolari di fan- ciulli e fanciulle. Si trattava invece di bestie da cor- na e da calci, per le quali si può avere una mag- giore simpatia, ma non è lecito il dirlo; si trattava insomma ‘dell’assoluta necessità d'una fiera. Non oc- corre dire che. ci sarebbero stati altri siti più accon- cl per ogni verso, onde l'assoluta necessità d'un sito unico non c'era, ma solo necessità relativa, locchè è appunto il contrario d’assoluta. Ma conveniva tro- vare anche questo titolo per scalare e invadere il Monastero alla guisa dei Saraceni che invasero quel- lo di S. Chiara d’ Assisi. Così s'è già fatto, c il ma- gnifico brolo è già devastato quasi per metà. Sicco- me poi il genio Ostrogotico dove ‘spiccare ariche nel modo della devastazione, si tirò una linca di divi sione così slogata cd obliqua, che è il vero simbolo delle testo e delle intenzioni, poichè deviando dal suo retto andamento, riesce a rendere irregolari e sghem- be le figure o lo arce così della piazza designata per la fiera, come del brolo amputato, che a patti da ghetto si lasciò in affitto alla Comunità. |

Or diteci di grazia, illustrissimi oscurantisti, non v'è passato mai por la mente, che sce tornassero 1 vostri padri venerandi, c vedessero le vostre deva- stazioni fatte e divisate in quel luogo che per loro era sì sacro, avrebbero da dirvi qualche cosa di au

stero o si volgerebbero da voi con orrore? Ritenete forse che sia segno di cuore ben fatto e augurio di bella civiltà il calpestare i sentimenti più solenni e più vivi dei vostri padri, benchè estinti? Ma vol 0pl-

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26 I

nate che 1 vostri padri fossero barbari. In tal caso

vi sta bene quell’epigramma romano, a ‘proposito di

devastazioni: Quod non fecere barbari, fecere Barba- rin. Intendete il latino ?

——T 0-0-002€E00-0-0—__.

(29)

IV.

La storia si fa peggiore.

N el Novembre del 1868, cioè un anno dopo che l'offerta delle Salesiane di aprire una scuola era stata gettata in tasca, il Municipio invitavale a proporgli un progetto regolare della ‘scuola che intendevano di fare, e in qual sito del Monastero, e a quali condi- zioni. Le buone Signore, benchè trattate per le piazze a piena bocca ec con quel bel fondamento che si sa, da ostinato, capricciose, intrattabili, continuarono.

nella prova paziente e cristiana di vincere in dono malum. L'orse anche credevano nella loro buona fede

che il tempo avesse apportato qualche frutto e che sì cominciasse a rinsavire. Quindi commisero, a spese loro, allo stesso Ingegnere che suol servire il Comune,

di compilare un progetto per le riuove scuole femmi-

ml popolari in parte ugualmente comoda alle alunne, ma che avrebbe guastato assai meno il complesso e l'ordine della loro abitazione e dell'Istituto interno.

Il progetto fu presentato al Municipio il 19 Novem-

bre. Le Monache si obbligarono: 1.° di cedere i lo-

cali designati per quattro Classi di scuole femminili,

e dei quali esse hanno il legale possesso a vita;

2. di dirigere le scuole, e provvederle di Maestre, nonchè del necessario servizio; 3.° di restituire 0 ri- fare in altro sito del Monastero a proprie spese 1 lo- cali occupati dalle nuove scuole necessari alla Co- munità; 4.° di concorrere con lire 1000 all’ adatta-

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28

mento delle nuove scuole. Affinchè poi queste offerte generosissime, come ognun vede, non diventassero sciocche, vi si annetteva la ben ragionevole condi- zione che il Comune lasciasse a uso della Comunità tutte quelle parti del Monastero che il Municipio aveva .comperate all'asta o fattesi cedere, nel modo che s'è visto, dal Governo, pur rassegmandosi al rozzo taglio del brolo per la fiera. I |

L'offerta fu accolta con dispetto. Forse perchè troppo ristretta c scarsa? Tutt'altro: anzi perchè cs- sendo troppo larga c generosa, imbarazzava peggio gl’ intenti degli Ostrogoti. L’ Opuscolo ‘/ mio paese tratta questo punto dal lato cconomico con misure

‘ Piuttosto timide che ardite, c vi si può vedere il grosso tornaconto del comune. Ma basta un colpo d'occhio sincero, e che non scatti come fanno i guerei dalla parte sostanziale agli accidenti secondari, per rico- noscere luminosamente gli utili economici del Comu- ne, senza parlar dei morali. Il dispendio per le scuole femminili popolari doveroso per il Comune non può montare a meno di L. 2400 annue, cho rappresen- fano un capitale di I. 40000. Invece il Comunco non ha investito negli acquisti che ha fatto all'asta se non la somma di L. 12000.

l vero che esso cedeva i due piani della grande ala, ma questi essendo un regalo ghermito, nulla gli costano, c d'altra parte sarebbero abbondantemente

compensati, anche ridotti a prezzo, dalla “Cessione dell’ arca e fabbrica per le scuole femminili esterne

e dalla conservazione dell'Istituto interno.

Sì tenga poi dinanzi agli occhi quosto impor-

(31)

29 tantissimo aspetto della cosa, non mai abbastanza

considerato, cioè che Ie Monache sì offrivano a questi sacrifizi, non già per alcun vantaggio 0 comodo pro- I puo, ma bensì. c si noti debitamente, per poter con- timuare nell'altro gravoso sacrifizio di mantenere con molte fatiche e senza nessun compenso al mondo l’Istituto femminile interno. Non v'è cosa più di questa innegabile, che la sola carità le induce a te- nersi le fatiche e le cure spesso affannose dell’ edu- cazione, cioè a far sacrifizi nuovi all'unico fine di poter proseguire nei vecchi, e che invece, umana- mente o cgoisticamente parlando, sarebbe per loro una gran festa il giorno in cut potessero sollevarsi d’un peso così grave c così privo d'ogni terreno compenso qual è l’Istituto femminile. Ma questo aspetto grande, nobile, eccelso della cosa non.si in-

tende e non si vede dagli occhi loschi degli Ostro-

goti, Ovvero anche non si vuol vedere, perchè ogli è da questo che spicca maggiormente la norezza del

loro intento. |

Ora facciamo un salto sulle circostanze che ac- compagnarono il C Sonsiglio Comunale, in cul sì aveva a deliberare intorno alla offerta dello Monache, c tu- riamoci il naso sul pattume che in fondo vi faceva sedimento e sulla schiuma della superficie. Dagli ef- fetti si riconoscono le cause.

Il Municipio in data 3 Dicembre 1868 comu-

nicava alle Monache un ordine del giorno adottato

dal Consiglio Comunale a scarsa maggioranza, pro-

cacciata come, non si dice; secondo il quale si accet- tava l'offerta delle scuole femminili, ma con accet-

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