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CAPITOLO 4: Zuccodoro

4.3 Commento traduttologico

4.3.5 Fattori culturali

Ogni lingua è nata per meglio rappresentare la cultura e il popolo che la utilizzano; per questo molte volte si trovano nel prototesto alcuni termini che fanno riferimento a elementi appartenenti a una cultura altra da quella del lettore. Può capitare che il significato di tali termini non si presti a una traduzione chiara e specifica nella lingua di arrivo, e che sia richiesto un intervento da parte del traduttore per ovviare al problema e cercare di trasmettere il significato del termine facendo da ponte tra due culture diverse. Tra queste parole, chiamate “realia”, si possono incontrare elementi caratteristici della vita quotidiana

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o appartenenti alla cultura tipica di un determinato popolo, che non si riscontrano in altri ambiti.

Per quanto si sia cercato di mantenere fede al metatesto in questione, alcune volte sono state necessarie delle variazioni di alcuni elementi presenti nella narrazione perché non condivisi da entrambe le culture dei lettori modello.

Il termine hulu 葫芦, ad esempio, che ricorre piuttosto spesso nel prototesto e presente anche nel nome cinese di Zuccodoro, è stato semplicisticamente tradotto con “zucca”. In realtà con questo termine un italiano identifica l’idea dell’ortaggio comunemente utilizzato nelle ricette di cucina o per creare la caratteristica lanterna di Halloween. La precisa traduzione di questa immagine, però, è nangua 南瓜. Il termine hulu 葫芦, invece, identifica ciò che in Italia viene chiamato con il termine tecnico Lagenaria siceraria, comunemente denominata con nomi differenti, da “zucca a fiasco” a “zucca da vino”, da “zucca bottiglia” a “cocozza”.152 Con questo termine si intende un tipo particolare di pianta dalle foglie quasi cuoriformi appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee che produce zucche di varie dimensioni e forme che si possono utilizzare sia in cucina perché ricche di vitamine sia per la realizzazione di contenitori per liquidi o altri oggetti, tra cui anche strumenti musicali. Dato lo scarso utilizzo di questo ortaggio nella cultura italiana, la strategia adottata per la traduzione di questa parola è quella della sostituzione del termine cinese con uno italiano di simile significato ma di uso quotidiano e facilmente comprensibile anche per un bambino. Con il termine zucca, infatti, si designa tutto il mondo delle Cucurbitacee, comprendendo anche quello della zucca lagenaria che, al contrario della grande popolarità di cui gode in Cina e in Asia in generale, in Italia è molto poco conosciuta. In questo modo viene ovviato il problema della traduzione di un termine specialistico appartenente all’ambito botanico di cui il lettore modello italiano non può, per ovvie ragioni, essere a conoscenza; in questo termine è insita, quindi, una connotazione cultuale che differenzia il pubblico del metatesto da quello del prototesto.

Dal momento che l’autore del prototesto non ritiene necessaria una delucidazione ulteriore sulle connotazioni fisiche di Zuccodoro, poiché implicite nel suo stesso nome e conosciute e condivise anche dal lettore modello, si è ritenuto opportuno aggiungere delle

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delucidazioni a riguardo nella parte introduttiva del metatesto in cui viene presentato il personaggio di Zuccodoro per la prima volta:

从前有一个宝葫芦宝葫芦宝葫芦, 它不但会开口说话, 还能为它的主人实现任何愿望。 宝葫芦

C'era una volta una magica zucca a forma di bottiglietta di nome Zuccodoro che poteva realizzare qualsiasi desiderio.

Grazie a questa espansione si fornisce al lettore una minima descrizione del termine cinese, il cui aspetto denotativo verrebbe altrimenti parzialmente perduto in traduzione. Tramite questo stratagemma traduttivo il lettore ha modo di rendersi conto che ciò di cui si parla non è la figura di una comune zucca.

Un altro problema traduttivo causato da elementi culturali è riscontrabile nella frase seguente con il termine doufuzha 豆腐渣.

“可别弄出个‘豆腐渣’工程!”

"Non sei nemmeno capace di fare un misero progetto!"

Letteralmente la parola doufuzha 豆腐渣 indica i rimasugli del tofu. Il tofu, altrimenti detto anche caglio di semi di soia, è un prodotto alimentare derivato “dalla cagliatura del succo ricavato dalla soia e dalla successiva pressatura in blocchi”153, diffuso e utilizzato in quasi tutto l’estremo oriente.

Nella frase presa in considerazione il problema traduttivo non risiede nella resa del termine stesso, ma nel suo utilizzo come aggettivo. Il senso che la frase vuole trasmettere è l’incapacità di costruire anche qualcosa di molto semplice, come può essere il tofu, elemento tipico della cucina tradizionale cinese. Tradurre questa frase con “Non sei nemmeno capace di fare il progetto di un pezzettino di tofu!” risulterebbe alquanto strana all’orecchio di un madrelingua italiano, ammettendo che conosca cosa sia il formaggio di soia. La problematica fondamentale è l’elemento culturale alla base della frase: il tofu è qualcosa che è stato importato in Italia dalle popolazioni asiatiche, non è un cibo tipico della cucina italiana. Lasciare invariato una traduzione letterale, quindi, sarebbe un elemento di disturbo e sbigottimento per il lettore italiano. Si è pensato, dunque, di esprimere lo stesso identico messaggio spregiativo sostituendo il termine in questione con un aggettivo che indicasse

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l’idea di semplicità ovvia: ciò consente una lettura più scorrevole senza intralci culturali che non gioverebbero alla comprensione del significato reale della frase.

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