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Fattori di rischio negli animali da reddito

2. TOXOPLASMOSI NEGLI ANIMALI DA REDDITO E RISCHI PER L’UOMO

2.1. TOXOPLASMA GONDII IN ALLEVAMENTO

2.1.3. Fattori di rischio negli animali da reddito

Diversi studi hanno indagato riguardo alcuni fattori di rischio che possono determinare un aumento della prevalenza di T. gondii a livello aziendale (Opsteegh M. et al., 2016).

Management aziendale: Si ritiene che gli animali tenuti al pascolo e allevati in condizioni estensive o semi-estensive siano più esposti all’infezione poiché hanno una maggiore probabilità di ingerire oocisti di Toxoplasma, rispetto agli allevamenti intensivi dove gli animali sono confinati in strutture che limitano l’accesso all’ambiente esterno ed è possibile attuare più agevolmente ed efficacemente procedure di biosicurezza. (Guo M. et al., 2015; Dubey J.P., 2009b; Gebremedhin E.Z. et al., 2013).

Generalmente i piccoli ruminanti contraggono l'infezione principalmente al pascolo con l'ingestione di oocisti sporulate (Mancianti F. et al., 2013; Dubey J.P., 2009b). Molti sono gli studi che hanno dimostrato che i fattori di rischio associati con l'infezione da T. gondii sono simili per la specie ovina e caprina (Tzanidakis N. et al., 2012; Garcìa-Bocanegra I. et al., 2013; Kantzoura V. et

al., 2013; Lopes A.P. et al., 2013). Le capre sono ritenute maggiormente esposte alla toxoplasmosi rispetto alle pecore, a causa della loro più intensa attività e ai numerosi spostamenti, che aumentano la probabilità di contatto con fonti contaminate (Abu-Dalbouh M.A. et al., 2012).

Una correlazione positiva tra allevamento estensivo ed aumento della prevalenza è stata ritrovata per la specie suina (Bacci C. et al., 2015; Feitosa T.F. et al., 2014; Pastiu A.I. et al., 2013; Dubey J.P. et al., 2012), ovina (Cenci-Goga B.T. et al., 2013; Tzanidakis N. et al., 2012; Klun I. et al., 2006), e caprina (Mancianti F. et al., 2013). Tuttavia AA hanno riscontrato un aumento del rischio di infezione anche per le pecore allevate in strutture aziendali intensive che vengono tenute in promiscuità a gatti e topi, considerati principali serbatoi nella diffusione dell'infezione (Tzanidakis N. et al., 2012).

Anche l’affollamento è risultato essere un fattore di rischio significativo per l'infezione, in relazione alle condizioni di allevamento in cui sono tenuti gli animali (Cenci-Goga G. et al., 2013).

Età degli animali: Differenti autori hanno osservato in pecore e capre una differenza significativa tra i tassi di positività degli animali giovani rispetto agli adulti che è stata correlata all’età (Romanelli P.R. et al., 2007; Pinheiro J.W. et al., 2009; Vesco G. et al., 2007; Katzer F. et al., 2011; Hutchinson J.P. et al., 2011; Cavalcante A.C.R. et al., 2008; Ramzan M. et al., 2009). In realtà gli animali anziani che traggono nutrimento prevalentemente al pascolo, sono esposti alla fonte d’infezione per un periodo di tempo più lungo, mostrando tassi di sieroprevalenza più elevati (Opsteegh M. et al., 2016; Dubey J.P., 2009b; Katzer F. et al., 2011).

Anche nel suino, all’aumentare dell’età corrisponde un aumento della sieropositività nei confronti di T. gondii, motivo per il quale nelle scrofe la prevalenza è più alta rispetto ai suini industriali destinati alla produzione di carne che hanno una vita relativamente più breve (Garcìa- Bocanegra I. et al., 2013; Berger-Schoch A.E. et al., 2011; Halovà D. et al., 2013).

Fonti di approvvigionamento dell’acqua: La contaminazione delle acque con oocisti permette l’ulteriore diffusione del parassita. L'uso di acqua stagnante o di superficie, come fonte di approvvigionamento dell’acqua di abbeverata degli animali, aumenta in modo significativo il rischio di contrarre l’infezione. Questo rischio è stato segnalato soprattutto per i piccoli ruminanti (Tzanidakis N. et al., 2012; Romanelli P.R. et al., 2007).

Presenza di felini in allevamento: Il gatto domestico, in particolare i gattini rispetto agli adulti, rappresenta il principale fattore di rischio per gli animali da reddito (Buxton D. & Rodger S., 2008). Alte sieroprevalenze sono state associate alla presenza di gatti in quasi tutte le aziende campionate.

Nonostante la disseminazione della forma oocistica avvenga per un periodo di tempo limitato, l’elevato numero di elementi infettanti dispersi e la loro notevole resistenza alle condizioni ambientali avverse, aumenta in maniera significativa la possibilità di ingestione da parte degli animali e quindi la probabilità d’infezione. Tale fattore di rischio è stato riportato sia per gli ovini (Vesco G. et al., 2007; Abu-Dalbouh M.A. et al., 2012; Cenci- Goga G. et al., 2013; Guimaraes L.A. et al., 2013; Mendonca C.E. et al., 2013; Romanelli P.R. et. al., 2007; Andrade M.M.C. et al., 2013) che per i suini (Garcìa- Bocanegra I. et al., 2013; Assadi-Rad A.M. et al., 1995). Alcuni ricercatori, tuttavia, non hanno osservato alcun legame tra la presenza di gatti e la maggiore prevalenza del parassita in allevamento per la specie ovina (Cosendey-KezenLeite R.I. et al., 2014; García-Bocanegra I. et al., 2013) e caprina (Mancianti F. et al., 2013). Tuttavia il loro accesso nei locali di stoccaggio delle derrate alimentari e all’acqua di abbeverata destinate al gregge è stata positivamente associata ad un elevato livello di sieroprevalenza (Cenci-Coga B.T. et al., 2013; Romanelli P.R. et al., 2007).

Presenza di roditori e di altri animali selvatici: La promiscuità con roditori, uccelli e piccoli animali selvatici, che fungono da ospiti intermedi veicolando le forme cistiche del protozoo, favorisce la persistenza del ciclo di T. gondii negli allevamenti. Essi infatti rappresentano non soltanto una possibile preda per l’ospite definitivo, ma anche per gli altri animali da reddito onnivori, come il maiale. La mancanza di sistemi di controllo per i roditori è stata associata ad una maggiore prevalenza del parassita soprattutto per la specie suina (Hill D.E. et al., 2010; Kijlstra A. & Jongert E., 2008; Villari S. et al., 2009; Garcìa- Bocanegra I. et al., 2013), ma anche per quella ovina (Romanelli P.R. et al., 2007).

Fattori climatici: Uno studio ha riportato che aziende agricole situate in regioni con umidità più elevata, caratterizzate da frequenti precipitazioni piovose e temperature elevate presentavano un maggiore rischio di seropositività (Garcìa-Bocanegra I. et al., 2010). L’effetto delle variabili relative al clima potrebbe essere spiegato dal fatto che un'alta umidità può favorire la sopravvivenza delle oocisti mentre la temperatura elevata abbrevia il tempo di sporulazione delle oocisti.

Effetto Stagionale: Esiste un singolo studio che esamina l’effetto stagionale sulla seropositività di suini da ingrasso macellati. È stato osservato in un numero limitato di aziende che i suini macellati in autunno o in inverno hanno un rischio maggiore di contrarre l’infezione rispetto ai suini macellati in altre stagioni (Schulzig H. S. et al., 2005). Questo studio concorda con altre ricerche riguardanti gli effetti stagionali sulla percentuale di gatti che disseminano oocisti di T. gondii; infatti è possibile che questi stessi effetti stagionali influenzino la prevalenza dei suini positivi all’infezione negli allevamenti.