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Fattori di rischio predittivi legati alla comunità ed al quartiere

Nel documento DIPARTIMENTO DI MEDICINA E CHIRURGIA (pagine 46-49)

1.3 Predittori significativi dei comportamenti devianti nella prima e nella seconda infanzia

1.3.5 Fattori di rischio predittivi legati alla comunità ed al quartiere

Crescere in un ambiente avverso aumenta la probabilità che un giovane venga coinvolto in gravi attività criminali durante l’adolescenza. La ricerca esistente punta fortemente sulla relazione tra alcuni tipi di quartieri residenziali ed alti livelli di criminalità fra i giovani ed indica una serie di meccanismi che possono spiegare questa associazione tra vicinato e criminalità giovanile. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per migliorare la comprensione dei meccanismi coinvolti, il legame fra l’ambiente di vicinato e la grave criminalità giovanile è sufficientemente chiaro da indicare la necessità di un’attenzione particolare ai fattori di vicinato nella progettazione di misure di prevenzione e controllo.

Due diversi tipi di ricerca (Sutherland, 1939; Shaw & Mckay,1942) sottolineano l’importanza dell’ambiente sociale nel causare comportamenti antisociali e criminalità. In primo luogo, la ricerca sulle caratteristiche delle comunità rivela la distribuzione geografica estremamente disomogenea dell’attività criminale. In secondo luogo, la ricerca sullo sviluppo umano sottolinea costantemente l’importanza dell’ambiente nell’emergere di comportamenti devianti e antisociali. La maggior parte dei ricercatori sono concordi sulla continua interazione tra persona e ambiente come caratteristica fondamentale dei processi di sviluppo. Sebbene alcune persone e famiglie possano essere fortemente a rischio di comportamenti devianti in qualsiasi tipo di ambiente, vivere in un quartiere in cui ci sono alti livelli di povertà e criminalità aumenta il rischio di coinvolgimento in reati gravi per tutti i bambini che crescono lì.

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Dall’inizio del XX secolo, gli studiosi urbani hanno studiato il ruolo dell’urbanistica e della povertà nell’aumento della criminalità. La rapida crescita urbana e la mobilità della popolazione, insieme a forti differenziazioni socioeconomiche nello spazio urbano, sono state associate al crollo del controllo sociale e all’aumento della criminalità (Zorbaugh,1929). Studi ecologici classici hanno mostrato che i quartieri con un’elevata povertà vicino a distretti industriali e commerciali mostravano i più alti livelli di delinquenza e criminalità (Shaw e McKay 1942). Questi livelli sono persistiti per decenni anche quando il vicinato è cambiato drasticamente, indicando che condizioni strutturali come la povertà del vicinato hanno contribuito alla delinquenza ed alla criminalità al di là della disposizione individuale.

Lo studio delle influenze della comunità sulla delinquenza è aumentato rapidamente in tutte le discipline. I ricercatori hanno confermato che i quartieri caratterizzati da svantaggio strutturale evidenziano alti tassi di criminalità e violenza giovanile (Bursik e Grasmick, 1993;Loeber e Wikstroem, 1993;Ludwig, Duncan, e Hirschfield, 2001;Simcha-Fagan e Schwartz, 1986) e che queste associazioni sono ampiamente spiegate dai processi sociali che avvengono all’interno delle comunità (Elliott et al., 1996 ;Sampson e Groves, 1989 ; Sampson, Raudenbush e Earls, 1997). Un altro ampio corpo di ricerca documenta gli importanti collegamenti fra pratiche genitoriali inefficaci, coinvolgimento dei giovani con coetanei devianti e comportamenti delinquenziali durante l’adolescenza, inclusa la violenza (Dishion, Duncan, Eddy, & Fagot, 1994; Henry, Tolan, & Gorman-Smith, 2001; Patterson, Dishion e Yoerger, 2000; Thornberry, Lizotte, Krohn, Farnworth e Jang, 1994).

Per studiare gli effetti del funzionamento della comunità sui giovani, i ricercatori hanno fatto una distinzione tra struttura di quartiere e processi sociali di vicinato. La struttura del vicinato si riferisce alle caratteristiche sociodemografiche o compositive della comunità (ad esempio, il tasso di occupazione) e viene generalmente misurata utilizzando i dati raccolti dal censimento decennale del paese. I processi sociali di quartiere, invece, si riferiscono all’organizzazione sociale della comunità (ad esempio le connessioni sociali fra i vicini) e vengono solitamente valutati sulla base delle percezioni dei residenti di come funzionano le loro comunità. Shaw e McKay (1942/1969) sono stati i primi a

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proporre che i fattori strutturali deboli del vicinato- povertà concentrata, mobilità residenziale ed eterogeneità razziale ed etnica - sono collegati a tassi più elevati di delinquenza giovanile poiché portano alla disorganizzazione sociale intesa come “incapacità di una struttura comunitaria di realizzare valori comuni per i suoi residenti e di mantenere controlli sociali efficaci” (Sampson & Groves, 1989 , p. 777). In effetti, una serie di fattori organizzativi sociali è stata collegata alla devianza adolescenziale, inclusi i disordini di vicinato e le deboli connessioni sociali tra vicini, bassi livelli di controllo sociale informale (inteso come misura in cui i residenti si aiutano a vicenda per regolare il comportamento dei giovani nel quartiere) e bassi livelli di efficacia collettiva (una combinazione di controllo sociale informale e connessioni sociali).

Per spiegare le variazioni nei reati minorili, negli ultimi anni, due strutture per la comprensione degli effetti del vicinato hanno ricevuto un’attenzione significativa: il modello delle relazioni e dei legami ed il modello delle norme e dell’efficacia collettiva (Leventhal & Brooks-Gunn,2004). Il primo modello attinge dalle teorie sullo stress familiare (Conger, Ge, Elder, Lorenz, e Simons, 1994; McLoyd, 1990) e suggerisce che il legame tra vicinato svantaggiato ed esiti delinquenziali è mediato dai comportamenti genitoriali (come ad esempio la supervisione) e dalle caratteristiche dell’ambiente familiare (ad esempio il livello di difficoltà economica); il secondo modello attinge dalle prospettive dell’organizzazione sociale e suggerisce che il legame tra vicinato svantaggiato e delinquenza è ampiamente mediato dalle norme e dal comportamento del gruppo dei pari (ad esempio il livello di atteggiamenti ed attività devianti). Nel corso degli anni sono emerse prove a sostegno di entrambi i modelli. In linea con il modello delle relazioni e dei legami, una serie di studi ha indicato che gli adolescenti che vivono in quartieri poveri e pieni di criminalità (rispetto a comunità sicure e ricche di risorse) riferiscono di avere meno supporto e supervisione da parte dei genitori (Furstenberg, 1993;

Klebanov, Brooks-Gunn, & Duncan, 1994), entrambi correlati a livelli più elevati di comportamenti antisociali ed altri comportamenti devianti durante l’adolescenza. Coerentemente con il modello sull’efficacia collettiva, gli studi hanno scoperto che il coinvolgimento dei giovani con coetanei

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devianti è un importante mediatore degli effetti di vicinato sui reati. Infatti, lo svantaggio della comunità e la disorganizzazione sociale sono positivamente correlati al rapporto dei giovani con amici devianti (Brody et al., 2001; Ge, Brody, Conger, Simons, e Murry, 2002).

I risultati di una ricerca condotta da He Len Chung e Laurence Steinberg (2006) suggeriscono che concentrarsi solo su un microsistema, i genitori o il gruppo dei pari, può portare a modelli di rischio troppo semplicistici per i reati minorili. Nello specifico evidenziano che il legame fra i disordini nel vicinato ed i coetanei devianti è stato parzialmente spiegato da una genitorialità inefficace, mentre il legame fra coesione sociale e devianza tra i pari è diventato importante solo dopo aver preso in considerazione la genitorialità. Il legame positivo trovato tra coesione sociale e devianza tra i pari è coerente con le argomentazioni secondo le quali nella comunità mal funzionanti, forti legami sociali di vicinato possano interferire con gli sforzi sociali di stabilire un controllo sociale informale e aumentare il rischio per i giovani di essere coinvolti in amicizie devianti (Anderson,1999; Patillo-McCoy,1999).

Nel documento DIPARTIMENTO DI MEDICINA E CHIRURGIA (pagine 46-49)