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Anche sulla base della precedente affermazione per la quale l’italiano è una lingua che, a differenza del cinese, predilige strutture frasali complesse, l’utilizzo della punteggiatura nella lingua cinese non rispecchia esattamente l’uso che se ne fa della stessa nella lingua italiana. A prescindere dalla cosiddetta “virgola rovesciata” utilizzata per la creazione di elenchi, ma non presente all’interno del calderone della punteggiatura italiana, per quanto riguarda l’interpunzione comune alle due lingue vi sono alcune discrepanze che ho riscontrato all’interno dei due prototesti.

Pongo all’attenzione alcuni esempi pratici:

wǒ yě chéngkěn de xīwàng, zhèxiē chángjiàn niǎolèi qímiào de shēnghuó fāngshì, nénggòu jīfā gèwèi xiǎopéngyǒu zài yěwài jìnxíng zìran guānchá de xìngqù, jìn'ér chéngwéi yīwèi xiǎoxiǎo zìran guānchájiā 我也诚恳地西望,这些常见鸟类奇妙的生活 方式,能够激发各位小朋友在野外进行自然观察的兴趣,进而成为一位小小自然观察 家 reso come “spero vivamente che la descrizione dei travolgenti stili di vita delle più comuni specie di uccelli riescano a suscitare in ciascuno di voi, miei piccoli lettori, l’interesse per l’esplorazione naturale all’aria aperta guidandovi sul sentiero per diventare dei piccoli osservatori dell’ambiente naturale.”

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Come si può notare, la prima virgola nell’estratto in lingua cinese serve a demarcare il topic della frase. Quest’uso non trova però corrispondenza nella versione tradotta in cui, per non interrompere bruscamente il senso della frase, ho preferito far ricorso a un “che” congiunzione.

La seconda virgola, nella porzione di testo in lingua cinese, separa invece un nome e un ausiliare, anche qui la stessa separazione risulta straniante in lingua italiana e, per questo motivo, ho dovuto operare un riadattamento all’interno della struttura della frase unendo nome e ausiliare e rendendo infisso, per evitare una frase eccessivamente lunga, il beneficiario cui è rivolta l’orazione (xiǎopéngyǒu 小朋 友 “miei piccoli lettori”).

La terza e ultima virgola, sempre guardando all’interno dell’estratto cinese, separa un nome da una congiunzione. Sebbene in italiano la separazione nome – congiunzione sia ammissibile attraverso l’interpunzione, in questo specifico caso sarebbe, nuovamente, risultata brusca all’occhio di un lettore madrelingua italiano. Per ovviare a questo problema ho voluto affidare la relazione proposizione – finale che sussiste tra le due frasi alla preposizione semplice “per”.

Essendo la lingua cinese priva di preposizioni o pronomi indefiniti che svolgono funzione di congiunzione, un cinese madrelingua farà dunque largo uso della virgola anche dove un italiano utilizzerebbe altri escamotage grammaticali. Casi come questo si riscontrano quindi frequentemente in entrambe le opere, ma le virgole non sono gli unici segni di interpunzione a venire usati diversamente tra lingua cinese e italiana.

Altro ruolo importante lo svolge il punto che, talvolta, viene utilizzato in lingua cinese un po’ come la virgola nella sua funzione di mettere in risalto una determinata locuzione.

Vediamo un esempio:

hūn'àn de dēngguāng xià, zuówǎn wènlù de nǎge mǎnliǎn húchá de dàhàn, hé zhāxiū gè bà zhuōzi yībiān chīhē. zhuōzi yǐyǒu sān sì zhǐ kōng jiǔpíng.昏暗的灯光下,

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昨晚问路的那个满脸胡茬的大汉,和查修各霸桌子一边吃喝。桌子已有三四只空酒瓶。 reso come “c’era una tenue luce di lampada e quell’uomo con la barba ispida che la sera prima gli chiese indicazioni; costui mangiò e bevve al tavolo insieme a Zha Xiu sul quale erano presenti già tre o quattro bottiglie di vino vuote.”

Esaminando la posizione dei punti all’interno dell’estratto di lingua cinese e confrontandoli con la relativa traduzione, si può notare che il primo punto poteva tranquillamente essere sostituito, nell’estratto cinese, da una virgola. L’utilizzo di tale segno d’interpunzione è stato dunque una libera scelta dell’autore per conferire maggiore rilevanza alla breve frase che segue il primo punto. Anche in italiano è possibile dare spessore a brevi porzioni di testo inserendole tra due punti ma, in questo caso specifico, la ripetizione dell’oggetto (zhuōzi 桌 子 “tavolo”) ha reso impossibile questa opzione. Infatti, sebbene in lingua cinese la ripetizione non risulti per nulla straniante, in lingua italiana crea, come già accennato nei sottocapitoli precedenti, un pesante effetto di ridondanza; ho preferito così impiegare il pronome relativo “sul quale” per unire le due frasi e ovviare al problema.

Altro segno di interpunzione che ho talvolta dovuto eclissare o spostare all’interno della frase in traduzione, per rendere al meglio la locuzione, è il punto esclamativo.

Propongo anche qui un esempio:

hē! hē! méi jiàndào huā yěyā qǐchì, jiù tīngdào tāmen gāgā jiào! 呵!呵!没见到花野 鸭起翅,就听到它们嘎嘎叫!reso come “Ahah! Oh piccoli anatroccoli, non vi ho mai visto alzarvi in volo ma ho solo sentito il vostro starnazzare, … ”

Ciò che in questa frase mi è saltato subito agli occhi durante il processo traduttivo è l’inserimento di un punto esclamativo interno all’onomatopea indicante la risata. Se questa strategia per indicare una risata fragorosa può risultare normale in lingua cinese, in lingua italiana avrebbe reso invece un effetto più straniante; per ovviare a questo problema ho così deciso di omettere il primo punto esclamativo

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presente nell’estratto cinese e di mantenere soltanto il secondo a seguire il fonosimbolismo.

Per quanto riguarda il secondo punto esclamativo, ho invece preferito eliminarlo e unire la locuzione italiana alla frase successiva; ho optato per questa scelta perché, nella versione italiana, risulta già evidente il carattere del pathos che lo scrittore ha voluto conferire a questa frase; l’inserimento di altri punti esclamativi sarebbe risultata, a mio avviso, troppo pesante.

Vorrei trattare infine i puntini di sospensione. Tale segno d’interpunzione è utilizzato nei due prototesti (ma soprattutto nel romanzo di Liu Xianping) per esprimere due diversi concetti: il primo è il carattere della suspense e, il secondo, un espediente per simulare la parlata di un ubriaco. Per quanto riguarda la seconda occorrenza ho voluto mantenere tale punteggiatura anche nel metatesto perché meglio si poneva, a mio avviso, come portatrice dello stesso significato anche in lingua italiana ma, per quanto riguarda la prima eventualità, vorrei porre all’attenzione del lettore il seguente estratto:

hóngwěibóláo měinián dōuhuì huídào tóngyīge dìfang guòdōng, zhǐyào nǎr de huánjìng bù biànhuài ... xiǎobáilù shì píqì hěn bùhǎo de nóngfū, bù xǐhuan qítā de tóngbàn jiējìn zìjǐ de lǐngyù ... dōngfāng huánjǐnghéng dānxīn tiānqì tàirè, yòng zhēyīn de fāngshì fūdàn … 红尾伯劳每年都会回到同一个地方过冬, 只要那儿的环境不变 坏。。。 小白鹭是脾气很不好的农夫,不喜欢其他的同伴接近自己的领域。。。东方 环颈鸻担心天气太热,用遮荫的方式孵蛋。。。 reso come “L’averla bruna, invece, torna tutti gli anni nello stesso posto per passare l’inverno, almeno finché quell’ambiente rimane adatto alle sue esigenze. La garzetta ha un temperamento da contadino bisbetico, non gli piace che altri uccelli si avvicinino ai suoi campi e, ancora, il fratino eurasiatico teme il clima troppo arido e utilizza la tecnica dell’ombra per covare le sue uova!”

Risulta subito evidente, anche agli occhi di un italofono non pratico della lingua cinese, che durante l’opera di traduzione ho preferito evitare di riportare nel metatesto i puntini di sospensione. La motivazione è molto semplice, sebbene in

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lingua cinese questo espediente possa dare risultato di suspense anche in un contesto come quello appena citato, in lingua italiana non conferisce la stessa sensazione. Il frequente uso dell’interpunzione, così come presente all’interno della porzione di testo cinese, risulterebbe anzi controproducente nella sua corrispettiva versione tradotta, lasciando al lettore un senso di incompletezza. Per evitare che ciò avvenga ho preferito inserire punti fermi oppure virgole in luogo dei puntini di sospensione per tre motivi: prima di tutto perché il soggetto cambia (si passa da hóngwěibóláo 红尾伯劳 “averla bruna” a xiǎobáilù 小白鹭 “garzetta” a dōngfāng huánjǐnghéng 东方环颈鸻 “fratino eurasiatico”); secondo per evitare che la traduzione risultasse particolarmente pesante; terzo perché gli stessi volatili saranno poi i protagonisti ciascuno di un proprio capitolo dedicato quindi, a mio avviso, la suspense voluta conferire da Liu Kexiang attraverso l’utilizzo della punteggiatura risulta, qui, superflua.

Tolta l’ultima motivazione che è propria del caso specifico sopracitato, la motivazione per cui, talvolta, ho preferito sostituire i puntini di sospensione con altro genere di punteggiatura è riscontrabile nei primi due punti.

Ultima informazione che vorrei fornire riguardo la punteggiatura è l’utilizzo delle caporali ( « » ) per indicare il discorso diretto. Sebbene non vi sia una regola fissa che imponga la suddetta punteggiatura come portatrice di tale significato, ho optato per le caporali poiché durante il processo traduttivo si è reso necessario differenziarle dalle virgolette ( “ ” ) impiegate invece per evidenziale le espressioni idiomatiche o del lessico che meritava di esser messo in risalto.

3.5.1 Il corsivo

Il presente sottocapitolo è mirato unicamente a fornire una spiegazione al lettore del perché, talvolta, durante la lettura delle due traduzioni, è presente la scrittura corsiva. Le due opere oggetto di questo elaborato strizzano entrambe l’occhio direttamente ai rispettivi lettori, ciò implica un’abbondante presenza di domande direttamente rivolte al proprio target d’utenza per quanto riguarda il saggio

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di Liu Kexiang, e utilizzo dell’esplicitazione del pensiero dei personaggi per quanto riguarda il romanzo di Liu Xianping.

Sebbene nei due prototesti non è presente alcuna differenza stilistica, il ricorso al corsivo nei metatesti si è tuttavia reso necessario per rendere note al lettore queste due occorrenze che, altrimenti, si sarebbero confuse all’interno delle rispettive versioni tradotte.

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