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FGM, AL, IIIC6.

Nel documento Disegnare Dialoghi (pagine 134-141)

la Cassa di Risparmio di Firenze 1953-

20 FGM, AL, IIIC6.

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Da questo momento in poi il disegno della pianta sembra defi nire la traccia di un progetto che sarà costantemente analizzato e verifi cato nei suoi aspetti costruttivi, funzionali e formali attraverso l’uso della sezione.

Essa sembra anche avere il ruolo di defi nire il carattere dello spazio e l’effetto psicologico di questo sui futuri fruitori.

Così nel progetto per la Cassa di Risparmio di Firenze, lo schizzo della pianta n.33 CMPt, (fi g. 93), probabilmente uno dei primi disegni, riporta la posizione dei vecchi edifi ci, individua il giardino e defi nisce il tracciato della strada interna che avrebbe dovuto attraversare il salone e la sala titoli collegando via Bufalini con il giardino sul retro e con la strada laterale a margine dell’ospedale di Santa Maria Nuova, portando fi sicamente e simbolicamente la città dentro la banca.

Ma è nello schizzo della sezione n. 316 CMPt, (fi g. 94) che è possibile effettivamente leggere i concetti alla base del progetto e il carattere dell’architettura ipotizzata da Michelucci, l’organicità e la consequenzialità tra i vari episodi formali e spaziali che nell’interno della banca evocano la complessità e il dinamismo della città.

È in questo disegno che i concetti alla base di questo progetto sono più effi cacemente trasferiti. A margine del foglio l’Architetto annota:

“Lo spazio vivente fi ltrante. La città continua.”

La sezione è popolata da fi gure che più che chiarire un rapporto di scala raccontano la vitale animazione di pubblico e impiegati a contatto diretto all’interno della costruzione, l’incessante scambio di relazioni visive tra aree di sosta e affacciamenti.

93.

Giovanni Michelucci, Cassa di Risparmio di Firenze, pianta.

Attraverso la sezione Michelucci studia il contrappunto spaziale tra ambienti di altezze diverse, l’asimmetria della copertura e la sua struttura, l’incursione eccentrica della luce, memore, forse, di quella luminosità imprevista e asimmetrica scoperta all’interno della Basilica di San Lorenzo.

Anche l’effetto psicologico su coloro che entrano nel salone, alto 12 metri e attraversato da un ballatoio che taglia la vetrata di fondo, dopo aver varcato un breve tratto più basso, quello sottostante alla gabbia appesa del mezzanino in corrispondenza dell’ingresso, rivela una visione dello spazio in sezione. L’artifi cio adottato è memore, forse, dell’effetto spaziale studiato più di vent’anni prima per il salone della biglietteria della Stazione di Santa Maria Novella, il cui accesso è preceduto da un breve tratto ribassato, fi ltro tra il salone delle partenze e quello della biglietteria.

Attraverso la sezione l’Architetto fi ssa il rapporto tra i volumi aggettanti del ballatoio e del mezzanino sul vuoto del salone e il rapporto altimetrico tra l’altezza del banco, la quota della passerella e il profi lo delle volte e della copertura. Il valore dell’architettura e dello spazio architettonico infatti, come spiega Michelucci, non è determinato dal valore assoluto dei singoli oggetti ma dai rapporti reciproci tra di essi, ed è da questi che nascono le “impressioni”. La valutazione di tali rapporti avviene attraverso la lettura simultanea di pianta e sezione, gli strumenti di rappresentazione e di valutazione dell’architettura. Il ricordo che Michelucci ha dei resti delle ville di Ercolano chiarisce il concetto:

(…) Ricordo Ercolano: casa distrutta che evocava il senso della casa vivente. La misura dei vani, l’orientamento, la successione degli spazi. Tutto assumeva un commosso interesse.

94.

Giovanni Michelucci, Cassa di Risparmio di Firenze, sezione.

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Avveniva così che uomini di civiltà diverse a distanza di secoli, stessero gli uni di fronte agli altri con un interesse comune e che i primi espressero un linguaggio di segni e di forme che gli altri comprendevano! Espresso e scoperto attraverso pochi muri. (…) Ma domanda: è possibile giudicare soltanto attraverso i muri di fondazione? Sì (portavo in me la misura di tutti gli ambienti visti ero abituato alle altezze e alle variazioni delle altezze, mentalmente ricostruivo e completavo altri ambienti che non era possibile leggere.

Ecco perché la domanda: come si rappresenta?

Per rendersi conto dei valori architettonici, piante sezioni e alzati21. Differenze

fra passaggi e collegamenti. Siamo al punto di partenza: rapporto fra oggetto e oggetto, spazio e spazio (ambiente esterno e ambiente interno)

Esempio: (pianta di Ercolano casa tramezzo).

Leggere la pianta funzionalmente dà ragione a molte cose ma dà anche incertezze!

Perché sale, scende, perché ci sono delle aperture, perché piccole stanze, perché poca luce?

La spiegazione potrà dare un’idea: la luce abbagliante del mare, il terreno in pendenza.

Ha dato un’idea, ma non sempre c’è chi spiega. Allora? Linguaggio architettura: Pianta e sezione (…)22.

Anche il progetto della scala, la cui posizione, tra il giardino e il salone, è fi ssata in pianta, è poi costantemente verifi cata attraverso le sezioni che controllano il rapporto tra alzata e pedata. La salita è agevole e comoda, 13 centimetri di alzata e 40 di pedata, con ampi pianerottoli. Il percorso lungo la scala è scandito da una sequenza di visuali e scorci, alternati sul verde retrostante o sul salone affollato.

Lo schizzo n. 34 CMPt, (fi g. 97) ancora una sezione, chiarisce la relazione tra gli edifi ci preesistenti e la nuova costruzione. Qui Michelucci studia e pone chiaramente in evidenza lo stacco tra la nuova struttura e quella preesistente. Accanto allo spaccato l’Architetto appunta:

“Palazzo antico. La nuova costruzione deve risultare completamente staccata dal palazzo antico”.

21 La parola alzati è aggiunta dall’architetto a posteriori, una correzione a penna mentre la lezione è dattilo-

grafata. Questa involontaria omissione sembra confermare il valore secondario attribuito da Michelucci agli alzati rispetto alle piante e alle sezioni.

139 95-96.

Giovanni Michelucci, Cassa di Risparmio di

Firenze, 1953-1957

97.

Giovanni Michelucci, Cassa di Risparmio di

Firenze, 1953-1957

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Anche se il progetto per la chiesa dell’Autostrada è stato oggetto di un iniziale studio planimetrico, reso necessario dall’esigenza di riutilizzare per quanto possibile le fondazioni parzialmente realizzate del precedente impianto23, il

concetto sul quale Michelucci fonda la propria proposta è rappresentato da un’embrionale traccia di sezione:

(…) Il concetto strutturale al quale mi sono ispirato è semplice, mi sembra, e l’ho chiarito nel primo schizzo che ho fatto: una tenda portata da dei bastoni (…)24.

Il tema della tenda trae la propria origine da innumerevoli archetipi biblici ma, come sempre, l’Architetto non persegue tanto una forma quanto un’idea di spazio: il progetto, anche in questo caso, nasce dall’interno verso l’esterno e non viceversa.

È Michelucci che chiarisce la genesi del progetto:

(…) Una tenda, una tenda dei beduini o degli Israeliti nel deserto che può signifi care, analogicamente, il transito e non la dimora defi nitiva degli uomini sulla terra. Dico può, perché questa forma è un risultato e non una premessa. Non sono partito dall’idea della tenda per assoggettarle poi la struttura interna, ma la forma ha cominciato a delinearsi in conseguenza del tessuto interno (…)25.

La Chiesa di San Giovanni Battista

Nel documento Disegnare Dialoghi (pagine 134-141)