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Con l’etichetta Figli di Rodilando, denominazione di comodo non desunta da alcuna fonte, coeva o posteriore, indichiamo il gruppo parentale cui ap- partenne Lamberto del fu Rodilando, esponente del seguito marchionale ed episcopale che può essere annoverato fra i personaggi più influenti dell’“élite diocesana” nella Lucca dell’ultimo quarto del IX secolo e giocò un ruolo di primo piano al tempo del marchese Adalberto II.

Abbiamo scelto di adottare questo espediente per una duplice motivazione. Non esiste, anzitutto, alcuna designazione medievale del gruppo parentale. Nei decenni centrali del X secolo esso si frazionò in due rami che diedero origine a due casate distinte, Lambardi di Palaia e Rolandinghi, le quali persero ben pre- sto memoria della derivazione da un ceppo comune. Fin dalle prime generazio- ni la famiglia fu caratterizzata, d’altra parte, dal Leitname Rodilando. Estraneo alla tradizione onomastica delle élites lucchesi, il nome del leggendario eroe della battaglia di Roncisvalle fa la sua comparsa in città nel secondo quarto del IX secolo, proprio con il padre di Lamberto: Rodilando del fu Cristiano. Ebbe in seguito buona diffusione fra le famiglie della “media” aristocrazia della Tu- scia. A Lucca, già dal primo decennio del X secolo, andò ad arricchire lo stock onomastico di Da Uzzano e Vivinaia (Rodilando del fu Sisemundo, visconte) e Cunimundinghi (Rodilando del fu Cunimundo III). Compare assai precoce- mente anche a Firenze, correlato a un ambiente specifico: la corte imperiale e marchionale. Il 17 agosto 854 l’imperatore Ludovico II confermò le disposizioni del suo cappellano Roderico circa l’abbazia di Santa Maria di Mucelli e la vicina

curtis di Ronta, in alta Val di Sieve, che egli teneva in usufrutto vitalizio da papa

Leone IV ed era già appartenuta al defunto Rodilando1. Portarono questo nome 1 Ed. MGH, DLII. n. 15, pp. 93-95. L’abbazia era posta in Mugello, presso l’attuale Borgo San

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tanto un vassallo del marchese Adalberto II, ricordato fra gli astanti al placito fiorentino del 4 marzo 8972, quanto il visconte cittadino che prese parte sempre

a Firenze, il 25 giugno 967, a un altro placito3, e sottoscrisse a Pisa, il 31 maggio

978, la dotazione della contessa Willa, madre del marchese Ugo, della Badia Fiorentina4. La penuria di fonti fiorentine per i secoli precedenti all’XI, ha però

reso vano il tentativo di identificare i tre personaggi, accertandone l’eventuale appartenenza a un unico gruppo parentale e ricercando un possibile nesso con la casata lucchese.

Non esistono studi sistematici sui Figli di Rodilando. Rosanna Pescaglini, in un saggio dedicato ai fondatori del castello di Palaia, ha indagato le origini della famiglia, giungendo sino all’età carolingia, ma non ha ricondotto i Ro- landinghi alla stessa stirpe: la studiosa ha tracciato, dunque, una sola linea di discendenza senza coniare un termine che potesse meglio definire il grup- po parentale attivo nel IX secolo5. Le maggiori difficoltà nella ricostruzione

di uno schema genealogico coerente vengono dal fatto che, durante il primo quarto del X secolo, intervallo in cui vissero i fratelli che diedero origine ai due rami, le tracce dei Figli di Rodilando si fanno labilissime. Una puntua- le analisi delle sottoscrizioni e delle confinanze ha consentito, da un lato, di precisare assetto patrimoniale e vincoli genealogici delle generazioni più ri- salenti, correggendo in alcuni passaggi il lavoro di Pescaglini; dall’altro, di valorizzare le esigue informazioni a disposizione così da ipotizzare, sulla base di una serie di corrispondenze onomastiche e patrimoniali, l’esistenza di un ceppo comune.

Lorenzo, e possedeva dipendenze tanto in Tuscia quanto in Romagna (tam Tuscie quamque Ro-

manie finibus). Roderico decise di assegnarla a Raimbaldo, fidelis dell’imperatore, e a suo figlio

Geremia. È questa la sola attestazione conosciuta del cappellano Roderico; su ciò Fleckenstein,

Die Hofkapelle, p. 129. Schwarzmaier, Lucca und das Reich, p. 187, ha ipotizzato una sua iden-

tificazione con l’omonimo gastaldo e missus del conte Aganone, di nazionalità franca, attestato a Lucca fra 28 maggio 840 e 8 aprile 842 (ASDL, AAL, D, † O 43, †† H 12; ed. ChLA, 77, n. 43; 78, n. 1).

2 ASDL, AAL, D, † N 5; ed. ChLA, 86, n. 45. 3 Ed. Manaresi, n. 157.

4 ASFi, D, Firenze, S. Maria della Badia, 978 maggio 31; ed. Le carte del monastero di S. Maria

in Firenze, 1, n. 5. Il visconte fiorentino non può essere identificato con Rodilando del fu Sise-

mundo Da Uzzano e Vivinaia, visconte di Lucca, come proposto da Schwarzmaier, Lucca und

das Reich, pp. 115-116: il secondo, distinguibile anche su base paleografica (ASDL, AAL, D, * M

42; ed. MDL, V/3, n. 1331), era, infatti, già defunto il 28 febbraio 967 (ASDL, AAL, D, * G 3; ed.

MDL, IV/2, n. 68). Esiste un’altra menzione del visconte fiorentino Rodilando: è contenuta in

una cartula ordinationis del settembre 972 del vescovo di Firenze Sichelmo ricopiata alla fine del Cinquecento sul verso di una bolla di papa Niccolò II (ASFi, D, Firenze, S. Felicita, 1059 gen- naio 8; ed. Le carte del monastero di S. Felicita di Firenze, n. 1). Su questo personaggio si veda Davidsohn, Storia di Firenze, p. 166.

5 Pescaglini Monti, Toscana medievale, pp. 393-438. La studiosa si è servita dell’appellativo

Discendenza di Adalfrido del fu Rodilando o, in alternativa, Domini di Palaia. Adalfridi non fu però, a nostro avviso, il capostipite della famiglia.

I. Figli di Rodilando

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Il periodo adalbertino. Una punizione esemplare

Al tempo dei vescovi Berengario (837-843) e Ambrogio (843-852), di sup- posta provenienza nordalpina, fa la sua comparsa a Lucca Rodilando del fu Cristiano, che riteniamo il capostipite dei Figli di Rodilando. Non possedia- mo tracce dirette che certifichino tale asserzione: diversi elementi conver- gono, tuttavia, verso questa soluzione, che assume perciò un elevato grado di verosimiglianza. Il figlio di Cristiano è l’unico Rodilando che sottoscrive a Lucca alla metà del IX secolo; visse in un arco cronologico perfettamente compatibile con quello dei suoi presunti eredi; si mosse, infine, nello stesso ambiente in cui essi poi si distinsero. Fin dalle più precoci testimonianze, la prima menzione è del 19 novembre 8376, egli risulta, infatti, ben inserito nelle

file dell’“élite diocesana”: gruppo con centralità urbana, raccolto attorno al seguito episcopale, i cui più intraprendenti rappresentanti, esemplare il caso degli Aldobrandeschi, nei decenni centrali del IX secolo, per azione di Lota- rio e Ludovico II, furono gradualmente assorbiti nella vassallità imperiale. Non sappiamo se avesse origine locale o forestiera, se si fosse cioè aggrega- to all’“élite diocesana” al tempo dei vescovi Giovanni I (783-800) e Iacopo (801-818), periodo in cui il gruppo assunse forma più compiuta, o in seguito, con l’arrivo dei presuli “franchi”7. Gli indizi disponibili sono troppo esigui per

spingersi a ritroso e identificare il padre Cristiano. C’è da dire, comunque, che tale nome è poco attestato nella documentazione: a Lucca non ricorre mai fino all’inizio del IX secolo8.

Nell’arco di una generazione Rodilando sottoscrisse come teste una quin- dicina di carte, servendosi di una corsiva nuova di livello usuale, elemento che suggerisce una formazione locale, connotata da un notevole slancio delle aste: la sua ultima menzione risale a una data compresa fra 2 e 4 marzo 8619.

La rilevanza nella vita politica cittadina può essere desunta dalle notitiae dei

6 ASDL, AAL, D, †† L 66, * C 50; ed. ChLA, 77, nn. 8-9. 7 Collavini, Spazi politici.

8 Il nome è portato per primo dal prete Cristiano del fu Alprando, canonico della chiesa ma-

trice, attestato ancora come suddiacono nel luglio 803 (ASDL, AAL, D, † P 71; ed. ChLA, 72, n. 24), un’ultima volta il 6 maggio 847 (ASDL, AAL, D, * M 71; ed. ChLA, 79, n. 17). Proponiamo due piste di ricerca circa il possibile padre di Rodilando. Il 23 febbraio 824 compare come teste analfabeta in un livello tale Cristiano del fu Ferualdo chierico (ASDL, AAL, D, A 18; ed. ChLA, 75, n. 25): si chiamava Ferualdo anche il nonno materno di Eriprando Aldobrandeschi. A più riprese torneremo sullo stretto rapporto che intercorse fra Aldobrandeschi e Figli di Rodilando. Se, invece, pensassimo a un’origine forestiera, il candidato più probabile sembra essere il diaco- no Cristiano, missus di Lotario I che presiedette con il conte di Lucca Aganone, nel marzo 838, un’inquisitio circa l’afferenza al fisco della chiesa sedale suburbana di San Frediano (ASDL, AAL, D, †† H 2; ed. ChLA, 77, n. 12). Egli proveniva dalla corte ed era a Lucca di passaggio. Si serve di una scrittura di modello carolino, arricchita da elementi cancellereschi; su ciò Casta- gnetti, I vassalli imperiali, p. 228. Sedali si dicevano le più importanti chiese urbane e subur- bane, coinvolte nella liturgia stazionale del ciclo pasquale e perciò oggetto di rivendicazione da parte vescovile.

9 ASDL, AAL, D, †† L 66, * C 50, † K 45, †† B 16, †† I 46, * K 51, † P 15, †† A 87, † E 16, * E 39, † F

86, † N 66, † A 84, †† B 17; ed. ChLA, 77, nn. 8-9; 78, nn. 18, 21, 36; 79, nn. 10, 18, 50; 80, nn. 38, 42-43; 81, nn. 8, 26, 31, cui si rimanda per l’analisi paleografica della scrittura.

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placiti tenuti a Lucca nei decenni centrali del secolo, presieduti ora da missi imperiali, ora dal vescovo e/o dal conte-marchese, sempre affiancati da vas- salli imperiali, di reclutamento – come detto – anche locale. L’elenco degli

adstantes alle assemblee giudiziarie offre un efficace spaccato della società

lucchese del tempo. Rodilando vi è ricordato in tre occasioni: nel gennaio 844, quando sottoscrisse anche come teste; il 25 giugno 847; il 7 agosto 84810.

Altri dati provano gli stretti legami che lo connettevano al vertice dell’“élite diocesana”, rappresentato in questa fase dalla famiglia Aldobrandeschi. Il 2 dicembre 845, al fianco dei vassalli imperiali Eriprando Aldobrandeschi, Cu- niperto e Alperto, Rodilando sottoscrisse l’importante atto con cui il vescovo Ambrogio ricompensò, per conto dell’imperatore, l’appena destituito conte di Lucca Aganone11. Il 16 marzo 854 ricevette in livello dal vescovo Geremia

(852-867), successore di Ambrogio, cinque case massaricie di pertinenza del- la chiesa periurbana di San Pietro Somaldi, a Catitiana, ad Curte e Tempa-

niano, da ubicare presso l’odierna Castelfranco di Sotto, nel medio Valdarno,

e sulle colline di Valdottavo presso Tempagnano di Diecimo, nella media Valle del Serchio12. Geremia era figlio del succitato Eriprando Aldobrandeschi; San

Pietro Somaldi, un antico monasterium aldobrandesco13.

Rodilando ebbe tre figli, Adalfridi, Rodilando II e Lamberto, protagonisti della vita politica lucchese nella seconda metà del secolo. Prima di proseguire nella narrazione, presentando i ritratti dei tre fratelli, è necessario fare una premessa. Rosanna Pescaglini ha proposto per le prime generazioni della fa- miglia un albero genealogico differente14. La studiosa avrebbe, nello specifico,

confuso Adalfridi e Lamberto con gli omonimi appartenenti a un altro gruppo parentale, i Da Feruniano, con cui Rodilando si legò forse per via matrimonia- le: da ciò la confluenza nello stock onomastico dei Figli di Rodilando di nomi presenti, seppur sotto la forma preferenziale Odalfridi e Lamperto, nell’altra casata e il comune radicamento a Feruniano, villaggio scomparso della Valde- ra non discosto da Forcoli, dove i Da Feruniano avevano già fondato, all’inizio del IX secolo, l’oratorio privato di Santa Maria, passato poi sotto il controllo vescovile15.

10 ASDL, AAL, D, †† B 16, * G 22, * B 69; ed. ChLA, 78, n. 21; 79, nn. 21, 35.

11 ASDL, AAL, D, * D 21; ed. MDL, V/2, n. 628. Si tratta del livello, conservato in copia, della

chiesa sedale cittadina di San Michele in Foro, con le sue pertinenze poste a Cascio, in Garfa- gnana. Esso aveva validità quinquennale in attesa che Aganone, che aveva dovuto lasciare Lucca per il reintegro del conte bavaro Adalberto I, ricevesse da regiam partem un ampliamento del proprio beneficium. Sulla vicenda si vedano Collavini, “Honorabilis domus”, p. 45; Castagnetti,

I vassalli imperiali, pp. 234-236.

12 ASDL, AAL, D, † G 36; ed. ChLA, 80, n. 36.

13 Collavini, “Honorabilis domus”, p. 62. A Catiana si trovava nel X secolo una curtis della

regina (ASDL, AAL, D, † L 17, †† C 75, † G 60; ed. MDL, V/3, nn. 1430, 1678).

14 Pescaglini Monti, Toscana medievale, pp. 393-438. Sui Da Feruniano si veda anche Stoffella,

Fuori e dentro le città, pp. 215-232. La ricostruzione di Cortese, L’aristocrazia toscana, pp. 75-

76, 80, 121-122, ha sostanzialmente seguito la loro traccia.

15 I Da Feruniano appaiono suddivisi in tre sottogruppi, certamente apparentati, ma difficil-

mente raccordabili dal punto di vista genealogico: il primo discese da Odalperto del fu Lam- perto, fondatore della chiesa di Santa Maria nell’agosto 811 (ASDL, AAL, D, †† L 90; ed. ChLA,

I. Figli di Rodilando

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Procediamo con ordine. Rosanna Pescaglini ha inserito un altro Adalfridi fra Rodilando e i tre fratelli. Sulla scorta di una confinanza a Feruniano che, in data 21 agosto 884, ricorda terra dei figli di un defunto Odalfridi16, la studiosa ha attribuito ad Adalfridi

di Rodilando tre figli: Adalfridi II, Rodilando II e Lamberto. Un’analisi delle sottoscri- zioni confuta senza margini di dubbio questa proposta. L’Odalfridi della confinanza va identificato con l’omonimo erede dei beni di Odalsindo del fu Odalperto Da Feruniano che, il 13 marzo 853, sottoscrisse una permuta riguardante la chiesa di Santa Maria di

Feruniano e prese parte, nell’aprile successivo, a un placito a Lucca17. Adalfridi del fu

Rodilando dei Figli di Rodilando ebbe sì interessi a Feruniano, come più avanti diremo, ma compare come teste in un arco cronologico molto esteso, spingendosi ben oltre il 21 agosto 884: attestato una prima volta il 5 novembre 862, egli era ancora vivo alla fine del secolo. Nella sua indagine Pescaglini ha trascurato l’indicatore paleografico, attribuen- do ad Adalfridi del fu Rodilando dieci sottoscrizioni, a partire dalla già citata permuta del 13 marzo 853, che furono evidentemente vergate da mani diverse e non riconoscendo l’identità di mano con il supposto Adalfridi II18. Non sussiste, dunque, la necessità, di

ipotizzare l’esistenza di un Adalfridi II che non è mai documentato, né di considerare Rodilando II e Lamberto figli di Adalfridi, anziché di Rodilando del fu Cristiano. Allo stesso modo dobbiamo distinguere fra due personaggi di nome Lamberto, uno appartenente ai Figli di Rodilando, Lamberto del fu Rodilando; l’altro ai Da Ferunia- no, Lamberto del fu Wiliperto. Entrambi compaiono al placito fiorentino del 4 marzo 897; circostanza in cui il vescovo Pietro II rivendicò i beni che, durante il pontificato del predecessore Gherardo I, erano stati concessi agli stessi individui sia in livello, sia in beneficio. Incrociando le informazioni ricavabili da Breve de feora e Breve de mul-

tis pensionibus, polittici realizzati per l’occasione, con le carte di livello conservate, è

possibile sciogliere il bandolo della matassa19. Lamberto del fu Rodilando è ricordato

al placito fiorentino come «Lambertus qui fuit germanus Rotlandi». Nel Breve de fe-

ora il suo beneficium (Beneficio Lamberti), il più cospicuo del lotto, è elencato subito

in apertura. Come Lamberto del fu Rodilando de civitate Lucense fu portato un’altra volta in giudizio dal vescovato: a Roma nel febbraio del 90120.

Lamberto del fu Wiliperto ebbe, invece, un raggio di azione più localizzato. Al placito fiorentino fu chiamato in causa come «Lambertus de Fereniana». Il Beneficio Lam-

berti de Feruniano, più circoscritto se paragonato a quello dell’omonimo dei Figli di

Rodilando, includeva case massaricie in Valdera e nel Valdarno pisano che egli stesso teneva anche in livello21. Esse facevano parte di un pacchetto di beni che fu allivellato

una prima volta il 18 giugno 882 al padre Wiliperto del fu Wistriperto e ai suoi even-

73, n. 42); il secondo da Wistriperto del fu Wiliperto, autore di una permuta con il vescovato il 13 marzo 853 (ASDL, AAL, D, † H 85; ed. ChLA, 80, n. 22); il terzo dai figli di Ghisperto, che edificarono un’altra chiesa a Feruniano, Sant’Andrea, il 21 agosto 884 (ASDL, AAL, D, †† S 38; ed. ChLA, 85, n. 23). Per l’ubicazione di Feruniano presso l’attuale località Sant’Andrea, si veda Morelli, Forcoli. Non va confusa con Feruniano posta vicino a Camaiore, dove sorgeva la chiesa di San Giorgio, dipendenza del monastero suburbano di Santa Maria Ursimanni (ASDL, AAL,

D, * A 5; ed. ChLA, 85, n. 4).

16 ASDL, AAL, D, †† S 38, ed. ChLA, 85, n. 23: è la succitata carta di fondazione della chiesa di

Sant’Andrea di Feruniano.

17 ASDL, AAL, D, † H 85, † N 62; ed. ChLA, 80, nn. 22, 26.

18 Pescaglini Monti, Toscana medievale, p. 400, considera della stessa mano, stando alle liste

delle ChLA, sottoscrizioni autografe di tre diversi omonimi.

19 Si danno qui le indicazioni circa segnatura e edizione dei polittici e del placito fiorentino, di

cui ci serviremo più volte nel corso di queste pagine: ASDL, AAL, D, A 32 (Inventarium epi-

scopatus), ed. Inventari altomedievali, pp. 207-224; A 49 (Breve de feora), ed. Inventari alto- medievali, pp. 225-246; †† N 65 (Breve de multis pensionibus); ed. Tomei, Un nuovo polittico lucchese, pp. 589-602; † N 5; ed. ChLA, 86, n. 45.

20 ASDL, AAL, D, Priv. 102; ed. Manaresi, n. 111. Il placito romano sarà oggetto più avanti di

un’analisi approfondita.

21 Il beneficio includeva molti beni a Feruniano; la chiesa urbana di San Tommaso; unità di col-

tivazione a Corsanico, nel Camaiorese, e nel quadrante sudoccidentale delle Sei Miglia, presso Sant’Angelo in Campo e San Michele in Escheto.

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tuali eredi (la carta di livello è ricordata anche nel Breve de multis pensionibus)22;

passò poi a Lamberto, autore di un sub-livello il 28 aprile 899 il cui censo doveva essere significativamente riscosso presso la curtis domnicata di Feruniano, cuore dei possessi familiari23; fu, infine, rinnovato il 6 maggio 911 allo stesso Lamberto e al

fratello Ottone, indicati ancora come «de loco et finibus Feruniano»24. Pescaglini, tra-

scurando Lamberto del fu Wiliperto, ha cercato, non senza qualche ardito contorsioni- smo, di allacciare «Lambertus de Fereniana» alla sequenza genealogica di Rodilando. La proposta di spiegazione cui la studiosa giunge, come appena dimostrato, finisce per essere inficiata dalle inutili complicazioni su cui è stata fondata25.

Riprendiamo il filo del racconto, interrotto da questa lunga, ma doverosa, parentesi. Rodilando ebbe tre figli, Adalfridi, Rodilando II e Lamberto, molto attivi nella Lucca della piena età carolingia; fase in cui si affermò progressi- vamente, in special modo nell’ultimo quarto del secolo, il potere della dina- stia marchionale adalbertina. Dagli anni Sessanta essi sottoscrissero un buon numero di documenti, fornendo prova di competenze grafiche elementari con reminiscenze corsiveggianti, ma forme ormai prossime alla carolina26. Fra

queste sottoscrizioni, segnaliamo la loro presenza come testi ad alcune im- portanti carte di livello: operazioni che possono essere inserite in un comples- so progetto di redistribuzione di beni di originaria pertinenza fiscale, legati alle chiese suburbane lucchesi di San Silvestro e San Frediano, che il vescovo stava operando per conto del marchese in favore dei più importanti esponenti dell’aristocrazia toscana, come il senese Winigildo del fu Farolfo e il pistoiese Teudigrimo del fu Grimaldo, dai quali probabilmente discesero le dinastie

22 ASDL, AAL, D, † K 29; ed. ChLA, 85, n. 6. Il livello riguardava case et res a Legoli e Montalto

di Treggiaia, vicino alla chiesa di San Giorgio; a Settimo, vicino alla chiesa di San Benedetto, e presso Uliveto Terme. Il padre di Wiliperto, Wistriperto del fu Wiliperto, è l’autore della permu- ta del 13 marzo 853 (ASDL, AAL, D, † H 85; ed. ChLA, 80, n. 22).

23 ASDL, AAL, D, * H 27; ed. ChLA, 87, n. 28.

24 ASDL, AAL, D, †† S 16, AD 6; ed. MDL, V/3, n. 1132. Dopo questa menzione si perdono le

tracce dei Da Feruniano. Parte del livello familiare fu concesso più avanti, il 9 settembre 975, a un altro gruppo parentale radicato in zona, disceso dal ceppo dei Farolfingi e fondatore dell’ab- bazia dei Santi Cassiano e Ippolito di Carigi (ASDL, AAL, D, †† B 63; ed. MDL, V/3, n. 1466).

25 I due personaggi, che sottoscrissero come testi molte carte nell’ultimo quarto del IX secolo,

sono chiaramente distinguibili su base paleografica. Quale esempio della loro scrittura si veda- no ASDL, AAL, D, AD 27; ed. ChLA, 82, n. 42, per Lamberto del fu Rodilando; ASDL, AAL, D, †† O 3; ed. ChLA, 84, n. 35, per Lamberto del fu Wiliperto.

26 Adalfridi compare come teste dal 5 novembre 862 al 13 novembre 887 (ASDL, AAL, D, * I 57,

†† N 1, * K 92, * H 74, † M 23, * E 94, * E 18, † H 18, †† D 48, †† K 88; ed. ChLA, 81, n. 39; 82, nn. 6, 34-35; 83, nn. 23-24, 30; 84, n. 23; 85, n. 17; 86, n. 5); Rodilando II dal 20 aprile 863 al 18 ottobre 879 (ASDL, AAL, D, †† Q 44, †† H 99, † D 47, †† B 21, * H 61, † F 35, * K 92, † H 29, † A 83; ed. ChLA, 81, nn. 41-42; 82, nn. 5, 7, 31-32, 34; 83, n. 21; 84, n. 27); Lamberto dal 18 dicembre 871 al 18 novembre 907 (ASDL, AAL, D, AD 27, † L 96, * H 65, †† A 35, * M 60, † C 11, * H 78, † H 29, † F 70, † H 25, * E 18, † A 27, †† R 90, †† G 31, †† H 75, * D 77, * L 95, * F 19, †† H 45, †† B 7, †† B 28, †† Q 79, † A 83, †† K 33, † I 81, * E 40, †† B 34, †† F 87, * A 5, * E 45, † N 60, †† R 29, † F 15, † H 35, † N 27, † K 37, †† Q 53, † P 76, † B 26, * G 1, † N 67, †† Q 81, † I 24, † N 25, † N 48, † P 43, AE 83, * F 92, † D 43; ed. ChLA, 82, nn. 42, 46; 83, nn. 1, 12-13, 16-17, 21-22, 28, 30, 37, 40; 84, nn. 1, 4, 7, 14-15, 18-20, 26-27, 31, 37-38, 41; 85, nn. 2, 4, 36; 86, nn. 1-2, 16, 18, 22-24, 27, 33-35; 87, nn. 23-25, 35-36, 42; MDL, V/3, nn. 1069, 1112). Si rimanda alle edizioni per l’analisi paleografica della loro scrittura.

I. Figli di Rodilando

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comitali dei Farolfingi e dei Guidi27. Furono, inoltre, presenti come astanti ai

placiti tenuti a Lucca negli ultimi anni di Ludovico II28.

I tre fratelli detenevano anche benefici e livelli dal vescovato. Nel Breve

de feora sono ricordati il beneficio di Lamberto, cui abbiamo brevemente già

fatto riferimento, e quello di Rodilando II. Ne aveva uno anche Adalfridi, dal momento che fu chiamato in causa al placito fiorentino del 4 marzo 897 per il possesso della stessa chiesa – Santa Maria di Feruniano – a titolo sia livellario, sia beneficiario, ma esso doveva essere registrato nella porzione del rotolo per- gamenaceo andata perduta. Lamberto gode nel Breve di un rilievo tutto parti- colare: il suo beneficio è elencato per primo ed è il più ampio. La ricca rendita comprendeva beni che spaziavano sull’intera diocesi, dalla Garfagnana all’Ol- trarno lucchese, insistendo pure nell’exclave maremmana29. Più circoscritto e,

dunque, leggibile è il beneficio di Rodilando II, composto dalle curtes di Capan- noli, in Valdera, e Asilacto nella Maremma livornese, presso l’attuale Bibbona. Quest’ultima, dice il Breve, era stata girata da Rodilando II in beneficio a un

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