3 Commento alla traduzione
3.6 Figure retoriche
Come verrà poi approfondito nel paragrafo successivo, Maršak non ha utilizzato epiteti nella filastrocca, dando invece maggiore importanza ai verbi che mantengono l’attenzione del lettore e fanno avanzare la narrazione; le sue opere quindi non presentano particolari “fronzoli”, se non quelli più atti a creare un’armonia musicale e a favorire la recitazione e la memorizzazione di alcuni versi. Nella filastrocca Gelato, ho individuato un paio di punti dove credo vi sia allitterazione. Ai vv. 10-
13 la ripetizione delle consonanti с, з, в e к a mio parere rende l’idea del movimento sia dei bambini
che del carretto; la stessa cosa avviene per il grassone ai vv. 18-21 con la ripetizione di с, з, ж, к, щ e ш. Lo stesso principio vale per i versi successivi dove viene descritta la destrezza del gelataio (vv.24-29). Nel breve dialogo tra gelataio e grassone (vv. 32-35) abbiamo la ripetizione di и ed н e al v. 76 la ripetizione della consonante б.
È possibile inoltre individuare ai vv. 20 e 45 due similitudini, entrambe introdotte da “как” (come): “Щеки, как подушки” (lett.: guance, come cuscini) e “Как на дереве в лесу” (lett.: come sull’albero nel bosco), che fanno riferimento all’aspetto fisico del grassone e aiutano il lettore nel suo lavoro di immaginazione. Io ho tradotto con “due cuscini le guancione” e “come in un bosco innevato” per mantenere poi la rima con i versi successivi “testone” e “ghiacciato”. Mentre nel secondo caso ho mantenuto il termine di paragone “come”, nel primo caso ho trasformato la similitudine in una metafora, prediligendo il mantenimento del ritmo e della rima. Nella traduzione inglese non troviamo alcun termine di paragone ed i versi vengono resi con: “And his cheecks are round and fat” e “And, suspended from the tip / of your nose, an icicle drips!”. Ai vv. 19 e 21, invece, vi sono due espressioni a mio parere molto significative. La prima letteralmente significa “dal calore tutto ammorbidito”, che io ho reso con “un po’ squagliato da calore” e la seconda “il cappello sulla cima” che io ho reso con “la bombetta sul testone”. Nel primo caso ho personalmente riscontrato un collegamento tra la figura del ciccione e un gelato; anche grazie alle illustrazioni, infatti, è possibile notare come il protagonista sia formato da sfere di varie dimensioni e come questo richiami inevitabilmente la forma di una pallina di gelato. Per questa ragione ho scelto di tradurre “размяк” con “squagliato”, termine che nel linguaggio colloquiale si usa anche per le persone, ma che generalmente viene utilizzato quando il gelato si scioglie per l’eccessivo calore. Nel secondo caso, invece, ritengo che il termine “макушка” potrebbe in qualche modo anticipare i successivi eventi e in particolare la metamorfosi del grassone in un cumulo di neve (il termine “cima” sarebbe quindi appropriato). La mia traduzione, tuttavia, differisce dall’originale sempre in virtù del mantenimento della rima. Ho inserito anche il termine specifico “bombetta” invece del generale cappello per far sì che corrispondesse all’illustrazione e per inserire un elemento esplicito che si riferisce alla figura del “borghese”. Come spiegato nel cap. IV, al par. 1.1.1, infatti, il ciccione può essere considerato il ritratto ironico di un riccone, del nuovo NEPman apparso in società; non bisogna dimenticare che Maršak nelle sue opere inseriva sempre un riferimento alla contemporaneità con un’intenzione spesso ironica o satirica. Questo è anche un elemento interessante dal punto di vista stilistico in quanto potrebbe essere una caratteristica che l’autore ha recuperato dai cosiddetti частушки, ossia delle canzonette folkloristiche russe in rima, recitate con un ritmo piuttosto veloce e una melodia prestabilita. Oltre ai temi “comuni” quali amore, famiglia, vita quotidiana, lavoro, le canzonette contenevano sempre accenni alla vita contemporanea e ai cambiamenti che avvenivano nel paese. Spesso queste situazioni venivano trattate con ironia, satira acuta e in modo scherzoso. Il metro di questi versi era solitamente il coreo con accento sulla seconda e la quarta sillaba, espediente che serviva appunto a mantenere un certo ritmo ed una certa cadenza nella recitazione.
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Anche in Ieri e oggi è possibile individuare un frequente utilizzo dell’allitterazione. Questo espediente poetico aiuta sicuramente a memorizzare e recitare il testo poetico, rendendolo a tratti simile ad una “cantilena” e conferendogli un andamento ritmico. Ai vv. 5-6 vi è a mio parere un’allitterazione delle consonanti п e л, al v. 13 viene invece ripetuta la consonante н, ai vv. 46-48 le consonanti с e п, ai vv. 22-23 abbiamo un’allitterazione della consonante с (познакомилась в
столовой / я сегодня с лампой новой) ai vv. 65-66 invece vengono ripetuti i suoni consonantici к
e п. Ai vv. 18-21 possiamo quasi percepire la lamentela ed il discorso lento e ripetitivo della lampada grazie alla ripetizione dei suoni с, з, ш, р; ai vv. 87-88 troviamo invece la ripetizione di а e я, ai vv.
101-102 vengono ripetute в e д, mentre ai vv. 111-118 vediamo più volte la presenza di к e л.
Al v. 88 troviamo invece una similitudine introdotta dal termine di paragone как (‘come’); i due termini di paragone sono in questo caso le “nuove penne” che ha il padrone, ovvero i tasti della macchina da scrivere, e le mitragliatrici, o l’artiglieria in generale, che producono degli spari (o, nel caso dei tasti, dei rumori) ritmici, decisi e continui. Un’ultima similitudine può essere individuata al
v. 117, introdotta da точно (‘precisamente’), dove la manopola del rubinetto viene paragonata ad
una chiave che può facilmente essere girata.
A mio parere, infine, i protagonisti della filastrocca (sia gli oggetti vecchi, che le nuove tecnologie ed anche il fiume nelle ultime strofe) agiscono come umani; ci troviamo quindi di fronte ad una serie di personificazioni. Alcuni esempi possono essere individuati ai vv. 5, 22 (dove le azioni della lampada vengono descritti con i verbi плакать ‘piangere’ e познакомиться ‘fare conoscenza’), in tutta la filastrocca con la ripetizione del verbo говорить ‘dire’ o al v. 98 con il verbo греметь ‘tuonare/gridare’. Al v. 82 troviamo inoltre l’espressione жить в отставке ‘essere in pensione’ riferita al calamaio, mentre ai vv. 105-106 il fiume sembra aver perso la ragione e deciso di andare da solo per le case. Questo espediente poetico svolge, a mio parere, la funzione di instaurare un vero e proprio dialogo tra gli oggetti, dando loro facoltà di pensiero e permettendo loro di esprimere le loro opinioni come fossero umani.
Analizzando “Incendio”, si evince come in tutta la filastrocca il fuoco venga descritto con atteggiamenti e comportamenti umani; sono dunque riscontrabili varie occasioni in cui viene utilizzata la personificazione. Se ne ha un esempio ai vv. 18 con поёт (‘canta’) e гудит (‘fischia’), 20 con il verbo разгуляться (‘andare a passeggio’), 26 con влез (‘strisciò dentro’), 27 con побежал (‘corse’), 28 con пополз (‘si arrampicò’), 30 лижет (‘lecca’), 34 con ревёт (‘grida’), 36 руку просунул (‘infilò la mano’), 69 con озирается (‘osserva’), 70 con машет (‘agita’), 71 con кричит (‘grida’), 73 con побегу (‘correrò’), 89 con ревёт e пышет (‘grida’ e ‘irradia’) e di nuovo con лижет (‘lecca’) al v.
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Anche in Come la pialla fece una pialla l’allitterazione l’onomatopea sono degli espedienti che vengono utilizzati per conferire ritmicità ai versi e per riprodurre sulla carta i rumori che emettono gli strumenti da lavoro all’opera. Ai vv. 1-4 la ripetizione di с, з e р sembra rispecchiare lo sfregamento della pialla mentre inizia a lavorare; ai vv. 8-12, invece, la ripetizione di д, з e р descrive ciò che succede ai truccioli quando il pezzo di legno viene piallato, come avviene anche ai vv. 41-42 co la ripetizione di ж. Ai vv. 100-106 notiamo invece la ripetizione della consonante к quando la nuova pialla chiede al martello di lavorare pure per far posto alla lama. Anche ai vv. 109-116 viene descritto l’inizio dell’attività della nuova pialla e la produzione del suo primo trucciolo; la descrizione viene rinforzata dalla ripetizione dei suoni с, к e all’ultimo verso ж e ш.
Ne La nostra sezione, ai vv. 11-12 è possibile notare un’allitterazione della consonante -д, dal v.
13 al v. 16 invece vengono utilizzate delle parole ricche di vocali, che contribuiscono a rendere la
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перевяжем. Ai vv. 17-20 notiamo invece un’allitterazione della consonante -п e ai vv. 26-29 della consonante -р. Abbiamo poi un’anafora dell’aggettivo possessivo наш (declinato secondo due casi differenti) ai vv. 29 e 30-31 (che fanno parte della stessa strofa).
Nella raccolta Noi militari possiamo notare alcune enjambement, ad esempio tra i vv. 1-2, 11-12,
13-14, 15-16; spezzare le frasi a mio parere conferisce alla narrazione una sorta di adrenalina,
mantiene un ritmo incalzante. Al v. 23 la ripetizione delle consonanti -ш, -с, -з sembra essere strettamente collegato all’atto di “sciogliere i nodi” di cui si parla. Notiamo poi un’altra allitterazione della consonante м ai vv. 27-28 e delle consonanti -с, -з al v. 73, della consonante -ш ai vv. 83-84 e della consonante -д ai vv. 109-110.
Nella filastrocca Circo la ripetizione a inizio parola della consonante -ц al v. 4 e la ripetizione della vocale -и ai vv. 4-6 hanno lo scopo, secondo me, di dare ritmo alla strofa e facilitarne anche la memorizzazione. Anche ai vv. 12-13 si ha poi la ripetizione della consonante -к, ai vv. 15-16 della consonante -ж, ai vv. 18-21 la ripetizione della consonante -ч, mentre ai vv. 21-25 e ai vv. 59-60 la consonante -с, che viene ripetuta poi anche ai vv. 31-32 assieme alla consonante -ш. Al v. 37 l’autore sembra rendere su carta il suono dello schiocco della frusta con la ripetizione delle consonanti -с, -
щ, -ч. Ai vv. 47-48 notiamo infine la ripetizione della vocale -у e al v. 67 la ripetizione della
consonante г. Abbiamo poi tre metafore al v. 6 (Карлики-пони), al v. 31 (Человек-птица) e al v. 52 (Атлеты-силачи). Ai vv. 57-60 il naso del clown viene paragonato ad un pomodoro rosso, siamo qui nuovamente di fronte ad una metafora, poiché non viene esplicitato il “come”. Leggiamo poi anche una similitudine, introdotta da как (‘come’) al v. 54.
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