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I morti nelle missioni internazionali e il caso Scier

Capitolo 5: I film, i fumetti e le serie T

Oltre ai periodici, i film di consumo o impegnati si sono occupati del servizio militare: sono molti i film dove la naja è presentata in modo umoristico o caricaturale. La cinematografia impegnata, invece, ha preferito soffermarsi sugli aspetti più duri della vita del soldato di leva come il nonnismo o la sopraffazione da parte di superiori ottusi e tirannici.

Anche i fumetti si sono occupati del servizio militare in chiave umoristica: alcuni prodotti, come l'ultima burba di Leo Ortolani o Sturmtruppen di Bonvi, nonostante non siano destinati ad un pubblico di elite, producono una satira intelligente e corrosiva sulle forze armate; altri fumetti, come le varie collane di argomento militare sulla seconda guerra mondiale con materiale inglese. e i fumetti di carattere licenzioso sulla vita in caserma, sono da annoverare nelle produzioni di consumo a basso costo, con sceneggiature, quando ci sono, decisamente grossolane.

Film e fumetti sono un genere molto popolare: pochi in Italia leggono libri e la letteratura sul servizio militare in tempo di pace ha prodotto pochi libri (per lo più di memorie; sulle missioni internazionali si possono ricordare Inschallah di Oriana Fallaci e Il corpo umano di Paolo Giordano, già menzionati).

La gran parte della popolazione italiana, però, legge poco; tuttavia, una parte di coloro che non leggono libri sono consumatori di fumetti e, soprattutto negli anni '60-'70, vanno al cinema. Con gli anni ottanta la maggiore offerta televisiva e l'invenzione del VHS hanno ridotto l'affluenza nei cinema, che resta sempre comunque altissima. I fumetti e i film, quindi, formano inconsapevolmente un'immagine del servizio militare e dell'esercito che raggiunge una grande parte della popolazione.

Per questa ragione la presente analisi, oltre che i periodici di costume, riguarda i film e i fumetti come due dei modi con cui gli italiani si sono rapportati al servizio militare.

I film e i fumetti fino alla metà degli anni '70

All'inizio del periodo preso in esame le sale cinematografiche erano di due tipi: quelle di prima visione, nei grandi centri, e quelle di seconda visione, nelle periferie o nei paesi. Nelle seconde arrivavano i film che erano già passati nei grandi centri, ma c'erano anche film prodotti apposta per un pubblico più rozzo e meno acculturato.

Il pubblico, quindi, era diviso in due: nelle grandi città vi era un circuito che comprendeva anche film colti e d'autore, in periferia e nei piccoli centri una serie di piccoli cinema avevano commedie o film western o di guerra a basso costo, su imitazione dei modelli americani.

Per quanto riguarda questi film di guerra trovano un loro parallelo nei fumetti distribuiti riproducendo materiale inglese, a cui hanno partecipato molti autori italiani e sudamericani perché più economici. La casa editrice più famosa che si occupa di questi fumetti è la Dardo che pubblica la collana "Eroica", e "Superoica storie di cielo di terra e di mare", materiale inglese della Fleetway, una casa editrice inglese specializzata in fumetti di consumo (principalmente western o di guerra).428

Questi fumetti, economici e in piccolo formato, erano concepiti appositamente per essere un genere di consumo: venivano letti mentre la gente si recava a scuola o al lavoro, sui treni o negli autobus e in seguito abbandonati o non collezionati. Le storie venivano riproposte in collane e ristampe ed avevano una trama tutto sommato simile: eroici soldati inglesi, più raramente americani, si scagliavano contro tedeschi o giapponesi, valorosi sì, ma malvagi e inumani.

Gli italiani non comparivano spesso, ma erano anch'essi nemici, anche se più umani dei tedeschi. La donne erano ovviamente escluse da questo ambito bellico esclusivamente maschile e destinate a ruoli di poco conto.

La casa editrice Fleetway, poi IPC, per risparmiare, subappaltava le tavole a disegnatori italiani e sudamericani, più economici, dato che questi albi puntavano sulla quantità e non sulla qualità; paradossalmente, proprio per questo hanno visto storie disegnate da maestri come Hugo Pratt, Ferdinando Tacconi e Guido d'Antonio.

Negli stessi anni, nei cinema di seconda visione, attori e registi di secondo piano producevano a basso costo. La maggior parte, poi, non sono recensiti nei manuali di cinema, né hanno avuto circolazione successiva. Nell'elenco figurano vari titoli, che rievocano i più famosi titoli americani.

Ne sono un esempio: Commando suicida429 che fece 246.000 milioni di incasso nel 1968

e che è diretto da Camillo Bazzoni, usualmente direttore della fotografia di film conosciuti come Pensavo fosse amore, invece era un calesse , del Caso Moro e de La

428Cfr. I classici del Fumetto di Repubblica. Serie Oro. Superoica, inserto di "Repubblica", Gruppo editoriale Repubblica l'Espresso in collaborazione con Panini Comics, Roma-Bologna 2004 429Tra ma del film, http://www.comingsoon.it/film/commando-suicida/11399/scheda/

Bonne.430

La trama è avventurosa: si parla di un commando di soldati americani, eroici ma indisciplinati, che viene paracadutato nei pressi di un aeroporto tedesco in modo da mettere fuori uso le piste e i caccia tedeschi, e far così paracadutare senza danni le truppe speciali che hanno il compito di minare un viadotto e impedire il passaggio dei nuovi carri "Super Tigre" (sic!). In mezzo sono presenti conflitti a fuoco, falsi agenti segreti e moltissime esplosioni.

Da segnalare, inoltre, la Battaglia d'Inghilterra di Enzo G. Castellari, uno dei più famosi registi di film di serie B italiani, recentemente rivalutato da Quentin Tarantino. Il film è uscito nello stesso anno del più famoso I lunghi giorni delle aquile, titolo italiano per Battle of Britain di Guy Hamilton, con Laurence Olivier nella parte di Sir Hugh Dowding, comandante in capo della Raf.

Il film di Castellari ha un titolo che riecheggia il suo concorrente più famoso, ma in realtà parla di un commando tedesco penetrato in territorio inglese che ha lo scopo di distruggere le stazioni radar che permettono alla Raf una pronta risposta agli attacchi della Luftwaffe. A titolo di curiosità il film di Guy Hamilton dovette essere intitolato in Italia I lunghi giorni delle aquile proprio per l'uscita contemporanea del film di Castellari. Il film incassò più di ottocento milioni, il dizionario del cinema Morandini gli assegna una valutazione di *1/2431

Un altro film di questi anni è da segnalare: La battaglia del Sinai di Maurizio Lucidi del 1969, un instant movie uscito solo due anni dopo la guerra dei sei giorni. Il film narra le avventure di un gruppo di eroici soldati israeliani che, mandati in avanscoperta, riescono a distruggere una colonna di carri egiziani, una base missilistica e a resistere all'interno di questa contro preponderanti forze nemiche.432 Il film ha incassato nel 1969

302.000.000 di lire, e ha visto tra gli attori Assi Dayan, figlio del generale Moshe Dayan, ancora oggi attore e regista.

Altri titoli di questo tipo di film, spesso in coproduzione con Francia e Spagna, dove, si immagina, seguissero lo stesso circuito di seconda visione sono: Quella dannata pattuglia di R. B. Montero, incasso 250 milioni circa, non recensito (la trama prevede esplosioni conflitti a fuoco travestimenti da tedeschi e nemici feroci); La battaglia

430Scheda di Camillo Bazzoni: http://www.comingsoon.it/film/cast/?key=8576

431Morandini Morando, Morandini Luisa, Morandini Laura, Il Morandini 2014. Dizionario dei film e

delle serie televisive, Zanichelli, Bologna 2013.

dell'ultimo panzer di J. M. Merino, dove un comandante di un carro tedesco, restio ad arrendersi, lega all'esterno del carro alcuni cittadini francesi come ostaggi e finisce ucciso per sbaglio dai suoi stessi commilitoni.

E' verosimile che trame del genere non potessero soddisfare un pubblico colto e che questi film, girati al risparmio, puntassero a spettatori di "bocca buona" che non badavano alla recitazione o alla trama.

Gli anni '60 - 70 sono gli ultimi che vedono questi film di guerra a basso costo, girati ad imitazione dei modelli americani. Anche nei fumetti si registra lo stesso fenomeno: molte collane sulla seconda guerra mondiale, probabilmente su materiale Fleetway riprodotto su licenza, cessano di esistere nei primi anni '70.

La casa editrice Dardo, specializzata in fumetti di guerra, continua con le sue storie fino ai primi anni '90, ma certamente l'interesse per questi fumetti di consumo scema nel tempo, come per i film di guerra a basso costo che terminano gradatamente con l'inizio degli anni '70.

Probabilmente vi è una nuova sensibilità e il pubblico, anche il meno preparato, non accetta più film di questo genere, anche nei cinema più fuori mano.

Come per i fumetti i militari italiani, che nella seconda guerra mondiale hanno offerto una prova non esaltante per i fatti d'arme, questi film, nonostante fossero diretti da registi italiani, spesso con nomi americanizzati, hanno come protagonisti militari tedeschi o americani.

Questi film sono comunque significativi perché gli atti di eroismo dei protagonisti non trovano rispondenza nella sonnolenta vita di guarnigione delle caserme italiane. Gli adolescenti e i giovani si emozionavano con film certamente pieni di azione, anche se dalle trame improbabili e con una recitazione non molto buona, ma il servizio militare era un'altra cosa. Dopo l'addestramento al C.A.R. le unità venivano assegnate alle caserme di riferimento, e i giorni di naja passavano uno uguale all'altro tra corvées e turni di guardia.

Sono quindi più interessanti per la nostra analisi i film che parlano della vita militare in Italia e di come questa sia vista in film comici e drammatici. Per quanto riguarda i fumetti sulla vita militare vi è una corrispondenza tra le commedie un po' scollacciate che negli anni '70-'80 riguardano la vita militare: fumetti, abborracciati come disegno e trama, che narrano le avventure erotiche di giovani durante il servizio militare.

seguito anche in Vietnam, esiste un parallelo materiale erotico con fumetti di ambientazione bellica, basata su fantasie violente e perversioni sadomaso, che non rientrano in questa analisi.

Alla fine degli anni '60 vi sono dei film sul servizio militare in cui sono presenti alcune caratteristiche, che edulcorate e messe in burla, portano a un'accettazione delle piccole storture e dei problemi della vita militare. Un esempio è Gli attendenti (1961) di Giorgio Bianchi, che è interessante perché parla dell'abitudine, per gli ufficiali in servizio, di avere degli attendenti che provvedevano alle loro necessità. Questa figura, incompatibile con il servizio militare, si occupava, spesso, di fare la spesa o di accompagnare a scuola i bambini degli ufficiali, ed era un retaggio di altri tempi, di quando il servizio da ufficiale era riservato ai nobili.

Un articolo di "Oggi" del 1968 parla di questo incarico e lo definisce anacronistico, e nell'articolo, in realtà in un'intervista al Ministro della Difesa Tremelloni, si dice che è in discussione un provvedimento di abolizione, e che intanto il numero di attendenti è già diminuito.433

Un'istituzione come quella degli attendenti aveva dunque suscitato polemiche e si pensava alla sua abolizione. I film, in maniera probabilmente inconsapevole, presentano alcuni problemi della vita militare in chiave comica, rendendo accettabili comportamenti e istituzioni discutibili quando non al limite della legalità.

Il film sugli attendenti è uno degli esempi: in un condominio di ufficiali, amministrato dal colonnello in pensione de Sica, vengono mandati alcuni attendenti, le cui vicende comiche si concludono con tre matrimoni e quindi il lieto fine. La pellicola, nonostante ottimi interpreti come De Sica, Gino Cervi, Renato Rascel (strana figura di soldato epigrafista), secondo i dizionari cinematografici, non è particolarmente riuscita. Gli attendenti sono giovani spaesati, alle prime armi nella vita, e gli ufficiali fanno loro da padri, dando loro consigli e risolvendo i loro problemi.434

Un altro celebre film, del 1964, è In ginocchio da te435 di Ettore Maria Fizzarotti, che ha

come protagonista Gianni Morandi, e che vede l'anno dopo il seguito Non son degno di te. La vicenda è semplice: Gianni, cantante alle prime armi, viene mandato a fare il servizio militare a Napoli, dove si innamora della figlia del maresciallo. Dopo alcuni sbandamenti, dovuti a una ragazza nobile, Gianni torna "In ginocchio da te" cantando la

433Cfr. Tribuna politica in "Oggi", a XXIII, 01 febbraio 1968 p.12 434http://www.comingsoon.it/film/gli-attendenti/21032/scheda/

canzone a “Radio Gavetta”, la radio dei militari, e la ragazza lo perdona.

Il film appartiene al genere dei "musicarelli", film fatti per lanciare le canzoni di cantanti amati dal pubblico, e composti da una parte recitata e da varie parti cantate, con i successi del momento.

Lo stesso Gianni Morandi ha dovuto, all'inizio della sua carriera, fare il servizio militare e si pensava che lo stare un anno lontano dalle scene potesse troncare sul nascere la sua carriera. I rotocalchi si occuparono della leva di Gianni Morandi, nell'anno 1967-1968; tre anni dopo arrivò il film In ginocchio da te. "Oggi" dedica addirittura al suo ritorno a casa del cantante la copertina del numero del 09 maggio 1968. Nel servizio vi sono foto di Morandi e della Efrikian in casa.436

Il film, come altri con protagonisti cantanti giovani come Little Tony (Donne botte e bersaglieri, Marinai in coperta) cercano di sfruttare la loro popolarità e il momento del servizio militare, condito, al solito, con una storia romantica.

Ciò che è interessante del film è però il modo in Gianni e Carla, la protagonista femminile, si conoscono. Il maresciallo Todisco (Nino Taranto), addetto agli approvvigionamenti, è il padre di Carla, e la moglie ha una sartoria accanto alla caserma, dove lavora la ragazza. Il maresciallo, con la complicità degli altri graduati, assegna divise molto più grandi della taglia necessaria ai soldati, cosicché questi ultimi le adattino nella bottega della moglie. Gianni, andato ad aggiustare la divisa, di innamora di Carla Todisco, ma ha un momento di debolezza con un'altra ragazza di alto ceto sociale, Beatrice di Bassano, sorella di Giorgio, un nobile che fa la leva a Napoli, vicino a casa.

Beatrice porta in vacanza Gianni nell'isola di proprietà della famiglia: essendo stati da soli insieme, si devono quindi sposare, come pensano gli zii di Gianni, contadini dalla morale tradizionale. In realtà Beatrice ha una concezione della morale molto più elastica e non pensa minimamente a Gianni, che è visto solo come un momento di evasione. Gianni può ritornare in ginocchio da Carla, cantando la sua nuova canzone in un'audizione Rai.

Il film, come si vede, deve molto alla popolarità dei fotoromanzi, certamente più alta negli anni ’50, ma ancora forte negli anni ’60.437 Il film li riprende in modo consapevole

ne ripercorre la trama tipo, fino al lieto fine.

La morale del fotoromanzo è tradizionale: le segretarie, le sartine, le operaie riescono a

436Mi avevi promesso una vacanza, invece… in "Oggi", a XXIII, 09 maggio 1968, pp.116 118 437Sui fotoromanzi cfr. Anna Bravo, Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003.

coronare il loro sogno d'amore, spesso con il loro datore di lavoro o con una persona di una classe sociale più elevata. In altri contesti è il ricco che contrasta l'amore di due giovani poveri, ma onesti.

In ginocchio da te si muove quindi in questa morale tradizionale: vi è approvazione per l'amore casto di Carla e Gianni, mentre Beatrice passa per una ragazza volubile con cui è impossibile un vero coinvolgimento.

Analizzando più nel dettaglio gli episodi interessanti, si capisce che il film, e quindi il pubblico a cui è destinato, non è disposto a transigere sulla morale sessuale: Gianni deve sposare Beatrice anche se è innamorato di Carla per una questione d'onore. Tuttavia la stessa intransigenza non si ritrova per le piccole sopraffazioni che caratterizzano il servizio di leva.

Il maresciallo Todisco dà appositamente divise più larghe ai suoi soldati perché le adattino nella sartoria della moglie, che si premura di consigliare loro. Quello che egli fa è profittare della posizione di potere per ottenere un vantaggio personale, comportamento che sarebbe passibile di reato. Il film, quindi, che non mostra attenuanti sui costumi sessuali, transige sulle piccole furberie del maresciallo Todisco. L'unico militare che fa il servizio vicino a casa, poi, è Giorgio di Bassano, nobile napoletano, perché raccomandato e di ceto sociale più alto di quello dei suoi compagni di leva.

La raccomandazioni per avere il servizio di leva vicino a casa sono un cruccio nelle famiglie italiane, che spesso desiderano questo privilegio e che conoscono persone che lo hanno ottenuto con mezzi più o meno legali; questo modo di fare può essere un problema, ma, se si conoscono i canali giusti, può essere anche una risorsa. In questo modo esistono, nei vari film, le persone che hanno ottenuto vantaggi indebiti per conoscenze di ufficiali e graduati.

Così i piccoli vantaggi sono messi in burla e questo riduce molto il loro impatto sulla vita delle persone.

Il servizio militare è quindi costellato di ingiustizie e piccole furberie, che, però, vengono presentate in modo simpatico e, tutto sommato, indolore.

A questo proposito si possono fare due ipotesi: la prima è che, tutte queste storture del servizio di leva, che avvenivano veramente, siano rese accettabili se presentate in modo simpatico e inevitabile, come una cosa tutto sommato innocua e possibilmente goliardica; la seconda è che agli italiani piaccia un volto del potere non impersonale, ma con il quale trattare a determinate regole.

Chi ha fatto il servizio militare, in seguito, lo ricorda con un alone di nostalgia, e tutte quelle piccole sopraffazioni, l'autoritarismo e anche la disonestà, diventano parte di esso e, alla luce della nostalgia, tutto sommato caratteristiche da ricordare con affetto perché parte della propria giovinezza. In questo modo, anche i film ricordano in modo edulcorato tutto ciò che succede nella naja rendendone le storture accettabili. Il periodo del servizio militare a causa delle sue difficoltà diviene una tappa fondamentale della trasformazione degli adolescenti in uomini e proprio per questo un’esperienza positiva. In questo senso, come vedremo in seguito, la creazione di stereotipi, più o meno simpatici, è utile perché fa entrare il servizio militare nel mito, con tutti i problemi ad esso connessi.

La seconda ipotesi è che in un paese come l'Italia, con scarsa etica pubblica, dove le posizioni di potere spesso sono usate per vantaggio personale e si è imposto un modello di comportamento volto a massimizzare i profitti, a proteggere il proprio entourage e ad evitare guai, fosse comodo che il rappresentante del potere fosse una persona con cui all'occorrenza “trattare”

La maggior parte dei cittadini del paese sono a conoscenza di persone che hanno cercato, con conoscenze o con piccoli favori di ottenere alcuni vantaggi ed un potere, come quello del maresciallo Todisco, con cui si può trattare e che segue determinate regole può rivelarsi un vantaggio per chi è disposto a seguirne le direttive informali. Questo potere illegale, poi, deve limitarsi solo a piccoli vantaggi che, alla fine, non nocciono in modo importante ai cittadini e alle istituzioni. Nessuno dubiterà del comportamento in guerra dei nostri militari o che questi agiscano in modo imparziale in conseguenza di atti gravi, nella condotta di tutti i giorni si possono ottenere dei vantaggi da simpatici corrotti come quelli dei film sulla leva.

Arrivando al 1970, un film che ha un certo interesse è Uomini contro di Francesco Rosi, un film certamente con intenti più elevati dei film sui soldati di leva e dei musicarelli. Il film è ispirato ad Un anno sull'altopiano di Emilio Lussu e tratta di una parte delle memorie di guerra del tenente di complemento Lussu, che servì da volontario nella prima guerra mondiale. Il film, in buona parte, riprende il libro, ed ha lo stesso valore di denuncia dei comandi militari e dei loro ordini assurdi che costarono centinaia di migliaia di morti. Vi sono scene toccanti di decimazione di reparti colpevoli di non andare all'assalto, o di rientrare nei rifugi prima che fosse stata ordinata la fine

dell'assalto. Il film va oltre tutta la retorica sulla prima guerra mondiale e propone una

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